Pamela, gli avvocati di Oseghale:
«Ferite al fegato non profonde
C’è da capire se sono mortali»

ORRORE A MACERATA - I medici legali del nigeriano accusato di aver ucciso la diciottenne insieme a due connazionali oggi hanno visionato gli esami istologici e le foto dell'autopsia. L'avvocato Matraxia: «Quello che ci interessa è verificare l’entità delle lesioni»

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I medici legali Cacaci (a sinistra) e Bacci entrano all’istituto di Medicina legale di Macerata

di Gianluca Ginella

(Foto di Fabio Falcioni)

Pamela, al vaglio dei consulenti della difesa di Innocent Oseghale, uno dei tre nigeriani accusati di aver ucciso la 18enne romana lo scorso 30 gennaio, ci sono le ferite al fegato della ragazza. Questa mattina i consulenti Claudio Cacaci e Mauro Bacci hanno raggiunto l’istituto di Medicina legale di Macerata per incontrare i periti nominati dalla procura: il medico legale Mariano Cingolani e il tossicologo Rino Froldi. Cacaci e Bacci, accompagnati dall’avvocato Simone Matraxia, uno dei legali di Oseghale (assistito anche dall’avvocato Umberto Gramenzi), hanno visionato gli esami istologici e le foto dell’autopsia.

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L’avvocato Simone Matraxia

Lo scopo erano in particolare le due ferite al fegato della ragazza che il medico legale ha indicato come quelle che avrebbero determinato la morte della 18enne e che erano state inferte mentre era ancora viva. «Quello che ci interessa verificare è l’entità delle lesioni, a prescindere se sono state inferte in vita o no, e se abbiano efficienza causale alla morte – dice l’avvocato Matraxia –. Il fatto che non siano ferite profonde ci lascia pensare che non siano idonee, in condizioni normali, a cagionare la morte. Ci riserviamo comunque di esaminare la relazione definitiva dei medici legali, che verrà depositata nei prossimi giorni, nonché gli esami dei Ris». Esami che sono attesi anche dalla procura di Macerata e che sono necessari per completare il quadro d’accusa verso gli indagati. Oltre a Oseghale, l’omicidio di Pamela viene contestato al 23enne Desmond Lucky e al 27enne Lucky Awelima, entrambi in cella. Da verificare anche la compatibilità con i coltelli che sono stati sequestrati ni casa di Oseghale e le ferite sul corpo della 18enne.

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Da sinistra: il tossicologo Rino Froldi, l’avvocato Matraxia, i medici legali Cacaci, Bacci, Mariano Cingolani e Carmine Manco del Reparto operativo dei carabinieri di Macerata

Pamela Mastropietro il 29 gennaio scorso si era allontanata dalla comunità Pars di Corridonia. Il giorno successivo era a Macerata e dopo aver perso il treno per Roma aveva preso un taxi e raggiunto i Giardini Diaz di Macerata. Lì aveva incontrato Innocent Oseghale chiedendogli di acquistare eroina. Lui, in base a quanto riferito agli inquirenti, aveva detto di non spacciare quel genere di droga e aveva contattato Desmond Lucky. E sarebbe stato proprio Lucky, in base a quanto detto da Oseghale, a cedere la droga alla ragazza. La giovane era poi salita nella casa di Oseghale, in via Spalato 124, dove era stata uccisa, all’incirca tra le 12 e le 16 di quel giorno. Il corpo era poi stato fatto a pezzi e sistemato in due trolley che Oseghale nella serata del 30 gennaio aveva abbandonato nelle campagne di Casette Verdini di Pollenza lungo via Dell’Industria. Il perché le abbia lasciate lì e non le abbia occultate rimane uno dei misteri di questa vicenda.



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