di Gianluca Ginella
«Siamo convinti che Pamela sia stata uccisa con le due coltellate e che Oseghale non fosse solo. Pamela era andata ai Giardini Diaz per prendere il pullman per Roma, e invece si dà per scontato quello che racconta una persona che ha già cambiato diverse versioni. Va bene il diritto di difesa ma c’è anche la pazienza delle persone». Così lo zio di Pamela Mastropietro, l’avvocato Marco Valerio Verni, dopo gli accertamenti che la difesa di Innocent Oseghale, accusato dell’omicidio della 18enne romana, ha deciso di fare, tramite i propri consulenti, sulle ferite che la ragazza aveva al fegato. Uno dei legali di Oseghale, l’avvocato Simone Matraxia, ieri ha detto che le ferite non sono profonde e che vogliono capire se abbiano determinato la morte della ragazza. «Siccome sta tornado fuori la cosa dell’overdose, che credo sia questo vorrebbero dimostrare i legali di Oseghale, noi ribadiamo che Pamela aveva paura degli aghi, quandanche ci fosse stata una puntura, questa sarebbe stata fatta da qualcun altro, di certo non da Pamela – dice l’avvocato Verni a Cronache Maceratesi –. Siamo comunque convinti che la causa della morte sia dipesa da due coltellate e che il barbaro gesto sia stato compiuto da più persone».
Il gesto barbaro è quello di aver fatto a pezzi il corpo della ragazza (uccisa a Macerata lo scorso 30 gennaio). Una operazione che, secondo il medico legale Mariano Cingolani, che ha svolto l’autopsia, poteva essere fatta, da un esperto, in circa dieci ore. Ma chi ha fatto a pezzi il corpo di Pamela ci ha messo certamente di meno e in un ambiente non attrezzato. «Se è vero che Cingolani ci avrebbe messo 8-10 ore, Oseghale non poteva essere da solo. Chi ha compiuto questo gesto di dissezionare il cadavere penso fosse abituato a fare cose simili. Perché è abituato? Lo ha già fatto altre volte?» si domanda lo zio di Pamela. E poi c’è anche la pulizia che è stata fatta nell’appartamento, per eliminare tracce «è chiaro che non fossero degli sprovveduti, magari hanno usato guanti e calzari. Parliamo di persone che hanno dimostrato una lucidità impressionante» continua l’avvocato Verni. Lo zio di Pamela poi non ci sta che la nipote venga fatta passare per una tossica e ribadisce che era in cura alla Pars perché si tratta di «una struttura a doppia diagnosi. Stava curando un disturbo della personalità borderline grave, oltre che a disassuefarsi dalle droghe. Come effetto secondario, per chi ha un disturbo come quello di Pamela, le droghe sono intese come automedicamento. Pamela non si drogava per vizio».
Oseghale agli inquirenti ha dichiarato che la 18enne era andata ai Giardini Diaz per comprare eroina. «Neghiamo che sia andata a cercare droga. Era andata ai Giardini Diaz perché lì vicino partivano i pullman per Roma e c’era andata perché aveva perso il treno – dice l’avvocato Verni –. Dire che sia andata lì col preciso scopo di cercare droga è sbagliato. Ci stiamo fidando di ciò che dice una persona che ha già cambiato versione più volte. Io capisco che le persone si debbano difendere, ma c’è anche la pazienza delle persone, dei famigliari, di tutti gli italiani. Uno può mentire una volta, magari può continuare a mentire raccontato la stessa versione, non si cambia versione due, tre, quattro volte – continua l’avvocato Verni –. Noi abbiamo notizie che Pamela volesse tornare a Roma, aveva perso il treno alla stazione e aveva chiesto ad altre persone da dove partissero i pullman per Roma e le hanno indicato i Giardini Diaz. Poi che coincida con un luogo di spaccio di droga non è colpa di Pamela. Una volta lì può essere stata avvicinata da qualcuno. Ma chi dice che è andata lì per la droga? Oseghale. Ritengo che questo lascia il tempo che trova, e che serva a poter poi dire che è morta di overdose».
Domani intanto il fronte delle indagini si sposterà a Roma per accertamenti su di una scatola di guanti trovati nella casa di via Spalato, dove Pamela è stata uccisa, che dovranno essere esaminati dai Ris. Oltre a Oseghale (difeso dagli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi) sono indagati Desmond Lucky (difeso dall’avvocato Gianfranco Borgani, che domani sarà sostituito dal legale Serena Gasperini) e Lucky Awelima (assistito dall’avvocato Giuseppe Lupi). La difesa di Desmond Lucky ha nominato anche un proprio consulente, Nicola Caprioli.
È ora di dire la verità!
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Sono d’accordo che uno si debba difendere,ma farsi pigliare x il cu.. mi pare un po troppo…
dopo e’ chiaro che I processi si fanno in aula e non per strada..
ma la pena di morte proprio no eh? siamo nel paese di sottosopra ma certe volte ho proprio l impressione che l italia sia uno stato civile..forse un po “troppo”…
In Africa lo avrebbero fatto parlare prima di due ore. In Italia siamo buoni, siamo democratici, siamo cattolici, siamo del PD, siamo della Sinistra garantista di farci prendere per i fondelli dai criminali.
Gli inquirenti dovranno scoprire perché una cadavere fatto a pezzi è stato collocato in due trolley in quel posto molto bene individuabile, con un testimonio nella persona del tassista abusivo, che non avrebbe potuto testimoniare se i due trolley fossero stati le frattempo prelevati da qualcuno…
E’ stato scritto che a Macerata c’erano sono decine di spacciatori africani. Sono ancora lì, oppure sono stati espulsi?
Sono molto in accordo con Giorgio Rapanelli- non potrei non esserlo, dato che ho avanzato qui e da tempo l’ipotesi che per gli assassini non doveva esserci stato il ritrovamento delle due valige il giorno dopo, ma che se questo è avvenuto, è perchè qualcosa è andato storto fra gli autori del delitto e il complice/i da ricercarsi lungo l’asse stradale che porta da Macerata a Tolentino , località verso cui Oseghale inizialmente era diretto secondo la testimonianza del tassista camerunense da lui chiamato per potersi sbarazzare del cadavere di Pamela- sul fatto che Oseghale, quale autore certo del fatto di aver lasciato lui i due trolley in quel posto lungo la strada e dunque visibili a tutti, dovrebbe spiegare in primo luogo perché li avrebbe lasciati lì: per farli ritrovare dalle forze dell’ordine( cui non credo affatto, tutt’altro, mi pare assai più probabile che tanto disturbo di sezionare la vittima per introdurla in due valige sarebbe servito al suo occultamento, altro che ritrovamento) – o perché qualcun altro/i come stabilito fra complici ,nottetempo avrebbe/ro dovuto poi prelevarli per farli definitivamente sparire insieme ai poveri resti di Pamela, una ragazza “fantasma” una volta scappata dalla comunità ospite, e che in quei due giorni ha girovagato per Macerata senza documenti, senza cellulare, senza soldi, senza niente di niente di tracciabile della sua identità, come ben gli assassini sapevano ? Su questo cosa risponde Oseghale a distanza di oltre due mesi dall’orribile delitto? I suoi avvocati ci facciano sapere dai giornali anche di questo nodo cruciale per le indagini, nonché per poter anche noi comprendere le dimensioni di allargamento di questa rete criminale che soggiorna nella nostra zona.
A Rapanelli vorrei ricordare che nel caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso in Egitto due anni fa, le autorità locali non hanno ancora trovato i responsabili. E allora? Mi sa che conviene che ci teniamo i nostri codici, anche morali.
Signor Iacobini, nel caso Regeni sappiamo benissimo che è stato lo stesso Stato Egiziano a compiere il delitto tramite i propri agenti segreti…. quindi la verità non verrà mai dichiarata. Nel caso di Pamela sappiamo benissimo che gli assassini sono stati i 3 presenti nell’appartamento e che, a prescindere da chi ha ucciso o chi ha sezionato, sono tutti colpevoli in ugual misura e tutti meritevoli di una condanna esemplare. Purtroppo confermo quanto letto in un post iniziale, il nostro è un paese troppo garantista e troppo tutelante. Il confine tra la presunzione di innocenza e la presa per i fondelli è molto sottile e troppo spesso si finisce per essere presi in giro….
E’ tutta colpa dei mass- media che a distanza di 3 mesi dall’orribile tragedia se ne riparla ancora, bisogna spegnere i riflettori.
Per Principi. Condivido ed aggiungo: occorrono più polizia, carceri più numerose e pene più severe. Basta?
Per quanto riguarda il delitto della Mastropietro si presume che sia stato commesso dai 3 di cui lei parla. Se invece fosse certo le indagini sarebbero state chiuse. Almeno questo è ciò che penso.
Il giovane Regeni – che era solo un ricercatore e non una spia (con guardaspalle e con la possibilità di scambio) – è stato una vittima di interessi che nulla hanno a che vedere con l’Egitto. Forse bisognerebbe ricercare i mandanti in Occidente, con esecutori egiziani. Però, chi fa lo sporco lavoro generalmente viene eliminato per non lasciare testimoni, che sotto tortura parlerebbero.
Al-Sisi, che ha suoi nemici interni, non doveva fare accordi con l’Italia, che aveva pure scoperto un enorme giacimento sottomarino di gas. Per fermare tutto è servito il giovane Regeni fatto a pezzi, scodellato su di una grande arteria il giorno stesso che il Ministro Guidi e vari industriali erano giunti in visita d’affari.
Per quanto riguarda l’assassino, o gli assassini, di Pamela, abbiamo a che fare non con giovani pappamolle italiani. Gli Africani hanno una resistenza allo stress e al dolore per noi impensabile e inconcepibile. Usare con costoro i sistemi che vengono usati con gli italiani e gli occidentale non si tira fuori un ragno dal buco.
Mi è piaciuto molto per la sua chiarezza ricostruttiva l’intervento di Tamara.
Macerata non è solo la Città di Maria, ma anche di entità riconducibili all’Ottava Sfera, o della Luna Nera.
Ho letto che è stato invitato a Macerata un insigne studioso di riti esoterici, lo psicoterapeuta Meluzzi, invitato da politici che vogliono scavare a fondo di un delitto sempre meno legato allo spaccio e al consumo di droga. Neanche un esperto macellaio sarebbe stato capace di fare da solo la orrenda offesa al cadavere di quella povera ragazza e di tentare di fare sparire poi ogni traccia dell’esecrabile delitto (o sacrificio umano?).
Non si pensi che la “pia” e la “dotta” Macerata sia immune da riti particolari. Quando ero uno studente di ragioneria, nel 1957, seppi di riti strani che venivano fatti a Macerata, compresi quelli voodoo… All’epoca scomparve una bella ragazza bionda, che ricordo molto bene… Si disse che era stava vittima della “tratta delle bianche”. E il povero piccolino di Villa Potenza? E, oggi, i bambini Africani che giungono da soli come clandestini, magari venduti dalle famiglie, che fine fanno? Siamo sicuri che le autorità italiane riescono a controllare la fine che fanno? Forse su tavoli operatori per l’asportazione di organi, o sacrificati su altari in riti immondi?
Se cerchiamo i colpevoli, andiamo a ritrovarli non solo nella varie mafie, ma pure un quella parte della casta politica che non controlla e permette il crimine.
Per Rapanelli. Un amico di Recanati mi raccontava che quando suo padre, appaltatore nell’edilizia, preparava le fondamenta di un edificio uccideva una gallina e la seppelliva lì, sul posto. Non sembrava un esoterico, appariva come una persona normale.