di Leonardo Giorgi
(foto di Fabio Falcioni e Andrea Petinari)
Pamela, Azka, Yara, Jessica, Imma, Sarah, Melania, Elena Renata, Laura, Anna Rosa, Noemi, Guerrina. Un lungo elenco di nomi scritti su altrettanti cartelli hanno sfilato oggi pomeriggio ai giardini Diaz di Macerata nella manifestazione organizzata dal comitato “Noi siamo qui”. Un corteo di circa un centinaio di persone scese in strada in ricordo di Pamela Mastropietro (la 18enne romana uccisa lo scorso 30 gennaio) e per «tenere accesa la luce sui fatti di Macerata, sulle donne e tutti i femminicidi». Deborah Pantana, consigliere comunale di Forza Italia, ha tenuto le redini della manifestazione, dando voce alle tensioni e alle preoccupazioni emerse in città nell’ultimo periodo e non solo. «Questi nomi di donna in questo periodo sono come un bollettino di guerra – sottolinea la Pantana -. Donne che chiedono aiuto, poi questi appelli vengono accolti col silenzio e alla fine vengono uccise. Oggi comunque sono molto contenta perché c’è stato un grande segnale, visto che una donna per la prima volta è diventata presidente del Senato (Maria Elisabetta Alberti Casellati ndr)».
La partenza del corteo
Da sinistra: Debora Pantana, Stefania Monteverde e Ninfa Contigiani con il segretario cittadino del Pd Stefano Di Pietro
Il corteo è durato circa 10 minuti, fuori e dentro i Diaz. Alla camminata presenti, oltre a diversi consiglieri di opposizione, anche la vice sindaco Stefania Monteverde, la presidente del Consiglio delle donne, Ninfa Contigiani, Carla Messi (M5S) e Anna Menghi. In settimana Monteverde e Contigiani erano state criticate dalla Pantana e dai consiglieri Messi e Menghi per il comportamento assunto in relazione alla morte di Pamela (leggi l’articolo). Una manifestazione che ha dunque visto unita la politica maceratese a differenza di quanto era avvenuto con la fiaccolata che era stata organizzata per Pamela quando si era registrata l’assenza dell’amministrazione comunale. Più volte durante la giornata l’organizzatrice Pantana ha ringraziato il vice sindaco per la sua presenza. «Al di là delle differenze politiche – ha spiegato l’assessore Monteverde che ha portato il saluto del sindaco Romano Carancini – ci unisce qualcosa di molto profondo, l’appello di Pamela. Lei era una ragazza molto giovane ed è qualcosa che ci fa pensare. Ci interroga sul nostro desiderio di costruire una società che sia libera da tutte le dipendenze e anche dalla dipendenza alla stessa violenza. Qui siamo tutti insieme per volere la stessa cosa, tornare a vivere in una società civile». A fine corteo la parola è passata poi alla professoressa Maria Ester Sperandini di Macerata, che ha portato la sua cruda testimonianza: «Non è vero che siamo una comunità tranquilla. Droga, prostituzione, ludopatia. Questo c’è a Macerata. O lo diciamo veramente o stiamo solo qui a prendere freddo». «Ai nostri interrogativi su Pamela – ha aggiunto infine Deborah Pantana – proveremo a rispondere l’8 aprile qui a Macerata, dove terrà un convegno il professor Alessandro Meluzzi».
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” PAMELA una di Noi”.
Sarà per colpa dei miei abbastanza anni,ma leggere quegli striscioni che parlano per chi ormai non c’è più , per voce di una appena maggiorenne così ammazzata e martoriata, che vedere destra e sinistra assieme uniti nella perdita di una giovane appena affacciatasi alla vita, mi escono le lacrime agli occhi che non riesco a leggere oltre. Per quanto mi riguarda, apprezzo la presenza di Stefania Monteverde , Ninfa Contigiani e Di Pietro.
Sì, ma smettiamola di guardare il dito e non la luna: la morte di Pamela è un femminicidio diverso da tutti gli altri, Pamela è stata uccisa da nigeriani che non dovevano stare a Macerata. La colpa degli altri femminicidi è di un maschio id.iota, la colpa della morte di Pamela è di milioni di maschi e femmine irresponsabili o corrotti o perversi.
Scrive bene Francesco Erspamer:
La donna incinta respinta al confine della Francia e morta poco dopo in un ospedale di Torino non era una profuga e non stava stava scappando da un genocidio, da una pestilenza o dalla fame. Era nigeriana, cittadina di un paese ricco di risorse ma che sta esplodendo demograficamente: a metà novecento aveva 30 milioni di abitanti, oggi ne ha quasi 200 milioni. Che continuano a moltiplicarsi: le proiezioni dell’ONU prevedono che la sua popolazione raddoppierà nei prossimi trent’anni. Ovvio che emigrino a milioni; e accoglierli non serve a niente perché il loro vuoto viene immediatamente riempito. C’è a chi piace: i liberisti, gli integralisti religiosi e i terzomondisti, gruppi che in modi diversi, ma neppure troppo, vogliono una crescita perpetua e per realizzarla promuovono globalizzazione, individualismo e deregulation, in opposizione agli Stati e rigettando qualunque forma di pianificazione. A suo tempo attaccarono infatti le politiche di rigido controllo demografico della Cina comunista.
Il mondo è sovrappopolato; già ora si consuma annualmente molto di più di quello che la Terra riesca a produrre; e non più soltanto in occidente. Stiamo in sostanza usando le riserve accumulate in passato. Non può durare: si tratta solo di decidere se ci fermiamo sùbito in modo programmato o se aspettiamo che ci pensino spaventose guerre e carestie. Anche la Nigeria deve fermarsi e se non lo fa è giusto impedirle di esportare i suoi cittadini. L’irresponsabilità va insomma punita, non premiata.
Mancava il cartello che invitava i giudici a concludere rapidamente il processo contro gli spacciatori e gli assassini di Pamela.
Giusto Pavoni. In un mondo che sembra sempre sull’orlo di una crisi di nervi, penso che solo guerre e carestie come poi alla fine sempre succede regoleranno il non invidiabile destino di chi si sarà. Prima nessuno farà niente.