In alto da sinistra: Giuseppe Farina, l’abbraccio di Jennifer Sarchiè con i cugini, Salvatore Farina, uno degli striscioni esposti questa mattina in tribunale, Jennifer con la t-shirt per chiedere giustizia, gli abbracci a fine processo e il procuratore Giovanni Giorgio
di Gianluca Ginella
(foto di Lucrezia Benfatto)
Doppio ergastolo per l’omicidio di Pietro Sarchiè. La sentenza è arrivata alle 14,35 di oggi quando il giudice Chiara Minerva del tribunale di Macerata è uscita dalla camera di consiglio e ha letto il dispositivo accolto dalla commozione dei familiari di Sarchiè ma anche da quella degli investigatori che hanno condotto per mesi le indagini sul brutale assassinio del commerciante di pesce (leggi). I due imputati, Giuseppe Farina e il figlio, Salvatore Farina, entrambi catanesi, sono invece apparsi quasi increduli tanto che il 20enne si è voltato verso una guardia carceraria e ha chiesto: «Ma l’ergastolo anche per me?».
«Giustizia è fatta» ha commentato Jennifer Sarchiè, che questa mattina all’arrivo dei furgoni con a bordo i due imputati ha urlato tutta la sua rabbia: «Falla adesso la pernacchia» ha detto rivolgendosi a Giuseppe Farina che la scorsa estate aveva rivolto quel gesto ad un operatore di Vera Tv. Davanti al tribunale i parenti di Sarchiè e alcuni amici hanno messo cartelli e striscioni chiedendo la condanna all’ergastolo degli imputati. Indossavano magliette con la foto di Sarchiè e la scritta: «Giustizia per Pietro Sarchiè. Ergastolo per gli assassini». Ed ergastolo è stato. Nessuno sconto. Il giudice è andato oltre a quanto richiesto dalla procura di Macerata: che, considerando il rito aveva chiesto l’ergastolo per Giuseppe Farina e 20 anni per il figlio Salvatore, considerando che gli potessero venire concesse le attenuanti generiche.
E’ stata una giornata carica di emozioni e di tensione al tribunale di Macerata. Iniziata con le urla di Jennifer Sarchiè contro le persone accusate di aver ucciso suo padre il 18 giugno del 2014 in un agguato a Sellano di Pioraco, e che si è conclusa con le lacrime e gli abbracci dentro e fuori dall’aula una volta sentita la sentenza. Alle 9 di questa mattina Jennifer Sarchiè e altri parenti hanno raggiunto lo spazio verde che sovrasta la zona recintata dove vengono fatti scendere gli arrestati e all’arrivo dei furgoni si sono messi a urlare la loro rabbia. Davanti al tribunale è stato steso uno striscione in cui si chiedeva l’ergastolo per Giuseppe Farina, 41 anni, e per Salvatore, 20.
L’udienza è iniziata verso le 9,45. Presenti i difensori dei due imputati, gli avvocati Marco Massei e Mauro Riccioni, i pm Stefania Ciccioli e Claudio Rastrelli, il procuratore Giovanni Giorgio, i figli di Sarchiè, Jennifer e Yuri, e la moglie Ave Palestini accompagnati dai loro legali, gli avvocati Mauro Gionni e Orlando Ruggeri. Il pm Ciccioli ha ribadito alcuni punti sulle indagini, poi ci sono state le repliche di parte civile e accusa. Quando il giudice si è ritirata per la sentenza Jennifer Sarchiè ha cercato di raggiungere gli imputati ma è stata fermata. E’ poi iniziata l’attesa per la sentenza in un primo momento prevista per le 13,30. Diverse persone hanno regalato dei cioccolatini a Jennifer.
Alle 14,35 il giudice Chiara Minerva è uscita dalla camera di consiglio: condannando all’ergastolo i due imputati, ritenendo per Farina junior non si potessero concedere le attenuanti generiche. Lo ha assolto dall’accusa di detenzione della pistola e di vilipendio di cadavere (su questo ha assolto anche il padre) e ha ritenuto il reato di occultamento di cadavere assorbito da quello di distruzione di cadavere. Poi ha disposto un risarcimento di 280mila euro per Jennifer e per la vedova di Sarchiè e di 260mila euro per il figlio perché non convivente con la famiglia. Alla lettura della sentenza Yuri Sarchiè si è lanciato verso Salvatore Farina: «Bastardo, hai ucciso mio padre» gli ha detto. Anche lui, come la sorella, è stato fermato.
«Il giudice è andato oltre a quanto avevamo richiesto e ne prendo atto – ha commentato a caldo il procuratore Giovanni Giorgio uscendo dall’aula –. Questa comunque è la prima tappa, poi immagino verrà fatto appello. Devo ringraziare i miei due sostituti per l’impegno e il lavoro svolto. E tutti gli investigatori. Inoltre ci hanno dato una mano eccezionale le testimonianze delle persone, a dimostrazione del senso civico che c’è in questa provincia». «Giustizia è fatta» ha detto Jennifer uscendo dall’aula con gli occhi gonfi di lacrime: ha abbracciato parenti e amici che la attendevano e il procuratore. «All’inizio non mi sembrava vero che gli avessero dato l’ergastolo – ha detto la ragazza –. Quando ho sentito la sentenza mi sono detta: “meno male, babbo mi ha ascoltato”. Nelle ultime settimane ho chiesto a mio padre di mettere una mano sulla testa del giudice perché decidesse con una sentenza giusta. Ora mi auguro che rimangano in carcere a vita e di riacquisire serenità».
«E’ una sentenza dura, per il figlio sicuramente non ce lo aspettavamo. Ci sembra una condanna eccessivamente punitiva. Faremo sicuramente appello. Dagli elementi processuali ci si poteva aspettare una sentenza più lieve» dice l’avvocato Massei. Il legale, insieme al collega Riccioni, ha fatto tutto il possibile per garantire la migliore difesa ai Farina. Una impresa non facile visto il modo in cui è stata condotta l’indagine da procura e carabinieri che hanno analizzato minuziosamente ogni particolare. Una inchiesta modello che oggi si è chiusa con la doppia condanna all’ergastolo.
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Al di là dell’entità della pena (soprattutto quella inflitta a Salvatore Farina) che non sta a me commentare, rilevo che è la seconda volta in poco tempo che, in provincia di Macerata, un padre trascina il proprio figlio nell’abisso di un omicidio. Circa tre anni fa una storia analoga fu evidenziata dal brutale omicidio della povera ballerina di origine romene brutalmente uccisa nella spiaggia dinanzi al Condominio Lidobello di Porto Potenza Picena.
Credo che Farina padre, oltre ai rimorsi che lo tortureranno per tutta la vita per aver tolto la vita per futili motivi a Pietro Sarchiè, persona buona ed onesta che meritava di vivere per altri 100 anni, sarà eternamente tormentato anche per il male che ha fatto anche a suo figlio.
Complimenti comunque alle forze dell’ordine ed ai magistrati che hanno brillantemente condotto un’inchiesta difficile e complessa.
E bravo il procuratore Giovanni Giorgio !!!
Evviva!
Complimenti ai magistrati e alle forze dell’ordine, inchiesta difficile condotta e conclusa brillantemente!
Coraggio Jennifer
giustizia è fatta. piccolo sollievo per i famigliari e per tutti.
C’ero in tribunale oggi. Complimenti anche a G. Ginella di Cronchemaceratesi: tutto terribilmente drammatico, tutto terribilmente vero quello che riferisce qui !. Non se ne poteva più di sentire, per mesi e mesi, che un ragazzo accusato di partecipazione attiva in un omicidio efferato e quasi cannibalesco (Salvatore Farina), aveva pur diritto di vivere e di essere perdonato !!! Quasi mai sentito altrettanto zelo umanitario, sui media, per i due altrettanto giovani figli della vittima. Il tragico e inumano paradosso oggi finalmente è crollato, almeno in giudizio di 1° grado, come un castello di sabbia. Ne sono felice !
Se volontariamente decido di uccidere qualcuno prendo l’ergastolo, punto, senza attenuanti, sconti di pena e minchiate del genere, con una certezza del genere magari qualche vita la si salva. Complimenti al giudice Minerva, speriamo che quelli che seguiranno siano della stessa pasta.