di Claudio Ricci
“Bene o male purchè se ne parli”. Il celebre aforisma di Oscar Wilde sembra calzare a pennello all’acceso dibattito di questi giorni post festival dell’Opera a Macerata. Da una parte i detrattori della lirica firmata da Francesco Micheli, oggi più che mai rappresentati dal manifesto postato su facebook dalla presidente della Maceratese, consigliere comunale e melomane Maria Francesca Tardella. Dall’altra i cantori della virtù dell’era Micheli, uniti sotto il vessillo portato nella piazza social, da un altro consigliere comunale, ex presidente della Maceratese e tra gli sponsor dello Sferisterio, Maurizio Mosca. Quello che ne scaturisce è un botta e risposta a distanza mentre su tutto aleggia la preoccupazione per il futuro del Macerata Opera Festival a causa dei tagli che non hanno però scoraggiato il sindaco Carancini (leggi l’articolo).
«Micheli certamente fa quel che può ma ha ridotto tutto in manifestazioni che poco hanno a che vedere con la lirica ed il suo mondo – attacca Tardella – La sera della lirica promuove il territorio nel territorio ma Francesco sa che non siamo inseriti in nessun circuito vero internazionale»
A sua volta l’ex numero uno biancorosso tocca l’argomento sulla sua bacheca di Facebook. In un post in stretto dialetto maceratese si rivolge al direttore artistico che nei giorni scorsi aveva criticato le spese fuori budget delle precedenti gestioni (leggi l’articolo) iniziando con un «O Francé non parlare, lascia stare non ti arrabbiare, qui stiamo a Macerata, la città di Maria, della pace e e dei capiscioni».
Tuona e argomenta la melomane Tardella: «Orbene è innegabile che sia le orchestre (la sola possibile è l’orchestra filarmonica marchigiana, in quanto a Macerata esiste una sorta di malato monopolio) che i cantanti sono di infima qualità. Lo scorso anno in una replica di Traviata un violino di quarta si è addormentato all’inizio è svegliato alla fine, dando uno spettacolo di sé e del direttore davvero imbarazzante. È vero che la Ricciarelli ha speso cifre incredibili ma il suo Contes d’Hoffmann , Elisir d’amore e recital rimarranno nella storia della nostra città e probabilmente del mondo lirico. Nella sua unica apparizione Florez ci ha incantato».
«Tu pensa che non ho mai capito – commenta ironico Mosca in quello che sembra essere un vero e proprio duetto sinfonico – e ci sto da 60 anni, se sono più pistacoppi o capiscioni».
«Proviamo ad essere propositivi – continua invece nel suo post Tardella – Ma dove si è mai visto che il sindaco sia il presidente del Mof? Competenza e capacità di fare mercato. Istituzione di una fondazione che raccolga poco ma da molti. Sponsor fidelizzati e presenti nel tempo. Cartelloni appetibili che, non significa come ho sentito poche sere orsono solo opere famose. Significa fare cartelloni di buona qualità. È necessaria la volontà del signor Sindaco di eliminare un orchestra che non suona, un coro che non canta e dei cantanti che per essere ascoltati hanno bisogno del microfono. Il Rof (Rossini Opera Festival) per ogni euro investito ne produce sette mentre noi li gettiamo dalla finestra perché la qualità che produciamo non è spendibile».
Mosca riprende, sempre rigorosamente in dialetto:«Ringrazia Maria che stai lavorando qui e che di capisciotti che sanno fare il tuo lavoro ce ne sono tantissimi. Tocca star zitti e sopportare. Tutti santi, tutti buoni e bravi, ma che vuoi fare. Ti avevo detto che bisogna sopportare».
Quindi l’appello finale dell’ appasionata di lirica: «Cambiare visuale potrebbe darci un nuovo slancio, avere il coraggio di cambiare e perché no ritornare a fare opera , fare concerti classici, riutilizzare il Lauro Rossi. Evitiamo sagre di paese torniamo a fare opera. Torniamo a prezzi più popolari, neanche Verona ha prezzi come noi. A Salisburgo un concerto di Muti con la Chicago simphony orchestra costa meno di 80 euro. Ripartiamo con slancio entrando con qualità nei circuiti internazionali e non sperando di vendere in Arabia i nostri spettacoli. Prepariamo nostri giovani musicisti attraverso dei concorsi , in fondo le Marche sono la terra dei conservatori. Dopo la Rancatore, Florez, Machado, il diluvio. Sono certa che Francesco queste cose le sappia molto meglio di me, quello che posso fare è chiedergli il coraggio di andare avanti cambiando».
«Per me tu sei bravo – è invece la dichiarazione incondizionata di Mosca – ma quando andrai a lavorare da un’altra parte fammelo sapere che sarò con te nel mandare qualcuno a quel paese. Con simpatia e profonda riconoscenza. Grazie Francesco».
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Inizio a pensare, anche se non sono un luminare in materia, che di lirica a Macerata se ne capisca e ne sappia ben poco…Avete mai assistito un concerto rock (a parte le manifestazioni organizzate dal paraculo di Pavarotti) con baritoni o tenori? Idem la lirica deve conservare il suo genere classico con tanto di scenografie adeguate e non assurde e azzardate, musicisti professionisti e cantanti di livello…se non ci sono i soldi, si chiude bottega e si rimane a casa. D’altronde siamo partiti nel 1966 con l’Otello di Mario del Monaco e siamo arrivati nel 2015 con spettacoli improbabili, colpa certamente di bassi budget e mi chiedo dove vadano a finire i soldi, ma anche di personaggi che vogliono fare la Loro stagione lirica e non quella per un pubblico specializzato. Si capitu?? Brava la signora Tardella!!
Mi pare che la signora Tardella non sappia bene di cosa sta parlando: durante la gestione Ricciarelli non è mai stato messo in scena un Elisir d’amore; Juan Diego Florez ha partecipato unicamente al concerto per i 40 anni dell’attività operistica dello Sferisterio nel 2004 e ha cantato una unica aria; nessun professore d’orchestra si è mai addormentato durante l’esecuzione di un’opera, meno che mai uno dei violini, che in Traviata suonano in continuazione; nessun cantante è mai stato microfonato se non in occasione della ripresa RAI dell’Elisir d’amore del 2002 programmato dall’allora sovrintendente Claudio Orazi; gli allestimenti dello Sferisterio vengono venduti ad altri teatri in Italia e all’estero a partire dagli anni 90 fino ad oggi (l’ultima è la Bohème con la regia di Leo Muscato che tra poche settimane sarà in scena a Brescia)….insomma, prima di parlare – a vanvera – informatevi.
Vorrei dire alla Tardella che è difficilissimo dormire mentre si suona !!!Che la Filarmonica Marchigiana e’ l’orchestra regionale delle Marche formata da musicisti professionisti che pagano le tasse nella regione e diversi anche nel comune di Mc!!!Vogliamo fare come il ROF in cui lavora l’orchestra del Comunale di Bologna mentre il suo Ente e’ in ferie???Oppure come Jesi che preferisce chiamare un’orchestra Lombarda che prende soldi dei cittadini Jesini e dei Marchigiani e li spende in Lombardia ???Vorrei aggiungere che la Traviata a cui si riferiva la signora Pepi e’ quella di Svoboda che è stata fatta a Mc e ha girato tutto il mondo!!La Terdella si occupi di calcio che forse le riesce meglio!
Signora Tardella perché non incontra i musicisti professionisti della FORM che vivono di 8 mesi di musica e dice in faccia le scemenze che ha dichiarato? Io ne sono rimasto profondamente indignato e amareggiato… Spendiamo noi stessi per il nostro pubblico e rinunciamo a tante cose per fare ciò che facciamo dando il nostro meglio, questo per amore della musica, fedeli alla scelta che abbiamo fatto! L’orchestra diventa una missione oltre che nostra unica fonte di sostentamento! Noi viviamo di questo e lei che vuole fare? Nella qualità per cortesia non si addentri, Il ministero ha assegnato 24 punti quest’anno ed è uno dei punteggi più alti tra le ico italiane. Carta canta e le parole stanno a zero!
Se nel pallone ci vogliono un portiere che para e un attaccante che segna, nella lirica ci vuole una buona orchestra, cantanti che sanno cantare e allestimenti scenici che non facciano ridere. Se la stagione maceratese, bene nel calcio, e la stagione lirica hanno avuto le stesse buone performance, bene, sennò, lasciate perdere i sold out e pubblicità varia, che i veri intenditori di lirica sanno distinguere i veri meriti da quelli fasulli.
In risposta ai due commenti sopra.
Non entro nel merito della qualità delle prestazioni artistiche della Form, e neanche dell’ opportunità che dovrebbe dare al suo pubblico il Teatro Sferisterio a livello offerta complessiva con la possibilità di poter ascoltare ANCHE altre orchestre, ma intervengo per dire, che non può esserci difesa d’ufficio fondata su un campanilismo regionale rispetto quanto messo, giustamente, in evidenza dalla dott.ssa Tardella riguardo l’anomalia nel rapporto Sferisterio-Form, in quanto non mi risulta che questa sia l’Orchestra stabile dello Sferisterio ma una Fondazione (Fondazione Orchestra delle Marche) e come tale soggetta alla disciplina dei contratti pubblici prevista nel Decreto ” Valore Cultura” ( Legge n.112 del 7ottobre 2013) con l’affidamento in gara per gli appalti delle forniture , compresi i servizi .
A sua volta, nello specifico, per le Fondazioni Lirico-Sinfoniche l’art.17 recita:
[…] La fondazione è soggetta al rispetto della disciplina in tema di appalti di lavori, servizi e forniture prevista dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni. Le spese per eventuali rappresentazioni lirico-sinfoniche eseguite all’estero sono da imputare in bilancio con copertura finanziaria specificamente deliberata. […]
Pertanto, Signora Simona Conti, negli esempi che lei ha portato del ROF e Jesi, non è appropriato usare il termine ” preferisce” , se non sa dirci se è proprio in base a criteri di trasparenza ed economia nel rispetto della normativa nei contratti pubblici , che Rof e Jesi chiamano orchestre da fuori . E non sono i soli esempi in tutta Italia.
Non so poi cosa voglia dire Collazzoni quando scrive “Spendiamo noi stessi per il nostro pubblico e rinunciamo a tante cose per fare ciò che facciamo dando il nostro meglio” dal momento che a bilancio 2013 alla voce costi si legge “Orchestra 543.249 euro” ; la seconda voce di spesa più alta in subordine a quelle generali.
Pardon, erano sopra mentre scrivevo. Mi riferisco ai due commenti da facebook., 3 e 4.
a mio sommesso parere un violinista che non solo si addormenta all’inizio della Traviata ma si sveglia anche puntualmente alla fine è un talento cristallino, da applausi a scena aperta, un genio senza prezzo, una risorsa del nostro territorio, un elemento prezioso, un artista assoluto, inaudito che trascende la musica fino alle più alte vette della poesia.
A me pare che si rischi di sforare da un argomento per finire in un altro: è vero che Mariella parla in qualità di 1) melomane in proprio e 2) consigliere comunale. E’ anche vero che Luca Collazzoni (nei commenti) parla dell’orchestra da un punto di vista professionale – e dunque con un taglio sociale. Però rimane il fatto che l’Orchestra Filarmonico-Marchigiana non è l’ideale per l’opera lirica allo Sferisterio: mi spiego.
Un’opera verdiana necessita di ben altro organico, rispetto al complesso della Form, che – anche per la strettezza del Golfo mistico maceratese – è qui ridotta ad orchestra da camera. Questo è un dato di fatto certo, indipendentemente dai problemi lavorativi degli orchestrale della Form.
Poi: sull’allestimento delle opere, le scuole di pensiero sono molteplici. Si va da coloro che prediligono allestimenti pienamente rispettosi del libretto dell’autore (scelta che sarebbe opportuna, in quanto la modernità o la bellezza del melodramma risiedono nei contenuti – musicali e testuali -, indipendentemente dall’adeguamento dell’azione alla contemporaneità), a quanti ritengono la sperimentazione un atto lecito quando non addirittura opportuno (il che solleva tuttavia due sottoproblemi: 1 – non tutti sono Ken Russell; 2 – uno stravolgimento può aiutare a coprire una carenza di organico vocale, ma dev’essere di primissima qualità, altrimenti l’effetto boomerang raddoppia).
Voglio dire che se vogliamo dare una lettura critica del cartellone dello Sferisterio, indubbiamente abbiamo un abbassamento qualitativo (per quanto attiene ai cantanti), una non del tutto convincente serie di innovazioni scenografiche (per quanto attiene agli allestimenti) e un’orchestra che soffre (ma da sempre) un recinto troppo angusto del Golfo mistico.
Detto questo, segnalo però lo splendido allestimento dell’Aida dell’anno scorso (targato Micheli) e l’inventiva promozionale del nostro direttore artistico, il quale – pur non essendo direttore artistico di professione – tutto si può dire meno che non abbia dato anima e corpo per risollevare le sorti della nostra stagione lirica (riuscendoci egregiamente, specie in termini di botteghino).
Ai nostri due “contendenti” vorrei quindi ribadire l’importanza di non confondere il piano estetico con quello commerciale; ma anche il diritto di dire la propria senza essere additati come “capiscioni”: modo quanto meno bislacco di stigmatizzare un’opinione diversa dalla propria.
Colleghi consiglieri, “calma” la legislatura è iniziata da pochi giorni, non roviniamo da subito uno dei nostri gioielli. Solo insieme possiamo superare le difficoltà attraverso nuove idee come si sta facendo per qualsiasi iniziativa che esprime la città capoluogo nei vari settori. Il caso Lube ci deve insegnare qualcosa. Ho cercato anche di regolarizzare la posizione istituzionale di qualcuno, se ne faccia tesoro e si ripeta la bella votazione ottenuta per il bilancio, nel dibattito, i nuovi consiglieri hanno dimostrato che il nuovo c’è ed ha tutte le possibilità per lavorare bene.