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Mauro Astolfi nell’Oman
di Maria Cristina Pasquali
Visto il successo strepitoso della manifestazione “Marche Endurance Lifestyle” (Numana) dedicata ai nostri rapporti di lavoro sport turismo e business con gli Emirati Arabi, dopo aver pubblicato già qualche tempo fa l’intervista su Andrea Acciarresi che vive e lavora come “Lighting designer” a Dubai (leggi l’articolo), proponiamo oggi un’ intervista ad un nostro concittadino che vive in Oman, Mauro Astolfi e che lavora come responsabile finanziario di una compagnia di Cesena. Così potrete già “avere un assaggio” del mondo degli emirati un tempo lontano anni luce se non altro per le differenze culturali e religiose, ma che si sta avvicinando a noi a grandi passi.
Nato a Macerata nel 1974, Mauro Astolfi si è diplomato in ragioneria all’ Itc Gentili. Successivamente ha terminato gli studi universitari (sempre a Macerata) laureandosi in Economia bancaria nel 2003.
La famiglia Astolfi
Da quanto tempo sei fuori Italia?
Per lavoro sono partito venerdì 26 aprile 2002 (certe date non si dimenticano). Partenza dall’aeroporto di Ancona con destinazione Lagos – Nigeria. Però durante gli studi universitari avevo già vissuto 6 mesi in Svezia (Umea) nel 2000 per il progetto Erasmus (e da allora praticamente non mi sono più fermato). Nell’estate del 2001 ero stato due mesi in Spagna (Malaga) per un corso di spagnolo.
In Nigeria ho vissuto per 6 anni. A dicembre del 2008, la compagnia per cui lavoravo mi ha trasferito in Qatar (Doha) dove ho vissuto fino a gennaio 2013. Poi, sempre per motivi di lavoro (e sempre per la stessa compagnia), mi sono trasferito nella capitale dell’Oman, Muscat.
Parlaci del tuo lavoro attuale.
La compagnia per cui lavoro è una multinazionale italiana (con sede a Cesena) specializzata in opere ingegneristiche per il sottosuolo ed ha sedi sparse un po’ in tutto il mondo (da America, in Asia, Africa, etc). Attualmente sono il responsabile finanziario per la loro filiale in Oman. Ho sempre lavorato per loro.
A Lagos, Nigeria mi occupavo della contabilità e la mia posizione era di assistente del “financial manager”. Poi nel 2008, la compagnia mi ha proposto la posizione di responsabile finanziario in Qatar dove hanno una filiale locale. Nel luglio del 2012, vista la partenza del collega che lavorava nella sede in Oman, la compagnia mi ha chiesto di gestire la parte amministrativa e finanziaria anche della loro filiale in Oman e quindi da quella data, e fino ad oggi, gestisco il lavoro su entrambe le filiali (Qatar ed Oman)
Nel gennaio del 2013 – visto che la mole di lavoro era maggiore in Oman rispetto al Qatar e quindi mi si richiedeva una maggiore presenza a Muscat, mi sono trasferito in Oman dove attualmente vivo.In pratica, dal luglio del 2012 devo prendere un aereo a settimana per seguire il lavoro in loco.
Lagos Nigeria
Come ti senti in questo nuovo mondo?
Molto bene. È come un’avventura che rende la vita quotidiana più interessante. L’importante è ovviamente stare bene con se stessi e con la propria famiglia – questo è un presupposto necessario per godersi la vita. Però vivere all’estero sicuramente rende più facile il verificarsi di eventi, incontri o serate che vanno al di fuori dalla normale routine.
Nessuna sorpresa se oggi si è a cena con amici Arabi, domani magari con Americani o che si organizzi per il prossimo weekend una giornata al mare con Europei. E quindi si conoscono persone nuove, cose nuove, tradizioni diverse e modi di pensare differenti – che magari non condivido, ma non per questo li considero sbagliati. Ci si arricchisce di esperienze senza rendersene conto. Ma la cosa importante e prendere atto che esistono diverse “opzioni” e si può scegliere.
Quali altri piaceri si hanno vivendo all’estero?
Per esempio assaggiare piatti e cucine da tutto il mondo, anche se una volta, gli amici filippini di mia moglie mi hanno fatto provare il balut e ho chiesto: “cosa è?”. In pratica è un uovo di anatra fecondato, al cui interno si trova l’embrione, ma questo ovviamente me lo hanno detto solo dopo: ho visto che loro lo mangiavano, e quindi…non mi sono posto alcun problema però non sono andato oltre il primo morso.
Il matrimonio di Mauro e Agnes
Perché hai lasciato il tuo paese?
Mi è stata offerta una possibilità di lavoro e, anche se si trattava di lavorare in Nigeria, ho detto: “perché no? Andare via dall’Italia non era una cosa programmata, ma l’ho sempre considerata un’opzione. Devo dire che un aiuto importante mi è stato dato dai miei genitori che, alla notizia dell’offerta di lavoro in Africa hanno detto “Vai, se non ti piace, torni. La porta di casa è sempre aperta”. Dopo questo è stato ancora più facile confermare la mia decisione che comunque nella mia mente avevo già preso.
Sarebbe stata dura vivere una vita con il “rimpianto” di chiedersi “chissà cosa sarebbe successo se fossi partito per l’Africa?”
Ogni quanto tempo ritorni?
Almeno una volta l’anno.
Com’è il carattere e la vita della gente nella nazione in cui vivi?
In Oman la gente è molto cordiale. Molto educati e gentili.
Dove abiti? Come vivi la nuova città?
Ora vivo a Muscat – capitale dell’Oman. Muscat è una città che mantiene molto della cultura e dello stile arabo, non ci sono i grattacieli e i centri commerciali di Dubai per intenderci. La vita sociale è più soft in quanto non ci sono tutti i l locali che magari si possono trovare in altri grandi città. Ogni tanto se ne sente la mancanza, non perché non ce ne siano in Oman, ma sono pochi (scelta limitata). In ogni caso, le giornate scorrono via veloci al lavoro durante il giorno, le serate a casa con la famiglia o con gli amici. Il weekend è dedicato ai figli: praticamente sempre al mare. Nei mesi estivi, il caldo diventa un problema (È stato curioso vedere nel termostato della macchina i 51 gradi di temperatura a Doha) per questo magari cerchiamo di prenderci le vacanze durante i mesi estivi tornando in Italia– (la mia famiglia per tutta l’estate io per le mie ferie).
Se viaggi per lavoro dove viaggi?
Vado praticamente in aereo tutte le settimane a Doha, Qatar dove ancora ricopro la posizione di responsabile finanziario. Mi fermo un paio di giorni per poi tornare in Oman.
Se viaggi, che impressione hai degli altri paesi?
Adoro viaggiare e per mia fortuna a mia moglie piace anche di più. Durante le ferie o quando magari ci sono di 3 o 4 giorni “off” dal lavoro, cerchiamo di muoverci: qualche mese fa siamo andati 4 giorni in Sri-Lanka (dove i figli hanno potuto cavalcare un elefante) mentre ora la nostra attenzione per le vacanze si sta dirigendo verso la Korea – vedremo cosa fare.
I paesi vanno visitati e capiti anche nella loro “quotidianità”: Certo andiamo a vedere le attrazioni turistiche principali e famose, ma è bello anche osservare i piccoli negozi e / o locali come vive la gente del posto: questo ti permettere di capire come vivono persone con un back-ground culturale totalmente diverso dal tuo.
Nel futuro pensi di tornare a Macerata o in Italia?
Non lo escludo, ma al momento non è in programma. Forse il lavoro un giorno mi riporterà in Italia. Ma al momento mi piace l’idea di questa esperienza e finché mia moglie continuerà ad essere della mia stessa opinione e mi offre il suo supporto quotidiano, continueremo con i nostri figli a goderci questo tipo di vita.
Al momento, più che un ritorno in Italia, forse sarebbe bello iniziare una nuova esperienza in un altro paese – vedremo quello che succederà (non nascondo che mi piacerebbe fare una esperienza di vita in Asia).
Che cosa non ti piace della tua vita all’estero?
La vita all’estero non è semplice: visto che si è lontani da quelli che per anni sono stati dei punti fermi (genitori o gli amici di infanzia), nei momenti difficili bisogna essere forti con se stessi e trovare il modo di superare i problemi. Vivere all’estero non è come fare una vacanza, male che vada, dopo una settimana si ritorna a casa.
Il primo mese in Nigeria per esempio è stato un dramma: mi ricordo ancora il tragitto dall’aeroporto al mio alloggio – fatto di notte, alle 11 di sera: in 30 minuti di tragitto, almeno 4 o 5 check-point della polizia, con fucili bene in mostra vicino ai finestrini, che rallentavano le macchine per le verifiche. A me sembravano in assetto militare, ma l’autista che guidava la macchina mi ha detto: “niente, niente, normali controlli, perché?’ – mi sono detto “speriamo bene”.
E per almeno un mese, non c’è stato giorno che non ho pensato di rinunciare e tornare a casa. Pensavo “chi me lo ha fatto fare, ma perché sono qui?”. Parlare al telefono in inglese era improponibile – io non capivo nessuno, nessuno capiva me. Per fortuna poi, il lavoro era interessante, le difficoltà iniziali sono diventate esperienze, i colleghi sono diventati amici ed è iniziata l’avventura.
A complicare un po’ l’inserimento in Nigeria era lo studio: quando sono partito, avevo completato tutti gli esami universitari, ma dovevo ancora iniziare la tesi. Ovviamente non potevo e non volevo buttare via tutto. La sera quindi spesso dovevo rinunciare ad uscite con gli amici per mettermi sopra i libri e computer: Alla fine comunque la laurea è arrivata.
È facile spostarsi per trasferimento da un paese all’altro?
Muoversi da un paese all’altro a parole sembra semplice, ma vuol dire cominciare tutto da capo: farsi nuovi amici, sistemare una nuova casa, conoscere le strade, trovare il giusto negozio in cui comprare da mangiare – alcune cose sembrano banali, ma sono il quotidiano.
Avere comunque una moglie che al 100% è in linea con lo stile di vita che abbiamo scelto rende tutto più facile – e lei è bravissima a organizzare tutto quello che è necessario: senza di lei non sarei così ottimista e propositivo.
Alcuni potrebbero pensare che con questa scelta di vita non si abbia una propria “casa”: per me la mia casa è dove sta la mia famiglia, il resto è un contorno.
Ti senti adeguatamente remunerato?
Sinceramente si. Dal punto di vista professionale mi hanno fatto fare quello che credo sia una giusta esperienza per offrirmi la massima formazione professionale possibile, per poi assegnarmi il ruolo di responsabilità che attualmente ricopro.
Mauro con la moglie Agnes
Il costo della vita è alto? Come ti sei organizzato?
La compagnia per cui lavoro provvede ad un alloggio per me e per la mia famiglia. Mi sono sposato nel 2007 con una ragazza filippina che ho conosciuto in Nigeria. Agnes (mia moglie), che è un ingegnere ambientale, lavorava a Lagos come consulente e ci siamo conosciuti tramite amici comuni in una discoteca del posto. Da quel momento la mia vita è stata più bella e facile: lei mi ha seguito quando la mia Compagnia mi ha trasferito in Qatar e poi in Oman.
Nel febbraio del 2009 è nata Asia (a Manila) e nel 2010 nostro figlio Aidan (In Qatar): mi ricordo quando ho dovuto sottomettere dei documenti per il cambio di residenza dal Qatar in Oman. Certificato di matrimonio: da presentare all’Ambasciata Italiana.
Certificato di nascita di mia figlia Asia (nata a Manila): da presentare in Oman all’Ambasciata delle Filippine.
Certificato di nascita di mio figlio Aidan (nato a Doha): da presentare in Oman presso l’Ambasciata del Qatar.
Io, per tutta la vita, avevo sempre e solo scritto “62100 Macerata”!
Quali tipi di lavoro si trovano con più facilità nel posto in cui vivi?
In Oman, ma nel golfo in generale, il settore delle costruzioni è abbastanza “in movimento”, ci sono diverse richieste di ingegneri o persone del settore delle costruzioni.
Ci sono altri Italiani? Quanti? Hanno un club? Ci sono ristoranti italiani? Come si mangia?
Ci sono diversi italiani che vivono in Oman – credo circa 200 al momento. Non esiste un “club” riservato, ma è facile incontrare qualcuno in un ristorante locale dove il pizzaiolo stesso è “Made in Italy – di Napoli”. Frequento alcuni italiani, sia colleghi che amici conosciuti qui.
Doha Quatar
Rimpiangi qualcosa dell’Italia o delle Marche?
La risposta credo sia scontata – di Macerata mi manca il contatto quotidiano con i miei genitori e con mio fratello e la classica “birra” con gli amici con cui sono cresciuto. Internet / Skype comunque aiutano molto – nel tenersi in contatto.
Bello comunque è organizzare il rientro –. In quel momento inizia il “tam tam” e tutti gli amici si cominciano a mobilitare per organizzare cene, serate, pizzate etc. Basta rivedersi un attimo ed in quel momento sembra non essere mai partiti.
Quale è stata l’esperienza più bella o le esperienze che hai fatto da quando sei fuori?
Ormai sono 12 anni che vivo fuori Italia – di cui 6 in Africa e 6 in Medio Oriente (in due paesi vicini, ma diversi), difficile raccontare un episodio specifico. È bello quando gli amici ti vengono a trovare (i miei genitori sono venuti sia in Nigeria che in Qatar) e far vedere loro i posti dove vivi. La cosa bella è essere a contatto con altre culture e persone di altri continenti, vedere come vivono, come pensano e fare tuo quello che credi sia corretto.
Allo stesso tempo è un piacere vedere i miei figli crescere già esposti a queste esperienze: parlano normalmente inglese, ma capiscono perfettamente sia l’italiano che il filippino e riescono a contare anche in Arabo (magari potessi io!).
“Qualche mese fa alla Royal opera House di Muscat è venuta l’orchestra di Macerata a suonare che ovviamente sono andato a vedere!!!!. E’ stato molto emozionante ascoltarli e bello sentire alla radio “from Macerata!!!!”
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Adesso BASTA !
Basta con questi servizi su italiani che se ne vanno all’estero al servizio di “padroni multinazionali” che come tali si possono mettere di pagare profumatamente chi ha l’opportunità di scappare all’estero fregandosene della nazione che fino a quel momento li ha “sponsorizzati” contribuendo in modo significativo alla propria crescita culturale contribuendo, lo stato italiano per l’appunto, a pagargli gli studi a tutti i livelli (ricordo a tutti i lettori che le tasse che gli universitari pagano coprono meno della metà del costo del singolo studente universitario, per non parlare ovviamente degli studi primari e secondari).
C’È POCO DA VANTARSI AD ESSERE SCAPPATI!
Onore e rispetto a chi rimane, a chi decide di lottare dall’interno per migliorarsi e migliorare questa derelitta “italietta”, ai ricercatori universitarie, agli imprenditori onesti che sviluppano le loro idee portando le anche all’estero, ai politici onesti (io credo che ce ne siano, in tutti gli schieramenti politici).
BASTA a SCRIVERE DI QUESTI “FIGHETTI” che se ne scappano, e non mi riferisco solo a questo Astolfi, ma a tutti quelli di cui avete parlato.
P.s.: ben altra cosa e’ stata l’emigrazione di chi moriva di fame e cercava lavoro all’estero come minatore, sguattero, muratore, Fabbro, ecc. Ecc.
Firmato
Un italiano che non si arrende e non scappa.
Peccato che la prima foto non è in Oman ma nello Yosemite National Park, California!
In Oman ci sono leggi contro l’omosessualità e l’adulterio che sono puniti con multe e fino e 3 anni di carcere
però “la gente è molto cordiale e gentile” 😀
che bei paesi!
Da prendere come modello!
Per prepararsi a far di conto nei futuri “rapporti di lavoro sport turismo e business”:
http://www.comequando.it/come-contare-in-arabo/
http://www.youtube.com/watch?v=b5_U-wBj-HE
Per dire Sì Badrone utilizzerei un Sì Sahib.
Se non volete che gli ltaliani scappino, votate meglio.
Altrimenti ci fate fare la fine dei Cubani, che appunto non possono uscire dal loro paese.
DJ
Non sono per nulla d’accordo con P. Dignani. Non credo che Astolfi sia “scappato” dall’Italia perché se in Italia ci fosse stato lavoro credo sarebbe rimasto. D’altronde anche ora sta lavorando per una azienda italiana. Poi lui, come tanti altri, avrà diritto di fare una sua scelta di vita oppure l’Italia è un abito che si indossa alla nascita e non si può più cambiare? Ed infine sarebbe il caso di sprovincializzarsi un pò. Siamo cittadini del mondo, dobbiamo aprirci, fare esperienze e lo stesso Astolfi mi pare non neghi un futuro lavorativo in Italia. Questa rubrica forse può generare invidia nei confronti di chi, nato in una profonda provincia, ha avuto il coraggio di prendere e partire ed ha avuto pure successo. Non vedo nulla di positivo di combattere qui in “Italia”, per chi? Siamo in guerra con qualche nemico? Le nuove generazioni non devono accollarsi le colpe dei padri e quindi se l’Italia non offre quanto l’essere umano (non l’italiano) sente di voler fare (e qui non può) perché non partire? In ultimo non capisco che differenza possa esserci tra uno che emigrava per lavorare da sguattero nei decenni passati o uno che emigra da laureato ai nostri tempi. Il fondamento è sempre lo stesso: mancanza di lavoro qui in Italia.
John Galt, invece in Italia non si va in carcere sino alla terza condanna se non si è ammazzato qualcuno. In Italia non esiste più il reato di falso in bilancio tanto che un manager può fare i fatti suoi dentro una grande ditta (sostenuta magari da milioni di risparmiatori italiani) e poi mandarla all’aria come e quando gli pare per proprio tornaconto senza rischiare una condanna. In Italia se ammazzi qualcuno guidando ubriaco fradicio, difficile che passi più di tre giorni in carcere. In Italia la regola è farsi aiutare dall’amico dell’amico tramite una “segnalazione”. In Italia il politico (non sempre per fortuna) pensa prima a sé stesso e poi anche dopo. In Italia fino a pochi anni fa esisteva il delitto passionale, cioè si poteva ammazzare il rivale in amore senza nulla rischiare. L’Italia, prendendo ad es. l’indice di libertà di stampa, si piazza intorno al centesimo posto nel mondo, invece per la corruzione siamo ai primi posti. Eccetera eccetera. Vogliamo ergerci a paladini di democrazia, trasparenza, cultura e modernità?
ciao Mauro, compagno di classe a ” Ragioneria”
@71
Infatti non possiamo ergerci a paladini di cultura e modernità con analfabeti di ritorno, che paragonano un reato finanziario con un reato contro la libertà dell’individuo. Se per te è normale paragonare il falso in bilancio (che anche io credo vada assolutamente reintrodotto) con il “reato” di essere omosessuale, si capiscono molte cose sul perchè l’Italia è 100esima sulle classifiche di informazione.
Quanto vorrei che persone come te fossero nate in certi Paesi per vedere se la penseresti ancora così.
Vorrei tanto vederti gay e in un Paese del genere, e poi darti la scelta di rimanere lì e farti perseguitare o andare in un Paese Occidentale; ma tu non ci verresti perchè ti farebbe orrore la depenalizzazione del falso in bilancio, quindi rimarresti lì sicuramente. Ipocrita.
E’ meglio essere provinciali e ed essere ancorati alle proprie radici occidentali-liberali in cui l’individuo è salvaguardato, piuttosto che fare i finti moderni come te aperti al mondo a cui piacciono culture in cui i diritti delle persone vengono calpestati.
Starò sempre dalla parte delle donne lapidate per adulterio, stuprate in gruppo, dei gay impiccati, torturati, degli studenti cinesi che vengono arrestati e picchiati perchè vogliono la libertà.
Tu starai dalla parte di quelli che giustificano le atrocità perchè fanno parte della loro cultura. E poi però fai le pulci su quello che non va nel tuo paese ma stando col culo al caldo su una comoda poltrona, mentre mangi cibo thailandese perchè fa figo abbracciare le nuove culture.
Ritenere che sia più importante la depenalizzazione dell’omosessualità rispetto il reato del falso in bilancio, mi farà morire con la coscienza più che a posto. Tu pensala come ti pare.
Siamo in paese libero, non come quelli che piacciono a te, quindi puoi esprimere il tuo parere 😀
L’aver paragonato la depenalizzazione del reato di falso in bilancio al reato di omosessualità di alcuni paesi, fa ribrezzo e grida vendetta! Che vergogna
non c e’ bisogno del reato di falso in bilancio….lo si fa ricadere ne reato di truffa aggravata e il problema non si pone…ci sarebbe meno discrezionalita’!
John Galt, Io stavo ragionando degli italiani e dell’Italia, non di me e lei. Lei può pensarla come gli pare, lo faccio lo stesso ovviamente. La differenza tra me e lei è che io non insulto l’interlocutore né tanto meno mi viene in mente di fare i ragionamenti e trarre le conclusioni in sua vece. Io non ho mai paragonato il falso in bilancio con l’essere gay. I gay, che poi è una categoria che non esiste, per me sono esattamente persone come me, non c’entrano nulla. C’entra la cultura ed ogni nazione ogni popolo ha la sua, gretta o civile che sia. Dobbiamo fare il minimo sforzo di capire e non fare sempre i buoni e belli del mondo. Anche saper discutere senza offendere è indice di cultura. Lei difende donne lapidate e gay ma insulta pesantemente il primo che non la pensa esattamente come lei. Infine non capisco perché il suo commento sia stato pubblicato pur contenendo ingiurie ed attacchi assolutamente gratuiti.
Che pensiero debole..Non argomento nemmeno perchè non ha senso, sembra di stare fra parrucchiere spaventevoli.
Continua a fare paragoni concettualmente improponibili: “insultare” chi non la pensa come lei secondo lei è uguale a chi lapida e impicca.
Quindi praticamente secondo lei ad esempio ad Hitler o Stalin bisognava lanciargli i fiori: erano figli del loro tempo e della loro cultura, quindi bisognava rispettarli, secondo questo ragionamento.
Se uno provava a combattere, insultare, contrastare sarebbe sceso al loro livello, e sarebbe stato così ottuso da non capirli.
Quelli che combattono per la libertà, o quelli che in occidente chiedono la libertà per le persone che non la hanno nel resto del mondo sono stupide e ottuse perchè non capiscono la relatività del mondo e delle culture.
Bravo lei la pensi così in modo perbenistico “bisogna capire le altre culture”. Io invece penso che certe culture mi fanno cagare. Ma per lei è più importante un reato finanziaro che i diritti delle persone..non si deve vergognare di quello che pensa, difenda le sue idee come io difendo le mie…se fare i buonisti dicendo che ci si insulta…per favore
Io mi sento a posto con me stesso pensandola in un altro modo. Non c’è problema 😉
*senza fare i buonisti
John Galt, forse non ha capito: lei mi ha insultato anche se ho solo un nick name.
Non ha insultato l’Oman di cui poco mi frega, lei sta insultando me (es. analfabeta, ipocrita…), di che cosa vuole che si discuta?
Vorrebbe che scendessi al suo livello? Lei sa per cosa combatto, quello che faccio ecc.?
Lei deduce un pò troppo come gli pare o come crede io possa fare. Si sbaglia su tutta la linea.
Lei è giusto che la pensi come gli pare ma deve rispettare chi non la pensa come lei.
Perchè io credo che persone come lei, con la sua sicurezza di stare nel giusto, può fare molti anni messo in altre situazioni.
Comunque non è stato un piacere discutere con lei.
Il problema economico che l’Italia sta affrontando è stato affrontato da diversi paesi, soprattutto da nazioni in via di sviluppo. Sono venuto da uno di quei paesi, dove i cittadini sono letteralmente inviati in altri paesi. Essi sono i più “importanti prodotti” del mio paese nel commercio mondiale in quanto contribuiscono in modo significativo al PIL della nazione. E l’80% di questi lavoratori migranti non sono “schiavi o professionisti,” ma i domestici.
Credo anche che ci sono politici “onesti”, tuttavia le istituzioni politiche sono più grandi di loro e ad essere “onesti”, purtroppo, non fa ancora parte delle regole del gioco nell’arena politica. Non ci possono essere sufficienti posti di lavoro nel mercato di oggi, ma il mercato non è solo Macerata, non solo l’Italia. Non si tratta dunque se ci sono posti di lavoro disponibili nel paese, e anche se ci fossero, si può anche non essere soddisfatti. Come accennato da P. Dignani, alcuni imprenditori addirittura portano le loro idee all’estero. C’è un mercato globale, anzi. Si tratta di trovarlo.
Ho vissuto all’estero per più di un decennio e devo ammettere che è stata dura lasciare la mia famiglia e gli amici. Era per scelta.
C’erano posti di lavoro nel mio paese, non molto, ma ci sono stati. La questione non è su che tipo di lavori il mio paese ha da offrire, ma se mi piacciono quei posti di lavoro. Il più fondamentale di tutti questi, è uno di ricerca per il miglioramento personale, soddisfazione e appagamento. Questa ricerca ha più peso agli inizi nella carriera di chiunque e ci potrebbe essere la necessità di abbandonare la propria città per avventurarsi per ulteriori scoperte in un altro posto.
La decisione di “rimanere in Italia” è una scelta personale e la preoccupazione per la situazione politica è una cosa per cui siamo e dovremmo essere preoccupati. Chi non vuole un paese prospero? Una nazione con l’uguaglianza, dove non ci sia povertà? Noi tutti vogliamo la crescita e lo sviluppo. Noi tutti vogliamo che i nostri “bisogni” vengano soddisfatti. Noi tutti desideriamo una vita migliore. E, sì, noi tutti la meritiamo. Eppure, tutti noi prendiamo strade diverse, percorriamo diversi tragitti per trovare noi stessi, fare scelte semplici che plasmino le nostre vite, miglioraie le nostre capacità per realizzare i nostri sogni, e se siamo fortunati, ci posizioniamo bene nella società.
Noi invidiamo chi ha scelto di stare vicino alle loro famiglie e agli amici e sentire il tepore del loro amore, rispetto a noi che viviamo 1.000 miglia di distanza da famiglie, e soprattutto, chi vive solo. Ci sarà sempre l’onore e il rispetto a chi ha scelto di “rimanere”, ma lo stesso dovrebbe essere dato a chi parte.
Our countries may have failed us but let us not fail ourselves…