Elisa Sileoni (Annapolis)
di Maria Cristina Pasquali
Ha lasciato l’Italia nel 1999. Ha ottenuto una laurea (Bachelor of Arts) nel 2003 al Lake Erie College (Painesville, Ohio) ed un primo Master alla Youngstown State University (Youngstown, Ohio), sì, proprio la città di cui parla la canzone di Springsteen, la “steel town”, la città del ferro. Tornata in Italia nel 2005 e ripartita nel 2007, Elisa Sileoni, classe 1979 si può ormai considerare cittadina statunitense a tutti gli effetti. Il sistema americano sarà pure “quantitativo”, ma premia chi si impegna. E’ un sistema meritocratico da cui avremmo molto da imparare. In altre parole, se uno si dà da fare i risultati sono sicuri. Elisa possedeva di suo una passione per il campo linguistico, settore in cui si è specializzata raggiungendo un ragguardevole grado di professionalità. Seppure con una certa nostalgia dell’Italia sorprende la determinazione della sua scelta di vita e di lavoro in USA, circostanza alquanto inusuale se si è nati e cresciuti a San Severino e Macerata ed ora sembra ben inserita nel nuovo mondo e sostanzialmente appagata dai successi raggiunti.
Navy Graduation
Quale è stata la tua vita precedente? «Sono nata a San Severino nel 1979. Dopo il diploma superiore conseguito nel 1998 all’ex Istituto Tecnico Femminile (ITF) di Matteo Ricci a Macerata, ho frequentato per un anno l’università di lingue della stessa città, senza grande appagamento. Nei due anni in Italia ho lavorato in un centro linguistico privato dove mi occupavo un po’ di tutto: legalizzazioni, traduzioni, lezioni d’italiano a stranieri, assistenza clienti, multi-tasking.»
Di che cosa ti occupi ora? « Lavoro in una scuola pubblica americana, la Bates Middle School. Collaboro con l’ambasciata italiana di Washington D.C. e posso finalmente dire di aver sviluppato e coordinato con successo i primi programmi d’italiano nell’area, che vanno ora a gonfie vele. Insegno quindi italiano e sono stata capo del dipartimento di lingue per due anni. Potete vedere cosa facciamo da questo sito: http://italianatbates.weebly.com/ . Ci divertiamo, ma è un lavoro che a volte diventa duro e stressante per via della politica coinvolta. Non solo: ho dovuto “reimparare a pensare” in ambito lavorativo. E’ come aver fatto fare palestra al cervello per riabituarlo a parlare e scrivere in una certa maniera. Prima di arrivare nel Maryland ho vissuto per due anni a Wilmington (Nord Carolina), bellissima cittadina vittoriana, e Miami Nord (Florida), molto colorata e spumeggiante, come si può immaginare.»
Sei felice di vivere nel Maryland? «Si e no. Come tutte le cose, ci sono pro e contro. Sono completamente indipendente, anche se l’Italia mi manca per la qualità della vita; qui la vita è più quantitativa.»
Perche hai lasciato l’Italia? «Ho lasciato l’Italia per curiosità, ma soprattutto perchè in Italia non sarei riuscita a realizzare tutto quello che ho raggiunto qui in America. In Italia, la meritocrazia non esiste purtroppo. Torno comunque una volta l’anno, d’estate, visti i costi eccessivi dei biglietti aerei ($1600).»
Potresti fare un identikit dell’americano medio? «Gli americani sono molto patriottici, la bandiera loro ce l’hanno appesa fuori casa tutto l’anno, noi la tiriamo fuori ogni quattro anni durante mondiali. Sono un popolo strano, con i loro gadgets e le loro stravaganze a stelle e strisce. Si dichiarano liberi, quando invece non lo sono. Sono amichevoli in generale, ma anche molto piagnucolosi, si lamentano se al ristorante sbagliano condimento nell’insalata. In America non c’è il semplice olio e aceto, c’è da scegliere tra i “gusti” di condimento come il Ranch, French, Blue Cheese, Vinaigrette ecc ecc. Rimandano il cibo indietro chiedendo un “full refund” (un accredito). Da buoni capitalisti, sono molto attaccati alle cose materiali con case e macchine enormi.»
Dove abiti? Come vivi la nuova città? «Da cinque anni circa mi trovo ad Annapolis (Maryland), a quaranta minuti da Washington D.C. Annapolis è la capitale del Maryland, è piccola e raccolta, piena di barche e di marinai vestiti con i capelli, scarpe e le uniformi bianche; si perchè ad Annapolis si trova la Navy, la Naval Academy.»
Annapolis
Se viaggi per lavoro dove viaggi? «Ho viaggiato l’America in lungo e largo, sono stata in Canada diverse volte, quindi ora tendo a spostarmi verso il sud. L’ultimo viaggio che ho fatto “di qua” è stato a Tegucigalpa, in Honduras. Quando viaggio cerco di evitare i posti piu’ “in”, e cerco di vivere il più possibile a contatto con la gente locale.»
Nel futuro pensi di tornare a Macerata o in Italia? «Chi lo sa!»
Che cosa non ti piace della tua vita in America? «Oltre al cibo, posso dire che non mi piace sentirmi “catalogata”. In America, tutto ha un senso. Io lo chiamo il “cerchio”, una volta che una cosa si rompe nel cerchio, poi è difficile far funzionare il resto. Per esempio, fino a qualche anno fa nessuna banca mi dava un prestito per acquistare una macchina nuova. Non avevo un “credit history” (i.e. credenziali); non era né negativo né positivo, semplicemente non ne avevo. L’America funziona così: il tuo credito migliora nel momento in cui riesci a creare un debito e riesci ad estinguerlo nel tempo dato. Quindi, il mio cerchio era rotto, avevo bisogno di una macchina! Niente prestito, niente debito, niente debito, niente credito, quindi niente macchina, niente macchina, niente lavoro, niente soldi, niente soldi, niente banca! Il cerchio funziona in modo impeccabile. Per i canoni americani non mi sento eccessivamente remunerata, (la crisi si sente anche qua), ma per lo standard italiano… decisamente si!»
Maryland
Il costo della vita è alto? Come ti sei organizzata? «Una volta che una persona ha un’assicurazione sanitaria buona, poi il costo della vita non è alto. La benzina costa per esempio 3.64 dollari al gallone (un gallone equivale a 3,8 litri); il prezzo diventa più’ economico se si paga in contanti e “l’omino della benzina” non esiste. A casa vivo con il mio ragazzo, Brad!»
Quali tipi di lavoro si trovano con più facilità nel posto in cui vivi? «Lavorare come commesso in uno dei negozi di souvenirs o in ristorante credo sia molto facile. Se sei americano intendo. Lavorare legalmente negli Stati Uniti è molto difficile per un europeo. Io sono stata fortunata, ora sono cittadina permanente degli Stati Uniti. L’Italia però rimane nel cuore sempre.»
Ci sono altri Italiani nel posto in cui vivi? «Ci sono diversi italiani, molti possiedono un ristorante. L’unico Club che conosco e’ quello alla Navy, organizzato da un ufficiale italiano dell’accademia navale.»
Rimpiangi qualcosa dell’Italia o delle Marche? «Sicuramente vorrei poter abbracciare fisicamente mia sorella Cinzia e la famiglia, anche se parlo con loro ogni giorno via telefono o Skype. Poi il paesaggio infinito delle colline e dei vigneti. Naturalmente il cibo… lo stracchino è per me un miraggio.»
Quale è stata l’esperienza più bella o le esperienze che hai fatto da quando sei fuori? «Sicuramente realizzarmi nel campo lavorativo: ho rincorso il sogno americano, e l’ho raggiunto e ora me lo tengo stretto! Funziona così: parti dal basso, lavori sodo e pian piano se uno è in gamba ha successo; niente ti viene regalato, c’è da sudare molto. Sicuramente anche conoscere un ammontare infinito di persone che hanno avuto un impatto su di me, anche se magari piccolo, e che rimangono a distanza di anni, tuttora nella mia vita.»
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Vai Elisa….. 🙂
Come è giusto che sia…complimenti!!
L’Italia sarà sempre indietro se non riprende a considerare il lavoro come un diritto sacro e inviolabile e ad abolire ogni ostacolo nel mondo del lavoro come limiti d’età ed abilitazioni.
Complimenti vivissimi e che sia un futuro brillante
complimenti Elisa,
brava ed audace!