La notte del 24 febbraio 2018 quando Azka è morta
di Gianluca Ginella
La pioggia intensa di quella sera poche ore dopo sarebbe diventata neve mentre si scioglieva il rebus di uno strano incidente stradale. La sera era quella del 24 febbraio 2018. E la polizia stradale si trovò a svolgere gli accertamenti su di un investimento a Trodica di Morrovalle lungo la provinciale 485 in cui era morta, intorno alle 19,50, una ragazzina di 19 anni, pakistana, Azka Riaz.
Azka Riaz
Qualcosa non tornava, anche la testimonianza dell’automobilista che la investì e della moglie in auto con lui erano strane: dicevano che la ragazza era stesa sull’asfalto. E poi c’era altro, c’era una indagine aperta in procura che raccontava una triste vicenda di presunti maltrattamenti e violenze sessuali di un padre verso la figlia.
In una città (Macerata) che il giorno dopo si svegliò sotto la neve, era emersa, come poi confermato nei processi, la storia di una ragazza che sarebbe stata vittima di violenze dal padre e di un omicidio (questo emerse poi al processo) che l’uomo avrebbe architettato: avrebbe picchiato la ragazza per poi stenderla in mezzo alla carreggiata della provinciale a Trodica di Morrovalle. Le indagini erano state prese in mano dall’allora procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, e dal pm Rita Barbieri che al processo hanno sostento l’accusa e modificato il capo di imputazione per Riaz da omicidio preterintenzionale a omicidio volontario. L’uomo in primo grado era stato condannato all’ergastolo. Stessa conclusione anche in appello dove l’accusa era stata sostenuta dalla procura generale e dall’attuale procuratore facente funzioni di Macerata, Claudio Rastrelli. Ora quelle sentenze, col rigetto del ricorso della difesa, sono state confermate dalla Cassazione (l’udienza si è svolta ieri e oggi è stato comunicato l’esito). Ergastolo per Muhammad Riaz, 48 anni, padre di Azka.
Il padre di Azka sul luogo dell’incidente
L’uomo, assistito dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, ha sempre detto di essere innocente. Ma nei processi non sono emersi elementi da far pensare i giudici che la morte di Azka sia stata solo dovuta ad un investimento.
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Le perizie, le testimonianze della coppia sull’auto, il caso dei maltrattamenti e delle violenze sessuali non hanno deposto a favore dell’imputato. In particolare avrebbe pesato la perizia dei medici legali della procura, Mariano Cingolani e Roberto Scendoni, che avevano dimostrato come un paio di lesioni che la ragazza aveva sulla mandibola erano antecedenti di qualche minuto rispetto all’investimento.
Questo per l’accusa provava che la ragazza era stata tramortita e poi messa in mezzo alla strada. Altra circostanza che era apparsa sospetta quella che il padre fosse sul luogo dell’incidente quella sera. Muhammad disse che l’auto aveva avuto un guasto, che Azka scese sotto la pioggia per aiutare a far ripartire l’auto.
Muhammad Riaz
La vettura, una Opel Corsa, ripartì e Riaz, fatta poca strada, rigirò per andare a prendere la figlia. Nella sua versione la ragazza sarebbe stata investita in quei momenti, da una Ford C Max che stava passando. Muhammad Riaz venne arrestato il giorno seguente l’incidente.
L’uomo viveva a Montelupone con le due figlie e i due figli (ne ha altri due in Pakistan), poi il sisma ha costretto la famiglia a cambiare casa, trasferirsi a Recanati.
L’avvocato Paolo Carnevali
La moglie di Riaz invece vive da anni in Pakistan. Parte civile ieri in Cassazione, per il tutore del figlio minorenne di Riaz, l’avvocato Paolo Carnevali. Parti civili si erano costituite la moglie e gli altri figli dell’uomo, assistiti oltre che da Carnevali dall’avvocato Maurizio Nardozza.
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