Morte di Azka, la difesa:
«Accuse inventate contro il padre»

IN AULA - Uno dei difensori di Muhammad Riaz oggi ha parlato per circa otto ore per le accuse di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. La prossima udienza parlerà l'altro legale per ricostruire l'incidente in cui la 19enne ha perso la vita

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Muhammad Riaz in tribunal

di Gianluca Ginella

Morte di Azka, è stato il giorno della difesa al processo in cui è imputato il pakistano Muhammad Riaz davanti alla Corte d’assise del tribunale di Macerata. I difensori dell’uomo hanno iniziato la loro arringa questa mattina dalle 9 e hanno proseguito fino al pomeriggio. Nel corso dell’udienza, per circa otto ore (dalle 9 fino alle 18,30, con alcune pause) ha parlato solamente uno dei legali di Riaz, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, mentre l’avvocato Giorgio Laganà parlerà la prossima udienza. Il legale ha affrontato la questione delle presunte violenze sessuali che Riaz avrebbe compiuto sulla figlia (la ragazza, 19 anni, è morta il 24 febbraio dello scorso anno, investita da un’auto a Trodica di Morrovalle), e dei maltrattamenti su di lei e gli altri tre figli che vivono in Italia.

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L’avvocato Francesco Giorgio Laganà

Il legale ha sostenuto nel corso della sua arringa che le accuse di violenze sessuali e maltrattamenti siano frutto di una invenzione da parte di Azka e della sorella allo scopo di poter ottenere più libertà e lasciare la casa dove vivevano con il padre. Sempre secondo il legale le dichiarazioni fatte dalla sorella di Azka non sarebbero attendibili perché ci sono delle discordanze tra quello che ha detto nel corso dell’incidente probatorio e quanto successivamente riferito di fronte al tribunale dei minori. Una lunga disamina del caso, passando anche per le relazioni di procura e parte civile, che la difesa non ritiene attendibili, che si è protratta per molte ore. La difesa però non ha finito. Starà all’avvocato Laganà, la prossima udienza, entrare nel merito di quanto accaduto il 24 febbraio 2018, quando Azka è morta. Secondo l’accusa la ragazza si trovava in mezzo alla provinciale 485 perché lì l’aveva messa il padre dopo averla picchiata. Un omicidio volontario per la procura che la scorsa udienza ha chiesto la condanna all’ergastolo per l’uomo. Al processo sono parte civile la madre di Azka, tutelata dall’avvocato Maurizio Nardozza, e i tre fratelli di Azka, assistiti dal legale Paolo Carnevali.

 

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