Omicidio di Pamela, la Cassazione:
appello bis per violenza sessuale
Difesa Oseghale: «Può cadere l’ergastolo»

CONFERMATA oggi la responsabilità del nigeriano sull’omicidio della 18enne e rimandato alla Corte d’appello di Perugia per la sola contestazione della violenza sessuale. Lo zio, Marco Valerio Verni: «Siamo amareggiati, è un'ulteriore sofferenza per la famiglia»

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Innocent Oseghale in aula nel processo d’appello

di Gianluca Ginella

«Annullata la sentenza limitatamente all’aggravante di violenza sessuale, resta confermato l’omicidio, però ora può cascare l’ergastolo per Innocent Oseghale, per noi difensori è una grande vittoria». Così l’avvocato Simone Matraxia che pochi minuti fa ha avuto notizia della decisione della Corte di Cassazione sull’omicidio di Pamela Mastropietro (l’udienza si è svolta oggi). I giudici hanno confermato la responsabilità di Oseghale nell’omicidio volontario della 18enne ma con il rinvio alla Corte d’appello di Perugia la condanna dovrà essere definita in quella sede.

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Gli avvocati Simone Matraxia (a sinistra) e Umberto Gramenzi oggi davanti alla Cassazione

Il legale e l’avvocato Umberto Gramenzi, difensori di Innocent Oseghale oggi hanno partecipato all’udienza a Roma. E c’è stato un colpo di scena.

«I giudici hanno annullato la sentenza limitatamente all’aggravante della violenza sessuale e rinviato al tribunale di Perugia, hanno accolto le nostre richieste. La sentenza è stata annullata nella parte in cui è stato condannato per la violenza sessuale e a questo punto può cadere l’ergastolo».

Presenti all’udienza anche i famigliari di Pamela Mastropietro, che si sono costituiti parte civile con lo zio, Marco Valerio Verni. Al processo ci sono anche altre due parti civili, il comune di Macerata, tutelato dal legale Carlo Buongarzone, e il proprietario della casa in cui avvenne il delitto di Pamela, l’avvocato Andrea Marchiori (oggi assente).

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Marco Valerio Verni, al centro, con i genitori di Pamela, Stefano Mastropietro e Alessandra Verni davanti alla Cassazione

«Siamo amareggiati, rispettiamo la sentenza ma speravamo in una conferma dell’ergastolo – dice l’avvocato Verni -, perché siamo fermamente convinti che Pamela sia stata pure violentata. L’appello bis è un prolungamento della sofferenza dei genitori e per tutta la famiglia. L’amarezza è aumentata anche dal fatto che se in primo grado fosse stata approfondita la questione della patologia psichiatrica di cui era affetta Pamela saremmo arrivati in Cassazione più blindati anche sotto questo punto di vista. Siamo invece soddisfatti per la conferma di tutti gli altri reati, in particolare l’omicidio perché sfata il tabù, in cui ancora qualcuno credeva, che Pamela fosse morta per overdose: è stata uccisa con due coltellate».

Pamela Mastropietro è stata uccisa il 30 gennaio del 2018. Pamela aveva incontrato Oseghale ai Giardini Diaz di Macerata e gli aveva chiesto se avesse dell’eroina. L’uomo, 33enne, aveva detto di non vendere quel tipo di droga e aveva chiamato un suo connazionale che aveva portato la droga e la ragazza aveva poi seguito Oseghale nella casa in cui l’uomo viveva in via Spalato. Da quella abitazione la ragazza non uscì viva. Il corpo fu fatto a pezzi da Oseghale che poi lo mise in due trolley che abbandonò a Pollenza, lungo via Dell’Industria.

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