Onorificenze, medici e infermieri esclusi
«Noi abbiamo combattuto davvero,
avremmo meritato tutti una medaglia»

PROTESTA - Malumore tra gli operatori sui nominati per il riconoscimento. Commenti tutt'altro che benevoli nelle chat di tutta la provincia. In particolare il personale del Covid Hospital di Civitanova: «Tra i premiati c'è chi non ha mai fatto neanche una vestizione». Il sindacato Uil Fpl: «Il sentimento che si è diffuso è l’umiliazione e la sconfitta di chi non ha mai chiesto né riconoscimenti né monumenti. Ignorati coraggio e abnegazione di tanti»

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Un padiglione del Covid Hospital

 

di Alessandra Pierini

«Tra i medici e gli infermieri a cui sarà consegnata la medaglia di cavalieri, ce ne sono veramente pochi  che hanno affrontato una procedura di vestizione, indossato una tuta, due paia di guanti, mascherina, calzature e cuffietta e sono scesi in campo». La notizia delle onorificenze destinate a medici e infermieri, in particolare con funzioni dirigenziali, ha creato un profondo malumore nella “base”. Commenti tutt’altro che benevoli sono rimbalzati nelle chat degli operatori. Tra questi ci sono i medici e infermieri dell’ospedale di Civitanova i quali, nell’ultimo anno, si sono dedicati con impegno e professionalità anche al Covid center. Ma a levare un grido di sdegno è anche la Uil Fpl Macerata: «Una scelta di cui non solo arrossire ma di cui ci si dovrebbe anche un po’ vergognare».
La direttrice dell’Area vasta 3 Daniela Corsi, come anche tutti gli altri Cavalieri, aveva già ieri dedicato il riconoscimento a tutti gli operatori sottolineando anche la figura fondamentale degli anestesisti ma questo non è bastato a placare gli animi. «La pandemia ci ha travolti – fanno sapere medici e infermieri di Civitanova – ci ha colti impreparati ma tutti gli operatori sul campo si sono rimboccati le maniche e hanno fatto il proprio dovere sacrificando a volte anche la vita personale. Dall’oggi al domani si sono chiusi reparti, ospedali riconvertendo attività, tutti impegnati a curare una malattia sconosciuta senza una cura certa. Si è vissuta (e in parte si vive ancora) un’esperienza surreale ma se abbiamo superato la prima ondata e poi le successive è per il lavoro di ogni singolo componente che lavora all’interno di una struttura ospedaliera o nel territorio: medici, infermieri, Oss, tecnici, addetti alle pulizie, servizio mensa, amministrativi. Ecco perché dare un nome e cognome ad un premio importante è riduttivo e anche un po’ offensivo nei confronti di tutte quelle persone che hanno fatto in maniera più che dignitosa il proprio lavoro, vedendosi cambiare il proprio ambito di lavoro dall’oggi al domani, cambi repentini di turni, ferie e riposi mancati. Forse sarebbe stato più onesto premiare l’Ordine dei Medici, i vari Ordini professionali e tutte le persone coinvolte perché questa battaglia l’abbiamo combattuta e la stiamo combattendo insieme».
L’amarezza degli operatori è rimbalzata nelle chat e nelle corsie: «E’ una guerra tra i poveri, lo sappiamo – proseguono – intanto c’è chi si arricchisce senza risolvere il problema. Ad esempio non capiamo perché non si punti sulle cure domiciliari. Dare queste medaglie fa parte dello stesso teatrino».

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Marcello Evangelista, segretario generale Uil-Fpl Marche

«Queste reazioni anche un po’ scomposte indubbiamente, a ben leggerle, oltre a farci riflettere dovrebbero far fare un bell’esame di coscienza a tutti – scrive la Uil Fpl Macerata –  Perché scavando in questi commenti così duri, per qualcuno forse incomprensibili, ci si accorge che il sentimento che li permea è un sentimento di umiliazione e di sconfitta. L’umiliazione e la sconfitta di chi non ha mai chiesto né riconoscimenti né monumenti. Che da mesi, andando al lavoro, indossa una tuta scomoda e degli occhiali che lo hanno pure ferito. E’ l’indignazione dei molti che si sono ammalati, contraendo il Covid lavorando davvero in prima linea tra i pazienti contagiati del Pronto Soccorso o del proprio reparto, di chi è finito intubato in rianimazione, di chi, pur di continuare e portare il proprio sorriso, le proprie cure, una carezza, a chi si era contagiato , e non mettere a rischio i propri familiari, ha scelto di vivere isolato per mesi interi sacrificando tutto. Il pensiero ci riporta alla mente quanti si sono visti addirittura minacciare di provvedimento disciplinare solo per aver osato indossare delle semplici mascherine chirurgiche o quanti in quelle prime frenetiche ore si è visto catapultare nei reparti covid e ha dovuto improvvisare i primi percorsi per limitare i contagi e si è trovato davvero solo e spesso senza neanche i necessari dispositivi di protezione individuale».

La lista sarebbe molto lunga, secondo il sindacato , di storie,  dimostrazioni di coraggio e di generosità e di vera abnegazione. «Purtroppo  – prosegue la Uil – non sono state degne di alcuna considerazione da parte di chi in questa Area Vasta si è allora assunto l’onere di indicare i meritevoli di un riconoscimento così importante. Una scelta questa che purtroppo all’atto pratico rischia di dividere il personale di questa Area Vasta che invece ha tanto bisogno di ritrovare fiducia e serenità soprattutto nei confronti di chi è ai vertici. Infatti quella folta schiera di operatori che in vario modo e in varia misura si è speso fino all’ultimo in questi mesi fa fatica a comprendere la logica miopie di una scelta di cui non solo arrossire ma di cui ci si dovrebbe anche un po’ vergognare! Perché se davvero questa onorificenza viene data per i particolari meriti dimostrati e per il lavoro svolto piuttosto che per il ruolo che uno riveste in quanto primario o coordinatore in quella determinata unità operativa o servizio, allora dobbiamo ammettere che molti sono quelli dimenticati. Pur con tutta la gratitudine per un siffatto riconoscimento e ciò che esso rappresenta per chi lo riceve e tutta la collettività, senza ovviamente voler sminuire e nulla togliere a nessuno di coloro che è stato proposto per ricevere questa attestazione, di sicuro andrebbero insigniti e non solo menzionati tutti quei colleghi dell’Area Vasta 3 che da mesi lavorano incessantemente nei reparti Covid, tutti i colleghi dei pronto soccorso, delle rianimazioni e delle malattie infettive oltre che tutti gli autisti di ambulanza e chi li coordina. In questa circostanza perciò vorremmo insieme almeno ricordare il loro impegno e ringraziarli tutti uno ad uno guardandoli negli occhi perché hanno saputo fare semplicemente il loro dovere ogni giorno, tornando a casa sudati, stanchi, provati ma mai piegati e sempre pronti a ripartire il giorno dopo. Essi, con la loro presenza silente, lontano dai riflettori, ci stanno aiutando a vedere la luce in fondo al tunnel».

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