Chiusa l’istruttoria sui bilanci,
la Corte dei Conti avvisa:
«Gravi irregolarità contabili»

MACERATA - Quasi 50 pagine di analisi dettagliate sui documenti dal 2014 al 2017. Le maggiori criticità sull'utilizzo ricorrente dell'anticipazione di tesoreria e sul calcolo del Fondo crediti di dubbia esigibilità. Rilievi anche sul project financing del parcheggio di via Armaroli e sull'operazione ParkSì. L'Ente ha 60 giorni di tempo per risolvere la situazione

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La Giunta di Macerata, a destra l’assessore al Bilancio Marco Caldarelli

 

di Federica Nardi

«Gravi irregolarità contabili» e 60 giorni di tempo per rimediare. Questo l’esito dell’accertamento della Corte dei Conti sui bilanci di Macerata dal 2014 al 2017. A pesare soprattutto una contabilizzazione inesatta del 2014 che si è ripercossa fino al 2016 e la non corretta quantificazione del Fondo crediti di dubbia esigibilità accantonato nei bilanci consuntivi del 2016 e 2017. Nel mirino della Corte dei Conti anche il project financing che riguarda i parcheggi di via Armaroli e la modalità di assorbimento del personale della Saba da parte di Apm quando l’ex Parksì fu acquisito dal Comune.

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Il parcheggio Centro storico (ex Parksì)

Quasi 50 pagine di critiche dettagliate e puntuali. È questo il “pacco di Natale” arrivato al Comune con la comunicazione della Corte dei Conti che ha chiuso l’istruttoria relativa ai bilanci passati. Un esito che fa eco ai pareri negativi dei revisori che, da mesi, segnalano l’opportunità di rivedere alcuni aspetti di formazione del bilancio. I problemi sono diversi ma strettamente collegati e iniziano tutti dall’uso massiccio del Comune delle anticipazioni di tesoreria. Uno strumento che dovrebbe essere utilizzato in casi eccezionali e che invece, rileva la Corte, è diventato da anni praticamente la norma. «Si rammenta che il reiterato ricorso all’anticipazione di tesoreria, derivante dalla crisi di liquidità che ha interessato il Comune, manifesta l’incapacità dell’Ente nel fronteggiare le spese correnti con risorse proprie e contribuisce anche a gravare il bilancio con oneri ulteriori che derivano dagli interessi passivi pagati sulle somme anticipate dal tesoriere», dice la Corte. Interessi che nel 2014 e 2015 sono arrivati rispettivamente a circa 30mila e 97mila euro. Questa modalità, prosegue il documento «è sintomo di disequilibrio di bilancio quando avviene con sistematicità» e inoltre «l’anticipazione usufruita per tutto l’esercizio finanziario e non estinta alla chiusura dello stesso (come è accaduto in quegli anni, ndr) costituisce il sintomo di un evidente squilibrio di bilancio. Il ripetuto ricorso a tale strumento potrebbe dissimulare forme di finanziamento a medio/lungo termine e, pertanto, configurare una violazione del disposto dell’articolo 119 della Costituzione in ordine all’utilizzo dell’indebitamento». Le anticipazioni del 2014 inoltre sono state contabilizzate in modo inesatto (la cifra in esame è di 362.783,65 euro) «generando un residuo attivo inesistente», così definito dal Comune stesso.

Secondo problema il tempo che ci mette il Comune a pagare per somministrazione, forniture e appalti. L’indicatore di tempestività è passato infatti dai 11,86 giorni del 2016 ai ben 79,48 giorni del 2017 che tradotto in cifre vuole dire oltre 18 milioni di euro pagati oltre scadenza. Terza nota dolente il Fondo crediti dubbia esigibilità per il quale, rileva la Corte, il Comune ha utilizzato un metodo di calcolo non adatto andando così a sottodimensionarlo a partire già dal 2016. Un fatto che ha inciso «sulla quantificazione del fondo in sede di rendiconto 2017 e, conseguentemente, sull’attendibilità del risultato di amministrazione a fine esercizio».

Il problema di questo calcolo si collega agli altri: «La predetta criticità va letta in stretta connessione con l’andamento delle riscossioni dei residui attivi che determina una massa di crediti, considerati nella loro totalità, cospicua». I residui attivi, cioè crediti che dovrebbero rientrare nelle casse comunali da tasse, affitti e così via si attestano a oltre 33 milioni del 2016, oltre 37 milioni del 2017 con una lieve flessione nel 2018 dove comunque restano sopra i 37 milioni. Si collega inoltre «alla connessa crisi di liquidità, che ha imposto all’Ente di ricorrere all’utilizzo dell’anticipazione di tesoreria nel corso degli esercizi 2015, 2016, 2017 e 2018 per importi considerevoli e per lunghi periodi nonché all’uso di fondi vincolati per il pagamento di spese correnti, spesso non integralmente ricostituite ai sensi di legge».

Riepilogando: il Comune ha un problema di liquidità, prende soldi tramite le anticipazioni, paga gli interessi e allo stesso tempo ha una marea di crediti da riscuotere. E sarebbe proprio questo uno dei nodi principali. Perché di questa massa di crediti, il Comune, al pari di molti altri in Italia, riesce a riscuotere poco. Nel 2016 il 47,69% delle entrate tributarie, il 27,30% di entrate extratributarie con un indice di riscossione per recupero evasione dell’8,22% (in cifre: circa 248mila euro a fronte dei 3 milioni di euro che dovevano entrare). Discorso simile per i proventi da violazione codice della strada che avevano registrato un indice del 12,27%. Il dato è migliorato nel 2017, con un indice di riscossione per recupero evasione al 23,30% e quello relativo alle violazioni stradali del 9,72.

Ultimo punto critico per la Corte il project financing di costruzione/gestione del parcheggio di via Armaroli per cui «sembra emergere un possibile squilibrio tra le prestazione del servizio rese in favore del Comune, l’utilità economica percepita dall’amministrazione nonché i potenziali ricavi in favore della società» e si invita anche l’Organo di revisione «a operare una attenta valutazione circa l’economicità dell’operazione, anche al fine di evitare operazioni elusive da parte dell’Ente dei vincoli di finanza pubblica». Sempre in tema di parcheggi, la Corte segnala anche «perplessità riguardo alle modalità con cui il Comune ha dato corso alla reinteralizzazione del servizio di parcheggio» prima gestito dalla Saba e ora in mano all’Apm (nel documento i nomi delle aziende sono omessi). «In particolare, suscitano perplessità le modalità di riassorbimento del personale dipendente nell’organico della società in house», dato che per le società a controllo pubblico servono «procedure concorsuali a pena di nullità del contratto di lavoro».

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Roberto Cherubini in Consiglio comunale

Roberto Cherubini, consigliere del Movimento 5 stelle, ricorda che «queste sono battaglie che portiamo avanti dall’inizio del mandato e ora c’è la Corte dei Conti a evidenziarlo. Ho evidenziato più volte che l’anticipo di tesoreria non può essere sistematico e i residui attivi sono una mia battaglia da sempre. A forza di urlare nel 2015 ottenni per il futuro bilanci di previsione fatti dicembre per l’anno dopo e non a luglio dell’anno da prevedere (come sempre successo in precedenza). Ho anche contestato una cosa importante e che la Corte rileva, cioè che allungano i finanziamenti per avere liquidità ma in questo modo creano debito per le future generazioni. E’ come se un padre di famiglia ricontratti un finanziamento passando da rate per 20 anni a rate per 50 anni».

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