Sentenza cannabis light,
«tante attestazioni di stima
Vietati prodotti nocivi alla salute»

IL QUESTORE ANTONIO PIGNATARO sulla decisione della suprema corte in merito alla commercializzazione dei prodotti a base di canapa contenenti thc. «Ho sempre agito per aiutare le famiglie. Grazie a chi mi ha sostenuto nonostante le minacce». Soddisfazione da parte del consigliere Elena Leonardi di Fratelli d'Italia

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Il questore Antonio Pignataro

 

E’ stato il primo questore in Italia ad adottare provvedimenti di sospensione dell’attività per i negozi cannabis light, e a eseguire sequestri. Ha ricevuto critiche, è stato oggetto di scritte offensive, «ma ho continuato, per le famiglie. Oggi ho ricevuto tante attestazioni di stima per quello che ho fatto» ha detto il questore Antonio Pignataro dopo la sentenza della Cassazione a sezioni unite che ieri ha dichiarato illegale la cannabis light. La vede diversamente chi vende questi prodotti e sostiene che in realtà non si parla di percentuale zero di thc ma di un contenuto che non sia drogante.

«Faccio una premessa. I cittadini che svolgono funzioni pubbliche devono adempierle, come recita la carta costituzionale, con disciplina e onore perché dalla loro condotta e onestà dipende la sicurezza, la giustizia, l’economia, la salute, le sorte dei nostri figli e del nostro stesso Paese» sottolinea il questore. «Per quanto riguarda la sentenza è anche una vittoria della polizia, ma lo è soprattutto delle famiglie. Stamattina ho ricevuto tante attestazioni di stima dalle famiglie. Il mio obiettivo principale era difendere le famiglie dalla disperazione di avere un figlio che fa uso anche di cannabis». Il questore fa l’esempio di una madre «che mi ha detto, piangendo: “mio figlio è entrato in catalessi, non fa altro che fumare queste sostanze che compra in questi negozi e io non posso neanche restare in casa per l’odore di queste sostanze. Non studia più, è sempre sonnolento, a volte  aggressivo nei miei confronti fino a picchiarmi”».

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Il questore con il procuratore Giovanni Giorgio

Piganataro ribadisce che «La cannabis light non esiste. La droga è droga. Punto. Basta far riferimento al Dpr 09/90 per rilevare che qualsiasi principio attivo, qualsiasi percentuale di Thc all’interno di queste sostanze costituisce droga e pertanto sono inserite nella tabella del Dpr non possono essere venuti, costituiscono droga a tutti gli effetti». Sulla questione del 5% di Thc. «E’ ingannevole il principio del 5% di Thc. La percentuale di 0,5 di Thc è un dato tecnico erroneamente recepito dalla giurisprudenza 20 anni fa senza nessun supporto scientifico e soprattutto senza alcun riferimento normativo. Tale dato tecnico elaborato negli anni 80 preciso e sottolineo fu calcolato su uno spinello del peso complessivo di un grammo. Ed è stato utilizzato purtroppo in modo anche ingannevole negli anni dalla giurisprudenza come valore idoneo a produrre effetti stupefacenti. Ripeto ancora che tale percentuale analizzata su un grammo, risulta ingannevole, in quanto la stessa dovrebbe essere considerata in base alla quantità di stupefacente che una persona può vendere o assumere. Basti pensare che ove si vendono tre grammi anche a singole bustine o si fumano tre spinelli contenenti un grammo, il Thc risulterebbe superiore allo 0,50 e come tale più che idoneo a produrre effetti stupefacenti.

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Chiusura di un negozio a Civitanova

Tale lettura ingannevole può essere ancora integrata e avvalorata dal dpr 309/90 dove si precisa che qualsiasi percentuale di Thc contenuto in questa sostanza è considerata droga a tutti gli effetti e inserita nelle tabelle come sostanza psicoattiva. Peraltro la vendita potrebbe essere consentita solo in farmacia dietro prescrizione medica con ricetta irripetibile e per patologie particolari». Ha poi aggiunto che «dai colloqui avuti con i ragazzi di San Patrignano e della comunità Incontro, l’uso della cannabis è stato per il 98% di loro l’inizio dell’inferno che li ha portati prepotentemente nell’eroina e nella cocaina e quindi nella schiavitù della droga, lacerando le loro famiglie e facendogli perdere la serenità e buttandoli nella disperazione più totale. Qui siamo davanti, come diceva il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi a biechi interessi economici di gente senza scrupoli che per arricchirsi calpestano in modo barbaro e la vita umana. Nel momento in cui i coltivatori diretti sottolineano che il mercato andrebbe in crisi per tale settore sarebbe come dire: autorizzate a venderci droga sennò non possiamo più coltivare la canapa. I negozi non verranno chiusi, possono vendere magliette, farina, dentifrici, cose che non contengono prodotti che possano rovinare la vita delle giovani generazioni». Pignataro ha poi ringraziato «il procuratore Giovanni Giorgio e i suoi sostituti che sono stati la guida di questo iter delicato e complesso. E ringrazio i miei poliziotti, tutti. La comunità e il vescovo di Macerata, la comunità di San Patrignano, la comunità Incontro, e tutti i cittadini del territorio di Macerata che mi hanno riservato attenzione e solidarietà e che mi ha dato coraggio a proseguire nella mia opera nonostante le difficoltà, le minacce e scritte offensive».

«Finalmente si fa chiarezza su una questione che aveva margini poco nitidi. Voglio sottolineare la positività della sentenza, che detta la linea dura laddove mancava una chiarezza normativa, e di fatto considera illegale la vendita della cosiddetta cannabis light, che, dati scientifici alla mano, è una droga a tutti gli effetti. Una battaglia partita proprio dalla nostra provincia, grazie all’impegno del questore Pignataro e del procuratore Giorgio» ha detto Elena Leonardi capogruppo in Regione dei Fratelli d’Italia.

(redazione CM)

 

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