Il questore Antonio Pignataro con, da sinistra, il commissario capo Gabriele Di Giuseppe, il medico Fabio Frascarelli, e il commissario capo Maria Raffaella Abbate
di Gianluca Ginella
«La cannabis light non esiste. Non si possono vendere prodotti contenenti thc, saranno tutti sequestrati». Così il questore di Macerata Antonio Pignataro che per primo in Italia, con il coordinamento del procuratore Giovanni Giorgio, ha dato il via ad una indagine e poi a sequestri su prodotti che contengono cannabis. Due i negozi sequestrati nel capoluogo, e 807 i prodotti tolti dal mercato e che venivano venduti come oggetti da collezione (leggi l’articolo).
A comprarli erano ragazzi, «alcuni minorenni – dice il questore –. Su “alert istituzionale” la polizia al fine di tutelare la salute nostra e delle giovani generazioni ha avviato un’attività contro il proliferare degli esercizi commerciali che con maldestre condotte vendevano prodotti di cannabis con Thc 0,60» ha spiegato il questore. L’attività di indagine è in corso in queste ore. Dal mercato sono state tolte 807 confezioni di prodotti a base di cannabis e che vengono vendute a 20 euro. Sulle confezioni viene precisato che non sono prodotti da fumare o ingerire ma che sono da collezione o ricerca. L’indagine si allargherà anche a chi li produce. Intanto però il titolare delle due attività (una in via Lauri, la Indoonova, la seconda a Piediripa, in via Cluentina) è indagato per spaccio di droga. Perquisiti i suoi negozi, la sua casa e le abitazioni di due dipendenti. La questione, ha spiegato il questore, è che non è possibile vendere la cannabis light, non è possibile vendere marijuana anche se con un principio attivo di 0,2%. La legge 242 del 2016 precisa che è possibile coltivare la canapa con un principio attivo da 0,2 a 0,6.
Ma mettere in commercio prodotti a base di cannabis, anche se con principio attivo di 0,2%, non è possibile perché è ritenuta sostanza stupefacente visto che «il limite di thc per dire che non siano stupefacenti non è mai stato determinato» ha spiegato Fabio Frascarelli, medico della polizia. E anche chi compra può finire nei guai: «Chi viene trovato in possesso di questi prodotti rischia, a seconda del quantitativo, una segnalazione amministrativa o la denuncia» ha spiegato il commissario capo Maria Raffaella Abbate, nuovo dirigente della Squadra mobile di Macerata (ha preso il posto del vice questore Alessandro Albini che da lunedì comanda la Mobile di Lecce). Le indagini della Mobile sono partite due mesi fa, e con il coordinamento della procura di Macerata hanno consentito di individuare una serie di clienti dei negozi che vendono prodotti a base di canapa. Chi li acquistava non sembra li tenesse poi per collezionarli o fare ricerche. Dopo aver raccolto una serie di elementi di indagine e aver analizzato i prodotti che venivano venduti, la Mobile oggi ha dato il via a sequestri, disposti dal gip Domenico Potetti, e perquisizioni. Il questore ha disposto la chiusura dei negozi in via preventiva, a tutela della salute. «Siamo qui per aiutare i giovani della provincia e continueremo a farlo» ha detto il questore Pignataro.
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Complimenti vivissimi al Questore e a tutto il personale della Polizia per una operazione coraggiosa e contraria all’ipocrisia del nostro Stato, che, sulla spinta dei grandissimi interessi sottesi alle dipendenze, sta ripetendo sulla cannabis la stessa folle situazione verificatasi con il gioco d’azzardo.
L’ipocrisia è evidente laddove la marijuana è indicata come ‘oggetto da collezione’.
una domanda sorge spontanea: se la vendita della cannabis non e’ stata mai legalizzata come hanno fatto e in base a quale criterio questi signori avrebbero aperto le attivita commerciali? alla base di tutto io invece penso che ci sia la solita ambiguita legislativa tutta italiana che lascia spazio a mille interpretazioni salvo poi aspettarti al varco per troncarti le gambe togliendoti lavoro e estorcendoti soldi!
…cioè prima li fanno aprire, e poi li chiudono…boh! Comunque il paragone tra gioco d’azzardo e cannabis (ex-legale) di questo tipo non regge, il primo ha un “thc” molto superiore!
La legge definisce il limite massimo (0,6%) della canapa da coltivare, non il limite massimo della canapa da vendere. Ossia la canapa non si può vendere ai commercianti ‘normali’. Quella coltivata ha usi terapeutici ed ha quindi canali particolari per la commercializzazione. I commercianti hanno preso fischi per fiaschi.
e chi ha permesso o perlomeno come è stato possibile che i proprietari di queste attivita siano stati cosi “ingenui” ? aprire un esercizio per commercializzare stupefacenti non è fattibile quindi o queste sostanze tali non erano o qualcuno ha fatto finta di non capire la tipologia della licenza concessa
Forse la legge non è particolarmente chiara, come spesso succede, e d’altronde il Consiglio Superiore della sanità ha dato, dopo, un’interpretazione restrittiva della stessa.