di Fabrizio Cambriani
Grandi manovre in materia di sanità regionale. Il 2019, ormai alle porte, è del resto l’ultimo anno utile per Ceriscioli e la sua giunta, per tentare di invertire la tendenza. Che, sin qui, ha registrato disastri su tutti i fronti. Liquidato con il congresso regionale il dissidio, tutto interno al Partito Democratico, il governatore non dovrebbe trovarsi più davanti nessun ostacolo nel suo percorso di avvicinamento: obiettivo la rielezione nel 2020, con il passaggio intermedio delle amministrative, in particolare la conferma del comune di Pesaro. Da indiscrezioni di stampa si sussurra che sia già pronta la delibera per l’ospedale provinciale, alla Pieve di Macerata. Il sito, come è noto, venne individuato dal temibile algoritmo che il matematico Ceriscioli scatenò contro i sindaci recalcitranti e inconcludenti del territorio, che tra loro litigavano (ma in verità litigano ancora oggi) per avere il nosocomio centrale dietro l’angolo. Se l’attesa delibera non la porterà Babbo Natale, toccherà sicuramente alla Befana. Una roba – almeno sulla carta – da 230 milioni di euro di spesa.
Proprio mentre uscivano le indiscrezioni sulla partenza dell’ospedale unico, il direttore di area vasta di Macerata si premurava di consegnare alla stampa dichiarazioni rassicuranti riguardo gli ospedali dei comuni montani. «Nessuna riduzione dei servizi sanitari». Così garantiva Maccioni ai comitati civici montani, allarmati per i pensionamenti di importanti figure mediche.
In realtà si è trattato di semplici diversivi per sviare l’attenzione dall’atto più importante e di una portata straordinaria. Quello compiuto dalla giunta regionale il 27 novembre. Con la delibera 1623, approvata all’unanimità – risultavano assenti gli assessori Bora e Cesetti – e attraverso un inciso, si classificava in Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione) di secondo livello il futuro ospedale unico di Marche Nord, cioè quello di Pesaro e Fano. Ciò significa che, nel momento in cui verrà realizzato l’ospedale unico di Pesaro e Fano, esso non sarà più di primo, ma disporrà della Dea di secondo livello. Nel documento istruttorio ci si limita a segnalare semplicemente che la Dea salirà al secondo livello, ma in realtà le competenze saranno tantissime in più. Ne segnalo solo alcune: cardiologia con emodinamica interventistica h24, neurochirurgia, cardiochirurgia, chirurgia vascolare, rianimazione cardiochirurgica, chirurgia toracica, maxillo facciale, chirurgia plastica, endoscopia digestiva ad elevata complessità, broncoscopia interventistica, radiologia interventistica, rianimazione pediatrica e neonatale, medicina nucleare. Praticamente un Torrette bis. È ovvio che un tale salto di qualità – inserito in un semplice passaggio di una delibera di giunta – richiede un trasferimento di risorse eccezionali. Risorse che prenderanno la direzione di Marche Nord. E che, di conseguenza, verranno verosimilmente sottratte alle province del sud. Il risultato sarà che i Dea di secondo livello, in una regione che conta meno di un milione e mezzo di abitanti, saranno dislocati nelle province di Pesaro e Ancona. Entrambi sulla costa e a distanza di soli ottanta chilometri uno dall’altro.
Una questione del genere sarebbe dovuta diventare tutta politica perché coinvolge e stravolge le prerogative del Consiglio Regionale. È noto infatti, che in questo periodo, si sta elaborando il Piano sanitario regionale. Un atto di programmazione – anzi l’atto di programmazione per eccellenza – la cui competenza fa capo esclusivamente al Consiglio regionale. Approvando la delibera 1623, la giunta regionale, con un intervento a gamba tesa, di fatto espropria il Consiglio delle sue prerogative. Una scorrettezza e una protervia che a memoria d’uomo non si erano mai viste. Proprio perché riduce a scendiletto del presidente e dei singoli assessori l’intero Consiglio regionale. Che, sia detto a onore del vero, ultimamente solo questo si trova costretto a fare. I recenti e reiterati pronunciamenti del Tar sulla caccia, hanno infatti obbligato il Consiglio regionale ad approvare leggi “a la carte” per riparare i tanti pasticci normativi sull’attività venatoria. Provvedimenti che essendo palesemente anticostituzionali, dovrebbero essere coerentemente dichiarati irricevibili dall’ufficio di presidenza del Consiglio. Invece nessuno ha alzato un sopracciglio. Così come, in questa più grave circostanza, nessuno si è sentito in dovere di chiedere almeno il doveroso rispetto dei ruoli. Silenzio totale e totale servilismo. Come non si era mai visto nemmeno nei film di Fantozzi.
L’altro interrogativo che questa delibera pone, è di carattere temporale: perché si vuole decidere oggi su di un ospedale che ancora non esiste e chissà quando verrà realizzato? Siccome i signori consiglieri regionali – a 5/6mila euro di gettone di presenza al mese – non si sono accorti o fanno finta di non accorgersi, butto lì io una possibile risposta: potrebbe essere che proprio in questo preciso momento il Pesarese la fa da padrone. Infatti, il suo territorio esprime il presidente della giunta che è anche assessore alla sanità e il segretario regionale del Pd. Oggi che i pesaresi hanno sbaragliato l’opposizione interna possono permettersi qualsiasi cosa. Perfino ridurre l’istituzione Consiglio regionale a un votificio senz’anima o peggio a “un bivacco di manipoli” di mussoliniana memoria. Il tutto alle spalle di tutti gli altri territori della regione. Che, per adesso, si possono accontentare di piccoli annunci natalizi, avvolti in graziosa carta da regalo. Il classico pacco di Natale rifilato ai marchigiani di serie B. Che tanto la ciccia, quella vera, resta nel Pesarese.
Rielezione di Ceregioli...parola spropositata....basta il terremoto ...se il resto dei marchigiani ha un minimo di intelligenza voterà qualsiasi altro candidato
caro presidente, ricordi che le Marche , non sono solo Ancona e Pesaro ...!!!!!!!!!! il 2020 e' vicino..non canti vittoria...non si sa mai
La questione dell'Ospedale San Salvatore E' vecchia : quell'ospedale è nato come azienda grazie al fatto che il ministero aveva chiuso tutti gli occhi che aveva , nel momento in cui venne trasformato in azienda ospedaliera ; mentre per l'ospedale di Torrette aveva solo chiuso due occhi .Allora in questa regione non vi erano aziende che avevano la caratteristiche richieste per essere tali. e Torrette le ha avute queste caratteristiche grazie a investimenti enormi .E la questione politica dello strapotere di Pesaro è ancora più vecchia .Ma la questione non può essere :allora vogliamo anche l'azienda Marche sud , perchè non funziona così ,La questione invece deve essere vogliamo che ai cittadini venga garantito l'accesso ai servizi in misura eguale .E questo non lo chiede nessuno , perchè tutti continuano a confondere la presenza di posti letto ospedalieri e di 'primari' con la disponibilità di accesso , invece non è più così , da un pezzo ....ma a quanto pare di questo non ha vogli ai di parlare nessuno ...
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Da Ancona in giù le Provincie di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno non hanno MAI contato nulla. E questa è l’ennesima conferma.
E’da tempo che voglia spingere più dalle sue parti:zona nord marche,facendo l’occhiolino alla provincia anconetana, credo che dopo ancona,si sentano più romagnoli che marchigiani,ma è un mio presentimento.
La Democrazia non esiste. Leonida Rubistein
Ma infatti, quando c’è stata sta Democrazia e limitiamoci all’Italia che non abbiamo niente da invidiare a nessuno, anzi ci sono ancora popoli che un giorno stanno in guerra e il giorno dopo in miseria e nel week end in guerra, in miseria e con l’aggiunta di qualche bastonata ma non per questo devono venire in Italia ma fare come abbiamo fatto noi, millenni di battaglie per trovarci ad essere ancora nullità di fronte a chi diamo il potere o se lo prende . Poi possiamo soffermarci un attimo sul Kosovo che sta preparando una probabile nuova guerra con i serbi e dobbiamo andarci noi che già ci stiamo a metter le paci? . Attimo finito. Rimaniamo in Italia. Nel sette,otto, novecento abbiamo avuto di tutto e di più tra francesi austriaci, spagnoli, papati, et et.. Poi finalmente una guerra mondiale la seconda dopo che nella prima erano morti seicentomila italiani tutti volontari, i quali dalle profonde campagne avevano capito che il loro futuro stava nella determinazione dei popoli, nello spirito risorgimentale e la difesa felle frontiere che non erano i cartelli che indicavano l’entrata in paese se c’erano e chi per mano degli austriaci e chi per mano del fuoco amico che faceva le famose decimazioni o li faceva fucilare dai carabinieri per diserzione e magari possiamo anche metterci tutti gli invalidi e i tantissimi Scemi di guerra, di cui se ne parla sempre poco ma ogni paesino ne aveva almeno uno. Non era difficile diventare Scemo di guerra, bastavano ripetute situazioni dove panico, terrore allo stato puro, paura di morte imminente da qualche proiettile o granate, più il freddo le malattie tipo tisi , tifo, colera ,vaiolo e ci si mise pure la spagnola, Sorvolo sul periodo tra le due guerre almeno che non sia stato inventato il termine Democraziafascista ma non mi sembra e dopo solo una piccola nota sugli effetti psiconeurologici che da scemo di guerra assolutamente irrecuperabile e forse era una fortuna se non ti faceva ricordare le belle notti stellate se pur gelide su qualche cima di montagna,si passò a più sofisticate isterie, psicosi, nevrastenie che dovrebbero aver dato molto materiale per lo studio e la cura di dette malattie, ma una pillola che faccia diventare democratici in massa al posto dei soliti parassiti che approfittando dell’ignoranza incurabile degli italiani dovuta al fatto che crescono e ad ogni passo vedono nuove necessità che chi c’era prima non dava e allora come ragionamento conseguenziale di altissimo ingegno va da se che saranno i prossimi a darcelo, non è stata ancora inventata. Non è vero che non è stata inventata la Democraziafascista o meglio quella che non chiamiamo la Democraziadittatoriale che trova il tempo che trova. Più è corta e meglio sarebbe ma non lo è mai. Per antonomasia possiamo dire con certezza che se si parla di Democrazia in Italia dobbiamo parlare di Democrazia Cristiana. Se in Italia ci sarebbe stata una vera Democrazia, non poteva che chiamarsi così. Stava bene ai politici che giocando sulla cristianità facevano credere che non avevano screzi con il Vaticano e in mezzo loro, tutti i cristiani cattolici che davano il voto a questa Democrazia Cristiana che comunque tanti dubbi dava . Però, possiamo chiamare democrazia un sistema di vita dove quando per aver un piccolo diminuimento delle ore di lavoro, qualche soldo in più, più sicurezza nei posti di lavoro, una scuola più accessibile per tutti e qui per carità non andiamo a toccare Don Milani sennò cominciamo a scoprire veramente i nervi di chiesa e stato e magari pure i nostri, cure per tutti ecc. si doveva prima farsi ma anche dare randellate alla polizia, carabinieri per chissà quante volte. E’ Democrazia questa. Non mi sembra. E allora anche se la Storia non ce ne dà esempi, almeno per quel che ricordo o sappia io, parliamo sempre e comunque di Storia. Parliamo di secoli che comunque hanno avuto più nei torti e niente o proprio poco da dirci sui diritti per i popolani non autonobilitatisi da sangue diventato blu per chissà quale miracolo mai successo, che hanno avuto personaggi degni di essere ricordati per le loro gesta che siano state buone o perfide come il colore effettivo della loro linfa vitale, insomma davanti a tanto possiamo se proprio vogliamo parlare di democrazia, o di comportamente democratici prendere in considerazione Ceriscioli, Maccione, Ciarapica, Troiani, Carancini? Possiamo stupirci che loro si comportino in maniera perfettamente simile a quelli che li hanno preceduti avendo o tanto potere oppure così piccolo ed effimero come quello di un capocondomino o un portiere di notte?
Il PD di Civitanova,Recanati ,Tolentino e in parte Macerata,lo hanno sostenuto,adesso non vi lamentate,invece di votare Pietro Marcolini persona capace della nostra terra
La “mission” di Cerescioli, sin dalla campagna elettorale del 2015, è stata la seguente: favorire a tutti i costi la sanità privata a scapito di quella pubblica; quel poco di accettabile destinato a rimanere nella sanità pubblica, collocarlo nel nord delle Marche.
E’ per questo motivo che il governatore si è tenuto stretto la delega alla sanità, gestita direttamente e tramite la cosiddetta esperta economica Sara Giannini, nonostante il terremoto, che avrebbe dovuto consigliargli di dedicarsi a tempo pieno all’emergenza, alla ricostruzione, alla tutela dei marchigiani messi letteralmente a terra dal sisma.
I risultati, adesso, si vedono con chiarezza, sia sul fronte sanità che su quella della gestione del terremoto. In entrambi i casi, una vergogna colossale.
La ” mission ” di Ceriscioli si è fatta sentire anche nell’emergenza terremoto. Credo che nessuno dimenticherà mai gli animali e le loro espressioni smarrite e di incredulità tra la neve così come sarà impossibile dimenticare i funghi violacei delle Sae ammuffite. Tante altre cose ” il qualcuno della strada “non dimenticherà. E si si farà l’algorattimizzato ospedale unico a Macerata, zona Pieve che sta in discesa e che portarla in piano bisognerà ricostruirla in salita, non potrà che avere il suo nome.
Io dissento del tutto dall’articolo.
Ceriscioli è del PD e la sua giunta è sostenuta dal PD e dai suoi alleati.
Quindi, per definizione, è democratico, buono e giusto; mentre coloro che gli si oppongono sono fascisti o pseudofascisti, bigotti, ignoranti, zoticoni: in una parola “barbari”, come disse Augias, che non hanno la minima idea di cosa sia lo stato di diritto, come sentenziò lo stesso Augias, mica come questi qua, che hanno sempre in mente il mugnaio di Potsdam.
Insomma, diciamolo: gli argomenti di Cambriani sono gli argomenti di un populista, come tali da rifiutare per definizione.