Ospedale di Macerata, rischio smacco
per radiologia interventistica

SANITA' - L'innovativa branca medica che si propone di operare con meno rischi, potrebbe non arrivare al nosocomio del capoluogo nonostante i provvedimenti regionali e le rassicurazioni di Ceriscioli a Carancini. Il nodo è il mancato bando per il nuovo primario che non è mai stato fatto. A contendersi il reparto ci sarebbero Ascoli e San Benedetto

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Da sinistra: il sindaco di Macerata Romano Carancini, il governatore Luca Ceriscioli e il direttore di Area vasta 3 Alessandro Maccioni

L'ospedale di Macerata

L’ospedale di Macerata

 

di Federica Nardi

Radiologia interventistica non andrà a Macerata. Questo il rischio concreto alla vigilia del nuovo provvedimento dell’Asur che presto ridisegnerà la distribuzione dei reparti (reti cliniche) del territorio marchigiano. Un fatto che renderebbe vane le promesse fatte al sindaco Romano Carancini dal presidente della Regione Luca Ceriscioli e che soprattutto straccerebbe le carte di palazzo Raffaello che nel 2014 assegnavano al capoluogo una specializzazione chiave per tutte le Marche sud. La radiologia interventistica è una branca medica all’avanguardia. Nasce per sviluppare tecniche meno invasive rispetto alle metodiche chirurgiche standard, ma che producono gli stessi risultati clinici. Attraverso varie tecniche, come tac, ecografia, angiografia, risonanza magnetica permette di effettuare trattamenti mirati raggiungendo la sede della malattia attraverso le vie naturali (sistema urinario, digestivo, vascolare) o con un accesso diretto all’organo malato, che prevede di essere rapido e senza rischi. Non ha l’obiettivo di sostituire la chirurgia, ma di affiancarla come alternativa, soprattutto se il normale intervento comporta maggiori rischi.  Ora il punto è che a separare il documento dall’attuazione vera e propria manca il bando per il primario di radiologia interventistica. Per averlo servirebbe una firma dell’Asur che doveva arrivare entro il 31 dicembre 2015 (data indicata nei documenti regionali e parola dell’allora responsabile del procedimento Pierluigi Gigliucci, leggi l’articolo) e che, dopo due anni di attesa, adesso potrebbe non arrivare mai. Il motivo non è chiaro.

Il direttore Asur Alessandro Marini e il governatore Luca Ceriscioli

Il direttore Asur Alessandro Marini e il governatore Luca Ceriscioli

Alla base delle titubanze dei vertici dell’azienda ci sarebbe un’ipotetica incompatibilità tra il documento di due anni fa che assegnava Radiologia interventistica a Macerata (reparto che doveva servire, nei piani, anche le aree vaste di Fermo e Ascoli) e il decreto 70 del 2015, vera chiave di volta del riassetto sanitario a livello nazionale. Un conflitto che però non sembra esserci, visto che il provvedimento del 2014 recepiva e citava apertamente la cosiddetta bozza Balduzzi, tradotta poi nel decreto 70. E il 29 febbraio, quando la Regione ha recepito una volta per tutte il decreto 70, non c’è stato nessun riferimento a eventuali incompatibilità per la rete di radiologia interventistica a Macerata. Né è chiaro perché l’Asur abbia la facoltà di congelare o meno un provvedimento che andrebbe fatto per legge. Un dubbio che lo stesso sindaco di Macerata Romano Carancini aveva espresso durante la visita del governatore all’ospedale di Macerata (leggi l’articolo). Nel nosocomio del capoluogo, al momento, c’è un solo primario radiologo, Luigi Oncini. Prima ce n’erano tre e quando gli altri due sono andati in pensione non sono stati sostituiti, proprio come previsto dal riordino delle reti cliniche del 2014, che ne indicava uno per area vasta. Un riordino che però più a sud nell’Ascolano ancora stenta a partire. Nell’Area vasta 5 sono infatti due i primari radiologi, uno ad Ascoli e uno a San Benedetto. Così tra le ipotesi spunta anche quella che, con Macerata fuori dai giochi, uno dei due primari dell’Ascolano venga riconvertito in radiologo interventista. Una possibilità che, se confermata dal nuovo provvedimento dell’Asur sulle reti cliniche, spetterà all’azienda giustificare. E uno scenario sempre meno confortante per l’ospedale di Macerata, cartina di tornasole del peso politico del capoluogo nei disegni regionali. Uno scenario preannunciato in tempi non sospetti da Carlo Cambi (leggi l’articolo), che dalle pagine di Cronache Maceratesi avvisava: «Macerata pagherà da qui a un decennio la perdita del suo ospedale».



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