Referendum sulle trivelle. A pochi giorni dal voto i big della politica regionale dicono la loro sulla consultazione di domenica. Spade incrociate nel Pd: dalla parte del no il senatore maceratese e membro della Commissione Ambiente Mario Morgoni, dalla parte del sì invece il presidente della Regione Luca Ceriscioli.
«Quello di domenica non è un referendum per stabilire chi è a favore del petrolio o del gas e chi è a favore delle energie rinnovabili – dice il sentaore di Potenza Picena Mario Morgoni – ma una consultazione dove ognuno è chiamato ad esprimersi sull’opportunità di continuare o meno l’ attività di estrazione in corso. Tutti vorrebbero giustamente che le energie da fonti fossili fossero sostituite da energie da fonti rinnovabili ma questo resta un obiettivo che non rappresenta certo la realtà di oggi. Nonostante l’ Italia abbia messo in campo negli ultimi anni una nuova politica energetica rivolta alla sostenibilità ambientale che ci ha portato a raggiungere in anticipo l’obiettivo del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020, ancora oggi il nostro paese è dipendente dall’estero nella misura del 75% (tre quarti) per il proprio fabbisogno energetico».
«Personalmente penso che si possa e si debba fare meglio – spiega il senatore del Pd – puntando ancor più decisamente sulle rinnovabili per avere energia più pulita e per ridurre la nostra dipendenza ma è altrettanto vero che per arrivare ad un obiettivo così virtuoso dovremmo necessariamente passare per una fase di transizione nella quale non potremo fare a meno di energie fossili. Vi sono quindi due dati di fatto inoppugnabili: da una parte dovremmo continuare purtroppo per anni ad utilizzare fonti fossili e ancora per anni dovremmo approvvigionarci all’estero per una parte del nostro fabbisogno energetico. Siccome le cose stanno così, credo sia saggio utilizzare almeno fino in fondo le risorse di cui disponiamo come paese, comprese quelle da fonti fossili, specialmente se hanno, come il metano, un impatto ambientale molto più basso del petrolio e ancor più del carbone. Per questo credo che domenica prossima bisogna pronunciarsi con un no al quesito referendario. Un no ad interrompere l’ attività di impianti che sono già operativi e che attingono da giacimenti cui possiamo ancora estrarre energia utile per il paese, prevalentemente metano. Senza dimenticare che l’ individuazione di questi depositi ha richiesto un grande impegno di studi, ricerche, tecnologie e risorse finanziarie.
«Del resto – continua Morgoni – se con una mano chiudessimo questi impianti, con l’altra dovremmo acquistare l’energia che rinunciamo ad estrarre dai nostri giacimenti. Francamente mi sembrerebbe un atto di autolesionismo. Così come mi sembra puro allarmismo voler evocare disastri ambientali e fenomeni di grave inquinamento, se penso che Ravenna, di fronte al cui litorale gravita il numero maggiore di piattaforme, è detentrice da anni della bandiera blu, simbolo della qualità delle acque. Domenica non ci sarà uno scontro tra le ragioni del bene e del male, ma solo tra quelle del buon senso e quelle di chi immagina modelli perfetti senza sapere che anche per camminare verso le utopie occorre fare un passo alla volta».
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Di tutt’altro avviso il governatore Ceriscioli che spiega le ragioni del suo sì al voto di domenica: « Per questo domenica andrò a votare e voterò sì. Anzi voterò due Si, considerando che, nel mio comune di residenza, si voterà anche per il referendum per la fusione dei Comuni di Pesaro e Mombaroccio. Sono soddisfatto del lavoro fatto dal Governo e dalle Regioni in questi mesi sul tema delle trivellazioni. Nella legge di stabilità 2016, in vigore dal 1 gennaio scorso, infatti, l’esecutivo nazionale ha inserito diverse di quelle richieste che alcuni Consigli regionali, compreso quello delle Marche, avevano sollevato, dando risposta a cinque dei sei quesiti. È vietato fare nuove trivellazioni nelle aree marine protette e nel raggio delle 12 miglia dalla costa, con blocco di tutti i provvedimenti concessori dal 1 gennaio 2016, anche quelli già avviati ma non ancora giunti a compimento. Tra le altre proposte, già accolte, figurano inoltre: declassamento delle attività di trivellazione (non più carattere strategico, di indifferibilità e urgenza), ma solo pubblica utilità; abrogazione della norma che consentiva al Governo di emanare il piano delle aree in cui sono consentite le attività di trivellazione. Così Regioni ed enti locali tornano ad avere voce in capitolo con la Conferenza Unificata. Scomparsa della possibilità di proroga della fase di ricerca degli idrocarburi (6 anni) e della fase di coltivazione degli stessi (30 anni). Disposizioni che hanno consentito il superamento di 5 dei 6 quesiti referendari presentati da alcuni Consigli regionali. Il quesito rimasto riguarda solo le trivellazioni già in essere e la durata delle loro concessioni. Molte questioni, dunque, sono già state superate grazie al lavoro proficuo fatto in questi mesi dal Governo in collaborazione con le Regioni con i quesiti accolti. Il referendum riguarda un solo quesito, la durata delle concessioni entro le 12 miglia, un tema residuo».
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Bene Ceriscioli. Male Morgoni.
Non certo per il NO, è la sua opinione, ma perchè tra tutti gli esempi che poteva portare, quello di Ravenna è lil meno indicato. per poter affermare che le estrazioni non provocano disastri ambientali. “La bandierina blu” , Senatore., non basta.
Quanto riporto brevemente è dal Fatto Quotidiano
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/08/referendum-trivelle-ravenna-e-per-il-no-occupazione-a-rischio-ma-intanto-la-capitale-delloffshore-sta-sprofondando-dentro-al-mare-tornera-palude/504367/
ma le allego anche un link da cui potrà informarsi meglio sulla realtà da lei citata.
” […]Nel frattempo però Ravenna sta sprofondando a causa del fenomeno della subsidenza. Secondo alcuni studi, la principale causa dell’abbassamento del suolo è l’attività delle piattaforme più vicine alla costa. Come Angela Angelina, di proprietà dell’Eni che si trova a solo un chilometro e mezzo da Lido di Dante: negli ultimi 20 anni, da quando l’impianto è stato istallato, la terra è sprofondata di 45 centimetri. Il risultato? La spiaggia e la pineta sono quasi perdute perché il mare le ha invase e da qualche anno a ogni mareggiata anche l’abitato finisce sott’acqua.
La situazione è così grave che il comune, in nome della lotta alla subsidenza, ha annunciato il benservito al Cane a sei zampe chiedendo la chiusura dell’Angelina (la cui concessione è in scadenza nel 2027). I comitati ambientalisti sottolineano che è troppo tardi e parlano di mossa elettorale del Pd per disinnescare il referendum e vincere alle prossime amministrative. Per capire quale sarà il futuro del Lido di Dante basta andare a farsi un giro a Nord di Ravenna: a Marina Romea, dove al largo sono state istallate le prime piattaforme negli anni ’70. La spiaggia è completamente sparita e grossi argini “all’olandese” difendono la terraferma dall’avanzata inesorabile del mare. “La zona tornerà come era migliaia di anni fa – constata amaro Claudio Mattarozzi di Legambiente – una palude”
http://www.ravennatoday.it/tag/subsidenza/
Gentile signora Moroni, i fenomeni di subsidenza nel territorio ravennate datano da qualche migliaio di anni , quando ancora non esisteva l’Eni ne’ le piattaforme per l’ estrazione del petrolio. Se si informasse leggendo anche qualche libro di storia invece che solo il Fatto Quotidiano, scoprirebbe forse tante cose interessanti .
Egregio Senatore, così, per curiosità, da cosa desume che legga SOLO il Fatto Quotidiano?
Io , invece, dalla sua risposta desumo ,con buona certezza, che lei non è affatto interessato a conoscere la verità dei fatti , i dati reali, che non stanno nei libri di storia, ma nelle pubblicazioni frutto di studi recenti legati proprio alle estrazioni di idrocarburi , e, commissionati dagli enti i locali.
Infatti.
“[…] la subsidenza antropica ha raggiunto negli anni 1940-1980 (nella costa emiliano-romagnola) velocità massime di 50 mm/anno. Le cause accertate sono l’estrazione di acqua e di metano dal sottosuolo […]» (dalla pubblicazione della Regione dal titolo “Strategie e strumenti di gestione della costa in Emilia-Romagna”); ”
E ancora:
“[…] Recenti ricerche hanno rilevato significativi abbassamenti del terreno in corrispondenza dei pozzi metaniferi. Uno studio condotto in prossimità del giacimento di gas Angela-Angelina ha evidenziato che la coltivazione di tale attività ha prodotto in oltre 20 anni, sui fondali compresi tra i 4 e i 6 metri, abbassamenti presumibilmente superiori ai 200 cm. In prossimità del suddetto impianto, tra il 1984 e il 1993, si è registrato un abbassamento di 80-90 cm sui fondali compresi tra i 3 e i 6 metri […]» (dal Piano Strutturale Comunale del Comune di Rimini);
“[…] la coltivazione di un giacimento di metano produce un abbassamento di 7-9 mm/anno nella zona corrispondente alla proiezione in superficie del suo perimetro; l’area interessata dalla subsidenza indotta è compresa tra i 5 e i 10 km dal giacimento […] risulta che il trend della subsidenza è decisamente aumentato (2–5 mm/anno) nei circa 10 km di litorale che risentono degli effetti indotti dalla coltivazione del giacimento Angela-Angelina […]» (dalla rivista di Arpa – Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto:);
[…] tenuto conto che la subsidenza è un fenomeno irreversibile e che la componente naturale è ineliminabile, occorre azzerare o ridurre drasticamente nel più breve tempo possibile la subsidenza dovuta a cause antropiche. A tale scopo è necessario: – ridurre l’estrazione di fluidi dal sottosuolo; – evitare la concessione allo sfruttamento di nuovi pozzi di metano a terra e a mare, in una fascia bifronte di 3 miglia marina dalla linea di costa […]» (dal Master Plan della Costa del Parco del Delta del Po).
La concessione ENI per l’Angela Angelina, di fronte a Lido di Dante, l’unica località della regione a ospitare così vicino (due chilometri dalla costa) una piattaforma per l’estrazione di metano, è stata installata nel 1997. Dal 1999 a località ha conquistato il primato in termini di subsidenza a livello di costa emiliano-romagnola e dal 1984 al 2011 si è abbassata di un livello record di 45 centimetri.
Mi dispiace dovermi dilungare e annoiare coi numeri, ma come vede, i 45 cm di abbassamento della costa ravennate in soli 20 anni, hanno una diversa causa rispetto la liquidazone del problema che lei ne ha fatto.
Ma, se non le piace questo argomento, si potrebbe parlare anche di sciame sismico nell’Adriatico , di ” rischio sismico indotto”, sempre dati scientifici alla mano, di cui 17 eventi in Italia non accertati che siano dovuti alle trivellazioni ; uno sì, però. A Val d’Agri, Viggiano, Basilicata.
La saluto.
Opinioni molto diverse su questo referendum che non serve a niente, basterà spostare le piattaforme, allungare i tubi o cercare nuove fonti. Comunque tra le tanti voci ne ho sentita una, non so se è vera o no però e curiosa. Quando si estrae, per facilitare, si spinge acqua ad alta pressione che va a spingere sull’idrocarburo, colmando così l’eventuale vuoto. Sentita e riportata. Questo referendum sta assumendo un valore strettamente politico. Spero che perdano tutti!
La tenzone prende quota, con in campo dei paladini così i seggi elettorali verranno presi d’assalto fin dal primo mattino, il quorum verrà raggiunto in un baleno.
I numerosi studi eseguiti negli ultimi decenni sulla subsidenza in Pianura Padana hanno consentito di capire che i valori di subsidenza così elevati sono da attribuire al massiccio prelievo di fluidi dal sottosuolo (acqua e e idrocarburi) che è stato protratto in tutto il secondo dopoguerra (Carminati et al., 2006). Infatti il prelievo di un fluido dal sottosuolo determina la diminuzione del volume del sedimento in cui è contenuto (in particolare se si tratta di argille e limi) che, conseguentemente, si costipa e la sua superficie topografica scende di quota.
quindi Pavoni non tanto dagli idrocarburi ma e’ piu’ che altro dovuto allo sfruttamento massiccio delle falde acquifere da parte di tutti ditte di imbottigliamento comprese….
Il fattore antropico che più incide sulla subsidenza potrebbe anche essere l’insistenza sui territori di troppi individui in sovrappeso, onde per cui il popolo, prima di tirare la croce addosso alle attività estrattive, dovrebbe provare a mangiare di meno ed a fare più moto.
Ringrazio il Senatore Morgoni per i dettagli dati in questo articolo in particolare sulle disposizioni (che non sapevo) che hanno consentito il superamento di 5 dei 6 quesiti referendari.
biogas no, trivelle si, complimenti a morgoni, alla sua coerenza e a quei comitati che FINO A IERI, insieme a lui, si riempivano la bocca di pseudo-ambientalismo (chissà ora dove sono finiti?!) evidentemente ci sono lobby e lobby, alcune che pagano bene, altre che pagano moooolto meglio…
Per un mare puliti ed il pesce buono bisogna votare si.
Mi dispiace per Marco Cartuccia ma non ha capito che il referendum di domenica prossima non c’entra proprio niente con l’ essere ambientalista come io mi ritengo ( e gli ricordo che da Sindaco ho bonificato una discarica, caso raro nelle Marche , e ho dato un grande impulso alla raccolta differenziata ) . Domenica non si decide se usare energie rinnovabili o fossili ma solo se usare le nostre e energie fossili o comprarle da altri . È’ molto sgradevole sentirsi accusati di essere al soldo delle lobbies per il solo fatto di pensarla diversamente. Comunque tranquillizzo Cartuccia : i miei unici contatti con le lobbies dei petrolieri sono quelli con i gestori delle pompe di benzina dove vado a fare il pieno per la mia macchina.