(foto di Federico De Marco)
Uno striscione per fermare le trivellazioni. E’ stato messo questa mattina sulla facciata del Comune di Civitanova dai referenti di Trivelle zero Marche, un coordinamento nato per dire no all’apertura di nuovi pozzi in mare e nell’entroterra. L’azione è stata intrapresa per ricordare la manifestazione di sabato ad Ancona dove si riuniranno diversi gruppi provenienti da tutta la Regione. «La mobilitazione riguarda tanti comuni anche non costieri – dice David Bastioli del coordinamento – Da Civitanova partirà un treno alle 13 che arriverà ad Ancona dopo un’ora, il concentramento è previsto per le 15 alla Fiera della pesca». Nel gruppo Trivelle zero, nato spontaneamente dall’azione di semplici cittadini, confluiscono diverse realtà territoriali, istituzioni e gruppi ambientalisti che si battono per la tutela del territorio. «La manifestazione vuole mandare un messaggio per fermare le trivelle – continua Bastioli – Ma vuole opporsi anche allo sblocca Italia e alla devastazione del territorio che si continua ad operare. Gli interessi del petrolio non posso assolutamente prevaricare quello dei cittadini. Il discorso non vale quindi solo per le Marche ma per tutto il territorio nazionale che deve essere difeso nei suoi patrimoni naturali e ambientali».
A pronunciarsi anche Patrizia Terzoni deputata del Movimento 5 Stelle: «A Montecitorio – spiega la parlamentare – da un anno stiamo martellando il governo a suon di interrogazioni parlamentari per difendere le Marche dalle prospezioni. Renzi e banda però fanno orecchie da mercante e svendono il nostro mare, senza peraltro chiedere a chi riceve l’autorizzazione per trivellare le dovute previsioni di rischio e le coperture finanziarie previste per legge in caso di danni all’ambiente. Proprio su questo aspetto in questo mese di novembre ho depositato l’ennesima interrogazione, ma dal ministero dello Sviluppo Economico ancora nessuna risposta. Pochi giorni fa, in sede di valutazione di impatto ambientale, un progetto di prospezione in mare in Sardegna è stato bocciato: è la prima volta, da quando Renzi è a palazzo Chigi. Ora tocca all’Adriatico e alle sue aree protette: è inaccettabile mettere a repentaglio l’economia di una piccola regione come la nostra per soddisfare la sete delle lobby degli idrocarburi. Continueremo a battagliare in tutte le sedi, questo è certo».
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