Sulla vena della scoperta
nei tesori sepolti di Fontescodella

MACERATA SOMMERSA - Dopo la parte nord l'architetto Silvano Iommi esplora la zona a sud dell'area un tempo denominata Valmusiana riportando alla luce fontanili e preziosi reperti sepolti dalle sterpaglie. Sulla scia dell'interesse suscitato dai suoi studi nasce l'associazione culturale "La Reggia Picena"

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F SCODELLA

Fontescodella

RICOSTRUZ PLANIMETRICA DELL'ANTICA VALMUSIANA

Ricostruzione planimetrica dell’antica Valmusiana

Proseguendo sulla via dell’acqua Silvano Iommi continua la sua scoperta della Macerata sommersa. Dopo le grotte e i cunicoli sepolti di Alberotondo (leggi l’articolo), l’architetto-archeologo torna in contrada Fontescodella dove si è già occupato dell’ex chiesa di Santa Maria e della fontana di santa Magdalena oggi all’abbandono (leggi l’articolo). Nella lunga fascia di terra che arriva fino a contrada Pieve e prendeva il nome di Valmusiana Iommi riporta alla luce fontanili e preziosi reperti  sepolti dalle sterpaglie. Spiccano testine umane su ghirlande di foglie. Sulla scia dell’interesse suscitato dalle recenti riscoperte Iommi ha fondato l’associazione culturale “La Reggia Picena – associazione per Macerata” a cui ci si può iscrivere inviando i propri dati a [email protected]

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di Silvano Iommi

Dopo aver indagato la parte nord della contrada Fontescodella oggi proseguiamo verso sud il nostro viaggio tra i luoghi d’acqua osservando ciò che resta dei fontanili più significativi ancora presenti nell’area dell’odierna contrada Pieve. Iniziamo naturalmente con la nascosta e quasi dimenticata “fonte Scodella” perché, nonostante l’idronimo, non ha mai gravitato sull’omonima contrada. Questo fontanile, infatti, è ricordato nella documentazione storica anche con i nomi di “fonte Valteja” o “della Pieve”. Le scarne descrizioni riferiscono anche che l’originario “complesso fontanile”, attestato la prima volta nel catasto del 1560, occupava una superficie di circa 36 metri quadrati e si trovava ai margini della primitiva “strada romana” (l’ex SS 77 proveniente da Tolentino è stata realizzata solo verso la fine del ‘800). Dunque, si trattava non solo di un manufatto importante a servizio di un centro popoloso (secondo per estensione solo a Fonte Maggiore), ma anche di un “nodo” viario strategico e storicamente significativo.

LE PENDICI DEL TRONEGGIANTE COLMARGANO

Le pendici di Col Margano (Collevario)

L’antica “strada romana”passando a valle della diruta “osteria” di Sforzacosta, risaliva verso nord tagliando ortogonalmente le curve di livello e, attraversato il pianoro dell’odierna “Pieve”, arrivava allo snodo di fonte Scodella dove si diramava in varie direzioni. Prima di precisare quali direzioni, giova accennare ad alcuni significativi toponimi e presenze che caratterizzano storicamente l’intera area. Questo vasto e fertile pianoro ricco d’acqua, sul quale troneggia “collis Margani” o “col Margano” (Collevario), era delimitato ad ovest dal “rivus Collattoni” (colle di Ottone o degli Ottoni), che origina a valle dell’ex manicomio; ad est dall’evocativo “rivus Valteja”, il cui corso potrebbe coincidere con il più probabile confine che, tra X e XIV secolo, divideva l’attuale territorio comunale tra la “contea” di Fermo (con il suo “ministerium Sancti Juliani”) e quella di Camerino (con il suo “ministerium de S. Andrea). Il limite sud è ancora costituito dalla strada di “bordo” che, costeggiando la scarpata, si affaccia sulla sottostante carrareccia di più recente costruzione. Per lo storico Foglietti questa era l’area della picena (o etrusca) “Val-Maesiana” o “Musiana” al cui centro, nel volgere dell’XI secolo, sorgerà non a caso la primitiva Pieve di “S. Maria in Musiano” (oggi chiesa S. Biagio, ricostruita nella forma attuale nel 1773 dal tesoriere della Marca Giacomo Costa).

L'AREA DELLA COLONIA AUGUSTA SECONDO FOGLIETTI

L’area della colonia Augusta secondo Foglietti

Ritornando allo “snodo” di fonte Scodella, si può ragionevolmente sostenere che una prima diramazione della “strada romana” raggiungeva il centro del già ricordato “col Margani”, nell’area compresa tra le attuali ville Costa e Ariani. In questo spazio, infatti, sin dall’ottocento erano osservati numerosi e consistenti reperti archeologici del periodo romano e una probabile necropoli (fonte L. Paci e Foglietti). La seconda diramazione andava verso il “collis Maceriatinis” o “Maceratisco” (S. Croce), luogo del più antico e popoloso centro demico che, tra X e XI secolo, darà inizio (per coercizione o persuasione?) alla città attuale imponendone nome e stemma. Per il seicentesco storico Pompeo Compagnoni sulla sommità di questo colle (“il più eccelso del distretto di Ricina”), dove furono dissotterrati “finissimi marmi”, sorgeva il tempio romano dedicato a Mercurio, mentre per il Foglietti sorgeva il più antico tempio etrusco dedicato al sole. La terza diramazione conduceva al “castrum Maceratae” che, tra X e XI secolo, occupava solo la parte sulla sommita ovest dell’odierno centro storico; proprio quella parte dove più numerosi sono stati i rinvenimenti archeologici (eclatante quello nel 1931 della statuetta acefala di Cerere, trovata nel corso degli scavi per la costruzione del Palazzo degli Studi (ex convento duecentesco di San Francesco).

F SCODELLA PART ANTEFISSA SINISTRA

Fonte Scodella particolare dell’antefissa sinistra

Per concludere su fonte Scodella si può dire che oggi, dell’originario complesso fontanile restano pochi e manomessi lacerti di una vasca-lavatoio ancora alimentata dall’acqua proveniente dalla falda di Collevario. D’altra parte, i lavori di ristrutturazione effettuati nel 1832 dal gonfaloniere conte Telesforo Carradori (vedi cartiglio) hanno portato alla realizzazione di una piccola ma decorosa fonte in muratura a forma di edicola neoclassica. In cima alle lesene laterali che inquadrano la volta dell’edicola sono collocate due insolite “antefisse” lapidee etruscheggianti che raffigurano due testine umane su ghirlande di foglie. E’ evidente una certa volontà di monumentalizzare questo manufatto come simbolica memoria di un luogo dal passato significativo. Le due pregevoli “antefisse” sono oggi  in pessimo stato e sono rimaste sconosciute anche ai cultori della materia perché nascoste da una posticcia e cadente pensilina metallica.

F SCODELLA PART CARTIGLIO

Il cartiglio del fontanile con il riferimento alla ristrutturazione

F DELLA PIEVE PART VASCA CON BOCCA DI CAPTAZIONE

Fonte della Pieve

Proseguendo la nostra ricognizione verso sud, incontriamo la “fonte della Pieve” vicina al già citato convento dei Benedettini, il cui complesso immobiliare venne concesso nel 1546 al Capitolo della Cattedrale prima e a Manente Costa poi nel 1571 (attualmente la chiesa e l’ex convento sono oggetto di una pregevole opera di restauro e recupero). Spingendoci ancora più a sud arriviamo al limite della “terrazza fluviale” e alla già ricordata “strada di bordo”, al cui margine si trova un anonimo ma pittoresco fontanile ben conservato.

FONT LE ANONIMO 1

Fontanile anonimo in contrada Pieve

 

Si tratta di un antico pozzo che, attraverso una canalizzazione a vista, alimenta a cascata due vasche. Questo articolato manufatto, pur non risultando censito in alcun modo, si presenta in buone condizioni grazie alla costante manutenzione effettuata da un vicino pur non essendone proprietario. Infine, poco più ad est di quest’ultimo fontanile, merita ricordare la “fonte del coppo”. Un pozzo monumentalizzato a forma di edicola coperta a volta, isolata in mezzo ad un campo in forte pendio, che oggi si presenta fortemente danneggiata e prossima al crollo.

 

 

 

CONVENTO S BIAGIO 1

Il convento di San Biagio

PART CAPITELLO S BIAGIO

Capitello del convento, particolare

 

F DEL COPPO

La fonte del Coppo seriamente danneggiata

F SCODELLA PART ANTEFISSA DESTRA

Fonte Scodella, particolare dell’antefissa destra

CHIESA S BIAGIO

La chiesa di San Biagio in ristrutturazione

FONTANILE ANONIMO

Il fontanile anonimo della Pieve

 

 

 



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