I segreti ancestrali di Fontescodella
tra antiche gallerie e miracoli dimenticati

MACERATA SOMMERSA - L'area del parco urbano di Fontescodella con l'ex chiesa e convento di Santa Maria e l'antica fonte di Santa Magdalena oggi all'abbandono. Un'antica galleria, resti di insediamenti etruschi e un'ostia sanguinante venerata per circa 500 anni

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La saga della Macerata Sommersa va avanti con nuove riscoperte ad opera dell’ex assessore comunale Silvano Iommi. Dopo il ritrovamento della fonte di San Giacomo (leggi l’articolo), il reportage su fonte Bonaccorsi a Piediripa (leggi l’articolo) e il focus sul convento dei cappuccini e sulla chiesa di Santo Stefano (leggi l’articolo), l’architetto punta oggi i fari sul bosco di Fontescodella dove sorgono, celate dai rovi, la fonte di Santa Magdalena e la chiesa sconsacrata di Santa Maria.

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silvano iommi

L’architetto Silvano Iommi

 

di Silvano Iommi

Si resta allibiti nell’osservare come solo nell’ultimo quarto di secolo sono andati distrutti i fontanili di: “S. Lucia” e “Catena” (in contrada Vallebona), “Corradini” (nella Peschiera di Piediripa), “Ciarambella” (in contrada Corneto) e “Ceresiola” (in contrada Morica) a Macerata. Per non parlare poi dei tantissimi manufatti analoghi, più o meno monumentalizzati e che, essendo già sottratti alla vista, sono destinati alla scomparsa. Tuttavia, oggi, proseguiamo nella nostra frammentata rilettura storica del territorio, occupandoci di quei reperti nascosti nella boscosa e umida porzione nord di “contrada fonte Scodella”. Si tratta di un profondo avvallamento del terreno solcato dall’evocativo “rivus Valteja” (Val-Treja o Val-Treba o Val-Trivia), le cui acque originano direttamente ai piedi del tratto sud-ovest delle mura, proprio nel punto in cui queste formano l’ampia ansa tra “porta Montana” e “porta Romana”.

fontescodella

2,5 km di lunghezza

Siamo nella parte della “prima senata” aderente al fundus e Castello di Macerata dei secoli XI-XII e XIII, che il catasto del 1268 attesta con il significativo toponimo di “acquadocia” o di “Torresana”. Quest’ultimo è un nome antichissimo che richiama la romana “Turris Jani” dello storico seicentesco Pompeo Compagnoni e l’etrusca “Talarsciano” di Raffaele Foglietti (la venere etrusca si chiamava Turan o Turia). In questa occasione non possiamo approfondire ulteriormente il discorso, ma giova accennare brevemente al fatto che il “cinerario” con la scritta in etrusco “Aruns Vuisius Lartis (filius) Velturnia (natus)”(Foglietti), fu donato dal priore Livio Aurispa (1775-1844) al Comune di Macerata per essere esposto nel cortile, ma molto probabilmente proveniva dalla zona di Torregiana (dove erano stati osservati diversi altri reperti di origine etrusca andati distrutti).

 

 

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Il cinerario etrusco donato da Livio Aurispa al Comune, oggi esposto nel cortile del palazzo municipale

grotta fontescodellaUn’area dalla sacralità ancestrale dove, all’interno di un “boschetto sacro” leggermente rilevato e bagnato da una ricca sorgente d’acqua, sorgeva un tempio precristiano sui resti del quale, agli inizi del XIII secolo, nacque l’originario convento di Santa Caterina con il suo “puteum di S. Maria Magdalena”(il punto 2 segnato sulla cartina) e l’adiacente chiesa di “S. Maria in Talarisiano” (o Talarsciano) (punto 3) ufficiata sin dal 1135 (fonte Otello Gentili). Ma si tratta anche di una zona misteriosa e miracolosa.

Misteriosa anche per la presenza di una galleria (1), la cui antichità è evidenziata dall’insolito arco a “sesto acuto” che si intravede dal vano d’accesso, aperto direttamente sul fronte della scarpata alle spalle dell’odierno Ecobar. Secondo la leggenda popolare il lungo camminamento sotterraneo, dopo aver attraversato le grotte dell’ex convento di S. Domenico (oggi Convitto), arrivava sino ai sotterranei della primitiva chiesa e ospedale di San Giovanni, detta anche “dei Gerosolimitani” (o Templari) e documentata nelle “carte fiastrensi” sin dal 1174 (demolita intorno al 1580 per costruire l’odierna chiesa di S.Giovanni). Miracolosa per via dello strepitoso miracolo eucaristico (l’ostia sanguinò sul corporale del prete, miracolo analogo a quello di Bolsena del 1256) avvenuto nella chiesa di Torregiana il 25 aprile del 1356, subito dopo il trasferimento delle monache all’interno delle vecchie mura cittadine.

chiesa santa maria 4

La chiesa sconsacrata di Santa Maria

Da quel momento e sino al 1896 (data in cui la chiesa venne sconsacrata), si andava processionalmente in quel luogo in occasione della festa dell’8 settembre partendo dalla cattedrale. Di tutto ciò oggi non resta quasi nulla. La grotta presenta l’imbocco puntellato ed è resa inaccessibile. La chiesa, che sino alla sua sconsacrazione era adiacente alla casa colonica e alla “torre mozzata”, divenne prima un accessorio agricolo poi l’ampliamento della stessa casa colonica, realizzato con la demolizione   della torre. Oggi è quasi tutto crollato e il complesso del vecchio “puteum”, monumentalizzato nel 1822 dal Gonfaloniere Francesco Conventati, si ritrova sommerso in un laghetto fangoso.

 

 

 

 

 

 

 

vano accesso alla grotta

Il vano di accesso alla grotta

 

 

fonte maria maddalena

La fonte di Santa Maria Magdalena dopo il restauro degli anni ’90

fonte maria maddalena 2

La fonte oggi

cartiglio

Il cartiglio sulla fonte

chiesa santa maria

Il retro della chiesa oggi

ex chiesa di s.maria

Ex convento e chiesa di Santa Maria in Talarisiano già trasformata in casa colonica anni 80

cinerario

Particolare della scritta sul cinerario

 

 



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