Da sinistra il direttore artistico Micheli, il sindaco Carancini, il presidente Pettinari e il direttore della produzione Messi
Il sindaco Carancini
di Maria Stefania Gelsomini
(Foto di Andrea Petinari)
Cento nuovi consorti cercasi. Nonostante le ben note difficoltà del momento, non ancora del tutto superate, nell’associazione Sferisterio si respira ottimismo e la stagione 2016 del Macerata Opera Festival non solo si farà ma si preannuncia come una grande stagione. Resta il dubbio della Regione Marche, che non ha ancora dato una risposta chiara sull’entità del contributo che deciderà di erogare (se lo erogherà, come ci si augura) a sostegno del teatro maceratese, ma il CdA ha in programma di invitare quanto prima il presidente Ceriscioli e l’assessore alla cultura Pieroni “per capire – afferma il sindaco Carancini – se la Regione, che non può girarsi dall’altra parte, intenda sentirsi orgogliosa del più importante festival lirico marchigiano”. Altri incontri sono previsti a livello istituzionale con Confindustria, Camera di Commercio e tutti quei soggetti che facendo parte di un tessuto territoriale dovrebbero sentire la responsabilità di essere parte attiva del progetto Sferisterio. Perché il compito gravoso ora, dopo i tragici tagli alle risorse, è trovarne di nuove, “ricostruire la spina dorsale di un progetto forte”, che dev’essere costituita da istituzioni, soggetti collettivi e singoli cittadini, grazie anche allo strumento dell’art bonus che permette di investire con liberalità recuperando i due terzi del credito d’imposta.
E al proposito una nuova sfida è stata lanciata. Accogliendo in pieno l’idea di Maurizio Mosca, il sindaco Carancini e il direttore artistico Francesco Micheli hanno in progetto di creare un club dei cento consorti del XXI secolo, novelli mecenati che con una cifra e una modalità di versamento da definire entro la fine dell’anno possano contribuire fattivamente a tenere in vita la stagione lirica.
Il direttore artistico Francesco Micheli
Insomma, le urla lanciate ad agosto non erano né istintive né isteriche, sottolinea più volte il sindaco, anzi erano urla di guerra che denunciavano una forte preoccupazione. Ora si guarda avanti, si guarda non alla sopravvivenza ma al consolidamento di un progetto a lungo termine. Condizione imprescindibile per raggiungere questo obiettivo: che la città tutta si senta coinvolta e condivida il progetto. “Faccio un appello – dice Carancini – al senso di appartenenza, di partecipazione e di diffusione ancora più che negli ultimi quattro anni. Lo Sferisterio è e deve sentirsi di tutti. Ognuno deve fare la sua parte, non ci deve essere un interesse distratto della città. Chi vuole alzare la mano per esserci?”. A questo punto il solo apprezzamento per il lavoro svolto non basta più, occorre un impegno concreto. “Lo Sferisterio è un monumento voluto dalla collettività – afferma Micheli – perciò in omaggio all’iniziativa virtuosa dei cento consorti, invitiamo cento maceratesi, marchigiani, italiani, e anche stranieri a sostenere questo bene”. Il rapporto fra città e Sferisterio è necessario e va istituzionalizzato.
In questa delicata fase di passaggio, non resta in secondo piano neanche la riorganizzazione dell’Associazione Sferisterio: “varata la stagione – promette il sindaco – priorità assoluta del CdA sarà la discussione sul futuro e sull’adeguamento statutario”, questione strettamente legata agli indirizzi regionali dopo l’uscita di scena, fra qualche mese, della Provincia. Anche il presidente Pettinari ribadisce: “tutti dobbiamo farci carico di questa eccellenza, insieme si possono raggiungere grandi risultati. Abbiamo ridotto all’osso i costi ma senza intaccare la qualità, ora l’obiettivo è fare sold-out tutte le sere. Noi non abbiamo alcuna intenzione di mollare e confermiamo il contributo di 50mila euro, che però non è sufficiente. Ma saremmo matti se non facessimo tutto il possibile per il futuro dello Sferisterio”. Luciano Messi conferma che, assicurato il raggiungimento dell’equilibrio di bilancio e qualità, la sfida attuale più grande è quella della sostenibilità, insieme all’ampliamento delle attività (di pari passo con la razionalizzazione), tutto l’anno e fuori dai confini maceratesi.
Come già anticipato qualche mese fa, sarà il Mediterraneo il tema portante delle tre opere in cartellone allo Sferisterio, due nuove produzioni e una ripresa, per un totale di dieci recite. L’inaugurazione, fissata per il 22 luglio, spetta all’Otello di Giuseppe Verdi, capolavoro che manca da diversi anni sul palco dell’arena maceratese (repliche il 30 luglio, il 5 e 13 agosto). La sera seguente, il 23 luglio, debutta la Norma di Vincenzo Bellini (con repliche il 29 luglio e il 7 agosto), mentre il Trovatore, lo spettacolo che ha riscosso maggior gradimento nel 2013, torna il 31 luglio con repliche il 6 e il 12 agosto. Lo slittamento in avanti di una settimana dell’inizio della 53ª stagione lirica, rispetto alla canonica data di metà luglio, si deve a un accordo preso con il Rossini Opera Festival, che ha chiesto a Macerata di far coincidere una parte delle due stagioni per permettere ai propri spettatori di poter assistere nello stesso periodo anche agli spettacoli dello Sferisterio.
Il Mediterraneo, scenario di tragica attualità oggi più che mai, avrà tre declinazioni diverse, grazie a tre figure eroiche controverse che l’hanno attraversato in vari modi: nell’ambientazione fortemente marinara di Otello, come luogo di incontro e di conflitto della natura con l’uomo e dell’uomo con l’uomo, con un protagonista che proviene dall’altra parte del mare nostrum e vive una difficile integrazione. Nella guerra apparentemente lontana dei Galli e dei Druidi contro i Romani in Norma, ma in questo caso è il compositore siciliano Bellini a rappresentare la mediterraneità. Ai conflitti di civiltà rappresentati sulla scena fa però da contraltare un’importante novità: la coproduzione di queste opere con due significativi festival stranieri dell’area mediterranea (che verranno svelati più avanti, ma pare che uno sia spagnolo).
Infine il Trovatore verdiano, che declina il tema del Mediterraneo nel modo politico delle guerre civili e dell’unità di un popolo contro l’invasione degli stranieri, ma anche degli zingari e dei rom. “È un cartellone potente, molto impegnativo dal punto di vista artistico e tecnico, ma anche culturale perché si pone come amplificatore di tematiche scottanti” chiude Micheli, che promette: “ne vedremo delle belle”. Incluso il Festival Off che resiste ai tagli.
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Per quanto riguarda il cartellone 2016, avete chiesto il benestare del cugino del ” muratore”lui profondo conoscitore di opere liriche,tutti i giorni canta le romanze!
ovvero un festival con tre mattoni difficili da digerire e senza un opera che possa alleggerire i toni come doveva essere nelle intenzioni la Carmen…..speriamo bene per il botteghino e per l’attrattiva…ma vista cosi’ due opere su tre sono quasi per addetti ai lavori…
Non sarebbe il caso di pensare un po’ meno all’attualizzazione delle trame e un po’ più alle voci dei protagonisti?
Si continua a identificare lo Sferisterio con la lirica quando si tratta di ridare senso e funzione al tempio laico della citta’. I nuovi cento consorti, anche per rispetto a quelli veri di allora, non dovrebbero essere chiamati a firmare assegni per le spese e le gestioni di altri ma a ragionare e decidere su un nuovo progetto complessivo.
La lirica non mi sembra un genere musicale che possa essere abbinato sempre ad un tema, sarebbe ora di tornare al tradizionale e classico, con cantanti degni della storia che ha il nostro Sferisterio..e a proposito, non lo si può sentire nostro solo quando pare a questi quattro signori. Questa struttura andrebbe a mio avviso utilizzata ANCHE per tante altre rappresentazioni, che siano rock, teatro all’aperto, balletti (forse qualcuno non lo ricorda ma sopra a quel palco hanno ballato Nureyev, Fracci, Goudnov..) e tant’altro. Sarà il caso che facciate una pausa di riflessione e ripartire con stile anzichè inventarvi tanti rimasugli? Le serate a tema, tenetevele per la Festa dell’Unità, ammesso che ancora si usi, e la lirica lasciatela in pace e classica come è giusto che sia. Perchè debutto per la Norma?..Se non ricordo male fu rappresentata attorno al 77 o 78, con costumi di Aldo Buti. Per chiudere vorrei anche dire che se qualcuno di voi avesse almeno mosso un dito per aiutare Banca Marche, dove lavora tanta gente di cui molti maceratesi, forse ora avreste un partner in più…se aspettate gli imprenditori locali, allora magnate!
poi la Norma fallimentare fin dal suo debutto e’ pesantissima e poco digeribile…abbinarla all’Otello altra opera poco rappresentata per la sua difficolta’ sia per gli spettatori ma anche ,cosi’ come il trovatore,per i cantanti,che servono estremamente buoni pongono due problemi…1 biglietteria e 2 valore dei cantanti…si ha bisogno di gente che costa e con che cosa si dovrebbero pagare visti i fondi attuali e’ un mistero….
……..il carozzone va avanti da se………..
Un paio di idee per Micheli. Norma, una bella e formosa locandiera titolare del omonimo ristorante la cui specialità è la pasta con le melanzane detta appunto alla Norma. Per Manrico, vedrei bene un ex musicista punk drogato ed alcolizzato.