Continuano le polemiche sul metodo Stamina
Barbara Giuggioloni: “Non negateci la cura”

MACERATA - I malati autorizzati dai giudici a prendere parte alla sperimentazione sono destinati ora ad una lunga attesa

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Barbara Giuggioloni

 

di Perla Rossini 

«I pazienti non devono pensare a Stamina come un metodo di cura perché non lo è». Lo ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha attaccato in particolare contro i giudici che autorizzano le cure. «Sbaglia chi, in deroga alle norme vigenti e alla sospensione del Tar per quanto riguarda gli ospedali di Brescia – aggiunge Lorenzin -, continua ad autorizzare pazienti a sottoporsi a delle cure che non sono tali, è un grande errore che crea confusione e illusioni nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili».
Tra gli autorizzati dai giudici ci sono anche Barbara Giuggioloni, giovane mamma maceratese (leggi l’articolo) e un sessantenne di Corridonia, entrambi malati di sla (leggi l’articolo).
Venerdì Davide Vannoni ha annunciato che consegnerà il famoso protocollo il 1° agosto, a quel punto potrà partire la sperimentazione di 18 mesi. Ma intanto il ministro Lorenzin ha precisato che non è una cura.
Mentre in tutta Italia il metodo Stamina continua a far discutere, Barbara Giuggioloni affida a Facebook il suo pensiero sulla vicenda:
«Come si può negare ad un ammalato gravissimo di non provare una cura. Davvero state toccando il fondo io ancora non mi capacito che ci sia ancora da parlare di questa faccenda. Non vi  entra ancora in testa che chi deve decidere è solo l’ammalato? E’ lui tutti i giorni ad essere umiliato, lui deve sopportare i dolori,  è lui che non si può muovere e deve aspettare sempre gli altri sperando che qualcuno lo capisca è lui che non può fare più  niente.  Allora voi di cosa state parlando? ».
Al di là dei tanti discorsi sull’efficacia o meno del metodo, certo è che i malati che hanno ottenuto l’autorizzazione, ora inizia l’attesa che potrebbe variare da uno a sei mesi. Tempo non lunghissimo in condizioni normali, ma infinito per un malato, immobilizzato a letto.

(Redazione CM)



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