di Alessandra Pierini
Era già tutto previsto viene da dire leggendo le dichiarazioni del ministro Filippo Patroni Griffi dopo l’approvazione del decreto legge di riforma delle Province da parte del Consiglio dei Ministri. Il Governo ha concesso ai territori qualche mese per dilettarsi al “Risiko” nostrano ma in realtà non aveva alcuna intenzione di concedere spazio a quelle che, solo per convenzione, vengono chiamate autonomie territoriali ma che ormai di autonomo non hanno quasi nulla. A niente sono quindi serviti i tavoli, le riunioni, gli sforzi politici e le istanze manifestate dai cittadini, a nulla è servito il lavoro fatto dal Cal chiamato a redarre una proposta, inutile anche la riunione del Consiglio Regionale che ha accettato la proposta a 4 Province (leggi l’articolo). Tutto da buttare. Il destino delle Marche del Sud era già stato definito a luglio e l’accorpamento di Macerata, Ascoli e Fermo era già cosa fatta. L’illusione di poter fare qualcosa per cambiare quanto già stabilito è stata solo un gentile omaggio del governo Monti che non ha osato togliere anche la “speranza”.
Il decreto prevede “51 province comprese le città metropolitane, dalle attuali 86 nelle regioni a statuto ordinario”. Lo ha annunciato il ministro che ha precisato che “è di tipo ordinamentale e strutturale, nella logica avviata con la spending review”.
La riforma sarà attiva a partire dal 2014; a novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici, ha aggiunto Patroni Griffi. La riduzione è “un processo irreversibile e da gennaio verranno meno le giunte provinciali. Nella fase di transizione sarà possibile per il presidente delegare non più di tre consiglieri”. Così il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi spiega il decreto sul riordino delle Province, aggiungendo che il governo “si è mosso tra spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale delle Province, sono Province nuove per dimensioni e per sistema di governance”. Sul riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale “ci occuperemo in seguito, visto che la legge sulla spending concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in più”, ha detto Patroni Griffi, aggiungendo che “la Sardegna ha già provveduto mentre la Sicilia ora è impegnata su altro”. Per assicurare l’effettività del riordino delle Province “senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall’eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta”.
«E’ accaduto quello che avevamo ripetutamente annunciato ha commentato il governatore delle marche Gian Mario Spacca – il Governo ha dato seguito al suo precedente decreto. Nelle Marche ci saranno tre Province come era stato anticipato. Ora il voto del Consiglio regionale appare nel suo reale significato: l’onore delle armi concesso alla storica Provincia risorgimentale di Macerata. Si conferma anche che certi toni decisamente sopra le righe ed estremamente astiosi che hanno caratterizzato le dichiarazioni di molti esponenti politici soprattutto dell’area fermana, apparivano fuori luogo e assolutamente ingiustificati. Il Governo nazionale è sempre rimasto sordo a qualsiasi indicazione che non avesse avuto corrispondenza con il decreto iniziale che già prevedeva per le Marche tre Province ”.
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Unisco di seguito un mio articolo del settembre scorso che né Cronache Maceratesi, nè le testate giornalistiche locali mi hanno pubblicato ad eccezione de Il Messaggero riportando pochssime righe:
Provincia di Macerata: svenduta per trenta denari?!
Senza dubbio il riordino, ovvero la razionalizzazione, ovvero, ancora, il “taglio” delle province che dir si voglia, da tempo preannunciato e contenuto nel decreto-legge n. 95-2012, legge di conversione n. 135-2012, ha determinato numerose discussioni distinguo e preoccupazioni legittime. Con deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio 2012 sono stati infine indicati i criteri per il relativo riordino, rappresentati:
a) dalla dimensione territoriale non inferiore a duemilacinquecento chilometri quadrati;
b) dalla popolazione residente non inferiore a trecentocinquantamila abitanti.
La situazione delle attuali cinque province marchigiane è la seguente:
Province
Kmq
Popolazione
AN
1.940,18
481.028
PU
2.564,21
366.963
MC
2.773,75
325.362
AP
1.228,23
214.068
FM
859,51
177.914
9.365,88
1.565.335
Posto che istituzioni napoleoniche che hanno visto con l’Unità d’Italia il loro assetto più definito, quali articolazioni periferiche delle Amministrazioni dello Stato, non dovrebbero essere trattate quale mero strumento di revisione di spesa, appare evidente come una strutturata Amministrazione, storica, giuridica e politica, sia divenuta “strumento di cassa”: centocinquanta anni di gloriosa storia cancellata con un articolo, il 17, di un decreto-legge, pieno zeppo di errori e di mancanze, “ispirato” da una bieca logica contabile e nulla di più! Nessuno studio, nessun approfondimento, nessuna riflessione. Dunque una riforma che si fonda su un concetto mobile, la popolazione residente, che inevitabilmente cambia nel tempo e che col tempo, per l’appunto, potrebbe determinare una diuturna revisione degli assetti provinciali di riferimento, con gravi ripercussioni sulle certezze dei rapporti giuridici e sul riparto delle competenze e, in questo caso sì, sulle finanze pubbliche già depauperate dalla istituzione di nuove province che potrebbero essere oggetto di successiva eliminazione in relazione ai livelli dimensionali della popolazione. Quindi una “riforma” che non solo non riforma nulla, che non solo non riduce la spesa pubblica, né nel breve né nel medio-lungo termine, ma che crea uno sconquasso su un assetto amministrativo collaudato, secolare, stabile, definito ed armonico. Ad un più serio ed approfondito esame del riassetto organizzativo dello Stato e dei suoi Uffici territoriali, nonché delle autonomie regionali e locali, con le eventuali conseguenti necessarie modificazione delle attribuzioni e delle competenze, si è preferita la via breve dei tagli senza se e senza ma, commettendo gravi errori sia sul piano giuridico sia sul piano degli assetti organizzativi. Il tutto assume una valenza ancor più negativa se si pensa che tali provvedimenti sono deliberati da ministri-professori universitari! Questa riforma contrasta inoltre con gli articoli 132 e 133 della Costituzione e maggiormente con le più elementari logiche di teoria di organizzazione, oltre che con la storia e la civiltà del nostro popolo.
Un riassetto/disegno che già dal titolo del decreto-legge racchiude tutta la sua ipocrisia: “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini.” In realtà sono i cittadini a rimetterci, perché troveranno sì le loro istituzioni, ma a costi enormi per dialogare con le stesse, in quanto saranno costretti a continui spostamenti per richiedere giustizia, per richiedere prestazioni sanitarie, per confrontarsi con la Camera di commercio, la Prefettura, la Provincia. Invarianza forse dei servizi, ma a costi elevati, per non parlare dei disagi.
Cito a tal proposito l’intervento del Partito democratico – coordinamento montano PD di Reggio Emilia (se non vado errato) e, pertanto, ben lontano dalla mia formazione politica. E’ interessante per le considerazioni brevi ma incisive sulle province: “…Questo per dire che il “senso” di questo limite geografico ha un significato molto più profondo e stratificato, per le relazioni sociali, di quello che si percepisce oggi. Relazioni sociali e politiche che si sono costruite ed evolute in oltre un millennio con un centro urbano ben preciso. Non lo diciamo per la difesa campanilistica di una “piccola patria”, ma per sottolineare come questo ambito sia da interpretare come un struttura territoriale duratura, dotata di “senso”. Un vero e proprio atto di territorializzazione che implica un controllo simbolico, pratico della complessità sociale e spaziale. Ignorare tutto questo in virtù di un parametro di superficie è davvero una operazione sciocca e forse controproducente rispetto all’obiettivo ultimo di ridurre la spesa pubblica. Crediamo che se si facesse un sondaggio su quali sono gli enti e le istituzioni cui richiamare la propria appartenenza territoriale, la Provincia sarebbe certamente tra i primi posti. Invitiamo gli amministratori a … dotarsi anche di questi strumenti di conoscenza prima di decidere.”
Andando alla sostanza del problema, va sottolineato come siano inutili e sterili i contrasti sorti in occasione della riunione del 29 agosto scorso nell’ambito dell’UPI Marche, tra il Presidente della Provincia di Macerata Pettinari ed il Presidente di Fermo Cesetti: rievocano l’episodio dei quattro capponi di Renzo ne “I Promessi Sposi”, che si beccano mentre stanno per essere consegnati a quella cima di uomo che il dottor Azzecca-garbugli. Non può certo considerarsi al riparo dalla riforma la Provincia di Ascoli Piceno, poiché l’eventuale nuova provincia derivante dalla unificazione di Macerata, Fermo ed Ascoli verrebbe a costituire un nuovo Ente derivante da una fusione e non già da una incorporazione, da cui, a prescindere da quale sia il nuovo capoluogo, deriverebbe un nuovo soggetto giuridico e politico, sul quale conseguentemente dislocare gli Enti e le Amministrazioni, quali la Provincia, la Camera di commercio, la Prefettura, le diverse direzioni, siano esse uffici locali di Ministero o di direzione generale; nuovo soggetto, dunque, dove nulla è scontato, se si vuole evitare una vera e propria “guerra permanente”, che non gioverebbe a nessuno. Sul punto, si innesta l’assurdità della legge che, a proposito della indicazione del capoluogo derivante dalla nuova provincia, espressamente dice: “4 -bis . In esito al riordino di cui al comma 1, assume il ruolo di comune capoluogo delle singole province il comune già capoluogo di provincia con maggior popolazione residente, salvo il caso di diverso accordo tra i comuni già capoluogo di ciascuna provincia oggetto di riordino.” Nel caso di specie la provincia di Macerata, che oggi detiene il maggior numero di abitanti rispetto alle province di Ascoli Piceno e di Fermo, nonché il più vasto territorio tra tutte le province marchigiane, perderebbe ogni identità. Converrebbe a Fermo sostenere la candidatura di Macerata, più vicina geograficamente e con la quale ha da sempre intrattenuto storicamente buoni rapporti e relazioni tra pari.
La soluzione ottimale appare dunque il ripristino delle quattro province originarie, da sempre esistenti, che nelle Marche hanno sostanzialmente la medesima estensione territoriale, la medesima popolazione, il medesimo numero di imprese ed una intrinseca omogeneità. Qualora tale auspicata soluzione dovesse trovare un felice ed augurato esito, occorrerà dare legittima dignità alla città di Fermo, città nobile (la Firmum Picenum dei Romani), capoluogo della Marca Fermana, apportando a quella che un tempo era la provincia di Ascoli Piceno la nuova denominazione di Provincia di Ascoli – Fermo, così come Pesaro-Urbino, Forlì-Cesena.
Qualora, invece, la malasorte e la scelleratezza di un Governo autocratico e di un Parlamento esautorato (“aula sorda e grigia”) imponessero una macro provincia tra Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno, lo scenario complessivo regionale cambierebbe totalmente. Inevitabile la messa in discussione di Ancona quale capoluogo di regione, non potendo tale ruolo non toccare ad una provincia con più di settecentomila abitanti, con quasi cinquemila chilometri quadrati di territorio e con circa novantamila imprese. Visto che ormai non vi sono più certezze o dogmi istituzionali, non si può escludere nulla, tanto meno la nuova determinazione del capoluogo di regione. Se così fosse la provincia di Ancona non potrebbe più giovarsi della deroga, in quanto capoluogo di regione, e sarebbe costretta a fondersi con Pesaro. Pertanto, non conviene né ad Ancona né a Pesaro assumere un comportamento neutro o neutrale sul nuovo assetto regionale, né di mera facciata: occorre che entrambe le province, Ancona e Pesaro, adottino atti amministrativi in cui esprimano, a chiare lettere, la volontà dei rispettivi consigli di volere un riassetto regionale fondato sulle quattro province, costi quel che costi: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata ed Ascoli-Fermo. Da tale soluzione non si può e non si deve scappare! Questa l’unica soluzione razionale e rispettosa delle identità storiche e geografiche.
L’alternativa a ciò è la proposta di un riassetto che attribuisca, sempre nella logica della razionalizzazione della spesa, popolazione e territorio alle province che non hanno il requisito: a Macerata la popolazione e ad Ascoli-Fermo il territorio. Ciò comporta l’inevitabile sacrificio da parte di Ancona in quanto, beneficiando della deroga, dovrebbe cedere, popolazione a Macerata e quest’ultima il territorio ad Ascoli-Fermo, in parte compensato dalla cessione di quello anconetano. Ciò farebbe acquistare ad Ancona il vero ruolo “morale” di capoluogo di regione, attualmente non pienamente esplicato né riconosciuto da alcuno, in quanto relegato ad un ambito meramente giuridico e formale che vede la città dorica chiusa su se stessa e le impedisce di esprimere appieno la funzione di guida e di motore della compagine regionale.
La nota più dolente di tutta la vicenda è constatare l’assoluta mancanza di iniziativa e di capacità di intervento sui fenomeni, da parte della classe politica, specie maceratese, senza escludere le velleità del governo regionale sempre strabico verso Ancona e Pesaro. Una classe politica di straccioni, di incapaci, intenta ad arrovellarsi sui miseri temi della concessione di un contributo o meno, sull’invito a questa o a quella iniziativa arrivato in ritardo e quindi non acquisito dalla segreteria particolare, o sui loghi che devono apparire sulle brochure di questo o quell’evento. Gente “senza storia” che ha avuto successo grazie a questa democrazia italiana, sgangherata, fatta di corruttele e di clientelismo, democrazia senza regole, ovvero nella quale le regole si applicano solo agli amministrati e non agli amministratori, in cui la meritocrazia è un involucro vuoto, solo citato negli atti normativi e nelle circolari ministeriali. Una classe politica “in ordine sparso”: tal presidente litiga con un altro; altri che dicono che lo snellimento degli ambiti territoriali è “cosa sacrosanta”, ma poi, a seguito dell’omelia di Monsignor Vescovo nel giorno di San Giuliano, tentano da “cattolici adulti” o bigotti, di “mettersi la coscienza a posto” sostenendo o consentendo che altri affermino come la eliminazione della nostra provincia determinerebbe il venir meno delle nostre peculiarità territoriali. Nessuno si è mai soffermato ad esaminare la voragine di spesa delle Regioni, le centinaia e centinaia di comuni “polvere”, le decine e decine di Comunità montane che comprendono più comuni e che vertono sullo stesso territorio provinciale, ovvero le decine di Autorità indipendenti
Sono gli stessi “…uomini a mal più che a ben usi”, come direbbe Dante, che hanno colpito a morte il nostro territorio, deliberatamente o con colpa grave, nella migliore delle ipotesi, consentendo, per restare nella nostra realtà maceratese, la eliminazione del Distretto militare (su cui a lungo scrissi nei primi anni ’90, come ben possono testimoniare le testate giornalistiche locali e l’allora Colonnello ed amico Antonio Stoccuto, poi Generale, oggi in congedo), dell’Aeronautica militare, della Banca d’Italia: nessun territorio regionale ha mai dato tanto in termini di riorganizzazione degli apparati amministrativi.
E’ indubbio che ogni comunità che si rispetti e che possa con dignità portare tale nome, necessiti di un tessuto sociale coeso, dato da un territorio di riferimento contiguo e non frammentato, da un tessuto sociale e culturale forti, da un sistema imprenditoriale dinamico che si riconosca intorno agli stessi valori di cui le Istituzioni pubbliche devono essere il momento di sintesi e di rappresentanza generale. Non esiste un territorio senza le istituzioni pubbliche, né possono esistere una classe imprenditoriale ed una plurisoggettività organizzata senza un pubblico potere e viceversa.
Occorre un vero rinnovamento, di classe politica e dirigente, di idee, di energie, di moralità pubblica; occorre un taglio netto col passato e con le logiche dei numerosi stupratori delle coscienze, che stanno devastando e soffocando la Nazione e le comunità, le speranze di novità e di cambiamento, specie delle giovani generazioni, a cui nulla resta in eredità in termini di identità culturale, ideale, materiale.
Dott. Alberto Tombesi
Funzionario della Camera di commercio di Macerata
Ex Consigliere comunale di Macerata
Bye bye Pettinari presidente!!!! Se avesse fatto qualcosa la sinistra al potere da un anno in provincia ma l’immobilismo dimostrato in un anno e passa ha avallato la scelta del governo! Grazie Monti!!!
Ora i parlamentari del maceratese hanno solo 60 giorni di tempo per dimostrare quanto contano.
Buon lavoro…
La provincia risorgimentale di Macerata non è risorta, ma tramontata.
Cominciamo ad imparare il dialetto ascolano, che forse sarà meglio!
per quelli che esultano per la soppressione della Provincia: adesso i cittadini maceratesi saranno chiamati a pagare i debiti nei quali annega la provincia di Ascoli! Grazie Monti!!!
Ringraziamo Fermo per questa sconfitta…
La targa della mia macchina ha ancora il vecchio logo MC, diventerà una targa d’ antiquariato.
Un vecchio cittadino di Corridonia, ma nato a MOntolmo era uso dire: “che strana la mia vita, sono nato a Montolmo, sono vissuto a Pausola, morirò a Corridonia… e pensare che non mi sono mai mosso da casa!” Era nato qualche giorno prima che Montolmo cambiasse nome in Pausola ed era ancora vivo quando Pausola caambiò nome in Corridonia. Ora potrebbe aggiungere “sono nato in provincia di Macerata, morirò in provincia di Ascoli….” e non si era mai mosso da casa.
@Karogna:
cosa c’entra Fermo? Se anche Fermo fosse ancora sotto Ascoli, MAcerata non avrebbe comunque il criterio della popolazione, o volevi che Fermo si autoannettesse a MC per facilitare quest’ultima? E’ stata una lotta inutile di tutti contro tutti, dietro i sorrisi di Ancona e Pesaro che erano già salve per altri motivi.
A Montolmo direbbero: ” contenti e coj…ati”.
@ Andrea: ti ricordo che l’eliminazione delle provincie rientrava nel programma elettorale di Berlusconi e della Lega. Peccato che, invece, ne hanno create altre inutili, come MB, BAT e, non ultima, Fermo. Il tutto per puro motivo elettorale.
Se vogliamo ridurre le spese qualcosa dobbiamo tagliare. O vogliamo tagliare sempre e solo il sociale e la sanità?
Io non esulto per la soppressione della provincia, anzi devo dire che mi dispiace e molto. Ma non me ne faccio una malattia. Però, come ho detto sopra, poiché il decreto legge dovrà essere trasformato in legge dal Parlamento entro 60 goiorni, aspetto di vedere i parlamentari maceratesi, i nostri rappresentanti al parlamento, di cosa saranno capaci.
inoltre, sono sicuro che la soppressione della provincia sarà uno stimolo per la citta di Macerata.finalmente dovrà rendersi conto che non può vivere sempre sugli uffici publici e sicuramente si darà da fare per crearsi un’economia di mercato come gli altri paesi e città che nons ono capoluogo di provincia. Come campano Civitanova, Tolentino, recanati, Potenza Picena, Corridonia (nota che lo ho elencati per ordine di popolazione, almeno spero di non sbagliare)?
Ma chiss…… Se i servizi rimangono dove sono e magari migliorano, per uno che non è di Macerata, cosa cambia?
Non dimentichiamo che come i Maceratesi considerano Ancona la loro sanguisuga, gli abitanti dei Comuni del Maceratese hanno sempre considerato il Capoluogo (Macerata) la loro (sanguisuga).
In una nazione di solito il popolo è sovrano, ovviamente tranne che in Italia..Solo qui succede che un governo mandato sù non si sà da chì, non solo ci stà facendo sprofondare nella m***a, ma a noi Maceratesi ci ha accorpato con gli abruzzesi…e noi sempre impotenti davanti a tutto quello che ci succede…che tristezza!!!!!!
Onorevole Amedeo Ciccanti, un consiglio non farti vedere da queste parti. Mentre il messaggio al Presidente Pettinari e quello di indire subito un Referendum affinchè la Provincia di Macerata (cosi continueremo a chiamarla), passi sotto Ancona. Ascoli si tenga i suoi debiti, maceratesi se rimaniamo compatti non ci avranno mai, siamo stati traditi, ora tutti devono dimostrare se facevano sulserio. Sentirò i miei collaboratori se è il caso che io debba dimettermi, ora faccio fatica a restare con questi servi di un governo che stravolge la nostra secolare storia. Arezzo, Sondrio e Belluno hanno vinto attraverso una classe politica risoluta e determinata, infatti sul loro territorio non ci sono incompiute, strade che terminano difronte a cancellate private con cavalcavia da abbattere e non passeggiano su marciapiedi invasi totalmente dall’erba. Difendiamo insieme la nostra storia, la nostra cultura la nostra onestà popolare. Ivano Tacconi capo gruppo Udc Comune di Macerata.
Tanto tuonò che piovve! Ora gli enti andranno divisi per tre. Se fossimo andati con Ancona sarebbero stati divisi per due.
Difendiamo insieme la nostra storia, la nostra cultura
incompiute, strade che terminano di fronte a cancellate private con cavalcavia da abbattere e non passeggiano su marciapiedi invasi totalmente dall’erba.
Sarebbe questa la cultura che vorremmo difendere? Spero di no, ma mi sembra cheil confronto con le altre città ci veda perdenti, e non di poco!
L’idea delle dimissioni mi sembra ottima, dovrebbero dimettersi tutti i consiglieri provinaicli, da subito, senza remore, dovrebbe dimttersi immediatamente la Giunta provinciale (tanto hanno solo due mesi di vita – poitica si intende-), dovrebbe dimettersi il sindaco e l’intero consiglio comunale di Macerata, dovrebbero dimettersi i direttori di tutti gli uffici pubbli provinciali, dalla prefettua alla questura, al comando vigili del fuoco, al comando carabinieri, all’Inps, all’Inail, alle Poste, al genio civile, al Catasto, insomma tutti gli uffici che, nel caso di perdita della provincia, non dovrebbero più esistere a MC. Dimissioni di massa, come protesta verso il Governo che non è vero che non è stato eletto da nessuno, caro MARCO POLONI. il Governo viene nominato e non eletto (come erroneamente dicono i berlusconiani). E’ il Parlamento che viene eletto, ed il parlamento ha votato la fiducia, anzi una mare di fiducie (anche ieri) a questo Governo. per cui basta dire che il Governo Monti non è legittimato.
Puntiamo la nostra mira sui nostri parlamentari che, storicamente, non hanno mai fatto nulla per il territorio. Vediamo se stavolta riusciranno a portare a casa il risultato e teneiamone conto la prossima volta che li dovremo votare. Qualcuno di loro, direi tutti, si stanno giocando la carriera politica su questo campo.
E se si dimettessero in massa anche i parlamentari eletti nella circoscrizione di Macerata?
Non sarebbe male come idea.
saranno contenti gli ascolani!!!! e smettete di tirare in ballo i maceratesi la colpa sono di altre persone!!!! meglio che stia zitta!!! ah e certo robert chi non è di macerata chi se ne… ma chi lo è??? ma x piacere.
@Tacconi:
Sondrio e Belluno si sono salvate perché montane al 100%
Arezzo si è salvata perché, come risulta dai dati Istat, confermati dalla Prefettura (quindi un ufficio del Governo), alla data del 31/12/2011 aveva 350.530 abitanti, quindi anche se per poco superava il limite che, in un primo tempo, sembrava non raggiunto. A Macerata ne mancano 25.000 e non sono pochi.
@ Eva: ti ripeto la domanda: ma i paesi e lecittà che non sono capoluoghi di provincia, non campano lo stesso? Solo MAcerata non può vivere senza essere capoluogo? E quando il capoluogo della Marca era Fermo? Non mi pare che a Macerata si morisse di fame.
….. ora ESUBERI MOBILITA’ DEL PERSONALE DEL POLTRONIFICIO MACERATA FINALMENTE !
a lavorare andate !
se qualcuno vi da fiducia!
…..Tra i disoccupati vi renderete conto come si vive!
AUGURI !
Come volevasi dimostrare è stato seguito in ogni aspetto il decreto di legge precedente… non potevamo aspettarci un trattamento diverso…. personalmente, visto che non si parla di abolizione, avrei preferito solo due provincie come in Abruzzo… allora si che sarebbe stata una riduzione seria.
già macerata co si sindaci margutti de sinistra era diventata una città del terzo mondo,adesso che c’hanno messo insieme a fermo e ascoli non c’avemo niente da invidià al congo.
Questo riordino mi sembra un gran pasticcio all’italiana! Ritengo pazzesco azzerare la provincia di Macerata ed accorparla a quella di Ascoli! Parlo da cittadino ascolano. E – a differenza di moltissimi miei concittadini – non andrò fiero se Ascoli sarà il capoluogo della nuova mega provincia, di questo enorme, inutile, obsoleto, costosissimo carrozzone. Dobbiamo tutti – marchigiani ed italiani – avere il coraggio di volare alto, di rinnegare i nostri atavici e perniciosi campanilismi che hanno frenato lo sviluppo dell’Italia: le provincie vanno tutte abolite! Il problema però sarà ricollocare la pletora di dipendenti, le cui fila sono state ingigantite da decenni di clientelismo politico della peggior specie. Se la sede del nuovo “mostro” sarà ad Ascoli ciò significherà poi, mortificare Macerata che, oggettivamente, è una città più importante di Ascoli, già solo considerando l’Università.
# er monnezza:
Nomen omen
se permetti a me caro filosofo questa cosa non mi piace va bene???? NON MI PIACE!
A meno che tu non sia un pinguino, hai sempre qualcuno più meridionale di te 🙂
Il povero Pettinari aveva perso tutte le elezioni a cui era candidato. Per una volta che aveva vinto… ha perso la provincia!
Caro er monnezza, dovresti essere contento, ad Ascoli Piceno, Provincia e Comune, ci sono Amministrazioni di Centro Destra. Forse così Macerata farà un bel salto di qualità!
Loro sono specializzati in “buchi” di bilancio. Mica come noi che ci strappiamo le vesti per qualche centinaio di migliaio di euro.
@ eva: va bene, se non ti piace non ti piace. Non piace nemmeno a me, ma me ne farò una ragione. Sto solo cercando di sdrammatizzare, sembra che sia scoppiata la guerra mondiale! e che sarà mai…… provincia più provincia meno si campa lo stesso. Se invece di fare il passaporto in Questura lo farai al commissariato che differenza c’è? Se il comando dei carabinieri, invece che a MC sarà ad Ascoli, cosa ti cambia? Le pattuglie in giro per Macerata saranno sempre le stesse, no? Mica ci va il colonnello di pattuglia. Quando chiuse la Saram sembrava che Macerata dovesse morire da un giorno all’altro. Sono passati anni e non mi pare che se ne senta la mancanza. nel frattempo lo Stato, cioé noi, ha risparmiato un bel po’ di soldini eliminando la leva obbligatoria, perfettamente inutile, e chi ha fatto il servizio militare lo sa. Serviva solo per spendere un po’ di soldi pubblici e farli spendere ai militari che ogni sera riempivano pizzerie e locali. Ma i paesi dove non c’era l’aeronautica? Sono campati lo stesso, facendo altri lavori ed oggi non si preoccupano se chiudono gliu uffici provinciali o pubblici.
@ Giampaolo:
BRAVOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!
Adesso la colpa della perdita della provincia di Macerata è colpa della sinistra. CAro erMonnezza, che giornale leggi? La gazzetta dello sport? Infatti, dove ci sono amministrazioni di centro destra funziona tutto bene, vero?? e i buchi del Comune di Civitanova???? Chi l’ha lasciati, Monti?
P.s.: non mi pare che il governo Monti possa essere qualificato come di sinistra.
ah ah ah
destra sinistra Capponi Pettinari ….
Capponi presidente con Pettinari vice (Destra-centro)
Pettinari presidente
(Sinistra-centro)
B O O M
COLPITO
la battaglia navale dei
MAGNA MAGNA E’ FINITA !!!!
POLTRONISSIME VUOTE
E DIPENDENTI IN ESUBERO O MOBILITA’
_____ERA ORA!!!!
Con i buchi vedo che nessuno si salva. Ascoli Piceno è una citta stupenda. Se poi davvero dovessero andare a casa molte persone sono felicissimo. M’a tutti sti politici senza lavoro che je fanno fà? Cmq cambiano i [email protected]@i ma i [email protected] sono sempre de no ardri. 🙁 🙁 🙁
QUATTRO DOMANDE:
1)ma saranno capoluoghi a tre? lo chiedo perchè Ascoli sarà CAPOFILA quindi non penso sarà capoluogo! Che ne pensate?
Far fare da capofila ad Ascoli è ingiusto…perchè non lo fanno fare a Macerata? Cioè hanno fatto sparire la nostra provincia che aveva più abitanti di quella di Ascoli e fanno capoluogo loro…ho alcuni che sia più importante di Macerata (ma posso sbagliarmi).
2) Ma proprio non si può fare nulla per rimanere provincia?
3) Questa domanda è un po’ strana…in futuro fra qualche anno si potrebbe ritornare provincia? Ignoro come ciò potrebbe accadere…ma magari una soluzione c’è!
4) Mia madre lavora come impiegata in provincia…rischia il suo posto o è vero che non possono cacciarla?
Comunque…nonostante quello che diciamo noi abitanti di questa provincia non ce l’abbiamo con gli ascolani! Non è nostra intenzione mancare di rispetto a voi è che siamo contrari a questa decisione.
Si, ma dalla cartina non è ora di levare i comuni del Montefeltro che sono emigratio in Emila Romagna?
Filippo, il tuo ultimo commento sul povero Pettinari è di una perfidia senza limiti!
Si sarebbe dovuta fare anche ancona-pesaro. due province per una regione che ha 1.500.000 di abitanti ( come la prov. brescia per intenderci) sarebbero state più che sufficienti. Sono felice di vedere che, finalmente,si è fatto il Piceno ( mancano solo la valvibrata, valle castellana ed amatrice-accumoli che si stanno muovendo in tal senso ) adesso ci sarà da fare i Piceni, parafrasando il buon vecchio M. D’Azeglio. Ascoli non è il demonio.. lo sono i politici cani!
Se le cose rimarranno così, credo che sia opportuno che i politici locali si facciano forti per far confluire i comuni a nord della vallata del Potenza nella provincia di Ancona. Non per campanilismo o altre cavolate, ma semplicemente per una questione logistica. Come è pensabile che Recanati vada a finire sotto Ascoli (107 km) quando ne dista 37 da Ancona e come pure si può pensare che un matelicese, che con la superstrada presa a Fabriano arriva in Ancona in 3/4 d’ora (76 km.) mentre per andare in Ascoli ne impiegherebbe il doppio sicuro. Quindi tutti i comuni che confinano con la provincia di Ancona dovrebbero esserne assorbiti perchè ciò permetterebbe un risparmio sicuro e diretto al cittadino, mentre per gli altri risparmi (quelli dei carrozzoni) probabilmente ci sarà da riparlarne.
Come io la pensi sul ruolo scippato alle province da parte delle regioni e sul riordino delle province è cosa nota ( nei limiti ,per carità, di chi segue costantemente il dibattito su CM), ma adesso vedendo la cruda realtà della nuova cartina politica, se anche l’occhio vuole la sua parte, pur ammettendo il ridimensionamento a tre su cinque nelle Marche, Macerata andava con Ancona: o no?
E comunque, altra occasione persa nel riassetto degli enti locali. Subiamo i diktat della Germania in tutto, ma mai che si guardi al modello territoriale tedesco o alle sue politiche sociali e di lavoro. Questa era la volta buona di applicare anche noi – tolte regioni e province, nonchè comunità montane, pedemontane e orpelli vari- il modello Christaller, che sarà pure datato, ma funziona e anche bene.
E’andata. Ma a me non va giù affatto l’inglobamento ad Ascoli e Fermo. Non che l’abbia con queste due città, anzi, le mie origini per metà sono ascolane, ma è una perdita su molti fronti quella di non esistere più come capoluogo.
Le Province andavano abolite TUTTE.
Il solito pasticcino all’italiana, che crea solo più danni di quanti ne vorrebbe curare…
Comunque dopo 3 secoli di vani tentativi (politici e militari) la Germania arriverà alla fine a rendere il resto d’Europa una sorta di lontana provincia sottosviluppata…
Se, come sembra, il capoluogo di provincia sarà Ascoli, per noi di Cingoli e’ meglio passare con Ancona!
Come reagira’ di fronte a questo provvedimento quel noto politico maceratese che tanto sognava Macerata la citta’ dei 100 mila abitanti? Se almeno fosse aumentata di 25 mila, ora non staremmo a leccarci le ferite! Ma i nostri politici non hanno fatto altro che pensare ai loro vitalizi, fregandosene altamente dell’economia e del progresso della nostra povera Macerata. Spero che almeno non ci tolgano il dissestato Comune , accorpandolo a quello di Civitanova Marche.
Calimme ecche ! trad. dall’ ascolano : Scendiamo qui
@ stellonealpino
Lei usa una terminologia desueta, riferibile ad un’ipotesi di oltre 20 anni fa…..
Poi il concetto è stato aggiornato e si è cominciato a parlare di “Città Diffusa”. 🙂
Ora lo riaggiorneremo ancora e parleremo, finalmente non a torto, della Provincia Diffusa
Salutiamo con estremo piacere e soddisfazione questo piccolissimo provvedimento (ad oggi unico) nella giusta direzione fatto dal governo Monti.
Conseguentemente auspichiamo che almeno gli alti dirigenti delle province soppresse vengano ricollocati nel settore privato in maniera tale che possano esprimere tutte le loro altissime professionalità.
Ciò potrà comportare un risparmio di costi a favore dei cittadini che lavorano e pagano le tasse che ammonterebbe ad € 1.150.000,00 (unmilionecentocinquantamila/00) annui per la sola ex provincia di Macerata.
La strada per una radicale trasformazione del settore pubblico italiano sarà durissima ma noi di Fermare il Declino siamo abituati a fare cose che in certi ambienti potrebbero sembrare impossibili.
Per ora grazie dell’aiutino Mr. Monti!!!!
Lo Stato LADRO sarà spazzato via!
Raffaele Pallotto – Fermare il Declino – Macerata
“Macerata ottenne la piena autonomia dai vescovi di Fermo e Camerino nel 1320 ad opera di Giovanni XXII, il quale la eresse a vescovado con il titolo di città. Vi presero così residenza ordinaria i rettori e i vicari della Marca, la tesoreria e la curia generale e i cardinali legati dai pontefici, ottenendo più tardi anche il privilegio del mero e del misto impero, la zecca e il tribunale della Sacra Rota. Unita alla diocesi di Recanati dal 1357 al 1586, fu in seguito per lunghi anni sede della Legazione Apostolica della Marca. Dal 1371 fu sede della Curia generale delle Marche ed ebbe confermata la Zecca, esistente dal 1334. Dopo qualche parentesi di altre dominazioni (Varano, Francesco Sforza) ritornò nel 1455 a far parte della Chiesa. Dal 1588 al 1816 fu sede del Tribunale Supremo della Rota, con giurisdizione su tutta la Marca. Occupata nel 1798 dai Francesi, ne fu bombardata e saccheggiata l’anno seguente. Dopo la battaglia della Rancia (1815) fu per breve tempo sotto gli Austriaci, tornando poi alla Chiesa sino al 1860. ”
E ORA ANDIAMO SOTTO ASCOLI.
COMPLIMENTI AI NOSTRI POLITICI
Spero ci si renda conto cosa significherà per l’occupazione e il commercio, quando hanno portato via la filiale della Banca d’Italia i maceratesi si sono accorti che qualcosa non andava?
straconcordo con “filosofo” e stellonealpino,ottima notizia,e parlo da “puro maceratese”!
finalmente perdiamo quello status di provincia che ci ha reso una citta’ ne carne ne pesce,dove la classe dirigente per decenni (insieme alla potentissima curia) non ha fatto altro che i propri interessi,senza il benche’ minimo sforzo o programma per farla crescere.
citta’ di uguali dimensione o poco piu’ piccole hanno saputo emergere o “reiventarsi”,NOI NO,ANZI MAI!!!
finalmente per la prima volta nella storia recente Macerata ha la possibilita’ di crescere,per il semplice motivo che dovra’ farlo per forza altrimenti si accellelera’ la sua morte.
@ Gianfranco Cerasi : la mia terminologia puo’ apparire desueta, ma dopo vent’anni di non fare, penso che siano non idonei i nostri politici.
Le province che si sono salvate hanno poco da festeggiare, tanto moriranno lentamente di asfissia. Il governo non lascia scampo: quest’anno a Macerata avevano tagliato 4 mln di contributi, il prossimo anno ne avrebbero tagliati 8…
Io, nonostante gli sforzi, non riesco proprio a dispiacermene…
Io, nonostante mi sforzi, non riesco proprio a dispiacermene…
Maceratesi , popolo di avvocati ,esattori e impiegati , è dura non avere più tra le mani una provincia che tira la carretta e vi permette di sopravvivere !!!!!
In Italia Macerata ha lo stesso peso di Matera o Campobasso quindi figuriamoci che grossa perdita !!!!!!
PS. Dalla zona montana del maceratese.
Dai piagnistei su questa vicenda si comprende appieno il provincialismo di Macerata e dei maceratesi. Si accorpano province in tutta Italia, cittá come Padova e Treviso, Como e Varese, Siena e Grosseto, Pescara e Chieti, Teramo e L’Aquila, etc. etc. sono destinate a convivere, e sono tutte piú grandi di Macerata che conta a malapena 40 mila abitanti, ed i maceratesi stanno tutti a stracciarsi le vesti come se le sorti di questo paesotto fossero essenziali per l’umanitá.
Che noia ……
a Marco Cocis cocilova:-) Se la sede dovesse essere Ascoli, penso che non solo a Cingoli convererebbe andare sotto al Provincia di Ancona, se si guarda la geografia penso che tutti i comuni a nord della provincia di Macerata (del Musone e del Potenza e parte del Chienti)) faranno un referendum per passare nella Provincia di Ancona. Per comuni come Esanatoglia, Matelica, Poggio San Vicino, Castelraimondo, Apiro, Montefano, Appignano, per non parlare poi di quelli vicinissimi ad AN come Recanati, Montelupone, Portorecanati, Potenza Picena, e forse altri, si fa prima ad arrivare ad Ancona che ad Ascoli. Mentre per altri ancora magari cambierebbero pure regione andando con Perugia vedi Camerino, Fiuminata, Pioraco, Visso, Pievetorina, Pievebovigliana, Muccia Serravalle che con la Quadrilatero arriverebbero a Perugia in 30 minuti. ma tanto conoscendo al burocrazia..tutto ancora può succedere. Magari ci ripensano su ancora.
“pour parler” dico anche la mia,
Non posso non notare che Ascoli è stata l’unica provincia con le aliquote provinciali quasi al minimo quindi direi attenta ai cittadini, da maceratese c’è da sottolineare con orgoglio che la provincia di macerata ha sempre fatto innumerevoli corsi grauiti (o quasi) per l’arricchimento culturale e/o professionale. Per quanto riguarda fermo, c’è poco da dire.
Come mi ha detto un signore di grottazolina, “la provincia di Fermo è solo soldi, o quelli degli stipendi nuovi concessi, o quelli delle tasse aumentate al massimo incassate”
Ho letto divertito la bagarre nata iquesti giorni e vedo l’esito (scontatissimo) della vicenda.
Marche Sud con capoluogo Ascoli Piceno, capoluogo più popoloso alla data del 31.12.2011.
Al di la del criterio di figli e figliocci posto in essere dallo stato nel criterio di revisione delle provincie con alcune “grazie” concesse senza ragionevoli motivi, quello che nessuno rileva è che la revisione fatta non ha alcun senso.
È ovvio che dopo la concessione di provincie a pioggia fatte negli anni passati, qualcuno avrebbe dovuto riportare la cosa a livelli credibili, ed altrettanto ovvio è che il solo annullamento delle provincie “regalate” avrebbe creato il pandemonio.
Ma altrettanto assurdo mi sembra il criterio di dover unire provincie storicamente avverse, o realtà assolutamente incompatibili! Da qui l’unione livorno-pisa è un aberrazione, padova e venezia in un unica città metropolitana è come dire che visso e civitanova sono una medesima realtà.
Perugia e Terni unite formano una provincia che ha i medesimi limiti della regione e con funzioni pressochè simili, un po come l’assurda realtà italica di pra e motorizzazione.
Da non sottovalutare, però, che il nostro territorio è sempre passato un po in secondo piano a livello regionale, sempre dopo pesaro ed ancona (In ordine di importanza). Ora, la provincia Marche Sud è territorialmente la più imponente, numericamente più popolosa e sicuramente con più rappresentanza politica in assoluto.
Questo cambierà inevitabilmente gli equilibri politici e, se la classe politica sarà aggiornata, forse potrebbe portare benefici interessanti alla nuova provincia.
L’inevitabile, in quanto tale, non può essere cambiato ma da una triste situazione si può siuramente tirar fuori il meglio.
Cerchiamo di essere positivi (anche se ovviamente anche a me “rode”, e parecchio), cerchiamo di prendere il meglio, cerchiamo di trarre giovamento da questa situazione.
Ciò, tuttavia, è soltanto una mia opinione
Io piuttosto abolirei le Regioni: carrozzoni inutili, di cui abbiamo fatto a meno fino agli anni ’70. Possono personaggi come Fornero, Monti, Cancellieri, Patroni Griffi cancellare con un decreto-legge (qual è la necissità e l’urgenza poi non si sa!) istituzioni napoleoniche, oggetto di riorganizzazione con l’Unità d’Italia?Come può un Governo non politico, senza la legittimazione popolare cambiare l’assetto ordinamentale provinciale?Chi sono costoro? Massoni e moralmente corrotti. Guardate la faccia allegra del Ministro Patroni Griffi: sembra il primino della classe che non ha mai preso un quattro o qualche schiaffo fatto bene da piccolo: proprio lui che fa parte di una casta onnipotente e pre-potente (la Magistratura) che vuole riorganizzare lo Stato!
Alberto Tombesi – Macerata
“A nulla è bastato il lavoro del CAL chiamato a REDARRE (!!!!)”: appunto, a “redarre” (Pierini, matita rossa!) una proposta buona solo a gettare fumo negli occhi ai maceratesi, e a lavarsene le mani, tanto tutti sapevano che era fuori dai parametri richiesti dal governo.
Secondo me la nuova provincia può essere una opportunità se si guarda con gli occhi e la mente in avanti. Proprio quando si chiede al comune (e allo stato) di ridurre la spesa per evitare nuove tasse Non ci si può lamentare di una scelta che certamente porta una riduzione della spesa pubblica.
Era ora.mettiamoci nella testa che il mondo come l’abbiamo sognato non esiste più’. La realtà alcune volte fa’ male ma è salutare per andare avanti.
Con questa “miracolosa” riforma sopravviverà la vicina provincia di Ancona che, a guardare bene, dei famosi tre parametri presi in esame dal governo di Roma ha solo quello riferito alla popolazione non avendo sufficienti né quello del territorio né quello del numero dei comuni.
Accadrà così che, come è successo finora, Ancona continuerà a prendere la maggior parte delle risorse girate dallo stato centrale (servizi di autolinee pubbliche, aziende sanitarie, provvidenze per il territorio ecc. ecc.) lasciando a noi maceratesi le briciole nonché l’onere di accollarci i debiti della provincia di Ascoli.
Evviva la Spending Review del governo Monti
L’errore grave è stato e sarà non ABOLIRE TUTTE LE PROVINCE!
DIPENDENTI PROVINCIA DI MACERATA
A LAVORA’ se qualcuno ve lo dara’ il lavoro oppure nelle liste dei DISOCCUPATI
…..insieme ai politici che vi hanno venduto il posto di lavoro!
IL MAGNA MAGNA A SPESE NOSTRE E’ FINITO…..
le poltrone vuote FINALMENTE !!!!!
FINALMENTE!!!!! ERA ORA CHE VENISSE DEFINITIVAMENTE APPROVATO IL RIORDINO. UN PLAUSO AL GOVERNO!
Il poltronificio Divani e Sofa’ sta cercando una Presidenza! Un consiglio ai Sigg.ri Pettinari e Carancini:e’ forse opportuno che vi apprestiate a fare domanda e mettervi in graduatoria ?
Ma quale debiti ci dobbiamo accollare di Ascoli. xch[ a Mecertata che ci dividiamo gli utili_ W Ascoli Piceno.Mi trasferico nel salotto d-Italia. Finir’ la puzzetta sotto il naso >( >( >( >(
Quindi scriveremo: Vincenzo Bellini nato a Macerata in provincia di Asoli Piceno? 🙂 🙂 🙂 W le olive all’Ascolana
@ stellonealpino
Era ironmico il mio commento…
Poichè la città dei centomila non andava più di moda per dire le stesse cose ed esprimere i medesimi concetti gli stessi, che parlavano dei centomila, si sono inventati la città diffusa 🙂
@ JoeTheDodger
Purtroppo è come dici
Bene,siamo 133mila ora in 3 città[(717mila in tutta la provincia)(tolti i rotti,arrotondato x difetto ed eccesso)]…guai a chi fiata!!!
@MIO POST DI IERI
Correggo il mio increscioso lapsus: laggasi PROVINCE o non PROVINCIE. Chiedo venia.
Dallo slogan elettorale della “Città dei 100.000” di un noto Onorevole della Prima Repubblica, che ancora oggi fa il gran burattinaio di Macerata come lo faceva quaranta anni fa, siamo arrivati al NULLA e siamo stati posti, senza più il Trono della Provincia, sotto i pesciaroli di Porto Civitanova!
Pezzi di polmone eravamo… e pezzi di melda siamo diventati. Prima, sotto gli inetti democristiani. Oggi, sotto gli inetti catto-bolscevichi.
I responsabili del disastro sono principalmente il PD, il PdL e l’UDC, che sostengono il Governo dei professori dei miei stivali. Quindi, il consigliere comunale Ivano Tacconi dell’UDC smetta di parlare e vada in piazza con “le armi in pugno” a difendere la nostra Provincia.
C’è da mandare a casa il Governo Maledetto, come lo ha definito Monti, sostenuto da quei maledetti Partiti che lo sostengono e a cui fanno fare i danni che fa.
Questi ragionieri al Governo tagliano posti di lavoro buttando nell’indigenza i lavoratori, ma non andando a tagliare (o a proporre di tagliare) del 60 per cento la Casta politica, gli appannaggi e le auto blu con le scorte per accompagnare le menti eccelse a fare immersioni subacquee.
Questi ragionieri mettono nuovi confini sulle cartine delle Regioni, come facevano i colonialisti nel Terzo Mondo, dividendo popolazioni, culture ed economie. Ca**o, che intelligenze geniali!
Se penso che questa banda inetta di politici che governa l’inutile Regione, l’utile Provincia e lo sgangherato Comune di Macerata, e leggo sulla stampa che l’Ucchielli vuole andare al Parlamento Europeo e la Giannini al Parlamento Nazionale, mi viene la voglia di bruciarmi le cervella dalla rabbia con una revolverata: cornuto & mazziato!
Per fortuna che il Movimento 5 Stelle C’E’. E che qui – come in Sicilia – romperà le ossa a questa banda degli inetti: quindi la speranza di mandarne un buon numero a casa e a lavorare mi tira su di morale.
Fermare il Declino – come scrive Raffaele Pallotto? Sì, con Oscar Giannino. No, con Montezemolo… TROPPO ELITARIO PER ESSERE COMPRESO (siamo fuori tempo) E GIA’ TROPPO COMPROMESSO IL MOVIMENTO “FERMARE IL DECLINO“.
Meglio, da subito, i “ruspanti” Attivisti 5 Stelle… per fare strizzare il colon alla “Banda della Magnata” che ci sta governando da ormai troppo tempo!
Consiglio tattico per la strategia di fare rimanere la Provincia a Macerata:
I POLITICI OCCUPINO E BLOCCHINO L’AUTOSTRADA A CIVITANOVA MARCHE, COSI’ DA
FAR VEDERE A NOI CHE HANNO LE PALLE… E A MONTI CHE CON I MACERATESI NON C’E’
DA SCHERZARE…
Le Provincie vanno eliminate. TUTTE.
La manovra “Monti” tenta di realizzare per via indiretta (svuotamento di funzioni e drastica riduzione dei politici con eliminazione delle elezioni) quanto doveva essere fatto da decenni (dalla nascita delle Regioni) e promesso ripetutamente nelle campagne elettorali e mai realizzato prendendo clamorosamente in giro i cittadini: la soppressione delle Province. Enti elettivi inutili in quanto le stesse funzioni possono essere svolte da altri Enti e, per lo più, senza alcuna necessità di costosi organi elettivi come prevede il decreto con il trasferimento delle funzioni, dannosi per i costi aggiuntivi diretti necessari al mantenimento della struttura di tali Enti e per i maggiori costi indiretti che causano, in quanto spesso comportano più passaggi burocratici aggiuntivi con costi istruttori e ritardi.
Poiché il mantenimento di tali Enti è funzionale al sistema politico attuale, ai privilegi a prescindere da qualsivoglia valutazione dell’interesse collettivo, la CASTA sta reagendo preparando ricorsi che si appoggiano in primis sugli articoli che prevedono le Province in Costituzione. Anche qui c’è il trucco e l’ennesima dimostrazione della disonestà intellettuale dei rappresentanti della Casta. Quando la nostra Costituzione fu scritta le Regioni non esistevano e le Province erano semplici istituzioni di “controllo” dello stato sul territorio; poiché fu deciso di puntare sulle future Regioni, le Province dovevano essere soppresse alla nascita delle Regioni stesse (ormai oltre 30 anni fa) in quanto si sovrapponevano. La casta non solo rimandò l’atto dovuto ma le moltiplicò in numero e poltrone per fornire stipendi ed occasione di “redditi extra” a sé stessa ed ai propri servitori aumentando esponenzialmente i costi a nostro carico, così contribuendo ad aumentare il debito pubblico che oggi ci strozza.
PROFEZIA:
Ora che non c’è più la provincia cadrà anche la giunta regionale, il comune di Macerata, e quello di Ancona. Il filo che teneva in piedi questi tre organi politici non esiste più..inoltre c’è molta maretta.. se così la si può chiamare..
Quindi ad aprile tutti al voto, e che vinca il migliore…l’astensionismo.
IL TESTO DEL DECRETO
“Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane”
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Visto l’articolo 17 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni,
dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 recante: “Disposizioni urgenti per la revisione della
spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento
patrimoniale delle imprese del settore bancario” con il quale è stato previsto il riordino
delle province, disciplinandone il relativo procedimento che si conclude con un atto
legislativo di iniziativa governativa;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri 20 luglio 2012 recante: “Determinazione
dei criteri per il riordino delle province a norma dell’articolo 17, comma 2, del decretolegge
6 luglio 2012, n. 95” che determina, in particolare, i requisiti minimi che devono
possedere le province, stabiliti in una dimensione territoriale non inferiore a
duemilacinquecento chilometri quadrati e in una popolazione residente non inferiore a
trecentocinquantamila abitanti;
Atteso che, ai sensi dell’articolo 17, comma 2, del citato decreto-legge n. 95 del 2012, la
popolazione residente è determinata in base ai dati dell’Istituto nazionale di statistica
relativi all’ultimo censimento ufficiale, ma che è opportuno fare salvi i casi in cui il
requisito minimo della popolazione si raggiunge sulla base delle rilevazioni della
popolazione residente nella Provincia pubblicate dal medesimo Istituto nazionale di
statistica, disponibili alla data del 20 luglio 2012;
Rilevato che è opportuno preservare la specificità delle province il cui territorio è
integralmente montano, in virtù della peculiarità dei relativi territori;
Atteso che ai fini del riordino si tiene conto delle iniziative comunali assunte ai sensi
dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione, volte a modificare le circoscrizioni
provinciali esistenti alla data del 20 luglio 2012, per le quali è stato espresso il parere della
regione;
Viste le proposte delle Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna,
Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata trasmesse al
Governo ai sensi del citato articolo 17, comma 3;
Considerato che le Regioni Lazio e Calabria non hanno inviato alcuna proposta di
riordino e che nei confronti delle province ubicate nei rispettivi territori si applica quanto
previsto dal comma 4, secondo periodo, del citato articolo 17 in base al quale sull’atto di
riordino è acquisito il parere della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281;
Visto il decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;
Considerata la straordinaria necessità ed urgenza, ai fini del contenimento della spesa
pubblica e della razionalizzazione della pubblica amministrazione, di attuare quanto
prefigurato dall’articolo 23, comma 15, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201,
convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 e dal citato articolo
17 del decreto-legge n. 95 del 2012 in ordine al nuovo ordinamento provinciale, anche al
fine di ottemperare a quanto previsto dagli impegni assunti in sede europea, il cui
rispetto è indispensabile, nell’attuale quadro di contenimento della spesa pubblica, per il
conseguimento dei connessi obiettivi di stabilità e crescita;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del…
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro per la pubblica
amministrazione e la semplificazione, con delega alle riforme istituzionali, e del Ministro
dell’interno;
EMANA
il seguente decreto-legge:
Art. 1 (Requisiti minimi delle province)
1. Al testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo
18 agosto 2000, n. 267, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 3, dopo il comma 3 è inserito il seguente:
«3-bis. Le province devono possedere i requisiti minimi stabiliti con legge dello
Stato o, su espressa previsione di questa, con deliberazione del Consiglio dei
ministri.»;
b) all’articolo 21, comma 3, all’alinea, dopo le parole: «criteri ed indirizzi», sono
aggiunte le seguenti: « e fermo quanto stabilito al comma 3-bis»;
c) all’articolo 21, comma 3, la lettera e) è soppressa.
2. Ai fini del riordino delle province ai sensi dell’articolo 17 del decreto-legge 6 luglio
2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, si applicano
i requisiti minimi stabiliti con la deliberazione del Consiglio dei ministri del 20 luglio
2012, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 171 del 24 luglio
2012.
Art. 2 (Riordino delle province nelle regioni a statuto ordinario)
1. In attuazione dell’articolo 17, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con
modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, a decorrere dal 1° gennaio 2014 le
province nelle regioni a statuto ordinario sono le seguenti:
a) Provincia di Biella-Vercelli, in luogo delle province di Biella e di Vercelli;
Provincia di Novara- Verbano-Cusio-Ossola in luogo delle province di Novara e
di Verbano-Cusio-Ossola [oppure Provincia di Biella-Novara-Verbano-Cusio-
Ossola-Vercelli in luogo delle province di Biella, di Novara, di Verbano-Cusio-
Ossola e di Vercelli]; Provincia di Alessandria-Asti in luogo delle Province di
Alessandria e di Asti; Provincia di Como-Lecco-Varese in luogo delle Province di
Como, di Lecco e di Varese; Provincia di Lodi-Pavia in luogo delle Province di
Lodi e di Pavia; Provincia di Cremona-Mantova in luogo delle Province di
Cremona e di Mantova; Provincia di Padova-Treviso in luogo delle Province di
Padova e di Treviso; Provincia di Rovigo-Verona in luogo delle Province di
Rovigo e di Verona; Provincia di Imperia-Savona in luogo delle Province di
Imperia e di Savona; Provincia di Parma-Piacenza in luogo delle Province di
Parma e di Piacenza; Provincia di Modena-Reggio nell’Emilia in luogo delle
Province di Modena e di Reggio nell’Emilia; Provincia di Forlì-Cesena-Ravenna-
Rimini in luogo delle Province di Forlì-Cesena, di Ravenna e di Rimini; Provincia
di Massa-Carrara-Lucca-Pistoia in luogo delle Province di Massa-Carrara, di Lucca
e di Pistoia; Provincia di Livorno-Pisa in luogo delle Province di Livorno e di Pisa;
Provincia di Grosseto-Siena in luogo delle Province di Grosseto e di Siena;
Provincia di Perugia-Terni in luogo delle Province di Perugia e di Terni; Provincia
di Ascoli Piceno-Fermo-Macerata in luogo delle Province di Ascoli Piceno, di
Fermo e di Macerata; Provincia di Rieti-Viterbo in luogo delle Province di Rieti e
di Viterbo; Provincia di Frosinone-Latina in luogo delle Province di Frosinone e
di Latina; Provincia di L’Aquila-Teramo in luogo delle Province di L’Aquila e di
Teramo; Provincia di Chieti-Pescara in luogo delle Province di Chieti e di Pescara;
Provincia di Campobasso-Isernia in luogo delle Province di Campobasso e di
Isernia; Provincia di Avellino-Benevento in luogo delle Province di Avellino e di
Benevento; Provincia di Brindisi-Taranto in luogo delle Province di Brindisi e di
Taranto; Provincia di Barletta-Andria-Trani-Foggia in luogo delle Province di
Barletta-Andria-Trani e di Foggia; Provincia di Matera-Potenza in luogo delle
Province di Matera e di Potenza; Provincia di Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia in
luogo delle Province di Crotone, di Catanzaro e di Vibo Valentia;
b) Provincia di Cuneo, Provincia di Bergamo, Provincia di Brescia, Provincia di
Sondrio, Provincia di Belluno, Provincia di Vicenza, Provincia di La Spezia,
Provincia di Ferrara, Provincia di Arezzo, Provincia di Ancona, Provincia di
Pesaro-Urbino, Provincia di Caserta, Provincia di Salerno, Provincia di Lecce,
Provincia di Cosenza, Provincia di Reggio di Calabria.
2. Dalla data di cui al comma 1, si determina il mutamento di circoscrizione
provinciale di appartenenza per i comuni indicati nella tabella allegata al presente
decreto, come in essa specificato. La tabella costituisce parte integrante del presente
decreto.
Art. 3 (Comune capoluogo e denominazione delle province)
1. In esito al riordino di cui all’articolo 2, nelle province istituite ai sensi della lettera a) del comma 1 del predetto articolo 2 assume il ruolo di comune capoluogo il comune capoluogo di regione nel caso in cui questo coincide con uno dei comuni già capoluogo di una delle province oggetto di riordino; negli altri casi diviene capoluogo di provincia il comune, tra quelli già capoluogo di provincia, avente maggior popolazione residente, salvo il caso di diverso accordo, anche a maggioranza, tra i medesimi comuni. Ai fini di quanto previsto nel primo periodo, la popolazione residente è determinata ai sensi dell’articolo 17, comma 2, del citato decreto-legge n. 95 del 2012.
2. La denominazione delle province può essere modificata con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri da adottarsi su proposta del Consiglio provinciale deliberata a maggioranza assoluta dei propri componenti e sentita la Regione.
3. Ai comuni già capoluogo di provincia continua ad applicarsi, limitatamente alla durata di due mandati successivi a quello in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, l’articolo 37, comma 1, lettera d), del decreto legislativo n. 267 del 2000
Art. 4 (Disposizioni relative alla composizione del consiglio provinciale)
1. Al comma 16 dell’articolo 23 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito,
con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, le parole: “non più di dieci
componenti” sono sostituite dalle seguenti: “sedici membri nelle province con
popolazione residente superiore a 700.000 abitanti, dodici membri nelle province
con popolazione residente superiore a 300.000 e inferiore o pari a 700.000 abitanti e
dieci membri nelle altre province,”.
Art. 5 (Disposizioni relative alle province e alla presenza dello Stato sul territorio)
1. All’articolo 17, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con
modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) dopo il comma 9, è inserito il seguente:
“9-bis. In relazione alla procedura di riordino e fermo restando quanto previsto
dall’articolo 10, ai fini di una funzionale allocazione degli uffici periferici delle
amministrazioni statali lo Stato promuove forme di consultazione e raccordo
con gli enti locali interessati.”;
b) dopo il comma 10 è inserito il seguente:
“10-bis. Nelle materie di cui all’articolo 117, commi terzo e quarto, della
Costituzione, le Regioni con propria legge trasferiscono ai comuni le funzioni
già conferite alle province dalla normativa vigente salvo che, per assicurarne
l’esercizio unitario, tali funzioni siano acquisite dalle regioni medesime. In caso
di trasferimento delle funzioni ai sensi del primo periodo, sono altresì trasferite
le risorse umane, finanziarie e strumentali. Nelle more di quanto previsto dal
primo periodo le funzioni restano conferite alle province.”;
2. Con il regolamento di cui all’articolo 10, comma 2, del citato decreto-legge n. 95
del 2012, convertito dalla legge n. 135 del 2012, sono definiti, in relazione
all’istituzione dei presidi previsti dal medesimo comma 2, lettera b), i poteri e i
compiti spettanti ai responsabili delle strutture presidiarie in relazione alle
specifiche finalità ivi previste e conseguentemente sono introdotte le necessarie
previsioni di coordinamento e raccordo ordinamentale anche in deroga alle
disposizioni di legge vigenti. Con il medesimo regolamento è altresì disciplinata la
possibilità di prevedere che, presso la prefettura-ufficio territoriale del governo
operante nell’ambito territoriale corrispondente a quello della città metropolitana,
vengano delegate ad un prefetto, con le modalità e nei limiti previsti dalle stesse
disposizioni regolamentari, e comunque congiuntamente o anche disgiuntamente,
specifiche funzioni materia di protezione civile, difesa civile e soccorso pubblico,
di immigrazione ed asilo, di enti locali.
Art. 6 (Disposizione relative alla città metropolitane)
1. All’articolo 18, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con
modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) al comma 1, il primo periodo è sostituito dai seguenti: “A garanzia dell’efficace ed
efficiente svolgimento delle funzioni amministrative, in attuazione degli articoli
114 e 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione, le Province di Roma,
Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Napoli sono
soppresse, con contestuale istituzione delle relative città metropolitane, il 1°
gennaio 2014. La Città metropolitana di Milano comprende altresì il territorio già
6
appartenente alla Provincia di Monza e della Brianza; la Città metropolitana di
Firenze comprende altresì il territorio già appartenente alla Provincia di Prato. La
provincia di Reggio Calabria è soppressa, con contestuale istituzione della relativa
città metropolitana, a decorrere dal novantesimo giorno successivo al rinnovo
degli organi del comune di Reggio Calabria a completamento della procedura di
commissariamento ai sensi dell’articolo 143 del testo unico delle leggi
sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267, e successive modificazioni.”;
b) al comma 2-bis nel quinto periodo le parole: «le regioni provvedono con proprie
leggi» sono sostituite dalle seguenti: «la regione provvede con legge» ed è aggiunto
in fine il seguente periodo: «Le disposizioni di cui al presente comma non si
applicano al Comune di Roma Capitale.»;
c) al comma 3-bis, nel primo periodo, le parole: «entro il novantesimo giorno
antecedente alla scadenza del mandato del presidente della provincia o del
commissario, ove anteriore al 2014, ovvero, nel caso di scadenza del mandato del
presidente successiva al 1° gennaio 2014, entro il 31 ottobre 2013» sono sostituite
dalle seguenti: «entro il 30 settembre 2013;
d) il comma 3-ter è abrogato;
e) al comma 3-quater le parole: «o, in mancanza, il 1° novembre 2013» sono sostituite
dalle seguenti: «o comunque il 1° ottobre 2013»;
f) al comma 4, lettera c), prima delle parole: «nel caso» è inserita la parola: «solo» e
dopo le parole: «comma 2-bis»” sono inserite le seguenti: «e questa sia attuata, ai
sensi del predetto comma, tramite il referendum e la legge regionale ovvero nel
caso della Città metropolitana di Roma Capitale,»;
g) il comma 5 è sostituito con il seguente:
“5. Il consiglio metropolitano è composto da:
a) diciotto consiglieri nelle città metropolitane con popolazione residente
superiore a 3.000.000 di abitanti;
b) quattordici consiglieri nelle città metropolitane con popolazione residente
superiore a 800.000 e inferiore o pari a 3.000.000 di abitanti;
c) dodici consiglieri nelle altre città metropolitane.”;
h) il comma 6 è sostituito dai seguenti:
“6. I componenti del consiglio metropolitano sono eletti:
a) nei casi di cui al comma 4, lettere a) e b), tra i sindaci e i consiglieri comunali
dei comuni ricompresi nel territorio della città metropolitana, da un collegio
formato dai medesimi secondo le modalità stabilite per l’elezione del consiglio
provinciale;
b) nei casi di cui al medesimo comma 4, lettera c), secondo il sistema previsto
dall’articolo 75 del citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del
2000 nel testo vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto. Il
richiamo di cui al comma 1 del citato articolo 75 alle disposizioni di cui alla
7
legge 8 marzo 1951, n. 122, è da intendersi al testo vigente alla data di entrata
in vigore del presente decreto.
6.bis. L’elezione del consiglio metropolitano ha luogo entro cinquanta giorni dalla
proclamazione del sindaco del comune capoluogo nel caso di cui al comma 4,
lettera a) o, nel caso di cui al comma 4, lettere b) e c), contestualmente alla sua
elezione. Entro quindici giorni dalla proclamazione dei consiglieri della città
metropolitana, il sindaco metropolitano convoca il consiglio metropolitano per il
suo insediamento.”;
i) al comma 7, aggiungere in fine la seguente lettera:
“b-bis) le funzioni diverse da quelle di cui alla lettera a), comunque spettanti alle
province alla data di entrata in vigore del presente decreto.”;
l) dopo il comma 9 è inserito il seguente:
«9-bis. In caso di mancata adozione dello statuto definitivo entro il termine di cui
al comma 9, il consiglio metropolitano è sciolto e viene nominato un commissario,
che provvede all’adozione dello statuto e all’amministrazione dell’ente sino alla
proclamazione degli eletti conseguente alle elezioni da svolgersi, entro sei mesi dallo
scioglimento, secondo le modalità stabilite, ai sensi dei commi 4 e 6, dallo statuto
medesimo, che resta in vigore fino a diversa determinazione del nuovo consiglio
metropolitano. Si applicano le disposizioni dell’articolo 141 del decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267, recante «Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti
locali.»;
2. All’articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 18 aprile 2012, n. 61, recante:
“Ulteriori disposizioni recanti attuazione dell’articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n.
42 in materia di ordinamento di Roma Capitale”, il secondo periodo è soppresso.
Art. 7 (Successione delle province)
1. Ogni Provincia istituita ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera a), succede a quelle ad
essa pre-esistenti in tutti i rapporti giuridici e ad ogni altro effetto, anche processuale.
2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato sentita l’Unione delle
province d’Italia (UPI) e previa intesa in sede di Conferenza Stato città ed autonomie
locali di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, possono essere
fissati criteri e modalità operative uniformi per la regolazione in sede amministrativa
degli effetti della successione di cui al comma 1, anche con riguardo alla gestione delle
risorse umane, finanziarie e strumentali.
3. Il passaggio dei dipendenti di ruolo delle province pre-esistenti a quelle istituite ai sensi
dell’articolo 2, comma 1, lettera a) avviene nel rispetto della disciplina prevista
dall’articolo 31 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Decorsi trenta giorni
dall’avvio dell’esame congiunto con le organizzazioni sindacali rappresentative del settore
interessato, in assenza dell’individuazione di criteri e modalità condivisi, le province
istituite ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera a) adottano gli atti necessari per il
passaggio di ruolo dei dipendenti. Le relative dotazioni organiche saranno rideterminate
tenendo conto dell’effettivo fabbisogno. Resta ferma l’applicazione dell’articolo 16,
comma 8, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n.
135. Per i restanti rapporti di lavoro in essere nelle province pre-esistenti le nuove
province istituite subentrano nella titolarità dei rapporti fino alla prevista scadenza.
4. Le procedure di esame congiunto di cui al comma 3 si applicano anche in relazione ai
processi di mobilità conseguenti all’applicazione dell’articolo 17, commi 8 e 10-bis, del
decreto- legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, come
modificato dal presente decreto.
Art. 8 (Norme transitorie e finali)
1. Gli organi di governo delle province o il commissario straordinario di cui al
comma 2 restano in carica fino al 31 dicembre 2013. A decorrere dal 1° gennaio 2013 la
giunta non può essere composta da più di quattro assessori nelle province con
popolazione fino a 700.000 abitanti e da più di sei assessori nelle altre province. A
decorrere dal 1° gennaio 2014 gli organi di governo delle province sono esclusivamente
il Presidente e il Consiglio.
2. Nei casi in cui in una data compresa tra la data di entrata in vigore del presento
decreto e il 31 dicembre 2013 si verifichino la scadenza naturale del mandato degli organi
delle province oppure la scadenza dell’incarico di commissario straordinario delle
province nominato ai sensi delle vigenti disposizioni di cui al decreto legislativo n. 267
del 2000 o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali ai sensi
della legislazione vigente, è nominato un commissario straordinario, ai sensi dell’articolo
141 del citato decreto legislativo n. 267 del 2000, per la provvisoria gestione dell’ente
fino all’insediamento dei nuovi organi di governo provinciali o metropolitani.
3. La data delle elezioni per la costituzione degli organi delle province istituite ai
sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera a) e delle città metropolitane di cui all’ articolo 18,
comma 1, primo periodo, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con
modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, come modificato dal presente decreto,
nonché per il rinnovo degli organi delle province di cui all’ articolo 2, comma 1, lettera
b), è fissata dal Ministro dell’interno in una domenica compresa tra il 1° e il 30 novembre
dell’anno 2013.
4. Entro il 30 aprile 2013 le province oggetto di riordino ai sensi dell’articolo 2,
comma 1, lettera a), le province le cui circoscrizioni sono modificate ai sensi dell’articolo
2, comma 2, in attuazione dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione, nonché le
province di Firenze, di Prato, di Milano e di Monza e della Brianza procedono alla
ricognizione dei dati contabili ed economico-finanziari, del patrimonio mobiliare, incluse
le partecipazioni, e immobiliare, delle dotazioni organiche, dei rapporti di lavoro e di
ogni altro dato utile ai fini dell’amministrazione, a decorrere dal 1° gennaio 2014, delle
province istituite o aventi circoscrizione modificata ai sensi dell’articolo 2 nonché delle
città metropolitane di Firenze e di Milano. I risultati di tali adempimenti sono trasmessi,
entro il medesimo termine di cui al primo periodo, al prefetto della Provincia in cui ha
sede il comune capoluogo di Regione. Decorso inutilmente il predetto termine, il
prefetto, previa diffida ad adempiere nel termine di venti giorni dalla notifica della diffida
medesima, nomina un proprio commissario che provvede in via sostitutiva.
5. Limitatamente all’anno 2013, in deroga al termine di cui all’articolo 151, comma 1,
del citato decreto legislativo n. 267 del 2000, le province di cui al comma 4 approvano il
bilancio di previsione improrogabilmente entro il 30 maggio 2013 e per le medesime non
trova applicazione il differimento eventualmente disposto ai sensi dello stesso articolo
151, comma 1. Decorso inutilmente il predetto termine, il prefetto individuato nel
medesimo comma 4, previa diffida ad adempiere nel termine di venti giorni dalla
notifica, nomina un proprio commissario che provvede in via sostitutiva.
6. Entro due mesi dall’insediamento dei nuovi organi le province istituite ai sensi
dell’articolo 2, comma 1, lettera a), adottano il bilancio e le misure necessarie a garantire
la piena operatività con riferimento all’esercizio delle funzioni attribuite.
7. Le prime elezioni del consiglio metropolitano nonché, salva l’ipotesi di cui al
comma 4, lettera a), dell’articolo 18 del citato decreto-legge n. 95 del 2012, del sindaco
metropolitano si svolgono secondo le modalità stabilite dallo statuto provvisorio ai sensi
del medesimo articolo 18, comma 4. In caso di mancata approvazione dello statuto
provvisorio entro il termine di cui al comma 3-bis del predetto articolo 18, come
modificato dal presente decreto, è di diritto sindaco metropolitano il sindaco del comune
capoluogo ed il consiglio metropolitano è eletto secondo le modalità di cui al comma 6,
lettera a), del medesimo articolo 18, come modificato dal presente decreto. Entro tre
mesi dalla data di approvazione dello statuto definitivo della città metropolitana, nel caso
in cui lo stesso preveda l’elezione del sindaco secondo le modalità di cui al citato articolo
18, comma 4, lettere b) e c), si procede a nuove elezioni per il rinnovo del sindaco e del
consiglio metropolitani.
8. Ai fini dell’attuazione delle disposizioni del presente decreto è istituita, senza
nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, una cabina di regia composta dal
Ministro dell’interno, che la presiede, dal Ministro per la pubblica amministrazione e la
semplificazione delegato alle riforme istituzionali, dal Ministro dell’economia e delle
finanze, dal Presidente dell’Unione delle Province d’Italia – UPI, da tre presidenti di
provincia designati dall’UPI, di cui uno presidente di una delle province di cui all’articolo
18, comma 1, primo periodo, del citato decreto-legge 7 luglio 2012, n. 95, come
modificato dal presente decreto, nonché da due sindaci di comuni capoluogo delle
province di cui al predetto articolo 18, comma 1, primo periodo. La cabina di regia, per
lo svolgimento dei propri compiti istituzionali, si avvale del supporto tecnico di un
gruppo di lavoro composto da funzionari delle amministrazioni e degli organismi sopra
citati, al fine di acquisire ed elaborare informazioni relative al trasferimento di personale,
beni e dotazioni strumentali delle province oggetto di riordino nonché di quelle destinate
ad essere sostituite dalle città metropolitane.
Art. 9 (Disposizione finanziaria)
1. Dal presente decreto non devono derivare minori entrate né nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica.
co su beccamorto de sindaco che c’imo era normale che gliava a fini’ scusci’…
Non tutte le speranze sono ancora perdute, a quanto sembra: l’articolo 3, riportatoci da enossam, darebbe ancora una speranza a Macerata o Fermo di essere il comune capoluogo della nuova macro-provincia.
Infatti vi si dice che “diviene capoluogo di provincia il comune, tra quelli già capoluogo di provincia, avente maggior popolazione residente, salvo il caso di diverso accordo, anche a maggioranza, tra i medesimi comuni”.
Quindi con un accordo a maggioranza, 2 su 3 quindi, fra i tre ex capoluoghi delle province soppresse (io penso a Macerata e Fermo ovviamente), ci si potrebbe accordare che il capoluogo non sia per forza Ascoli, ma per esempio una delle altre due città, Macerata o Fermo, che dovrebbero pertanto sin d’ora cominciare a stringere i rapporti al riguardo, concordando magari che una prende il capoluogo ma l’altra mantiene il maggior numero dei servizi che dovrebbero essere trasferiti.
Art. 3 (Comune capoluogo e denominazione delle province)
1. In esito al riordino di cui all’articolo 2, nelle province istituite ai sensi della lettera a) del comma 1 del predetto articolo 2 assume il ruolo di comune capoluogo il comune capoluogo di regione nel caso in cui questo coincide con uno dei comuni già capoluogo di una delle province oggetto di riordino; negli altri casi diviene capoluogo di provincia il comune, tra quelli già capoluogo di provincia, avente maggior popolazione residente, salvo il caso di diverso accordo, anche a maggioranza, tra i medesimi comuni.
http://www.youtube.com/watch?v=0ei7fMrowGk
Non ho ancora letto il testo del decreto, però non mi è mai stata chiara una cosa sul requisito della popolazione e la voglio esporre , sperando che qualcuno sappia darmi chiarimenti certi.
Al comma 6 ’art.1 della delibera del Consiglio dei Ministri sul riordino delle province , dove è scritto maggior popolazione residente
il termine residente, è riferito a chi è in possesso di certificato di residenza oppure come generico abitanti, che normalmente ( anche in questa occasione, dai politici, dalla stampa) viene utilizzato come sinonimo di residenti ?
Cioè. La popolazione complessiva della provincia di Macerata, comprende o no i 35.752 immigrati regolari con permesso di soggiorno come risulta dal rapporto immigrazione 2011 e che rappresentano l’11 % di tutta la popolazione residente nella nostra provincia ?
https://www.cronachemaceratesi.it/2012/05/17/rapporto-immigrazione-2011-triplicati-gli-stranieri-nel-maceratese/195186/
Mi auguro di sì, che siano compresi; Primo perchè mi sembra corretto dal momento che, con permesso di soggiorno o di residenza non sono degli ectoplasmi, ma anche questi sono presenti sul territorio , ci vivono de hanno un peso nella nostra economia, sia in termini di impiego di risorse ( servizi sanitari, scolastici,mense, trasporto pubblico etc) che di contributo alla produzione di ricchezza locale ( Case in affitto, consumi vari etc.) , e poi perchè altrimenti sarebbe davvero paradossale perdere il capoluogo quando addirittura sommando tale consistenza numerica andremmo a superare di circa 5000 unità il criterio richiesto della popolazione.
Se non fossero compresi, la considererei ulteriormente una riforma campata in aria, fatta sulla carta, anzi la cartina, che non tiene affatto conto di una fotografia reale del territorio oltre che di non chiara interpretazione del testo di legge.
Io spero che almeno riesca a soddisfare quanti sostengono che questo riordino apporterà un beneficio economico alle casse statali, ma temo non sarà così ,perchè si ridurrà ad un taglio dei costi della politica per 20 province, mentre non influerà sull’apparato burocratico in maniera incisiva, a meno di non rivoluzionare in peggio tutti i servizi essenziali al governo del territorio. E intanto nell’immediato la riforma rappresenta un altro costo per l’elezione dei nuovi organi provinciali
Ma voglio fare un esempio concreto. Prendiamo tutto quanto riguarda i
Piani Territoriali di Coordinamento dove : Macerata ha il suo, Ascoli il suo, Fermo nessun piano.
Quale dei due verrà adottato? Ma prima ancora. Nella fase diciamo di transizione ,che si fa, si blocca tutto ? Azzeriamo tutto? E se ognuno conservasse il suo, questo significherebbe mantenere un apparato di tecnici, funzionari, dirigenti ecc. ecc. di circa 400 dipendenti. Rifarne uno comun, ci vorrebbero anni e poi il personale servirebbe comunque. Senza contare in questo caso le difficoltà d’intervento dei tecnici in un ambito territoriale così esteso.
oddio provincia di marche sud!!!! bah!!
@ Moroni
Il termine abitanti è sinonimo di residenti (cioè iscritti all’anagrafe), quindi sono compresi anche gli stranieri. Viceversa, i cittadini sono coloro che hanno la cittadinanza, ma che nel caso in questione non ci interessano.
Molto interessante il nuovo art. 3/1 che modifica sostanzialmente la modalità di scelta del nuovo capoluogo. Come dice giustamente Tex Willer, se Macerata e Fermo fanno la pace possono fare una pernacchia ad Ascoli e lasciarli a bocca asciutta.
E comunque, tanto per lasciare un “contentino” alla politica, agli ex-capoluoghi lasciano la possibilità per i prossimi due mandati di avere consigli comunali di 40 invece di 30. Altra presa per il (_|_)
Che senso ha prevedere quanto segue: “…negli altri casi diviene capoluogo di provincia il comune, tra quelli già capoluogo di provincia, avente maggior popolazione residente, salvo il caso di diverso accordo, anche a maggioranza, tra i medesimi comuni.”. Ma cosa c’entra avere il maggior numero di abitanti? Almeno dicano: “…negli altri casi diviene capoluogo di provincia il comune, tra quelli già capoluogo di provincia, la cui provincia, oggetto del riordino, presenta almeno un requisito minimo di cui all’art. 1 ovvero con maggiore popolazione provinciale residente, salvo il caso di diverso accordo, anche a maggioranza, tra i medesimi comuni”
Se avessimo una classe politica, rappresentanti nazionali e regionali, con la dignità di rappresentare la cosa pubblica, cosa che oggi difetta nel modo più assoluto, poiché è stato delegato a un governo autocratico ogni potere ed il parlamento è veramente un’ “aula sorda e grigia”, la nuova provincia Macerata- Fermo – Ascoli Piceno, con 700.000 abitanti, 90.000 imprese ed una estenzione di 4.800 kmq dovrebbe rivendicare il capoluogo di Regione. Così Ancona non potrebbepiù godere della deroga e poiché non ha i requisiti minimi della legge dovrebbe unirsi a Pesaro-Urbino. A meno che la Regione non ridisegni i confini provinciali nel rispetto dei requisiti minimi di legge, il che comporta il sacrificio di Ancona che deve cedere il proprio territorio se vuole rimanere capoluogo di regione. Questo doveva chiedere la classe politica locale, parlamentare, consiglieri regionali e provinciali, invece di comportarsi come degli eunuchi da fine impero. Paghiamo profumatamente degli imbecilli che non solo non sanno pensare e fugariamoci pensare!
Alberto Tombesi – Macerata
Ancora più idioti i rappresentanti del governo che formulano una proposta di riordino delle province fondata su un concetto mobile, la popolazione, che cambia nel tempo e che quindi rimette in discussione continuamente l’esistenza dell’Ente provinciale: questa sì è spesa pubblica al limite dell’idiozia!
Alberto Tombesi – Macerata
ho sempre pensato che prima o poi sarebbe arrivata la vendetta contro di noi maceratesi, così choosy verso “le marche zozze ” …;-)
@ Roberto Concetti
Certo. Però a me il dubbio è sorto, perchè se andiamo a vedere i dati del penultimo censimento nazionale del 2001 mi sembra di ricordare, adesso non l’ho sottomano, che la differenza per Macerata sia + 25.000, tale da portare al quel totale di residenti per cui a noi mancherebbero circa 30.000 abitanti.
Quindi mi chiedevo : se dal 2001 l’immigrazione in Italia è cresciuta esponenzialmente ,tanto che nel 2011 nella nostra provincia si sono triplicate le presenze straniere, è possibile che il saldo attuale dei residenti sia inferiore a quello di dieci anni fa ?
Oggi, Festa di tuttti i Santi, a Messa una vocina mi ha sussurrato all’orecchio: “Forse questa trobata ve la siete meritata… Chi è causa del suo mal pianga se stesso… Avete seminato vento, raccoglietevi la tempesta”.
Mah, forse, paradossalmente se tutte le province fossero state eliminate ci sarebbe meno malcontento…non penso solo a noi, ma ad altre parti d’Italia che con questo accorpamento vivranno situazioni molto molto ingarbugliate. Per quanto mi riguarda, se i servizi non li spostano più di tanto, me ne farò una ragione, anche se ovviamente, dispiace (non facciamo gli ipocriti). Più che altro però, mi scoccerebbe perdere città come Recanati o Porto recanati…sarebbe una bella mazzata dal punto di vista turistico/economico e culturale…(pensate a Leopardi e a tutte le cose che ci girano attorno)….
A A A… Vendesi poltrone usate poco… ma sfruttate molto…!!! Sfruttate nel senso di aiuto per poter percepire compensi… mica potevano stare in piedi !!!
@ Tamara
Sai che non c’ho capito niente ? 🙂
Comunque, nel 2001 i residenti (compresi stranieri) erano 301.523. Al 31/12/2011 erano 325.362 (dati istat). Il saldo di circa 24.000 in più è dato dall’immigrazione (visto che quello naturale è in calo). La popolazione straniera nel 2001 era 11.780, al 1/1/2011 era 35.752. Quindi triplicata. Ora è più chiaro ?
MONTI E I SUOI TECNICI SONO SOLO APPRENDISTI STREGONI CHE FANNO I DANNI E POI NON SAPRANNO RIPARARLI.
Alberto Tombesi, che questa riorganizzazione non sia stato un mero “strumento di cassa”, lo dimostrano le esigue riduzioni di spesa che il processo comporta, 40 milioni. L’obiettivo che il governo si propone è molto ampio e indubbiamente avrà forti effetti in tutti le amministrazioni decentrate dello Stato, inclusa le Camere di Commercio, che lo coinvolgono d’obbligo alla difesa d’ufficio. Quindi invece di pensare alle province ora sarebbe il caso che tutti gli enti decentrati, strumentali, di programmazione e regolazione e le autonomie funzionali pensino a come rispondere a quello per cui sono state istituite e non al mantenimento degli apparati: semplificare e rendere efficace l’azione amministrativa e eliminare ogni procedura utile all’ufficio che la gestisce ma inutile a garantire interessi costituzionalmente meritevoli ai destinatari.
Chiarissimo! 🙂 Nel frattempo sono andata a rivedere anche io i dati. E’ che dal sito dove avevo controllato mancavano i rilevamenti per gli stranieri dal 2001 al 2004 , e quindi adesso ci sono risalita a partire dalla percentuale d’incremento riportata nel rapporto immigrazione 2011 inserendo gli immigrati fra i residenti . Poi ho rapportato il dato a quelli disaggregati per movimenti migratori , saldo naturale etc e così il conto adesso mi porta… e preciso al tuo: Grazie.
Il decreto non si pone il problema dei costo che il riordino comporterà . Fa discendere dall’ Olimpo l’articolo 9 “Dal presente decreto non devono derivare minori entrate né nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.”
I costi di trasferimento degli uffici, delle nuove attrezzature che si renderanno necessarie, della conseguente riorganizzazione-confusione burocratica, della stessa litigiosità giudiziaria che il provvedimento porrà in essere si pensa che saranno pagati dal Cielo? I costi ed i disagi personali e familiari che i pubblici dipendenti si troveranno ad affrontare per raggiungere le nuove sedi non dovranno essere compensati?
E’ così intimamente contraddittorio questo estemporaneo atto d’impero, che ignora la nozione di “locale autonomia” , che, prima di una bocciatura Costituzionale, penso cadrà inconvertibile nei passaggi delle due inconcludenti camere del nostro pletorico parlamento. Se il popolo Italiano fosse un popolo pensante non soggetto alla imperativa censura del dilagante “Crozzapensiero”, penso che sarebbe già caduto sotto il peso del ridicolo.
Quanto sopra premesso debbo però dire che do il mio pieno plauso a questo atto politico che getta finalmente un sasso nel pantano del malgoverno del territorio e della frantumazione burocratica che lo caratterizza.
Prendiamone finalmente atto: quando in Italia parliamo di “autonomie locali” mentiamo ignorando di mentire. Se dicessimo la verità parleremmo di “baronie partitiche”.
Il non governo del territorio è sotto gli occhi di tutti. A chi ne addossiamo la responsabilità? Quando un fiumicello della nostra regione, in stato di incuria, non per mancanza di mezzi o di personale, ma per sovrapposizioni di autorità territoriali e contrapposizioni di competenze straripa e uccide le persone i nostri politici vanno a piatire a Roma! E’ l’intero assetto delle autonomie locali, cominciando da quell’autentico mostro dell’Ente Regione dalla cui storica malformazione originano i cronici disavanzi della finanza pubblica le più gravi disfunzioni dei pubblici servizi che deve essere ricomposto.
Macerata vuole conservare la Provincia? Forse questo decreto secondo cui “diviene capoluogo di provincia il comune, tra quelli già capoluogo di provincia, avente maggior popolazione residente ” può dargliene la possibilità. Chi guardo oggi la carta geografica nota un mostruosa continuità cementizia che la congiunge a Corridonia. I Comitati di affari che hanno pianificato l’edilizia dei due comuni con la complicità degli enti sovraordinati (Provincia e Regione) hanno di fatto creato un inscindibile groviglio urbano che necessita di un governo unitario (i conflitti che sulla lottizzazione di San Claudio e sulla necessità di ampliamento del ponte sul fiume Chienti, di cui Cronache Maceratesi e Bommarito hanno parlato ne sono la dimostrazione). Dunque è su questa duplice popolazione che va parametrato il capoluogo della nuova allargata provincia. Macerata potrebbe dunque dalla sua dissennatezza urbanistica alla fine anche guadagnarci?
Certo bisognerà sopprimere la dualità dei comuni. E questo sicuramente sarà un Bene, e comporterà anche un risparmio.
Se, data la lettera del nefasto decreto, la denominazione di Macerata sarà immodificabile certo Corridonia dovrà o restringere la denominazione al nucleo abitativo ove era la casa dell’eroe o abdicare al suo nome (la nobile antica Pausola è del resto avvezza a queste mutazioni e, essendo la nostra Repubblica dichiaratamente antifascista, la scomparsa di un toponimo di marca Mussoliniana apparirebbe quasi doverosa). ….
Qui mi fermo. Il mio scritto lo so è paradossale e non mi aspetto accoglienza nel serioso pensatoio dei miei compatrioti.
Esprimermi però pubblicamente mi dà almeno la sensazione di addolcire in umorismo la mia amarezza, diciamo meglio il mio amore-odio per questa mia terra bella e martirizzata.
Giovanni Domenella
Mi tovo molto d’accordo con Tex Willer che bisogna trovare un’intesa ed un accordo con Fermo, dal momento che l’art. 3 riscritto dal governo nel nuovo decreto, permette nel caso di accorpamento di tre o più province, di decidere il capoluogo a maggioranza, per ridurre a più miti consigli le pretese ascolane, per avere il capoluogo nel centro piceno, per qualche migliaio di abitanti in più nel suo comune, sede completamente decentrata, periferica, per niente omogenea ed affine con Fermo, ed ancor meno con Macerata. Messe da parte le aspirazioni diverse del Fermano e del Maceratese fino ad ora – anche se entrambi chiedevano in verità alla regione Marche il ricorso alla Corte costituzionale, per l’evidente illegittimità dell’art. 17 della legge sul riordino delle province – con la seconda che ha cercato di salvare la sua autonomia con una deroga, che d’altronde ne richiedeva automaticamente un’altra per Ascoli-Fermo, bisogna trovare un accordo proprio con la provincia di Fermo, per evitare che la provincia di Macerata perda i suoi comuni a nord in favore di Ancona, e Fermo subisca l’umiiiazione di riunirsi con Ascoli, come una specie di ritorno all’ovile, dopo la legittima separazione, aspirazione leggitima secolare del Fermano. La mia idea è sostanzialmente sovrapponibile a quella di Tex Willer, ripeto, con l’opinione convinta che la sede di capoluogo della nuova provincia sia meglio a Fermo, facilmente raggiungibile anche da Recanati e Porto Recanati, che minacciano di passare con Ancona, appena 35 chilometri – e non 120-130 Km come da Ascoli – sede più vicina e maggiormente baricentrica per tutti, e specialmente centrale geograficamente anche per Ascoli, ma lasciando la maggior parte degli uffici a Macerata, perchè delle tre province in accorpamento è pur sempre la piò popolosa e soprattutto la più vasta. Beninteso con l’equa ed analoga distribuzione di tutti i servizi ai cittadini della super-provincia di Macerata-Fermo-Ascoli, sia fermani, sia maceratesi che ascolani. Bisogna insomma fare in modo che Ascoli, non gradita sia a Fermo che a Macerata, non sia l’asso piglia tutto della situazione, pur trovandosi praticamente fuori dalla nuova grossa realtà provinciale. E’ bene che i presidenti Cesetti e Pettinari, passata ormai la conflittualità del recente parere del Consiglio regionale delle Marche, comincino a parlarsi seriamente e concretamente, per sfruttare appieno la nuova opportunità dell’art. 3 dell’ultimo decreto del governo, non solo per limitare i danni per la perdita della propria autonomia, ma soprattutto per creare le migiiori condizioni di fare del nuovo Ente un’occasione di crescita e sviluppo del territorio fermano-maceratese, e non un fattore di penalizzazione. Se nel frattempo, tra alcuni giorni, la Consulta abrogherà il famigeratto art. 17, ben venga la decisione sia per Fermo che per Macerata, le quali manterranno ambedue la loro identità attuale. E se il Governo, prima o poi, decidesse per una fusione od un accorpamento, ormai necessario, delle piccole regioni come la nostra, tra Marche, Abruzzo, Molise ed Umbria, a fomare una macroregione, per risparmiare ovviamente di più della semplice riduzione del numero delle province, Ascoli troverà la sua naturale collocazione con Teramo limitrofa, e Fermo con Macerata, contigua e confinante per decine e decine di chilometri, con compenetrazione reciproca, a denti di sega, di una miriade di comuni fermani e maceratesi, a sud del fiume Chienti. Finalmente avremmo l’auspicabile unificazione della bella realtà costituita dal distretto industriale calzaturiero della zona fermano-maceratese o fermano-civitanovese.
Il risultato di questo provvedimento e’ una “schifezza”, e lo dice uno che era favorevole alla completa soppressione. Non trovo nessun aspetto positivo, nemmeno sul contenimento della spesa pubblica. Le province rimangono, mentre alcuni territori accorpati vedranno un aumento dei costi gestionali, per il fatto di dover amministrare territori grandi come una piccola regione. Ai piu’ capitera’ forse poche volte nella vita dover frequentare una prefettura, oppure un ufficio provinciale dell’Inps, ma ora il costo del carburante di quei poveri sfigati che si trovano ai margini di questi territori e’ un maggiore onere, oppure no? Occorreva piu’ coraggio, ma, come sempre, ha prevalso l’interesse di bottega. Vista la debolezza del provvedimento governativo, la regione poteva dare un impulso decisivo proponendo una sola provincia per le Marche, organizzando gli uffici negli ambiti che avrebbero ricalcato le attuali province. Ma era impensabile per Pesaro e Ancona che si ritenevano ormai “salve”….
NON LAMENTIAMOCI: LI ABBIAMO VOTATI QUESTI INETTI DELLA “BANDA DELLA MANGIATA“, COSTRETTI A TENERE IN PIEDI UNO GOVERNO DI TECNICI CHE STA MASSACRANDO I PICCOLI, MA NON LA CASTA.
E’ NECESSARIA LA VENDETTA CONTRO QUESTA CASTA: O USANDO LE ARMI PER FARE SCORRERE “IL SANGUE PURIFICATORE“, OPPURE VOTANDO IL “MOVIMENTO 5 STELLE“, OSSIA UNA VENDETTA DEMOCRATICA.
E’ CIO’ CHE UNA FAMIGLIA DI 4 PERSONE, DA SEMPRE A SINISTRA COL P.C.I., POI COL P.D.S, INFINE COL P.D.… ED ORA CON IL “MOVIMENTO 5 STELLE“. PER EVITARE IL PEGGIO…
Tanta paura per l’accorpamento, per la sede, per il nome della nuova provincia.
Ammetto che non conosco molto, per mia fortuna, gli uffici delle amministrazioni locali ma vi chiedo: quando spesso vi recate a parlare con il presidente della provincia o con i membri della giunta? Per me la sede può essere anche al polo nord..non mi cambia molto. Le email arrivano anche lì.
Gli uffici amministrativi che hanno rapporto diretto con il cittadino saranno lontani? Ma quali sono questi uffici provinciali..e soprattutto chi vi dice che saranno davvero solo nella sede provinciale? Pensate davvero che i dipendenti pubblici saranno mandati a casa? Se non si riesce ad aumentare di un’ora la settimana l’orario dei professori..pensate sia possibile mandare a casa qualche dipendente?
Per il resto..posso stare sotto la provincia di Ascoli, Macerata, Marche Sud ..chiamatale come volete..non mi cambia molto.
Penso che dovremmo imparare a sentirci europei e sono convinto che i giovani lo siano. Mi rompe molto di più che le lingue europee siano Inglese e Francese e l’Italiano sia escluso più che sapere che ci sia scritto Ascoli o Marche Sud o quello che volete nella mia targa, no scusate nella targa non c’è la provincia, allora nella mia carta d’indentità, scusate ancora non c’è la provincia nemmeno lì, nello stadio della mia città, no mi son sbagliato lì si lotta tra frazioni di 100 abitanti non tra provincie..mi sapete dire dove posso sapere di che provincia sono? Sapete a me non interessa..ma magari qualcuno domani mi pone la domanda e non vorrei essere impreparato!
Tanto rumore … per nulla. Monti Santo subito. Gli unici che si devono preoccupare sono quelli che fino ad oggi sono vissuti di rendita con alle spalle un’inutile Provincia e sulle spalle dei Cittadini. In particolare Politici e quegli impiegati occupati in uffici inutili quanto le loro mansioni.
Certo che è un brutto colpo per il folkore maceratese; pensiamo ai pistacoppi….
Era Ora….. Finalmente il GRANDE PICENO…
Anche a me dispiace che la nostra provincia venga assorbita, ma sempre meglio che smembrata…
Ho letto con interesse i commenti dei vari utenti e sono d’accordo nel confermare che il governo Monti almeno qualcosa di buono l’ha fatta… eliminare un po’ di sprechi… basta con troppe poltrone…
Sicuramente per le Marche (viste le dimensioni) erano meglio due sole province… ma vista la prepotenza Anconetana non se ne e fatto nulla… e Pesaro continuerà a perdere i suoi Comuni del Montefeltro a vantaggio della nuova Grande Romagna…
In una situazione del genere allora bisogna evitare provincialismi e ricompattarsi per trovare il modo di avere un maggior peso politico a livello regionale…
Quindi ben venga il Grande Piceno…
Durante l’Impero Romano tra le regioni Augustee svettava la Quinta Regioconosciuta meglio come Picenum… e Plinio il Vecchio nella sua Naturali Historia la descriveva così:
“Quinta regio Piceni est, quondam uberrimae multitudinis…”
e citava le seguenti città che lo componevano… praticamente quelle attuali…
“Cupra oppidum, Castellum Firmanorum, et super id colonia Asculum, Piceni nobilissima. intus Novana; in ora Cluana, Potentia, Numana a Siculis condita, ab iisdem colonia Ancona, adposita promunturio Cunero in ipso flectentis se orae cubito, a Gargano . intus Auximates, Beregrani, Cingulani, Cuprenses cognomine Montani, Falerienses, Pausulani, Planinenses, Ricinenses, Septempedani, Tolentinates, Traienses, Urbesalvia Pollentini”
Quindi basta piangersi addosso… dobbiamo soltanto ricompattarci evitare campanilismi e creare quell’unione che faccia in modo di dare maggior impulso alla nostra economia e soprattutto al nostro turismo cercando di veicolarlo con un nome unico il Grande Piceno…
dai Romagnoli c’è sempre qualcosa da imparare.
C.A.H.R.
Mammamia …. quante scemenze qui, anche dottissime. A G. R. la palma delle migliori scemenze.