Il Consiglio regionale
approva il riordino a quattro
Ma Monti ha già deciso

SPENDING REVIEW - Dibattito fiume a Palazzo Raffaello: passa la proposta maceratese ma il Governo sembra voler andare avanti per la propria strada senza concedere deroghe alle Regioni

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di Alessandra Pierini

All’arroganza del governo tecnico di Mario Monti siamo ormai abituati ma l’ostentazione di principi democratici e di partecipazione che vengono poi puntualmente disattesi è un po’ più dura da mandar giù. Prendiamo ad esempio la questione del riordino delle Province. Questa mattina mentre l’Assemblea legislativa delle Marche dava il via ad un lungo dibattito per stabilire quale proposta di riordino proporre al Parlamento, il Consiglio dei Ministri valutava già il decreto sulla soppressione delle Province, in cui si stabilisce che le Marche saranno divise come previsto da mesi in tre territori Pesaro, Ancona e un terzo distretto composto da Macerata, Fermo e Ascoli e persino che dalla fine di giugno del 2013 tutte le Province, anche quelle che non si vedranno toccare i confini, saranno guidate da un commissario che curerà la transizione verso il nuovo regime. A darne notizia il Corriere della Sera (leggi l’articolo) che riporta anche una dichiarazione del Ministro Patroni Griffi : «Non possiamo pensare che una riforma importante come questa – dice il ministro della Pubblica amministrazione –  possa venir meno solo per delle resistenza localistiche».
Quindi il confronto che ormai va avanti dallo scorso luglio sul riordino, sulle sue conseguenze e sulle possibili soluzioni, è stato l’escamotage utilizzato dal Governo per mostrare una volontà di apertura e confronto quando in realtà le decisioni sono già state prese e da un pezzo. 
La tempestiva uscita del Governo, a poche ore dal voto, almeno, ha tolto d’imbarazzo i consiglieri regionali in questo caso fortemente condizionati dai territori di appartenenza più che dai partiti politici, svuotando però, badate bene, il consiglio regionale di quella prerogativa che la stessa legge ministeriale gli aveva affidato.  Se prima in effetti già la Commissione Affari istituzionali, la scorsa settimana, aveva preferito non decidere, anche l’assemblea legislativa è stata guidata questa mattina più dalla difesa dei territori di origine dei singoli consiglieri e dalle dure critiche al Governo che da effettive valutazioni per riequilibrare la situazione territoriale. Così al bluff del taglio delle spese (la soppressione delle Province comporterà un risparmio minimo e nessuno ha ancora proposto di tagliare le spese di Regioni e Parlamento), si aggiunge quello dell’attribuzione di un ruolo attivo.

Alla fine è stata promossa  la proposta di deliberazione che prevede quattro Province sul territorio marchigiano (firmatari Comi, Sciapichetti e Giannini), fortemente voluta dalla rappresentanza maceratese del Cal. Diciassette i pareri contrari, un’astensione. Respinto l’emendamento di Franca  Romagnoli (Fli) per le cinque Province. Non ha votato Paola Giorgi (Idv) che ha accusato un malore ed è uscita dall’aula.
«Ci troviamo in presenza di un procedimento di riordino che è parte di un percorso legislativo di carattere partecipativo – ha detto il Presidente della Giunta, Gian Mario Spacca, nelle conclusioni del dibattito sul futuro delle Province – abbiamo lasciato tutti liberi di decidere perché questo non è un atto amministrativo-  ha proseguito, non mancando di sottolineare che – la contraddizione sta nel fatto che il Governo si lascia andare ad annunci molto discutibili, dichiarando che non saranno prese in considerazione le deliberazioni dei diversi Consigli».
Ed ancora: “Subito dopo questa fase, dovremo avviare una riflessione più generale su come affrontare la specificità dei ruoli sul territorio. Solo così non vanificheremo il grande lavoro fin qui portato avanti per la crescita della nostra Regione”.

Non sono state neanche prese in considerazione le altre ipotesi di deliberazione poichè il presidente del Consiglio Vittoriano Solazzi aveva proposto di votare per prima, al termine del dibattito generale, la deliberazione più vicina all’ipotesi del Cal per il riordino delle Province e se questa fosse passata di non votare le altre. Cinque erano le proposte di deliberazione all’ordine del giorno. Quella sottoscritta dai Consiglieri Ortenzi, Perazzoli (Pd), Romagnoli e Silvetti (Futuro e Libertà) prevede la creazione delle macroprovince Marche Nord ( con Ancona e Pesaro) e Marche Sud (con Macerata, Fermo e Ascoli Piceno); tre, invece, gli ambiti (Pesaro, Ancona e Piceno) ipotizzati da Cardogna (Verdi) e dalla Ciriaci (Pdl). Favorevoli alle quattro circoscrizioni le proposte di Comi, Sciapichetti e Giannini (Pd); di Marconi (Unione di centro). Infine, per Marangoni (Popolo e Territorio – Libertà e Autonomia) la scelta di nessuna provincia sul territorio regionale.

Il dibattito fiume ha visto l’intervento di diversi consiglieri.  Deciso Erminio Marinelli (Per le Marche) nel definire l’intera questione “un teatrino” ormai privo di senso:«La politica è schizofrenica – ha detto – non sa gestire il territorio. Il riordino delle Province deve essere un atto responsabile». Secondo Comi (Pd) la riorganizzazione riguarda tutto il territorio regionale e proprio partendo da questa considerazione “il modello organizzativo non può essere limitato solo ad alcune zone”. L’ipotesi a quattro proposta dal Cal, sempre secondo Comi, è sicuramente la più credibile, così come per il consigliere Sciapichetti (ambedue hanno sottoscritto la stessa proposta di deliberazione) che ha raccomandato di usare “il buon senso”.

“Siamo qui per dare un messaggio molto preciso – ha evidenziato l’assessore Paolo Petrini – per dire come intendiamo affrontare il futuro. Ormai quattro livelli di governo sono inaccettabili e il momento attuale ci impone di accelerare una riorganizzazione indispensabile”. Per Petrini quella delle quattro Province è “una proposta vintage”, la scelta a tre, invece, “è di cambiamento”.
Un riordino sistemico e l’ottimizzazione delle risorse, secondo Giancarli (Pd), sono imprescindibili. L’assessore Sara Giannini ha sostenuto che l’ipotesi del Cal, emersa dal dibattito tra diversi amministratori, è quella che garantisce “un maggiore equilibrio”. “Disegnare i nuovi confini provinciali con le forbici ed il righello è antistorico”: questo il parere di Zaffini (lega Nord), che contesta le decisioni assunte dal Governo e appoggia l’ipotesi a quattro.

Secondo Mirco Ricci (Pd) “il Parlamento deve capire che l’ipotesi del Cal, parte dal basso, dalla volontà dei sindaci e per questo deve essere tenuta nella dovuta considerazione”. Il consigliere Natali (Pdl) ha esordito : ” Noto con piacere che il comicidio non c’è stato – riferendosi alla vicenda del consigliere del Pd nella votazione per il biogas (leggi l’articolo) e ha bacchettato il sindaco Romano Carancini che, secondo lui “ha fatto una figura barbina quando al Cal si è scagliato contro il presidente Solazzi che rivendicava una proposta legittima” e  invita a seguire “la logica del territorio” e non “gli ordini di scuderia dei partiti”.
Perentorio Zinni (Pdl): “Quello del Governo è un fiume in piena che travolgerà tutto. Le Province, poi le Regioni, a seguire i parlamentari. La politica deve offrire soluzioni prima che accada l’irreparabile. Il dibattito odierno è ormai sterile.” Valutazione negativa delle Province nel loro complesso per Acquaroli (Pdl), ma nella circostanza attuale la scelta nella direzione delle quattro entità.

“In questa aula assistiamo ad una sorta di derby – ha sottolineato Rosalba Ortenzi, presidente della Commissione Affari istituzionali – tante posizioni trasversali, che sono, però, legittimamente portatrici delle istanze dei diversi territori”. Hanno partecipato alla seduta dell’assemblea anche i componenti del Comitato per Macerata e il suo territorio.

 I COMMENTI – “Ha prevalso il buon senso”. Così Angelo Sciapichetti commenta a caldo l’approvazione, da parte dell’Assemblea legislativa delle Marche, dell’atto deliberativo presentato unitariamente ai colleghi Comi e Giannini favorevole alle quattro Province.
“È stata rispettata la volontà del Cal – dice il consigliere regionale del Partito Democratico – delle forze sociali, economiche e culturali che si erano espressi per il ritorno alle quattro Province storiche. Adesso la partita si sposta a Roma e spetta al Governo e al Parlamento recepire la proposta di riordino avanzata dalla Regione Marche, mentre ad Ancona non è più rinviabile una verifica all’interno della maggioranza di governo”.

Il commento di Erminio Marinelli, portavoce del Pdl: “È stata una discussione lunga sette ore che poteva risolversi solo con un risultato trasversale. Il lavoro dei consiglieri maceratesi è stato enorme. Mi dispiace per la Provincia di Fermo ma è una realtà che purtroppo non è mai ‘decollata’. Come le Marche, quasi tutte le Regioni italiane proporranno al Governo dei riordini in deroga ai criteri del decreto e, non può essere altrimenti, se la legge, come in questo caso, agisce orizzontalmente senza tenere conto dei territori. Mi auguro quindi che questa non sia la vittoria di Pirro e che l’esecutivo Monti non si dimostri ancora una volta un Governo di tecnici ‘dittatori’ dove le riforme sono delle riformicchie che non entrano mai nel merito delle questioni”.

 



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