Sferisterio, il “muratore” Gavazzeni
«Programma? C’è il centenario di Puccini.
Vorrei quattro serate per ogni opera»

INTERVISTA - Il nuovo direttore artistico del Macerata Opera Festival racconta se stesso e dimostra di conoscere molto bene l'Arena. Idee chiare: «Se portiamo chi va all’opera alle 21 in centro alle 19 vinciamo tutti. La Notte dell’opera? Se si trasforma in biglietti ne faremo una ogni dieci giorni. Un problema? Mancano gli alberghi»

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Paolo Gavazzeni a Macerata

di Alessandra Pierini

E’ il direttore artistico del Macerata Opera Festival da poco di più di 24 ore, ma Paolo Gavazzeni sembra già innamorato dello Sferisterio, ne conosce la storia e le caratteristiche molto più di tanti maceratesi e si è calato nelle esigenze della città e dei suoi abitanti, forse ancor più di tanti amministratori. «Sono bergamasco e ho una mentalità da muratore»: così si definisce mentre già fa i calcoli riguardo giorni di prove, giorni di spettacolo, eventi collaterali alle serate di opera lirica e ritorno economico per Macerata. Il suo obiettivo è quello di portare in scena quattro rappresentazioni per ognuno dei tre titoli che saranno in cartellone ma su questo «c’è prima tanto da lavorare».

Gavazzeni«Non svelerò oggi la programmazione perché sarebbe avventato – ha spiegato durante un collegamento online dal suo ufficio di Milano nella sede di Classic Hd – Il 2024 è il centenario di Giacomo Puccini quindi è doveroso celebrarlo in maniera ponderata. Allo stesso modo non posso dimenticare che ricorrono i 60 anni di festival e lo celebreremo con un titolo che rappresenta la storia dello Sferisterio e una serie di eventi che ho già nella testa».

Il lavoro da fare prima però è quello che, secondo Gavazzeni, sta nel dna del direttore artistico: «Bisogna conoscere il luogo, la sua vocazione, quando tutto è iniziato e partito. Lo Sferisterio è un luogo straordinario, con una splendida acustica naturale, dove un direttore d’orchestra può fare il suo lavoro, dove un cantante può fare benissimo il suo lavoro. Si può suonare e cantare come se si fosse in un teatro al chiuso. Sono stato 5 anni all’arena di Verona e conosco profondamente le criticità di un teatro all’aperto ma mi fa molto ben sperare la natura di questo teatro con il plus della volta stellata che lo ricopre».

Prima di tutto una analisi per stabilire le date migliori: «Il calendario è da studiare molto attentamente, in funzione della fruizione del titolo, del cast disponibile e delle prove. Noi dobbiamo vendere un prodotto e non può prescindere dai gusti del pubblico, ma il pubblico si può accompagnare lungo un percorso. I miei credo artistici non sono assoluti, ho lavorato alla Scala di Milano, all’Arena di Verona e allo Sferisterio, sono diversi e so che dovrò calarmi in questa realtà. Vorrei fare quattro serate per ogni titolo in virtù di un calendario che inizia per forza in un momento e deve finire in un altro. Le mie idee però vanno coniugate con la città. Ci sono tanti scenari ma richiedono tanto lavoro e tanta condivisione. Io odio chi dice “io lo avevo detto”. Evidentemente non lo aveva detto abbastanza forte se non è stato ascoltato».

gavazzeni-3-325x360Da direttore di Classica Hd su Sky, il nuovo direttore artistico ha realizzato un documentario molto approfondito sul Macerata Opera Festival ma anche su tutto quello che c’è intorno ad esso. E oggi si prepara, con concretezza, ad affrontare punti di forza ma anche debolezze: «Bisogna interpretare un luogo. Un buon direttore lavora con il sovrintendente e con lo staff ad ascoltare le esigenze di un luogo e di una città, a Macerata bisogna attrarre turisti, dalla costa, dall’estero». Senza trascurare però la storia e la tradizione. L’identità del teatro e dell’opera è punto focale per Gavazzeni: «I teatri nascono nelle città in un periodo ben preciso. Così anche lo Sferisterio. E’ stato realizzato da coloro che vennero ispirati, in un periodo storico difficile, e sentivano una necessità di dare sollievo con i giochi e lo svago. Questa origine e la bellissima iscrizione sulla facciata “Ad ornamento della città, a diletto pubblico”, ci deve ispirare e ricordare che facciamo il lavoro di portare gioia alle persone. Il mio motto, preso a prestito da un mio maestro è che bisogna lavorare seriamente senza prendersi troppo sul serio. Il pubblico viene a teatro per piacere. Amo l’opera lirica nella sua essenza senza trasformare i palcoscenici in un circo con tutto il rispetto per l’arte circense».

I giovani saranno ancora protagonisti come lo sono stati nelle ultime stagioni del festival? «I giovani fondamentali, sia i giovani artisti che un pubblico giovane. Ci sarà un titolo adatto a un cast giovanile. Nei miei 5 anni a Verona, dove sono stato responsabile della scelta artistica, ho fatto debuttare grandi cantanti in ruoli importanti. Credo nel talento dei giovani, ma l’attenzione verso i giovani deve essere seria e costante. Diverso è rivolgersi ai giovani facendogli vedere quello che può essere lontanamente l’opera lirica con delle versioni ridotte ad esempio. Ritengo che non si debba mistificare quello che l’opera lirica è, credo nella centralità del palcoscenico, le persone devono andare a teatro, dove c’è la magia che è parte dello spettacolo. Può essere utile vedere ad esempio un estratto di Bohème in piazza ma non stiamo offrendo quello che offre il teatro. Ho diretto una Cenerentola l’anno scorso al “Carlo Felice” alla prova d’insieme hanno assistito 50 bambini, attentissimi per due ore e mezza. Era la Cenerentola, non so quanto comprendessero dell’opera ma sentivano la magia del momento. Questa cosa che tutto va rapportato al quotidiano è quanto di più deprimente. Il palco ti deve far sognare, suggestionare, poi capirai dopo anni ma non bisogna ammazzare l’emozione. A Macerata non abbiamo un sipario ma l’emozione è un sipario che svela la scena. Questo non vuol dire che non ci deve essere un contorno, ma altri eventi dovranno essere nella città. La curiosità deve rimanere nel vedere cosa succede allo Sferisterio, non in piazza».
A proposito di piazza, il cambio di direttore artistico ha fatto sperare tanti esercenti nel ritorno della Notte dell’Opera. Sulla questione Gavezzani torna “muratore bergamasco” ed è chiaro e diretto: «Se la Notte dell’Opera si trasforma in biglietti per lo Sferisterio ne faremo una ogni dieci giorni. Tutto va ponderato, ogni 100 euro che si spendono e ogni 10 minuti di lavoro di una persona vanno messi sulla bilancia, non dico no a prescindere, è una bellissima idea ma bisogna capire quanto costa in termine di soldi e energie. I problemi di Macerata sono: uno che non ci sono alberghi e secondo che il centro è sopra e lo Sferisterio sotto. La città deve capire come fare a portare coloro che vanno alle 21 all’opera alle 19 in centro. Se riusciamo a fare questo vinciamo tutti, fermo restando che il prodotto artistico rimane quello che avviene allo Sferisterio».

(Clicca per ascoltare la notizia in podcast)

 

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