Carabinieri e polizia locale all’area container
di Francesca Marsili
Un’uscita concordata ma con qualche momento di comprensibile tensione quella di questa mattina per sette ospiti del villaggio container di Tolentino: chiusa così l’area numero 3. Presenti le forze dell’ordine: carabinieri e Polizia locale precedentemente allertate a scopo cautelativo dal sindaco Mauro Sclavi e dall’assessore alla Ricostruzione Flavia Giombetti.
A sinistra Paolo Vissani all’area container. Con lui il sindaco Mauro Sclavi e l’assessore Flavia Giombetti
«Questo perché nei giorni scorsi – spiega l’assessore – i sette ospiti avevano manifestato riluttanza nel lasciare i moduli abitativi». Fuori dai cancelli, anche Paolo Vissani, titolare della ditta Saipa dove le sette persone che questa mattina hanno lasciato gli alloggi lavorano. A fare chiarezza e il punto della situazione è il primo cittadino: «La chiusura era già stata annunciata a luglio. Sono stati fatti tutti i passi per informare le persone interessate – spiega -. Nel caso di questa mattina parliamo di sette operai dell’azienda Saipa con la quale, dopo innumerevoli contatti telefonici, e-mail e Pec, si era giunti all’accordo condiviso che lunedi scorso gli operai avrebbero lasciato gli alloggi. La ditta ci ha chiesto di avere qualche giorno di pazienza per predisporre una sistemazione alternativa. Abbiamo detto ok per mercoledì e che questa mattina avremmo proceduto con la sanificazione e la chiusura del blocco tre. L’accordo era – precisa – che gli operai sarebbero stati accompagnati all’interno della stanza e avrebbero ritirato i loro effetti personali. Poi lì si sono verificate alcune tensioni».
Mauro Sclavi e l’assessore Flavia Giombetti
Sclavi ci tiene a precisare per quale motivo i sette ospiti, non terremotati, alloggiavano all’interno dell’area container. «La precedente amministrazione, nello specifico l’ex sindaco Giuseppe Pezzanesi, aveva preso degli accordi verbali con Paolo Vissani per far sì che queste persone, per esigenze lavorative, fossero accolte nei container in modalità vitto e alloggio a fronte di un pagamento da parte del datore di lavoro. Ma questo pagamento – evidenzia il sindaco – non si è mai concretizzato fino a ieri quando abbiamo incassato un acconto dopo aver inviato una Pec all’azienda, e per conoscenza al Prefetto e al Questore, in cui chiedevamo un resoconto da quando sono entrati nei container, maggio 2022, sino a oggi. Una cifra molto distante dai circa 49mila euro maturati fino a oggi» spiega.
Sia Sclavi che l’assessore Giombetti precisano che l’uscita degli ospiti dall’area container «non ha a che vedere con la morosità che comunque resta da incassare, ma per la decisione di chiudere l’area». Dopo la chiusura dell’area numero 3 ne resta operativa solo una a cui stanno lavorando a stretto contatto sia l’assessore Giombetti sia l’assessore alle Politiche sociali Elena Lucaroni.
«Per fare sì che chi ha diritto venga continuativamente assistito così come la norma dello Stato ci indica – aggiunge Sclavi – mentre coloro che non hanno diritti provvedano al pagamento della loro quota parte. Perché – aggiunge – quelle che sosteniamo sono spese a carico del Comune e quindi a carico di tutti i cittadini i quali sono tassati e questi soldi dobbiamo gestirli al meglio, mentre invece ci sembra che fino ad ora ci sia stata una gestione iniqua e quindi vogliamo far rispettare una reale equità sociale. Pertanto ne deriva che chi avrà diritto continuerà ad essere assistito al contrario di chi non ha alcun diritto che sarà chiamato a fare la sua parte».
Il sindaco tiene a ringraziare per il loro operato gli agenti delle forze dell’ordine intervenuti. «Come programmato dalla nostra amministrazione comunale – conclude – stiamo andando verso una progressiva chiusura dei container intesi come soluzioni abitative di emergenza, la quale sta volgendo al temine. L’area container ha tre moduli: il primo a servizio della Protezione civile, il secondo dove sono allocate le persone e il terzo modulo è quello che è stato chiuso oggi. Un’area container che andrà ad essere adibita solo ed esclusivamente agli usi della Protezione civile per le eventuali situazioni emergenziali e non più a disposizione dei terremotati che non hanno un appartamento, limitando l’uso per situazioni di emergenza abitative, case che stiamo cercando di mettere a disposizione, malgrado le tante difficoltà incontrate».
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