di Giuseppe Bommarito*
Aveva perfettamente ragione Bruno Mandrelli, quando, nel suo ultimo intervento da consigliere comunale, prima di dimettersi per il rifiuto del sindaco e della maggioranza di centrosinistra di istituire una vera Commissione d’indagine sul disastro del polo natatorio abortito in quel di Fontescodella, ebbe a definire – sia pure con il linguaggio forbito che lo caratterizza – Romano Carancini come un vile. Un vile che, anziché riconoscere sino in fondo le proprie dirette responsabilità per il più grande flop amministrativo del dopoguerra, nei suoi chiarimenti forniti all’assise consiliare aveva appena finito di nascondersi dietro il precedente sindaco Giorgio Meschini (di cui era stato, anche sul varo dell’operazione del nuovo polo natatorio, capogruppo fedele ed entusiasta) e i responsabili dell’Ufficio tecnico. Una vigliaccheria politica che adesso ottiene piena conferma dalla lettera con la quale il sindaco (che a suo tempo, pur potendolo ovviamente fare, aveva evitato di rispondere su questo giornale alle critiche lui rivolte nell’articolo “incriminato”, per dimostrarne, ove fosse stato possibile, l’infondatezza) ha rifiutato il confronto pubblico con il sottoscritto, che avrebbe riportato la discussione sulle responsabilità del fallimento politico ed istituzionale del polo natatorio sul piano della dialettica e della trasparenza, anziché su quello giudiziario.
12 gennaio 2012, il sindaco Romano Carancini commenta pubblicamente la vicenda Fontescodella: “Se non faremo le piscine mandateci a casa”
Il piano giudiziario, quello delle querele: un attacco inaudito alla libertà di critica e alla libertà di stampa, diritti entrambi costituzionalmente garantiti. Altrettanto inaudita, se non comica, pure la motivazione del gran rifiuto caranciniano: questo confronto pubblico potrebbe nuocere all’indagine in corso. Eppure stiamo parlando di un amministratore che, all’inizio del suo primo e secondo mandato, ha parlato, evidentemente a vanvera, di trasparenza, di disponibilità al confronto, di accettazione delle critiche, di correttezza, di lealtà verso i cittadini maceratesi. Solo chiacchiere, perché la realtà dei fatti in questi anni ha parlato tutt’altro linguaggio. La realtà – solo per rimanere al tema in questione – narra infatti di un sindaco che, nel 2012, disse pubblicamente che il nuovo polo natatorio a Fontescodella costituiva per lui la priorità delle priorità e che, in caso di mancata realizzazione, sarebbe stato giusto mandarlo a casa, per poi, con la consueta faccia di bronzo, ripresentarsi nel 2015, nuovamente come candidato sindaco, a braccetto con l’amministratore della Fontescodella Piscine spa e con le ruspe sullo sfondo, dicendo, poco prima del voto, che per il nuovo polo natatorio si erano registrati dei ritardi, ma ormai era cosa fatta. Di un sindaco che, nel 2015, fondò la sua battaglia contro Mandrelli con l’ipocrita argomentazione che il suo avversario nelle primarie del centrosinistra fosse un massone, ed oggi, per attaccare il sottoscritto che lo ha criticato, si è affidato ad un avvocato notoriamente massone. Di un sindaco che nelle scorse settimane ha querelato a titolo personale il sottoscritto (forse perché in giunta non ha trovato quel sostegno unanime che si aspettava?), e poi – caso a dir poco singolare – ha fatto uscire la notizia del deposito della querela tramite l’ufficio stampa del Comune.
Fabio Paci, presidente della Fontescodella spa, dopo la consegna della fideiussione in Comune
D’altra parte, bugie e contraddizioni caranciniane nella vicenda piscine si susseguono da oltre dieci anni. Ad esempio, non è dato capire perché, quando negli anni scorsi si è trattato di rimettere in termini la Fontescodella Piscine spa, che aveva già sforato tutti i termini per il completamento dell’opera, il nostro eroe pretese che il Consiglio comunale si esprimesse con un atto di indirizzo a sostegno dell’operato della giunta, mentre invece, per quanto riguarda le due transazioni fatte di recente con la medesima Fontescodella Piscine spa, entrambe a scapito degli interessi della collettività, si è ben guardato dal portare preventivamente la vicenda in Consiglio comunale, benché nei mesi precedenti fosse stato più volte invitato a farlo, anche da esponenti della sua maggioranza. Pure le ultimissime vicende sulla questione piscine sono talmente infarcite di contraddizioni da far sorgere molteplici e gravi dubbi sull’operato di chi sta amministrando la città.
L’area dove sarebbero dovute sorgere le piscine
Alcuni esempi. Nella transazione che il sottoscritto ha osato criticare (non certo dietro le spalle, ma mettendoci il nome e il cognome, e pure la faccia, peraltro con ampia possibilità di replica) tutta l’argomentazione giuridica utilizzata per arrivare ad una quantificazione abbastanza ridicola dei danni si basava sul fatto che i lavori non sarebbero mai iniziati, ma nello stesso atto di transazione è invece scritto, nero su bianco, che i lavori sono iniziati. Subito dopo la transazione Romano Carancini aveva scritto – esibendo fieramente i muscoli – che il Comune non avrebbe mai restituito all’Università di Macerata la somma di 330mila euro pagati dall’ateneo come quota parte del mutuo acceso oltre dieci anni fa per le grandi piscine olimpioniche mai venute alla luce (semmai era l’ente comunale ad essere in credito verso l’Università per una somma addirittura maggiore), eppure qualche giorno dopo un asettico comunicato sempre del Comune diceva che tale somma era stata appena restituita. Sempre nell’atto di transazione è scritto che il Comune aveva bisogno di chiudere in fretta la questione per riprendere velocemente l’area di Fontescodella e avviare un nuovo procedimento per realizzarvi finalmente le fantomatiche nuove piscine (motivo presentato anch’esso come determinante per transigere), mentre a distanza di due o tre settimane l’amministrazione ha fatto sapere “urbi et orbi” che le nuove piscinette (niente a che vedere con i faraonici progetti di qualche anno fa) saranno realizzate altrove, in via Roma, nella ex caserma della Guardia di finanza già intasata da ben due scuole con annesso l’immancabile supermercato (che naturalmente, sino all’ultimo, il buon Romano aveva escluso).
E poi, in questo elenco che sembra non finire mai, c’è la vicenda Anac, con Carancini che negli ultimi tempi si è lodato e sbrodato affermando che l’Autorità nazionale anticorruzione non ha trovato nulla da ridire sull’operato del Comune in merito alla vicenda del polo natatorio, mentre invece, con la deliberazione 1/2014, tale autorità, intervenuta sulla vicenda del fantomatico nuovo polo natatorio di Fontescodella a seguito di un esposto presentato nell’ottobre 2012 dall’allora consigliere di minoranza Claudio Carbonari, ha ritenuto non legittimo l’aumento tariffario del 5% all’epoca accordato ai costruttori e futuri gestori dell’impianto mai nato al fine di modificare il piano economico e finanziario dell’opera, ed ha considerato che tutto il tempo inutilmente trascorso dal giugno 2009 in poi, lungi dal poter costituire un argomento a favore della Fontescodella Piscine spa per ottenere l’aumento tariffario, evidenziasse invece «conseguenti profili di inefficienza nell’attività della stazione appaltante», cioè del Comune di Macerata.
Alla fine, o meglio all’inizio, c’è la bugia delle bugie, la madre di tutte le bugie caranciniane nella vicenda piscine, quella che spiega tante cose. Tutto nasce dal fatto che la moglie del sindaco, anch’essa avvocato, ha intrattenuto, e tuttora intrattiene in fase di appello, rapporti professionali (il riferimento è, ad esempio, alla causa di cui alla sentenza 721/14 del tribunale di Macerata) con una società del gruppo Paci, la Società costruzione impianti elettrici snc, società presieduta da quello stesso Fabio Paci presidente anche della Fontescodella Piscine spa, con il quale il Carancini, mentre la moglie lo assisteva in tribunale, ha trattato negli anni per la vicenda piscine e con il quale ha infine definito quella schifezza di transazione che più volte è stata qui commentata. Insomma, Fabio Paci, quale presidente di due distinte società comunque facenti capo al suo gruppo, era al tempo stesso, e paradossalmente, controparte del sindaco Carancini nella vicenda piscine e cliente della moglie di Carancini in altre vicende. Tutto ciò, considerato anche come si è svolta negli anni la vicenda piscine e come si è alla fine conclusa, suona bene o suona male?
Ebbene, nonostante l’evidenza della situazione (sin troppo chiara anche per un ragazzino delle elementari), nonostante la moglie del sindaco compaia con il suo nominativo sotto la targa dello studio legale Carancini, nonostante la moglie del sindaco nella causa sopra specificata sollecitasse pagamenti inviando mail alla controparte proprio dall’indirizzo di posta elettronica dello studio Carancini (vedi la mail del 17 luglio 2014), nonostante tutto ciò il mitico Romano ha avuto la faccia di affermare in Consiglio che lui e la consorte sono due distinti liberi professionisti e quindi – poiché parrebbe che l’uno non sa quello che fa l’altra (ma i due, a casa e in studio, non si parlano?) – ha negato che a carico di entrambi vi siano situazioni di incompatibilità. Ebbene, duole contraddirlo, perché l’art 24 del Codice deontologico forense prescrive che l’avvocato debba astenersi dal prestare attività professionale quando questo possa determinare un conflitto di interessi con la parte assistita o interferire con lo svolgimento di altro incarico anche non professionale. Per poi aggiungere inequivocabilmente che l’obbligo di astensione sussiste anche se le parti aventi interessi confliggenti si rivolgano ad avvocati partecipi di una stessa associazione professionale o anche semplicemente esercitino negli stessi locali e collaborino tra di loro in maniera non occasionale.
Ebbene, non è esattamente questa la fotografia precisa dell’avvocato Romano Carancini e della consorte avvocatessa nei rapporti con Fabio Paci? Il consiglio dell’Ordine degli avvocati, su una questione del genere, che grida vendetta e squalifica i tanti avvocati che non ricorrono a questi giochetti, non ha l’obbligo di segnalare d’ufficio la vicenda agli organi disciplinari forensi? Eppure c’è una sentenza del Consiglio nazionale forense (la 229 del 30 dicembre 2013), che è precisa e riguarda proprio l’avvocato eletto sindaco che si trovi in situazioni consimili di conflitto di interessi, peraltro, per quanto riguarda direttamente Carancini, perseguibili, sul versante dell’incarico pubblico rivestito, anche in base al Testo unico degli amministratori locali (incompatibilità e conflitto di interessi in capo all’amministratore pubblico). Insomma, andiamo avanti, anche perché molte cose ci saranno da chiarire, specialmente nel rapporto tra Carancini e il gruppo Paci, comunque fiduciosi che “tendono alla chiarità le cose oscure” (Eugenio Montale, nella raccolta di poesie “Ossi di seppia”).
* Avvocato, presidente dell’associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Povera Macerata!
Chapeau Avvocato Bommarito!!!
Le faccio i mie complimenti per l articolo è stato bravissimo ! La cosa triste è che i maceratesi ancora non hanno capito che macerata sta morendo e per due luci tutto finisce a tarallucci e vino
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Quest’amministrazione in questo decennio ha combinato dei distrastri x questa città, e’ ora di cambiare registro.
Non scrivo quello che penso, su tutta la vicenda (e su vicende analoghe degli ultimi 10 anni), onde non incorrere in denunzie.
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Però RoMao Tze Dong de Macerata (con la sua “rivoluzione culturale”) ha fallito su tutta la linea e dovrebbe lasciare l’attività pubblica e tornare a fare il privato cittadino
Chi non ama confrontarsi pubblicamente, ha sempre molto da nascondere. Guai agli uomini a cui la verità fa paura, essi fanno paura anche a noi.
Rosso desiderio o rosso di vergogna?
Innanzitutto un grazie a CM e all’avvocato Bommarito che ci ha informato in merito al fatto che tra le ditte assegnatarie dei lavori sulle luci dello Sferisterio c’è anche la ditta Paci, è un caso?
Carancini è veramente bravissimo sempre a chiudere il cerchio, ma ha dei bravi sostenitori ad esempio il Pd, ma esiste? Rispetto al contrasto con la deontologia forense mi permetto di dire a Bommarito che probabilmente aspetterà invano perché il Consiglio dell’Ordine non farà proprio nulla! Come mai?
Io spero che la Procura leggerà le carte portate ad arte dal Sindaco Carancini dopo la querela a Bommarito, ma lavoro perché l’opposizione questa volta non si lasci sfuggire l’occasione di fare la propria parte!
Un invito a Cronache maceratesi:
non lasciate senza un seguito questo attacco gravissimo contro la libertà di stampa, di opinione e di pensiero ad opera del primo cittadino, proponendo un dibattito pubblico con nomi di calibro Nazionale, accendiamo un riflettore sulla nostra città, aiutiamola a liberarsi da chi la ama a parole ma non nei fatti!
Per Anna Menghi
Dal PD e dalla maggioranza di centrosinistra non c’è da aspettarsi nulla. In questa vicenda, come nell’allucinante precedente vicenda del Park Sì, hanno tenuto – fatta eccezione per Bruno Mandrelli, che ha avuto un autentico scatto di dignità – un atteggiamento totalmente sottomesso e servile nei confronti di Carancini. Nessuno che abbia dimostrato di avere la schiena dritta: e fa paura pensare che ci sono persone, pure acculturate, che per motivi di omertà di partito, sono arrivati, in questa faccenda, a fare come le tre scimmiette: io non vedo, io non sento e io non parlo. Una situazione veramente patetica!
Ad esempio il candidato/non candidato del PD Narciso Ricotta su questa storiaccia proprio non ha nulla da dire, nulla da far presente, nulla su cui prendere le distanze, sia pure millimetriche, dal suo capo Carancini? Neanche – tra un’asfaltatura e un’altra – una mezza paroluccia, una frasetta buttata lì, proprio niente di niente?
Approfitto di questo commento per invitare tutti i cittadini che possono riferire di contatti tra lo Studio Carancini e il gruppo Paci a farmelo presente via mail ([email protected]) poichè sul punto stiamo facendo indagini difensive, che già stanno dando risultati molto interessanti: ma questi saranno oggetto di successivi articoli.
Approfitto dell’ennesimo articolo di Bommarito sulle piscine,che come al solito sarà seguito e dibattuto,per chiedere a CM come mai articoli che riguardano una vicenda importante che ha messo in ginocchio il territorio e di cui sarebbe importante conoscere le opinioni dei lettori vengono disabilitati dai commenti?Grazie.Scusate per la piccola nota,buon dibattito a tutti.
Sulla questione piscine e sulla comunicazione del Sindaco che rinuncia ad un incontro pubblico, così come, in effetti, la maggioranza consiliare ha osteggiato la commissione d’inchiesta, si possono fare molte osservazioni; mi limito ad alcune brevi battute: 1) l’incontro pubblico non avrebbe mai potuto intralciare eventuali indagini della Procura giacché il tema sarebbe stato eminentemente politico e comunque basato su atti e documenti già pubblici.2) la querela sporta da Carancini come cittadino e non come istituzione politica nei confronti di Giuseppe Bommarito ha origine e finalità privatistiche sicché non doveva essere annunciata col canale istituzionale. In ogni caso l’esito dell’indagine e dell’eventuale processo penale, i cui tempi sono notoriamente lunghi, non potrà mai sovvertire il giudizio fallimentare politico-amministrativo della Giunta e quindi del Sindaco; a nessun maceratese credo interessi veramente quale esito avrà quella denuncia, a tutti interessa invece come le promesse non siano state mantenute da chi ha governato. 3) il risarcimento del danno concordato in via transattiva e in maniera “amichevole” con la società ha avuto principalmente carattere restitutorio di somme di denaro verso l’Ateneo (persino della spesa di circa €115.000 sostenuta dall’università per la progettazione). La Giunta e la maggioranza di centro-sinistra ha fatto passare questa transazione come un epilogo trionfale rispetto ad una vicenda negativa e ciò da la misura di quante bugie siano state raccontate a partire dalla sorpresa geologica per arrivare all’accordo tombale, passando per la finta posa della prima pietra. L’ultima considerazione è per l’arroganza con la quale la Giunta ha proposto, senza dibattito consiliare, l’avvio del nuovo progetto della piscina, facendo approvare la variazione di bilancio prima ancora di aver sottoposto il progetto tecnico … ne è scaturita una alzata di mano al buio e quelle mani sono di coloro che si riproporranno come rappresentanti dei cittadini.
Sulle pluri-programmate e costosamente finanziate piscine di Fonte Scodella, mai realizzate per un autoctono e radicato mix di malapolitica, acquiscienza tecnico-amministrativa e interessi privati, ho sempre pensato che fosse una scelta sbagliata sia dal punto di vista urbanistico che tecnico-funzionale. Aver ingigantito la scala dell’intervento rispetto alle ipotesi iniziali risalenti al 1998/99, prevedenti una semplice vasca coperta e una scoperta che consentisse sia al Centro Universitario Sportivo di completare la sua offerta di servizi con una squadra di pallanuoto, sia al Comune per implementare la scarsa dotazione e qualità degli standard urbanistici nei quartieri (magari demolendo l’orrenda e incongrua struttura di v.le Don Bosco), si è rivelato un errore che esula dal cosiddetto imprevisto imprevedibile. Ma la mia riflessione attuale su questo, come anche su altri argomenti, non riguarda più solo la fallita operazione piscine i cui esiti economici, sociali e morali saranno pagati, come sempre, solo ed unicamente dai cittadini contribuenti, ma l’arroganza con cui l’attuale gruppo di potere al governo della città, guidato dal Sindaco, punta a conculcare ogni espressione del libero pensiero. La vicenda ricostruita chiaramente da Bommarito con questo articolo è esemplare ma è solo l’ultimo degli episodi; infatti, è ancora fresco anche il ricordo del Consiglio Comunale a porte chiuse, con la connessa secretazione degli atti, relativamente alla progressiva distruzione del vincolo storico-ambientale della fonte Pozzo del Mercato per favorire la costruzione di una nuova villa a ridosso della stessa.
I fatti e i risultati che abbiamo di fronte parlano chiaro. Essi fanno solo rivoltar lo stonaco…