di Monia Orazi
Non c’è pace per la zona dell’ex colonia Eca di Tempori, frazione di Ussita. Salita alla ribalta della cronaca per le macerie contenenti amianto, è stata oggetto di una meticolosa bonifica, ma in questi giorni è tornata al centro del dibattito in paese, a causa dell’approvazione nel consiglio comunale del 24 giugno della sua trasformazione in area container per ospitare circa duecento operai. Il dibattito si è spostato anche sui social e Nando Mochi, un residente di Tempori ha avviato una petizione on line per chiedere di non mettere i container: «Non vogliamo container nella località ex Eca di Tempori. E’ stata approvata dal Comune di Ussita la trasformazione di un’area di Tempori in una mega base di container che ospiteranno muratori per la ricostruzione sisma, sia per Ussita che per paesi limitrofi. Si tratta di un’area di particolare valore paesaggistico. Si vogliono introdurre nella società di Ussita, composta da circa 200 residenti, almeno 200, 240 muratori».
Il problema di dove far alloggiare le maestranze per la ricostruzione, che durerà anni ed interesserà migliaia di edifici specie nei centri più devastati dalle scosse, sta diventando sempre più urgente da risolvere, con l’approvazione di tanti progetti ed il futuro avvio dei cantieri per i lavori, unita alla mancanza di strutture ricettive. Osserva Nando Mochi sui social: «Questo edificio ex Eca potrebbe essere ricostruito e finanziato interamente dallo Stato, con un progetto importante di diversi milioni di euro e si presterebbe a molteplici utilizzi dei quali potrebbero beneficiare sia il Comune che la comunità di Ussita. Ma anziché ricostruire ed utilizzare, lasciando intatta quest’area, si preferisce deturpare e creare sicuramente problemi e disagi al nostro tessuto sociale». Tra le motivazioni per cui l’amministrazione comunale non deve andare avanti con il progetto Nando Mochi pone a fondamento: «Ussita è l’ultimo comune di una vallata chiusa. Si può certamente dire che logisticamente questa zona è sicuramente infelice e si poteva scegliere una zona paesaggisticamente meno attraente e più centrale verso tanti comuni, dove dovrà avvenire questa “ricostruzione di massa”. Per esempio a Pieve Torina esisteva una base già attrezzata per container. Con una popolazione di residenti di circa 200 persone, l’inserimento di 200/240 persone non sarà certamente privo di conseguenze per i tutti i residenti e per le seconde case mano a mano che rientreranno nei loro edifici riparati».
Il timore è che la presenza di tanti operai crei problemi, prosegue Mochi: «Per tutte le frazioni di Ussita, anche se ad uno, due o 3 chilometri di distanza dall’ex Eca di Tempori, non saranno risparmiati disagi sociali immettendo una quantità così elevata di muratori rispetto alla popolazione residente. Fa sorridere la motivazione, portata dall’amministrazione comunale, che parla dell’incremento di introiti per le poche attività presenti, perché parliamo di lavoratori che partirebbero la mattina ritornando la sera, quasi sicuramente facendo la spesa lungo il percorso nei negozi più economici e convenienti». La lunga riflessione di Nando Mochi si chiude con il timore per la possibile soppressione della caserma dei carabinieri di Ussita, su cui al momento non ci sono notizie ufficiali.
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Posso capire rabbia e frustrazioni derivanti dai lunghissimi tempi che questa riscostruzione stà avendo, posso capire le preoccupazioni su modalità e risultati finali che questa potrà avere.
Sinceramente non capisco come possa aiutare l’inserire in un discorso la preoccupazione per la presenza di “operai” ed addirittura “muratori” in una zona da ricostruire.
Se anche la qualifica lavorativa diventa un distinguo e motivo di discussione direi che possiamo tranquillamente chiudere quì qualsiasi discorso riguardante nazione, popolo, repubblica, democrazia… (aggiungete voi a piacere)
Vogliono la ricostruzione ma non vogliono i muratori che lavoreranno alla ricostruzione… Meglio non commentare oltre