di Gianluca Ginella
«Ho visto quello che è accaduto e mi sono sentito con il prefetto di Macerata, mi sembrava opportuno dare un segnale di presenza sul posto e domani sarò in città. Faremo il punto per evitare che la prossima udienza si ricreino situazioni simili. Non è accettabile che ci siano queste forme di offesa nei confronti dei difensori».
Il procuratore generale Sergio Sottani
A dirlo è il procuratore generale delle Marche, Sergio Sottani, che domani sarà a Macerata per un incontro in prefettura del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Saranno presenti il prefetto Iolanda Rolli e il procuratore Giovanni Giorgio. L’incontro nasce dalla manifestazione che si è svolta ieri davanti al tribunale di Macerata in cui alcune persone hanno offeso gli avvocati difensori di Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano accusato di aver ucciso Pamela Mastropietro lo scorso 30 gennaio. Ieri Oseghale è comparso davanti al gup Claudio Bonifazi per l’udienza preliminare. Il nigeriano è stato rinviato a giudizio dopo che il giudice ha respinto la richiesta di fare il rito abbreviato condizionato all’ascolto di sei testimoni, tra cui 4 consulenti, due per accusa e due per difesa. Un’udienza che si è svolta in un clima rovente in cui alcuni manifestanti se la sono presa con gli avvocati del nigeriano, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi («mi hanno anche sputato») e hanno gridato frasi come «Vai a buttare quella laurea, a zozzo. Difendi gli italiani». Non è stato risparmiano il sindaco Romano Carancini, né Oseghale, qualcuno ha detto «datelo a noi, pensiamo noi a lui».
Una frase, quest’ultima, «che non merita neanche un commento» dice il procuratore Sottani che sottolinea: «il processo deve essere svolto nelle massime forme di rispetto per tutti. Non può svolgersi in un clima di intimidazione verso la difesa. Credo sia doveroso garantire le regole costituzionali del processo, e io e il procuratore di Macerata siamo in sintonia». Ai legali il procuratore Giorgio ieri ha espresso la sua vicinanza, solidarietà è arrivata anche dall’Ordine degli avvocati di Macerata e dalla Camera penale di Macerata. Gli avvocati di Oseghale finito il processo sono stati fatti uscire da un ingresso secondario del palazzo di giustizia e scortati.
L’obiettivo del comitato che si riunirà domani è quello di fare il punto della situazione e di andare oltre proiettandosi all’udienza del 13 febbraio del prossimo anno quando si aprirà il processo di Corte d’assise al tribunale di Macerata. «Dobbiamo evitare che la prossima udienza si ricreino situazioni simili e verranno valutati gli interventi necessari. Cercheremo anche di capire perché ieri quelle situazioni si sono verificate» dice il procuratore Sottani. Sulla vicenda di Pamela lo zio Marco Valerio Verni, anche avvocato della famiglia, in una intervista uscita domenica aveva richiamato le parole del procuratore generale sulla mafia nigeriana, invitando a indagare anche su questo. «Ricordo sempre la distinzione tra associazioni per delinquere di nigeriani, e l’associazione mafiosa nigeriana. Sono due cose diverse, c’è un vincolo diverso tra gli associati. Associazioni di soggetti nigeriani dediti allo spaccio sono state accertate in tutte le Marche. Ad oggi invece non ci sono state indagini che abbiamo portato ad accertare la presenza di associazioni mafiose di nigeriani. Bisogna trovare elementi che caratterizzino le associazioni in senso mafioso» spiega Sottani.
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E’ davvero un grande conforto per la popolazione ignorante apprendere che esistono nelle Marche associazioni per delinquere nigeriane ma non associazioni mafiose nigeriane…
Letti diversi commenti tutti improntati al “politically correct” sotto gli articoli inerenti al processo di cui unico imputato il nigeriano Oseghale ,e che hanno riscosso un discreto- per quanto relativo- 5/10 voti su migliaia di letture- successo in termini di pollici verdi, mi discosto dal loro essere pecora benpensante, accomodante, e provinciale. Il guaio è, che noi italiani siamo tutti Cesare Beccaria, finché non veniamo colpiti da vicino negli affetti più cari. Mentre in Francia, a Parigi, capitale della Rivoluzione da cui due secoli fa è nata la democrazia occidentale, manifestanti costituiti da operai, pensionati, impiegati, tutti agguerriti contro il caro carburanti frutto delle politiche del Primo Ministro francese scaricano quintali di letame davanti casa sua, Macron così replica: auspico il “dialogo” per placare le tensioni nel Paese a seguito delle proteste dei gilet gialli. Macron ha altresì riconosciuto che è “normale” che la gente esprima frustrazione”. Ecco la lezione di democrazia che viene da oltralpe. Invece qui che accade? che la casta giuridica, sprezzante nei confronti del sentimento popolare che manifesta davanti un tribunale dopo 10 mesi da un orribile fatto di cronaca, fa quadrato attorno gli avvocati di difesa, come se così si potesse imbrigliare la rabbia dei parenti, degli amici, dei conoscenti della vittima, della società civile tutta. Qui signori, benpensanti tutti, non si tratta di mettere in discussione il sacrosanto principio del diritto alla difesa e il giusto processo, ma di rendersi conto che la difesa di Oseghale affidata non ad uno ma ben due avvocati contro uno solo della vittima, che per circostanza fortuita è anche lo zio di Pamela, costituisce un fatto di per sé amorale che non può essere in alcun modo difeso da alcuno in quanto Oseghale di certo non fruisce del gratuito patrocinio che per le nostre leggi non può essergli concesso per almeno tre requisiti : è un pregiudicato per reati di spaccio; al momento dei fatti contestati non era in possesso di regolare permesso di soggiorno; il suo reddito frutto di traffici illeciti è superiore agli 11.493,82 euro, visti gli ammontari da lui spediti alla famiglia in Nigeria che abbiamo appreso a mezzo stampa. Pertanto, buon senso richiederebbe astenersi dallo schierarsi verso chi non ha certo bisogno di essere difeso in qualità di avvocato, piuttosto mostrarsi tolleranti contro un vivo e sano sentimento di rabbia anche se espresso sopra le righe come avvenuto due giorni fa davanti al tribunale di Macerata. Senza contare, che Oseghale non avrebbe dovuto neanche trovarsi più qui a Macerata o in altre parti d’Italia, già precedentemente al delitto di Pamela, per cui lo Stato ,con tutti i suoi derivati, è il primo dei colpevoli che dovrebbe sedere sul banco degli imputati per lo strazio inflitto alla famiglia Mastropietro.
Ma la manifestazione era stata autorizzata? Non è dato sapere.