di Giuseppe Bommarito*
Difficile sfuggire alla sensazione che poco o nulla, nel contrasto alla sempre maggiore diffusione della droga soprattutto tra i giovanissimi, sia cambiato dopo l’orribile morte di Pamela. A livello nazionale la tristissima vicenda di Desirèe ha drammaticamente riproposto proprio in questi giorni la tragedia scaturente dall’esplosiva miscela tra droga, immigrazione incontrollata e controllo assoluto di porzioni del territorio da parte di bande di spacciatori senza scrupoli.
A livello locale, dove le forze dell’ordine stanno facendo miracoli (tanto di cappello per l’ulteriore operazione contro i negozi della cannabis light) purtroppo vaneggiati dalle normative esistenti, è arrivata sempre nei giorni scorsi l’ennesima morte per overdose, che non deve stupire in quanto le cronache provinciali sono costantemente piene di notizie riguardanti soggetti italiani ed extracomunitari denunziati per attività di spaccio, di accoltellamenti e risse per dosi non pagate, di operazioni della Polizia, dei carabinieri, della Guardia di finanza, di salvataggi in extremis, a dimostrazione del fiume inesauribile di droga che scorre e uccide dalle nostre parti.
Alcuni brevi dati per dimostrare la drammaticità della situazione di casa nostra. Le Marche sono sempre ai primi posti (ben al di sopra della media nazionale di 5,2 decessi per milione di abitanti) nella macabra graduatoria nazionale del tasso di mortalità per overdose: ben 13 decessi, di cui addirittura 6 nella sola provincia di Macerata.
A fronte di questa catastrofe (che testimonia un fenomeno completamente sfuggito di mano) c’è un Comitato in Prefettura che si sta sforzando, grazie anche all’energica azione del nuovo prefetto Iolanda Rolli, di incentivare e razionalizzare l’attività di informazione e prevenzione nelle scuole e nei vari Comuni della provincia. Fortemente impegnati a tale livello sono le stesse forze dell’ordine, le comunità terapeutiche, le associazioni di volontariato, i Comuni più importanti, il Dipartimento dipendenze patologiche, il Provveditorato agli studi.
Ma – diciamo la verità – quanto si sta facendo è sempre troppo poco rispetto all’enorme gravità della situazione, all’offerta costantemente in aumento e al bombardamento continuo di notizie e di messaggi che tendono a banalizzare e a minimizzare il problema (proprio in questi giorni, tanto per dirne una, è tornato con una serie di sceneggiati sulla principale rete della televisione pubblica il vicequestore Rocco Schiavone, il quale ogni mattina in ufficio si fuma uno spinello, con buona pace del Dipartimento nazionale antidroga che da anni urla che la cannabis attualmente in commercio è una bomba chimica devastante soprattutto per il cervello ancora in fase di formazione degli adolescenti).
Inoltre, ad aggravare lo stato delle cose, in provincia permane sempre scarsa l’attenzione data dalle principali agenzie educative (le famiglie, la scuola, la chiesa, le associazioni sportive) al problema delle dipendenze, che pure costituisce il maggior pericolo per le giovani generazioni e dovrebbe quindi essere in cima alle preoccupazioni di tutti.
La scorsa settimana, ad esempio, si è svolta presso il liceo Scientifico di Civitanova un’iniziativa di prevenzione con la presenza di don Luigi Merola, sacerdote napoletano da anni in prima linea a Napoli, a rischio della propria vita, nel contrasto alla droga e alle organizzazioni criminali che gestiscono questo commercio infame e altamente redditizio. L’iniziativa, aperta non solo agli studenti ma anche all’intera cittadinanza, era prevista per la mattinata del sabato per l’impossibilità di avere un’altra data utile da parte del relatore. Ovviamente essa era stata programmata da tempo con i vertici dell’istituto scolastico, che avevano detto di apprezzare il dibattito e avevano garantito una specifica attività di sensibilizzazione dei ragazzi (in quella scuola la settimana scolastica finisce infatti il venerdì). Ebbene, i ragazzi presenti sono stati pochissimi, ma a brillare particolarmente in negativo sono state le clamorose assenze del dirigente scolastico e della quasi totalità del corpo insegnante, evidentemente talmente disinteressati rispetto al problema da non poter sacrificare nemmeno un paio di ore di un giorno non lavorativo per venire a sentire don Merola, che si era invece sobbarcato un viaggio di centinaia di chilometri per arrivare dalle nostre parti. Uno schifo, insomma.
Clamorosamente assenti però sono stati anche molti genitori che evidentemente hanno ritenuto di privilegiare altre priorità. Se si pensa che proprio con riferimento a Civitanova, e proprio due giorni prima del dibattito in questione, su tutti i giornali era uscita la notizia dell’ennesima operazione delle forze dell’ordine che avevano individuato diversi spacciatori e ben 52 ragazzi, la gran parte dei quali minorenni, come assuntori, si rimane sconcertati. Non a caso don Luigi Merola si è chiesto: almeno quei 104 genitori non avrebbero dovuto essere presenti per informarsi e cercare di capire i motivi e le possibili conseguenze del terribile percorso intrapreso dai loro figli?
Se la prevenzione e l’impegno educativo – che dovrebbero essere i pilastri della strategia di contrasto alle dipendenze – si manifestano come largamente insufficienti (da noi, peraltro, come dappertutto), altrettanto deve tuttavia dirsi anche a proposito dell’attività di repressione, quella svolta sul campo tutti i giorni dalle forze dell’ordine.
Non è qui in discussione l’attuale impegno della Questura di Macerata e dei comandi provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza, che, anzi, sono in continua attività e mettono brillantemente a segno centinaia di operazioni al mese contro i pusher e le reti dei trafficanti (dimostrando – sia detto qui per inciso e senza spirito polemico – che forse anche prima della morte di Pamela si poteva fare qualcosa di più). E’ in discussione, a mio avviso, l’impianto complessivo delle leggi penali che dovrebbero reprimere i reati connessi alla droga e che invece, a mio avviso, di fatto li favoriscono, costringendo le forze dell’ordine a muoversi simbolicamente con un braccio legato dietro la schiena e quindi, in pratica, a girare costantemente a vuoto.
Senza scendere troppo nei dettagli tecnici, va detto infatti che, relativamente ai reati di spaccio di droga, ben quattro provvedimenti cosiddetti “svuotacarceri” succedutisi, in una continua escalation, dal 2010 sino al 2018, hanno di fatto reso quasi impossibili sia la carcerazione preventiva (quella che si effettua prima del processo) che quella definitiva (a processo ormai ultimato), impedendo arresti e dando spazio sempre maggiore a misure alternative (arresti domiciliari, affidamento in prova, liberazione anticipata, detenzione domiciliare eccetera) che di fatto hanno reso il sistema, anziché deterrente, chiaramente incentivante. Le forze dell’ordine girano clamorosamente a vuoto – e ciò evidenzia che in Italia vige un sistema proibizionistico solo di facciata – perché la stragrande maggioranza delle persone fermate e denunziate per spaccio entra in Questura o in caserma e ne esce il giorno stesso, i pochi arrestati in flagranza fanno un brevissimo soggiorno in qualche camera di sicurezza o in carcere (nemmeno sempre) e poi anch’essi escono, tutti pronti a spacciare di nuovo, allegramente e serenamente. In pratica, l’attuale sistema repressivo in materia di droga è divenuto una pacchia per le migliaia di pusher italiani e stranieri in giro per l’Italia e costantemente impegnati a fare tanti soldi e a distribuire morte anche a ragazzini che ancora puzzano di latte.
Tra l’altro, le persone che infine (con i tempi lunghissimi della giustizia italiana) vanno a processo vengono nella maggior parte dei casi perseguite, con benefici facilmente intuibili, per la cosiddetta cessione di droga di lieve entità, quella relativa cioè al singolo caso specifico che ha portato alla denuncia o al fermo.
Mentre invece quasi sempre i pusher hanno sulla coscienza centinaia di cessioni e, se ogni volta si verificasse seriamente la situazione con indagini sui cellulari e i necessari riscontri investigativi, si passerebbe all’ipotesi grave, che porta a condanne di ben altra entità (come, ad esempio, è stato possibile, ma solo per caso, nella vicenda dei due nigeriani inizialmente accusati, insieme ad Oseghale, dell’omicidio di Pamela, i cui cellulari sono stati attentamente “radiografati” proprio nell’ambito del procedimento per omicidio, portando così a dimostrare una imponente e reiterata attività di spaccio).
A questo punto, se fossimo in un dibattito pubblico, i miei amici e colleghi avvocati penalisti mi direbbero: “Ma che vai farneticando? Le carceri scoppiano, e tu dovresti sapere per quale motivo: sono strapiene di detenuti incarcerati per reati di spaccio, quindi la storia della legislazione penale che favorirebbe lo spaccio è solo una favoletta diffusa ad arte per demolire l’impianto garantista faticosamente costruito in tanti anni.”
Ora, a parte il fatto che, se gli istituti penitenziari di tanto in tanto divengono sovraffollati, così rendendo periodicamente inevitabili i vari provvedimenti svuotacarceri, nulla impedirebbe, come avviene in tutti i paesi occidentali, di costruirne di nuovi, va aggiunto che coloro che dopo anni di “lavoro” sul fronte dello spaccio vanno a finire dentro (si tratta solo quelli che si fanno beccare ripetutamente, per cui alla fine i vari benefici non possono più applicarsi a loro favore) costituiscono, secondo le statistiche, non più del 10 per cento di coloro che spacciano nel nostro paese (a tale risicata percentuale ammonta infatti la droga complessivamente intercettata ogni anno in Italia dalle forze dell’ordine).
Sicchè anche il dato della popolazione carceraria e, nello specifico, dei detenuti per droga, lungi dal dimostrare l’insensatezza di chi chiede una svolta profonda nell’attuale sistema (falsamente) repressivo relativo al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, dimostra, indirettamente ma con grande evidenza, quanto sia vasta in assoluto la platea dei soggetti italiani e stranieri dediti in maniera continuativa ad attività di spaccio liberi di circolare e di spacciare senza sosta e senza pietà. E quanto sia urgente intervenire per cambiare il sistema attuale, di certo gradito alle varie mafie, protagoniste e beneficiarie indiscusse del grande affare della droga.
Insomma, pur ribadendo ancora una volta l’importanza centrale della prevenzione e della attenzione educativa da parte di tutte le agenzie a ciò preposte, non v’è dubbio che sia folle, come instancabilmente ripetono le anime belle politicamente corrette, sostenere che in materia di droga la repressione (quella vera, però, non quella finta oggi in atto) non serva. Una sana repressione, infatti, che renda non più conveniente delinquere in materia di droga, come avviene oggi, costituirebbe la migliore e più valida forma di prevenzione.
Ecco quindi la sfida vera, che dovrebbe impegnare tutti trasversalmente, a prescindere dall’appartenenza ai vari schieramenti politici: arrivare a proporre al Parlamento una serie di modifiche legislative che portino ad elevare la pena base per l’attività di spaccio di tutte le droghe (tutte le droghe sono pesanti), riducendo drasticamente l’ipotesi lieve (non dimentichiamoci che ogni singola cessione di droga è potenzialmente mortale ed è comunque sicuramente lesiva), e ad assicurare la certezza effettiva della pena, sfoltendo ampiamente tutta la selva di benefici premiali che attualmente sorreggono e incentivano l’attività dei pusher sia in fase di indagini preventive che di dibattimento e di esecuzione della pena. In pratica, con il supporto di nuove leggi, arrivare a garantire non più, come oggi avviene, l’impunità dei delinquenti, ma i cittadini, soprattutto i più giovani, i nostri figli.
Accanto alla prevenzione da portare avanti ad ogni livello, questo sarà l’impegno dei prossimi mesi che vedrà interessate tutte le associazioni disposte a fare rete e a interloquire con i nostri rappresentanti alla Camera e al Senato della Repubblica, nessuno escluso. Chi condivide, si faccia avanti.
* presidente dell’associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Chiuso negozio di cannabis light, due denunciati per spaccio (VIDEO)
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Punto centrato da Giuseppe. Tanto lavoro da parte delle forze dell’ ordine e quadro normativo che a monte non le supporta. Ottima la proposta di coinvolgere i parlamentari.. vediamo chi risponderà.
Per i genitori non è possibile, ma insegnanti e dirigenti propongo la precettazione. Vergognoso!
Certo menefreghismo “adulto”, oggi dilagante, e certa ideologia e partigianeria, oramai dilagante da decenni, hanno portato e porteranno sempre di più, alle generazioni future, danni incalcolabili, che dureranno per secoli, se non si cercherà, subito, di fare perlomeno qualcosa (che dovrà diventare tanto, necessariamente), ed ognuno col proprio contributo. Ogni altro discorso è “puramente” aria fritta!! gv
Credo che neanche dopo i tragici fatti ci sia stato un politico che abbia presentato una comprensibilissima, ovvia proposta di legge che riveda, al rialzo, le pene relative al reato di spaccio. Neanche quelli che, nel governo precedente, hanno fatto ampia e inspiegabile propaganda all’accoglienza dei migranti. Forse non se ne sentono responsabili politico-morali.
Avvocato Bommarito, sappiamo benissimo tutti che volendo la droga, qualsiasi tipo di droga sparirebbe dal mercato se ci fosse volontà politica, qui come in tutto il mondo. E questo per assurdo, varrebbe anche per le sigarette , l’alcool e adesso la ludopatia promossa tra le dipendenze che si possono curare anche attraverso “ l’uso dei cialtroni “ che intervengono a danno conclamato. Considerato che effettivamente per tutti e tre i casi stabilire la dose tollerabile o comunque che non abbia conseguenze è semplicemente ridicolo come quando si consiglia di fumare meno, bere meno, giocare con moderazione e aspettarsi che effettivamente si è così decisi, forti, coerenti da poterlo fare. Anch’io, qualche volta dò di questi consigli, magari mentre sto fumando, ubriaco e con le carte in mano o davanti ad una slot. Detto questo, veniamo alle due droghe più dannose e anche questa scelta è più che discutibile, alcool e stupefacenti, quest’ultimi diciamo usati a scopo ricreativo. Punire lo spacciatore non serve, almeno che non gli levi la possibilità di avere droga da vendere, non puoi certo arrestare l’oste ( ne sono rimasti pochi come gli anziani consumatori di ben più allegri ricordi ) o il barista che vende alcool per camparci e se ti ci spappoli il fegato sono affari tuoi. Quindi, a questo punto rimane solo il consumatore. Per l’alcool, gli strappi la patente se supera il limite considerato non dannoso, per molti ma non per tutti come un famoso slogan pubblicitario e perlomeno lo metti in condizione di non nuocere alla guida, gli spezzi uno o meglio tutte e due la braccia così non diventa aggressivo per un certo periodo o si fa ricorso ad altri mezzi di persuasione. Il problema, almeno per gli altri sembrerebbe risolto, per il beone no e questo lo garantisco perché ho visto gente che per bere i primi due o tre bicchierini per stabilizzarsi e bloccare il tremore alle mani, usare solo la bocca aiutandosi con i denti. Veramente spaziando nel mondo degli alcolisti se ne vedono tante ma tant’é. Per la droga? La patente? Va bene e poi che si fa? Niente si può fare. Puoi cercarlo di convincerlo e probabilmente se si è appena fatto ti dice con vera convinzione che quella è l’ultima volta che lo fa. Smetterà solamente quando finirà in galera o andrà in comunità, generalmente perché il giudice ti concede di scegliere tra queste due opzioni. Smetterà, sì e poi.. Insomma questa è una prassi già consolidata e viaggiare nel mondo della tossicodipendenza è come in viaggio nell’alcolismo: non c’è spazio per la fantasia visto che tutto può diventare reale. Insomma avvocato Bommarito, finché parliamo di droga va beh, ma di sconfiggerne l’uso o lo spaccio, possiamo pure fantasticarlo ma non cambierebbe niente. Renderla legale come l’alcool? C’è già l’alcool che è legale e che cosa lo rende diverso da qualsiasi altro stupefacente? Tutto questo discorso solo per dire che l’unico modo per lottare contro le droghe consiste nel perseguire il drogato che è l’unica vittima finale. Certo non sta tanto meglio chi gli sta vicino per qualunque tipo d’amore se vogliamo fare delle distinzioni che non servono? Ma è possibile che sia la vittima e non il carnefice a pagare? Bommarito, chiaramente mi può dire che.., però.., se.., ma ci sarebbe.., si potrebbe… e via all’infinito. Ma poi? La famiglia, i professori, i questori e i prefetti pre Pamela, i preti, gli addetti ai Sert…??? E poi?
Per Marina Santucci.
Sono sicuro che l’onorevole Morgoni sarà il primo a rispondere
I responsabili morali degli assassini di Pamela e di Desirée sono quei Bianchi che hanno da sempre chiesto “droga libera”, “spinello libero”, “modica quantità di droga ad uso personale”, che in nome di teorie quali il multiculturalismo e il “meticciato” ci hanno fatto invadere anche da criminali africani e musulmani, senza un controllo preventivo, e che oggi a San Lorenzo questi farisei, infangando la Resistenza, si manifestano come “partigiani” in funzione “antifascista” contro oppositori inutili e sterili di estrema Destra, che servono solo, inalberando miti che sono morti a Piazzale Loreto, ad una reazione interessata a riprendere il potere.
Non aspettiamoci più nulla dal mondo della scuola. I docenti fingono, per il quieto vivere, di non vedere una mentalità criminale che si è insinuata delle scuole. I genitori vivono in un limbo di fiducia verso i propri figli, a cui credono ciecamente in quanto i loro figli sono diversi dagli altri e – NO – non faranno la fine di quei debosciati… Io ero tra coloro che pensavano ciò trenta anni fa e – pur sfiorato – mi è andata bene. Ma non andò bene a Bommarito… Sarà una questione di destino, di karma… Ma vedere finire una Pamela e una Desirée ad opera di lerci Neri (che potrebbero essere anche essere lerci Bianchi), fa capire che abbiamo fallito e che la democrazia è un cataplasma illusorio perché gli sporchi interessi politici e delle classi dominanti continuino imperterriti alla faccia degli illusi che ci credono…
Se non vogliamo finire nel baratro della dittatura e per intanto finire con dei “Traini” che, senza sceneggiate, cominciano a colpire i responsabili (non dimenticate che gli obiettivi di Traini non furono solo i Neri, ma anche dei Bianchi e un Partito), gli attuali governanti nazionali devono fare leggi che diano ampia possibilità alle Forze dell’Ordine e della Magistratura di agire responsabilmente e spietatamente per distruggere l’esercito del crimine a cominciare dalla manovalanza, ossia dai “soldati” dell’esercito della Morte dei nostri figli e nipoti. Sono questi che hanno ammazzato Pamela e Desirée, dietro l’ordine e con la “sostanze” che spacciano.
Ovviamente questa tesi verrà bollata come “fascista” e “razzista” e “antidemocratica”, da chi è stato il responsabile dello sfascio della nostra sicurezza interna. Ma, ormai il dado è tratto. In Brasile, in altri Stati europei e in molte parti del mondo – Stati Uniti compresi – ci si sta affidando a “governi forti”, segno che i cosiddetti teorici progressisti democratici hanno fallito e perduto il favore delle masse.
Ci aspettiamo che Salvini salvi il salvabile e non si faccia mettere all’angolo dalle chiacchiere che dalla “sinistra” del Movimento 5 Stelle tendono a bloccare la soluzione dei nostri mali. Il pericolo che corriamo è mortale, con l’Europa burocratica dei poteri forti mondiali che ci è contro. Ma possiamo salvarci solo a patto che ci si metta dalla parte del popolo senza furbizie elettorali e con idee oneste e chiare.
Salvini, stai attento che la gente è stanca delle chiacchere. Quindi, meno proclami e più fatti…
http://lopinioneditommyg.altervista.org/?doing_wp_cron=1540804289.6478090286254882812500
L’ipocrisia del genere umano.
http://lopinioneditommyg.altervista.org/lipocrisia-del-genere-umano/
Egregio signor Rapanelli, volevo farle i miei complimenti per non aver scritto nulla che assomigli minimamente ad aria fritta. Ossequi. gv
https://www.huffingtonpost.it/2018/10/29/la-camorra-ha-messo-una-taglia-su-pocho-il-cane-anti-droga-che-ha-mandato-in-fumo-un-giro-daffari-di-milioni_a_23574700/
Solo tanti Pocho ci possono salvare: a poco servono i don Merola e gli Heidegger…
..ed infatti, egregio signor Pavoni, ci vorrebbero tanti Pocho ed un po’ meno “poco”, ed ogni riferimento ai nomi da Lei citati (ma anche ad altri) è puramente..faccia Lei. Ossequi. gv
Di droga si può parlare solo con chi odia il padre e la madre, i politici, i preti, gli operatori di comunità, i pseudo dottori dei Sert, se stessi e gli altri drogati.
Tutte giuste e condivisibili le obiezioni sollevate dall’avv.Bommarito nella sua fotografia del reale, a partire dalla necessità di più informazione attraverso gli incontri coi giovani nelle scuole fino ad una diversa normativa penale per gli spacciatori insieme ad un maggiore inasprimento delle condanne anche quelle preventive. Ciò detto, però, ahimé, al di là di ogni volontà ed impegno sociale, temo, convinta, che anche con tutte queste forze spiegate in campo, nulla verrebbe risolutivamente risolto in tema droga, tanto quanto hanno effetto le scritte sui pacchetti di sigarette per i fumatori come “ smetti di fumare, vivi per i tuoi cari” e similpeggio; e non verrebbe risolto, perché il tutto viene affrontato in campo preventivo e legislativo senza l’affondo dovuto sulle cause della piaga sociale che si sta allargando a macchia d’olio, la quale ha origine da tre motivazioni sostanzialmente di cui una, la perdita di valori e orientamento , due, il consumismo sfrenato di cui fa parte la mercificazione degli esseri umani,e tre, il valore ormai nullo della parola libertà, per cui, dove c’è merce c’è mercato. E che mercato affaristico con la droga! Senza pari. Bommarito, nel suo articolo, fa esplicito richiamo all’assenza di genitori e personale docente all’incontro pubblico con Don Merola, ma le famiglie, la scuola, chiediamoci seriamente : quanto possono incidere in questa lotta impari con chi della droga fa business? Prendiamo per primo le famiglie, che certo hanno la loro bella responsabilità nel merito , ma io smonto subito il loro carico verso i figli che scelgono strade diverse da quelle impartite. Porto, infatti, il facile esempio della famiglia Cucchi, che tutti conosciamo per il tragico fatto di cronaca. Dei tanti loro figli conosciamo i due fratelli, Stefano ed Ilaria, di cui uno , il primo, s’è perso completamente nel mondo della droga, l’altra , invece, ben sana e piantata a terra per come abbiamo potuto conoscerla nelle sue battaglie per la morte ingiusta del fratello Stefano, eppure, entrambi cresciuti ed educati dagli stessi genitori. Passiamo ora alle scuole. Se una colpa hanno le scuole, non è certo perché latitanti sul tema droga: nossignore! La scuola è cambiata da fine anni ’60, fino a che si è arrivati al non rispetto alcuno dell’autorità docente col dare del tu e le pacche sulle spalle ai loro insegnanti da parte degli alunni. Ultimissimo caso di cronaca, non a caso, vede in un liceo del nord Italia tirare una sedia dalla classe ad un’insegnante di storia con prognosi di 5 giorni. Ora: vogliamo restare coi piedi per terra o no ? Ma che vi credete, anche, che gli insegnanti non abbiano anche loro gli stessi problemi coi loro figli che lasciano a casa , a giocare a pallone per strada, mentre vanno alle riunioni di consiglio e che mentre si assentano i loro figli magari frequentano compagnie sbagliate? Ne conosco io di casi del genere. Di insegnanti e genitori irreprensibili che si sono ritrovati con figli drogati senza neanche capirne il perché e il per come. E veniamo in ultimo alle compagnie sbagliate. Certo è, che non si possono rinchiudere in casa i nostri figli nonostante i pericoli che corrono quotidianamente . E a questo fine mi viene in soccorso la favola di Pinocchio, che nonostante tutte le raccomandazioni di babbo Geppetto, del grillo parlante e della fatina, trasgredisce ai consigli di tutti coloro che vogliono solo il suo bene per seguire Lucignolo fin nel paese dei balocchi , con le conseguenze che conosciamo : si trasformano tutti in somari. Ultimissima riflessione fuori tema sui nostri giovani: quelli che abbiamo allevato noi . Leggo le cronache ogni giorno, e quando purtroppo capita che un giovane muoia per una malattia o un incidente stradale, rabbrividisco al fatto che partecipino in massa alla morte, al lutto, con una tale rassegnazione che si esaurisce tutta con un lancio di palloncini bianchi o azzurri o rosa e con frasi del tipo “ Ora il cielo ha un angelo in più”. Ma per favore! gli angeli! ma chi vi ha inculcato che esistono gli angeli? i preti pedofili che incontrate a catechismo? E andiamo su! la chiesa sta facendo schifo per mille motivi, quindi cari ragazzi: pensate alle vostre vite finché ci siete, e vivetevela tutta la vostra vita nel pieno dei vostri anni , senza farvi del male mai!
Caro Peppe dopo ogni tragico fatto ci ritroviamo a denunciare la inadeguatezza legislativa che rende vano l’encomiabile impegno delle forze di polizia, l’assenza delle Istituzioni e in alcuni casi l’indifferenza di genitori e scuola.A questo punto non servono interventi chilometrici per individuare le cause e i rimedi per far fronte a questa drammatica situazione senza precedenti. BASTA con le tavole rotonde per catalogare le droghe buone e quelle cattive. BASTA nel considerare gli spacciatori ” pesci piccoli” e non passibili di pene più severe. BASTA con la scusa delle carceri sovraffollate. BASTA con le aggressioni alle forze di Polizia. BASTA con il degrado delle piccole e grandi periferie. BASTA soprattutto all’indifferenza e ai falsi propositi di interventi solo dopo tragici fatti. La prevenzione? è fondamentale. Ma in questo momento servono solo segnali forti. La situazione è arrivata ad un punto di non ritorno. E poi come possiamo essere fiduciosi che venga accolto l’appello rivolto ai parlamentari se molti di loro ne fanno uso ? La verità è che stiamo rischiando di archiviare i morti per droga come un fatto statistico. Così come per i morti sul lavoro, per incidenti stradali, per femminicidi. E noi dovremmo convivere con questo schifo ? Dovremmo lasciare questa eredità ai nostri figli ? Come se non bastasse che fanno già parte del drammatico dato statistico della disoccupazione. Una classe politica, nessuno esclusa, che da decenni sta dimostrando incapacità e mancanza di volontà. E’ forse questo il vero problema.
Ho letto che il comandante provinciale dei Carabinieri di Bologna ha istituito una task force per reprimere lo spaccio di droga. Nella provincia di Macerata si potrebbe istituire la stessa task force, se non c’è già.
L’ abuso di alcool ed il gioco d’azzardo patologico NON sono meno dannosi della droga, per non parlare poi del fumo.
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Ma come in ogni mercato che si rispetti, invece di farsi la guerra, ci si è diviso il territorio.
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Alcool, fumo e gioco d’azzardo sono appannaggio dello Stato (che ci lucra sopra), con la droga ci si arricchisce la malavita…. E tutti vivono felici (ricchi) e contenti.
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Legalizzare la droga (che in fatto di danni ne fa meno di quanto ne faccia l’abuso delle altre sostanze, gestite dallo Stato) significherebbe inaridire i conti correnti della malavita, locale e nazionale.
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Significherebbe INOLTRE destinare centinia e centinaia e centinaia e centinaia di agenti verso la prevenzione/repressione di altri delitti (furti, rapine, omicidi, truffe, ecc. ecc. ecc.), che sono, da sempre, appannaggio della malavita.
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Quindi (legalizzare le droghe e spostare le forze di polizia verso altri crimini) significherebbe una guerra, ancora più incisiva, contro la criminalità.
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Ma in guerra poi ci sarebbero da contare le vittime: meglio spartirsi il territorio.
Viviamo tutti più felici (ricchi) e contenti
Per Cerasi. Ci sono anche i pericoli della caccia, non dimentichiamolo.
Gianfranco Cerasi.Capisco la logica sottostante al tuo ragionamento, della serie ” se non riesco a combattere il mio nemico me lo faccio amico, lo anniento in questo modo.” Ma se la droga venisse legalizzata, prodotta e venduta a prezzo politico dallo Stato in regime di monopolio, non credi che il mercato parallelo continuerebbe ad esistere e prosperare seppur non agendo più in tal caso nell’ illegalità per quanto concerne la vendita del prodotto droga, ma in quanto concorrente nei confronti dello Stato monopolista ? un pò come succede per le sigarette di contrabbando. E allora: che risparmio di energie si avrebbe sulle forze dell’ordine e la GdF? che si risolverebbe contro la malavita, contro lo spaccio illecito, se non un diverso trattamento penale per i trasgressori che sottraggono utili allo Stato? Io non lo so come la pensi un tossicodipendente , ma credo,che tra il procurarsi la dose presso una farmacia dove verrebbe identificato, tra le due opzioni, Stato-privato, opterebbe comunque per la seconda se gli è data possibilità.