di Luca Patrassi
Una serie di incarichi professionali per monitorare lo stato dell’inquinamento dell’area del galoppatoio della Pieve nella quale – secondo l’amministrazione di centrosinistra allora al governo – sarebbe dovuto sorgere il nuovo ospedale di Macerata.
La determina pubblicata da pochi giorni all’albo pretorio del comune di Macerata e della Provincia di Macerata deve essere sfuggita agli amministratori regionali e in particolare all’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini che probabilmente l’avrebbe utilizzata per aggiungere accuse al centrosinistra sanitario di alcuni anni fa.
Bene, a distanza di poco meno di sette anni dalla prima segnalazione firmata dall’allora Asur Marche, era il marzo del 2018, la Provincia ha definito la fase istruttoria avendo modo di indicare il Comune di Macerata come responsabile dell’inquinamento riscontrato nell’area del galoppatoio alla Pieve mentre, non si è riusciti definire con certezza a chi debba ascriversi l’inquinamento delle acque sotterranee.
L’area di cui si parla è quella, divenuta celebre nel 2018 per essere stata indicata dall’amministrazione comunale Carancini, come idonea ad ospitare la sede del nuovo ospedale che la Regione voleva (e vuole) realizzare a Macerata.
Il Comune evidentemente non ricordava che quell’area aveva ospitato una discarica di rifiuti solidi urbani e il primo controllo disposto dall’allora direttore generale di Area Vasta 3 Alessandro Maccioni, fece emergere la realtà. Quel terreno era una discarica ed era (è) inquinato. Sono seguiti anni di analisi e ad ottobre del 2022 l’Arpam ha trasmesso un parere tecnico alla Provincia nel quale si evidenziano superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione in alcuni campioni di terreno e di acque. «Terreni: sono stati riscontrati superamenti per i parametri idrocarburi pesanti e bario. Superamento di manganese, ferro, alluminio e nichel su alcuni campioni di acque… Nell’area è presente una potenziale contaminazione che comunque interessa solo alcuni punti di campionamento in maniera discontinua e con valori di concentrazioni fluttuanti nel tempo… nel sito è presente una sorgente primaria di contaminazione (rifiuti), che costituisce ad oggi un elemento di criticità per le matrici ambientali, per la quale dovranno essere previsti interventi per isolare e/o eliminare la sorgente stessa. Viene pertanto richiesto un Piano di monitoraggio delle acque di falda di “sorveglianza” da svolgere con cadenza annuale almeno nei punti interni all’area comunale e rilievi freatimetrici in tutti i piezometri inseriti nella rete di monitoraggio del piano di caratterizzazione almeno con cadenza biennale». Nei giorni scorsi appunto la pubblicazione della determina comunale che affida i relativi incarichi professionali per il monitoraggio pluriennale. Una serie di controlli in attesa di capire come intervenire per eliminare il problema e con quali costi a caricoi delle finanze pubbliche.
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Con una bella colata di cemento si sarebbe coperta definitivamente la lordura.
Che strano, vorrei sbagliarmi, ma mi sovvengono vagamente i metodi utilizzati da qualche “organizzazione”, non solo criminale……