Rigopiano, il papà di Emanuele Bonifazi:
«Speriamo nell’appello bis.
La Regione è colpevole del disastro»

TRAGEDIA NELLA NEVE - Il 3 dicembre la sentenza della Cassazione. Egidio Bonifazi, padre del 31enne di Pioraco, una delle 29 vittime, era a Roma con la moglie per l'udienza di oggi. I familiari hanno esposto lo striscione "Mai più". C’era anche Gianluca Tanda, fratello di Marco, il 25enne di Castelraimondo che perse la vita insieme alla fidanzata: «Speriamo che questi giorni servano per riflettere e capire, come noi abbiamo fatto da tempo, chi sono i responsabili. Le figure politiche sono state escluse ma avevano un ruolo fondamentale»

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Da sinistra: Paola Ferretti e Egidio Bonifazi con i manifesto davanti alla Cassazione oggi a Roma

di Francesca Marsili

Attesa in un primo momento per questa sera, la sentenza della Cassazione per la strage di Rigopiano in cui persero la vita 29 persone slitta al 3 dicembre. Ancora 5 giorni di attesa per i familiari che attendono giustizia da quel tragico 18 gennaio del 2017 in cui una valanga ha travolto il resort di Farindola seppellendolo sotto tonnellate di neve e detriti. Tra le vittime Marco Tanda, di Castelraimondo, 25 anni, pilota della Raynair e la sua fidanzata Jessica Tinari, ed Emanuele Bonifazi, di Pioraco, dipendente dell’hotel morto a 31 anni.

Le famiglie oggi erano in piazza Cavour, a Roma, davanti alla Cassazione, con uno striscione “Mai più” e  le foto di chi non è riuscito a scappare alla morte sotto la slavina.

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Emanuele Bonifazi

Erano in attesa del verdetto che mai potrà restituire la vita ai loro cari, ma che almeno stabilisca le responsabilità di quella che è forse la più grande tragedia sulla neve registrata nel centro Italia. Oggi hanno parlato i difensori degli imputati, poi i giudici hanno rinviato alla prossima settimana per la sentenza.

«Che la Corte si sia presa alcuni giorni per emettere la sentenza mi fa ben sperare» commenta Egidio Bonifazi, papà di Emanuele. Con lui c’è sua moglie Paola Ferretti, entrambi mentre rispondono al telefono sono in treno, di rientro a casa da Roma (sono assistiti dall’avvocato Alessandro Casoni).

Oggi in Corte di Cassazione si è svolta la seconda giornata di udienza. La prossima settimana la Suprema corte deciderà se confermare le 8 condanne e le 22 assoluzioni decise in Appello, o se tornare in aula per un Appello bis, a Perugia per alcuni degli imputati. Questo era quanto chiesto ieri dal sostituto procuratore generale in Cassazione Giuseppe Riccardi, nell’udienza davanti ai giudici della Sesta sezione presieduta da Giorgio Fidelbo. Il Pg ha chiesto un nuovo processo per l’allora prefetto Francesco Provolo, condannato a un anno e 8 mesi per rifiuto di atti d’ufficio e falso, per valutare anche le accuse di concorso in omicidio colposo, in lesioni colpose e in depistaggio, per le quali è stato assolto in Appello. ll pg ha chiesto anche l’annullamento dell’assoluzione dei sei vertici della Protezione civile regionali. Per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, già condannato in secondo grado, si chiede un nuovo processo per disastro colposo. Due quindi le strade: chiudere definitivamente una vicenda che va avanti da quasi 8 anni o riaprire il percorso giudiziario.

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Marco Tanda

«Le richieste del Procuratore generale, soprattutto quella di un Appello bis alla Corte di appello di Perugia richiamando in causa coloro che nel primo e secondo grado di giudizio sono stati assolti, ovvero i responsabili della Protezione civile della regione Abruzzo, è la cosa più sensata e quella che auspichiamo venga accolta – spiega Bonifazi -. E’ la Regione ad essere colpevole del disastro, non certamente della valanga, ma dell’organizzazione dei soccorsi e della prevenzione».

A Roma c’era anche Gianluca Tanda, fratello di Marco e coordinatore del Comitato vittime di Rigopiano che aggiunge: «Speriamo che questi giorni servano per riflettere e capire, come noi abbiamo fatto da tempo, chi sono i responsabili. La sala operativa è stata aperta con due giorni di ritardo e questo ha fatto sì che la situazione fosse fuori controllo per salvare i nostri cari. Le figure politiche sono state escluse da questo processo ma avevano un ruolo fondamentale. Le richieste del pg – conclude Tanda -, dove si amplia la platea dei personaggi che a nostro avviso avevano delle responsabilità, ricalcano le nostre aspettative».

Nelle Marche le altre vittime sono Domenico Di Michelangelo e la moglie Marina Serraiocco, vivevano a Osimo, lui, poliziotto, ha perso la vita a 41 anni, lei a 37. A Rigopiano erano morti anche Marco Vagnarelli, 44, operaio della Whirlpool di Comunanza e la compagna, Paola Tomassini, di 46, barista della società Autogrill.

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