Piazza della Libertà semi vuota in una delle serate degli Aperitivi europei
«Flop degli Aperitivi Europei, anche a causa del mancato rinvio e le politiche di rilancio del commercio maceratese: urge un intervento serio ed organico. Si dia ascolto al grido dei commercianti, rinnoviamo l’invito a lavorare alla creazione di un Distretto urbano del commercio». Sono le parole di Antonello De Lucia, coordinatore provinciale di Italia Viva, che interviene dopo le polemiche sulla mancata riuscita di uno degli appuntamenti più attesi di Macerata, causa maltempo.
Antonello De Lucia
«La settimana dell’Europa, da molti anni considerata una delle più importanti dell’anno per i commercianti del centro storico del capoluogo (se non la più importante) – continua De Lucia – si è conclusa male, malissimo, come ampiamente anticipato da diversi fronti. Inutile girarci intorno: la scelta di non ascoltare le richieste dei commercianti di rinviare l’importante manifestazione a causa del maltempo, previsto in maniera unanime, è stata completamente sbagliata. Partiamo dai dati. Gli Aperitivi Europei ormai non sono più una semplice manifestazione cittadina, una delle tante, se è vero come è vero che in una settimana sono in grado di far convogliare in città 40.000 persone provenienti da tutta la regione. Questo dato ci restituisce, in termini commerciali, un ritorno di fatturato per i nostri commercianti che, a detta di molti di loro, può aggirarsi anche intorno al 30% dell’intero fatturato annuo. Questo dato è impressionante e fa senz’altro riflettere sul tema generale della criticità del sistema del commercio maceratese, ormai in crisi profonda (eufemismo) da troppi anni. Un’attività “costretta” a dover fare affidamento su sette giorni di grassa per dare sostenibilità agli sforzi di un intero anno ha dei seri problemi, anche laddove riesca a far quadrare i conti».
«Infatti – continua De Lucia – il problema non sono – solo – gli Aperitivi Europei, ma anche e soprattutto la totale assenza di una visione complessiva del commercio cittadino e di cosa possa essere utile al suo rilancio. Spiace essere così taglienti nelle affermazioni, ma arrivati a questo punto non si può dire altrimenti. Alcuni dei migliori auspici dell’amministrazione comunale, nel 2020, venivano proprio da questo fronte e, visto anche l’ottimo background professionale del sindaco, si poteva anche pensare di poter fare affidamento su soluzioni e strategie nuove e funzionali. A due anni e mezzo di distanza dispiace davvero molto dover constatare che il paziente sta peggio di prima, per lo meno sotto questo punto di vista (eccezion fatta per la gioia di quelli che amano parcheggiare in piazza). Ora, queste riflessioni non vogliono essere solo rivolte in maniera critica verso l’operato dell’amministrazione comunale, sarebbe poco utile ed anche ridondante: che su questo fronte le cose non funzionino è sotto gli occhi di tutti, anche dei sostenitori passati e presenti dei nostri rappresentanti cittadini. Lo scopo non è fare polemica. Il punto è: cosa fare? Allo stato attuale a cui siamo giunti, senza fare grandi filosofie, la risposta è tanto semplice quanto utile: copiare. Non siamo né la prima né l’ultima città dell’entroterra a dover attraversare momenti di crisi del commercio come il nostro, ed a volte basta guardarsi intorno, studiare, prendere ispirazione e, al netto degli aggiustamenti necessari per calare gli strumenti nelle proprie specificità, adottare anche soluzioni virtuose che hanno funzionato in altri contesti».
«Ricordo – aggiunge il coordinatore di Italia Viva – che già in campagna elettorale 2020 inserimmo nel nostro programma la creazione del Distretto urbano del commercio, seguendo gli esempi virtuosi di città come Bergamo ed altre. Alla base c’è la creazione di una cabina di regia permanente composta da tutti gli attori che vivono il commercio e di commercio. Non l’ennesimo “tavolo di confronto” né l’associazione tal dei tali composta di commercianti (massimo rispetto per entrambi i soggetti e per le persone che li compongono, ci mancherebbe, ma sono azioni/strumenti singoli ed inorganici sostanzialmente poco funzionali), bensì un nuovo soggetto giuridico dotato di strumenti, risorse e meccanismi di regia permanente. Uno strumento del genere può anche essere in grado esso stesso di reperire risorse, magari attraverso bandi ed iniziative strategiche, ma soprattutto garantisce che coloro che sono i veri protagonisti del commercio siano sempre coinvolti e compartecipi delle scelte che li riguardano, e questo all’interno di una cornice di obiettivi di medio e lungo periodo condivisi e chiari. Tornando al recente esempio degli Aperitivi Europei, se avessimo avuto attivi tutti gli strumenti di coordinamento e funzionamento del Distretto urbano del commercio le cose sarebbero andate diversamente e magari da una criticità si sarebbero tirate fuori anche delle opportunità».
«Questo è solo uno dei tanti esempi, il più impattante, ma ce ne potrebbero essere molti altri. Insomma, la luna? No, è stato fatto altrove, si può fare anche a Macerata. Anche dopo l’insediamento della nuova Giunta era capitato di “suggerire” al sindaco e ad alcuni esponenti di maggioranza di valutarne l’utilizzo, ma ripeto, polemiche zero, ciò che interessa è cambiare rotta, farlo presto e bene. Torniamo a proporre la valutazione di questo strumento, se ne approprino, coinvolgano chi vogliono (purché competente ed appassionato), ma lo facciano. Lavoreremo affinché il nostro consigliere Orazi presenti una proposta in merito, chiederemo a tutte le forze presenti in Consiglio comunale di sostenerla, tutte. Quella del commercio cittadino è una battaglia strategica per tutta la città, non più rimandabile. Il presupposto di ogni riflessione è che non può esistere alcun rilancio del centro storico, né di sviluppo delle periferie, senza una strategia d’insieme, obiettivi chiari e strumenti definiti. Siamo già a lavoro su questi temi da un po’ di tempo, con persone in gamba di diversa provenienza culturale e professionale, che conoscono la città e la vogliono aiutare. Insieme al nostro Riccardo Cogliandro, che ne coordina le attività, abbiamo già nesso a fuoco i punti salienti che condivideremo presto con le forze attive in città, politiche e non. Confidiamo in un’apertura da parte del sindaco e dell’amministrazione, per il bene di Macerata che, sono certo, sta a cuore a tutti».
(foto di Fabio Falcioni)
Ma il fatto che non sono stati rinviati come viene giustificato?problemi organizzativi?Difficoltà a trovargli un altro periodo ? Che sarebbe stato un flop lo sapevano anche i sassi, non c voleva un genio per capirlo
Li si faceva a giugno durante Musicultura. Ah no, guai a toccare Musicultura
tanto anche se li rimandavano, magari veniva a piovere....gli altri anni si vedevano i menù e le bandiere nei locali, quest'anno no....
...qualcuno disse"bando agli alcolici" ed acqua fu! Ma si, scherziamoci sopra
Ma la domanda più semplice ve la siete fatta? Non sono un pó troppo costosi questi aperitivi? Fare il giro di qualche locale (2 o 3, non di più) costa una fortuna e torni a casa con la fame. Io rivedrei un pó tutto. Non è importante che piova, lo sapevamo tutti, ci si organizza... Però spendere tanto non piace a nessuno. Ogni anno dico la stessa cosa, ma sembra non interessare a nessuno
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Era meglio non farli questi aperitivi europei così si potevano evitare risse e ubriachezze varie.
Mi piace l’intervento di Antonello De Lucia. Saggio, ponderato, equilibrato. Opportuno, anche. Sappia tuttavia che non c’è bisogno di arrivare a Bergamo: basta andare a Fermo e vedere con quanta rapidità, nei decenni scorsi, si sono dotati di parcheggi a raso intorno alla città e attracchi meccanizzati che portano fino in piazza, allargando e potenziando le vie d’accesso (noi stiamo aspettando da quarant’anni il sottopassaggio di Collevario e, da quest’altra parte, siamo soggetti a una mulattiera).
Un’altra causa del deperimento cittadino maceratese è l’ormai antica querelle sulla residenzialità (ne parlai credo per primo un ventennio fa, poi pian piano hanno fatto propria la questione molti altri, ma di fatto politiche di incentivo per il ripopolamento non se ne vedono): reputo da sempre, infatti, che il commercio non può vivere soltanto di eventi una tantum ma soprattutto della quotidianità di chi vive nella città. In questo senso, il centro storico assomiglia da vicino a un set cinematografico dismesso, carino e vuoto. Splendidi musei ma poca vita quotidiana.
Ovviamente, se anche il mercato del mercoledì viene trasferito fuori le mura fino ad andare ad intasare le principali vie d’accesso scambiate per mercati naturali (?!?!?!?) anziché venire potenziato ed eventualmente ampliato, ecco un’ulteriore motivo di deperimento che va ad affiancarsi al trasferimento degli uffici, delle caserme, delle banche, dei residenti, etc.
Ha ragione, dunque, De Lucia, a invocare la costituzione di un organismo preposto; purché ne faccia parte chi ha accertate professionalità da spendere in questo settore. Sennò finisce che la toppa si rivela peggiore del buco.
Forse sarò strano, ma non riesco ancora a capire perché vengono chiamati APERITIVI eventi che si svolgono fino alle h.02,00, che vengono effettuati da qualunque esercizio (macellai, alimentari, ristoranti, pizzerie ecc.) e non da quelli preposti (bar e affini), vengono offerti cicchetti a basso costo e così via. Almeno si abbia l’onestà di cambiare il nome a questo evento.
Poi, sempre nella mia stranezza ritengo che, se si vuol dare un impulso al commercio cittadino, si debba puntare alla residenzialità del centro che crea necessità di servizi con conseguente incentivo alle aperture di negozi, che attualmente sono costretti a riversarsi nei centri commerciali, e favorire il passeggio davanti agli esercizi senza il timore di essere investiti. Altrimenti teniamoci questo fast food urbano e non lamentiamoci se la citta sarà sempre più un isola deserta.
In conclusione non basta un evento alcolico di 3 giorni per risollevare il commercio maceratese.