Primo maggio, Cgil:
«Le Marche si curano con il lavoro»

IL PUNTO di Daniele Barbaresi, segretaria regionale della sigla sindacale: «Chiediamo la proroga del blocco dei licenziamenti per tutti i lavoratori fino a ottobre»

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Daniela Barbaresi

«Ancora una volta, sarà un primo Maggio diverso. Non saremo nelle città, con le bandiere, a manifestare e celebrare la Festa dei Lavoratori e delle Lavoratrici. Ci sarà invece una piazza virtuale dalla quale giungerà il nostro saluto e lo slogan che abbiamo scelto quest’anno: “L’Italia si cura con il lavoro». Così in una nota  Cgil Marche in occasione del primo maggio, festa de lavoratori, la seconda caratterizzata dall’emergenza Covid. A causa della pandemia, «i numeri ci forniscono una situazione ancora di forte criticità, basti pensare all’enorme ricorso agli ammortizzatori social: nei primi tre mesi dell’anno nelle Marche sono state autorizzate ben 27 milioni di ore di CIG, FIS e altre misure equivalenti al mancato lavoro di oltre 56 mila lavoratori a tempo pieno di cui 35 mila nell’industria». Secondo Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil Marche, «senza una forte ripresa, saranno decine di migliaia i posti di lavoro a rischio. Quindi, se vogliamo davvero curare il nostro Paese e la nostra regione, occorre innanzitutto difendere il lavoro. Per questo, chiediamo la proroga del blocco dei licenziamenti per tutti i lavoratori fino a ottobre. Nel frattempo, occorre lavorare per definire rapidamente una riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico così da garantire un sistema di tutele adeguate alla complessità del mondo del lavoro. C’è la necessità di dare una prospettiva di lavoro di qualità soprattutto ai giovani e alle donne che sono coloro che, oltre a misurarsi con lavoro discontinuo, frammentato e instabile, hanno già pagato un prezzo enorme alla crisi e rappresentano una vera priorità». Ma per costruire futuro e dare sicurezza al lavoro, conclude Barbaresi, «serve un impegno di istituzioni, forze sociali ed economiche senza il quale tutto sarà più difficile. Per questo, chiediamo che la Regione batta un colpo».



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