di Laura Boccanera (foto e video Federico De Marco)
Piazza XX Settembre come un camposanto, bagnata dalla pioggia che cade sui 985 lumini che rappresentano il saldo negativo del 2020 fra imprese nate e cessate.
Giorgio Menichelli
Un’immagine di forte impatto quella scelta da Confartigianato per il flash mob che si è svolto a Civitanova e a cui hanno partecipato i delegati delle varie categorie rappresentanti vari settori in crisi. C’è il mondo della moda, della ristorazione, del fitness, del wedding e dei trasporti. Tutti chiedono incentivi reali, detassazione, indennizzi.
Una cinquantina oggi pomeriggio i manifestanti all’assemblea nella quale hanno preso parola e descritto lo stato in cui versano le imprese marchigiane. E i numeri danno la fotografia chiara di un sistema Paese che è fermo: nelle Marche nel 2020, a fronte di 6.749 iscrizioni, 7.734 realtà che hanno chiuso i battenti. Un saldo negativo di 985 storie di impegno e passione, sogni e aspettative. Rispetto all’anno precedente, nel 2020 le nuove iscrizioni hanno segnato un meno 2.120 unità, a fronte di un numero pressoché simile di cessazioni. Entrando nello specifico dei dati provinciali Ancona registra un saldo di -378 (1.792 iscrizioni, 2.170 cessazioni), Pesaro-Urbino di -281 (1.486 iscrizioni e 1.767 cessazioni), Macerata di -237 (1.512 iscrizioni e 1.749 cessazioni), Fermo di -73 (921 iscrizioni e 994 cessazioni), Ascoli Piceno di -16 (1.038 iscrizioni e 1.054 cessazioni). «In un anno abbiamo perso 20 miliardi di fatturato, a livello regionale sono state richieste 130milioni di ore di cassa integrazione che hanno riguardato 60mila addetti. Di questo passo prevediamo un 2021 drammatico – ha commentato Giorgio Menichelli segretario Confartigianato imprese Macerata – sono a rischio altre 20mila imprese. L’unico tentativo è lavorare su ristori e su alleggerimenti delle misure restrittive».
La manifestazione di oggi pomeriggio nasce come scelta di dare voce alle aziende in crisi e fare da megafono alle difficoltà di questi imprenditori e commercianti. L’iniziativa si è aperta con un minuto di silenzio nel ricordo delle vittime della pandemia. Ad introdurre gli interventi degli imprenditori, il presidente territoriale, Renzo Leonori. «Le chiusure – le sue parole – hanno stravolto l’esistenza dei lavoratori, e se questi sacrifici non si interromperanno quanto prima, le conseguenze saranno immani. La salute viene prima di tutto, ma al contempo dobbiamo preservare anche il principale patrimonio economico, che è la nostra imprenditorialità. Durante le festività le nostre saracinesche sono state tenute abbassate, ma il numero di infezioni non è certo diminuito.
I decreti hanno penalizzato maggiormente proprio le piccole attività artigianali». A raccontare il calvario di questi mesi alcuni rappresentanti di tutte le categorie. «Il momento è drammatico – ha aggiunto Piero De Santis per il settore ristorazione – vedo la piazza con questi lumini, ma se non si interviene subito l’intera piazza verrà riempita. Non possiamo più accettare i colori arancio, giallo e rosso. Ci hanno detto di dover convivere con la pandemia, ma così non si può più andare avanti, ci venga consentito di lavorare a cena, si sposti il coprifuoco alle 23».
A raccontare la situazione delle aziende manifatturiere Orietta Mancini che spiega come la mancanza di fiere in presenza e il crollo dell’export abbiano minato la stabilità di piccole aziende di famiglia: «Oltre ad indennizzi e finanziamenti occorre anche che venga finanziata la formazione. Ad oltre 50 anni mi sono dovuta rimettere a studiare per riuscire ad essere competitiva nel digitale, l’export è calato del 62% e per le nostre aziende è drammatico». Presenti anche i rappresentanti dei pubblici esercizi, gli acconciatori e estetiste, del commercio ambulante, del trasporto, delle lavanderie, delle palestre, il mondo del wedding: «Queste attività non hanno avuto praticamente alcuna forma di ristoro e il settore è bloccato – spiega Francesca Bracalenti del settore sartoria e wedding – purtroppo non siamo tutti nella stessa barca. Queste attività, penso alla sartoria per cerimonie sono spesse attività di famiglia di grande tradizione e che vanno avanti da generazioni. Rischiamo di perdere non solo un’impresa, ma una conoscenza e un saper fare antico. Chiediamo finanziamenti a tasso zero, alleggerimenti fiscali e una corsia di accesso semplificata ai finanziamenti che spesso lasciano escluse le piccole imprese». Le conclusioni al presidente regionale Giuseppe Mazzarella: «Qui stasera non parliamo il politichese, ma la lingua dell’impresa. Alla Regione chiediamo supporto e progetti a breve termine».
Mi dispiace tantissimo però non e giusto che alcuni settori sono aperti e alcuni no
Non possiamo neanche accettare bar pieni zeppi, e ristoranti che non rispettano le norme facendo accomodare i clienti appiccicati gli uni agli altri. Cose che ho visto con i miei occhi.
Non serve a nulla portare lumini Stanno spianando la strada alle multinazionali anche per quanto riguarda lalimentazione dasporto e chi sarà fortunato potrà lavorare con loro gli altri si accumuleranno nel mucchio dei disoccupati . Il virus è solo una scusa da sfruttare per accelerare i tempi
Pierina Pety Bordoni per risolvere questi problemi, reali e pressanti, affermazioni illogiche come la sua non servono a niente. Qui si parla di artigianato, di professionalità, di competenze specifiche: che c'entrano le multinazionali? Non basta ripetere sempre gli stessi mantra per pensare di aver capito la situazione contingente, bisogna informarsi seriamente sulla realtà delle cose
Giorgia Rossi la realtà è che tutte le produzioni le farà la Cina , è non so se ha fatto caso alle pubblicità che girano in tv da più di un anno ! Io si ci ho fatto molto caso . Rimarranno pochissime attività italiane aperte tipo il panettiere , lavvocato , il commercialista , il medico di base , qualche raro ristorante perché tanto vi sarà Deliveroo , Glovo , è lavorerai solo se ti organizzerai con loro ! Labbigliamento , loggetteria ? Cè Amazon! Se vuoi lavorare devi affidarti a loro punto . I sapientoni rispondono...Amazon da lavoro a un sacco di gente ! Ma non potrà mai dar lavoro a tutti gli italiani come le nostre industrie i nostri e i negozi ! LItalia è destinata ad adeguarsi ad un futuro orribile , moderno ma distruttivo per molti ! Tu mi dici che qui si parla di artigianato ? Esatto e sono i primi ad essere fatti fuori con i nuovi sistemi globali ! Faró anche discorso illogici secondo te ...ma vallo a dire a chi sta subendo tutto questo ! E non prendiamoci in giro continuando a dire che la causa sua il covid , perché la pandemia sta semplicemente accelerando i tempi .
E quindi la Confartigianato cosa suggerisce di fare per contenere l'epidemia?
Un pugno allo stomaco
Quando aziende licenziano i loro dipendenti x spostare le produzioni su nazioni che il lavoro cosa 4soldi non ho mai visto qualcuno accendere lumini nemmeno quando fu approvata la legge Fornero molti si trovarono senza un lavoro ne un impiego , i lumini allora erano in produzione?
Giancarlo Zacconi mi scusi ma quelli che hanno acceso i lumi sono i diretti interessati gestori, imprenditori, ristoratori.... capisco il suo punto di vista!
I luminini, in questi momenti, li lascerei per migliaia di persone morte.
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Mentre vengono diffusi pessimi dati sul sistema produttivo ed occupazionale, non solo locale ma nazionale, oltre a provvedimenti demenziali come la sostituzione dei banchi con le “rotelle” che non funzionano nelle teste di incompetenti, gli incentivi per i monopattini di produzione cinese, l’assistenzialismo improduttivo di cui si approfittano varie forme di parassiti, e mentre il debito pubblico che prima del COVID era già ai vertici mondiali oltre il 130% del PIL ed ora è oltre uno stratosferico 160% che in qualche modo dovremo pagare soprattutto le generazioni future, mentre assistiamo all’esodo di nostri giovani laureati e diplomati all’estero oltre 130.000 e contemporaneamente in nome di una falsa accoglienza manteniamo africani ed asiatici nelle ormai famose coop/onlus altra forma di falsa occupazione, assistiamo da mesi al vergognoso e squallido “POLTRONIFICIO”, cambio di casacca politica pur di mantenere i propri interessi ed un improbabile formazione di governo traballante e non corrispondente al paese reale mentre l’Italia sta affondando senza dare voce agli elettori che è la massima espressione di democrazia.