di Luca Patrassi
Te lo aspetti in campo, di gioco o professionale che sia, te lo ritrovi che ti racconta un incubo di tre settimane. Nel reparto Covid di Civitanova, con l’ossigeno per due settimane: «due giorni, in particolare sono stati terribili, me la sono vista veramente brutta». Alessandro Mecozzi, civitanovese, 64 anni, allenatore della squadra di calcio dell’Ordine degli Ingegneri di Macerata, vice campione d’Italia, è noto per essere il dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia con un lontano passato di consigliere comunale a Civitanova. Quell’incubo è finito, gli occhi dell’ingegnere comunicano immediatamente quella sensazione.
C’è una cosa che a Mecozzi preme dire piuttosto che parlare della sua esperienza: «Voglio ringraziare i medici, gli infermieri, gli oss dell’ospedale di Civitanova: mi hanno salvato la vita. In tutti questi giorni di ricovero forzato li ho ammirati, ho visto con quanta passione e professionalità lavorano e lo fanno in sintonia pur in una situazione molto difficile». Come è accaduto? «La storia è iniziata il 17 marzo, stavo male ma non avevo febbre. Il giorno dopo la febbre era altissima, oltre i 39, in casa siamo in tre e ci siamo isolati nelle rispettive stanze. Sono andato avanti per giorni curando la febbre alta con la tachipirina, ma non c’era verso di farla scendere. Il mio medico mi ha messo in contatto con il dottor Rosati, pneumologo dell’ospedale di Civitanova, che mi ha consigliato di chiamare il 118, per farmi portare in ospedale, qualora avessi avuto difficoltà respiratorie. Un paio di giorni dopo stavo malissimo e ho chiamato il 118. Sono arrivato in ospedale nel momento del picco dei contagi, sono stato due giorni al pronto soccorso, il 26 mi hanno trasferito in Ematologia ma nei giorni successivi il quadro clinico è peggiorato.
La polmonite progrediva, si è reso necessario il trasferimento in terapia pre-intensiva dove sono stato messo sotto ossigeno, prima con la maschera Cpap, poi, per un paio di giorni, uno scafandro e successivamente maschere più leggere.
Sono rimasto con l’ossigeno per un paio di settimane. Accanto a me ho visto persone che purtroppo non ce l’hanno fatta. Per chi ha una certa età questa malattia è difficile da superare. Fra i tanti farmaci mi hanno trattato anche con quel farmaco che si usa per l’artrite reumatoide (Tocilizumab, ndr) e l’effetto è stato positivo. Sono uscito dall’ospedale il 15 aprile, non mi tenevo in piedi, ero uno straccio, la malattia aggredisce anche la muscolatura e il recupero è lento. Potrà sembrare assurdo, visto che ho 64 anni ma questa esperienza mi ha maturato molto, in tutti questi giorni passati in ospedale da solo ho avuto tanto tempo per pensare, quel tempo che prima non avevo e non mi ero mai dato, sempre di corsa, sempre con le scadenze. Ho visto persone morire nei letti vicini al mio, ho avuto il conforto di tanti messaggi via social degli amici. Quando sono uscito dall’ospedale ho provato grande tristezza nell’apprendere che invece un mio amico di gioventù non ce l’ha fatta».
Ora? «Sono a casa in isolamento con mia moglie, positiva anche lei, ammalatasi intorno al 5 di aprile ma me lo ha detto solo un paio di giorni prima che uscissi dall’ospedale per non farmi stare in pensiero. Lei però ha avuto sintomi molto lievi, febbre bassa e un po’ di mal di testa per qualche giorno, si era già isolata in casa da quando mi ero ammalato io e l’equipe dell’Asur l’ha seguita a domicilio. Mio figlio è risultato negativo e attualmente è nell’appartamento dei nonni. Il fatto che anche mia moglie è positiva ci permette di muoverci in casa senza vincoli, al contrario mi sarei dovuto isolare. Ho potuto così già da lunedì scorso tornare a lavorare in smart working ovviamente». Tra le varie altre cose, Alessandro Mecozzi è anche un volontario della Croce Verde di Civitanova: «Quando mi sono ricoverato mi sono venuti a prendere loro. Un grazie anche al personale e ai volontari della Croce Verde che per dare soccorso a chi è in difficoltà rischiano quotidianamente la propria incolumità». Mecozzi chiude come era partito: «Grazie ai medici, agli infermieri, agli oss e ai volontari, a quanti in silenzio lavorano per curarti e cercare di salvarti la vita, rischiando con i disagi aumentati dai lunghi turni e dal dover indossare i dispositivi di sicurezza, necessari ma che non facilitano sicuramente l’operatività».
Ciao Sandro, sono Giammario Sgolastra . Ho letto cosa ti è capitato, mi dispiace tanto ma fortunatamente sei qui a raccontarci che ora stai bene. Probabilmente hai conosciuto mia figlia in ematologia. Ti faccio un mondo di auguri Ciao
Forza Alessandro, buon recupero.
Auguri Alessandro
Buona ripresa Ingegnere
Buona convalescenza. Andiamo a pescare prima possibile
Buona convalescenza
In bocca al lupo Alessandro Mecozzi ci vediamo presto!
Amico Alessandro, stessa cosa a mia moglie infermiera, ti auguro una veloce guarigione, ed un consiglio, goditi la vita più che puoi.
Forza Ing. Mecozzi a lei e sua moglie
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Forza Ingegnere, quante Km. abbiamo discusso insieme, facciamolo ancora.