L’incubo del dirigente Mecozzi:
«Giorni terribili per il Covid,
ho visto morire altri ricoverati»

LA STORIA - Dimesso il capo dell'Ufficio tecnico della Provincia dopo il ricovero a Civitanova. «Sono rimasto con l’ossigeno per un paio di settimane. Il farmaco Tocizilumab mi ha fatto bene. Ora sono a casa con mia moglie, anche lei positiva ma con sintomi lievi. A 64 anni questa esperienza mi ha insegnato tanto». VIDEO

- caricamento letture
Alessandro Mecozzi ieri sul tapis roulant scherza dopo l'uscita dall'ospedale

 

di Luca Patrassi

Te lo aspetti in campo, di gioco o professionale che sia, te lo ritrovi che ti racconta un incubo di tre settimane. Nel reparto Covid di Civitanova, con l’ossigeno per due settimane: «due giorni, in particolare sono stati terribili, me la sono vista veramente brutta». Alessandro Mecozzi, civitanovese, 64 anni, allenatore della squadra di calcio dell’Ordine degli Ingegneri di Macerata, vice campione d’Italia, è noto per essere il dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia con un lontano passato di consigliere comunale a Civitanova. Quell’incubo è finito, gli occhi dell’ingegnere comunicano immediatamente quella sensazione.

provincia_strade_pettinari-3-e1587721212870-325x375

Alessandro Mecozzi

C’è una cosa che a Mecozzi preme dire piuttosto che parlare della sua esperienza: «Voglio ringraziare i medici, gli infermieri, gli oss dell’ospedale di Civitanova: mi hanno salvato la vita. In tutti questi giorni di ricovero forzato li ho ammirati, ho visto con quanta passione e professionalità lavorano e lo fanno in sintonia pur in una situazione molto difficile». Come è accaduto? «La storia è iniziata il 17 marzo, stavo male ma non avevo febbre. Il giorno dopo la febbre era altissima, oltre i 39, in casa siamo in tre e ci siamo isolati nelle rispettive stanze. Sono andato avanti per giorni curando la febbre alta con la tachipirina, ma non c’era verso di farla scendere. Il mio medico mi ha messo in contatto con il dottor Rosati, pneumologo dell’ospedale di Civitanova, che mi ha consigliato di chiamare il 118, per farmi portare in ospedale, qualora avessi avuto difficoltà respiratorie. Un paio di giorni dopo stavo malissimo e ho chiamato il 118. Sono arrivato in ospedale nel momento del picco dei contagi, sono stato due giorni al pronto soccorso, il 26 mi hanno trasferito in Ematologia ma nei giorni successivi il quadro clinico è peggiorato.

La polmonite progrediva, si è reso necessario il trasferimento in terapia pre-intensiva dove sono stato messo sotto ossigeno, prima con la maschera Cpap, poi, per un paio di giorni, uno scafandro e successivamente maschere più leggere.

mecozzi

Alessandro Mecozzi sul tapis roulant

Sono rimasto con l’ossigeno per un paio di settimane. Accanto a me ho visto persone che purtroppo non ce l’hanno fatta. Per chi ha una certa età questa malattia è difficile da superare. Fra i tanti farmaci mi hanno trattato anche con quel farmaco che si usa per l’artrite reumatoide (Tocilizumab, ndr) e l’effetto è stato positivo. Sono uscito dall’ospedale il 15 aprile, non mi tenevo in piedi, ero uno straccio, la malattia aggredisce anche la muscolatura e il recupero è lento. Potrà sembrare assurdo, visto che ho 64 anni ma questa esperienza mi ha maturato molto, in tutti questi giorni passati in ospedale da solo ho avuto tanto tempo per pensare, quel tempo che prima non avevo e non mi ero mai dato, sempre di corsa, sempre con le scadenze. Ho visto persone morire nei letti vicini al mio, ho avuto il conforto di tanti messaggi via social degli amici. Quando sono uscito dall’ospedale ho provato grande tristezza nell’apprendere che invece un mio amico di gioventù non ce l’ha fatta».

mecozzi-1-325x275

Mecozzi mostra le corna al coronavirus

Ora? «Sono a casa in isolamento con mia moglie, positiva anche lei, ammalatasi intorno al 5 di aprile ma me lo ha detto solo un paio di giorni prima che uscissi dall’ospedale per non farmi stare in pensiero. Lei però ha avuto sintomi molto lievi, febbre bassa e un po’ di mal di testa per qualche giorno, si era già isolata in casa da quando mi ero ammalato io e l’equipe dell’Asur l’ha seguita a domicilio. Mio figlio è risultato negativo e attualmente è nell’appartamento dei nonni. Il fatto che anche mia moglie è positiva ci permette di muoverci in casa senza vincoli, al contrario mi sarei dovuto isolare. Ho potuto così già da lunedì scorso tornare a lavorare in smart working ovviamente». Tra le varie altre cose, Alessandro Mecozzi è anche un volontario della Croce Verde di Civitanova: «Quando mi sono ricoverato mi sono venuti a prendere loro. Un grazie anche al personale e ai volontari della Croce Verde che per dare soccorso a chi è in difficoltà rischiano quotidianamente la propria incolumità». Mecozzi chiude come era partito: «Grazie ai medici, agli infermieri, agli oss e ai volontari, a quanti in silenzio lavorano per curarti e cercare di salvarti la vita, rischiando con i disagi aumentati dai lunghi turni e dal dover indossare i dispositivi di sicurezza, necessari ma che non facilitano sicuramente l’operatività».

Articoli correlati



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X