di Fabrizio Cambriani
Se è vero che per il Partito Democratico le ultime elezioni politiche si sono rivelate una Caporetto, altrettanto sicuro è che sono state la Waterloo di Forza Italia. Una collina costellata di croci, come nell’antologia di Spoon River, dove ora giacciono morti e feriti. A livello regionale un crollo pari al 46% rispetto alle politiche del 2013. Peggio che da noi hanno fatto solo nel Lazio, con il 47% in meno. L’unico che non se ne è accorto è il povero Ottavino Brini da Civitanova che, gongolante come non mai, si è affrettato a cantare stravittoria: “O frà – ha elegantemente rivendicato l’ormai canuto e appesantito esponente forzista – nuà a Citanò, non semo vinto. Semo stravinto!” Peccato che abbia preso come termine di paragone le ultime comunali. Sennò avrebbe realizzato che dal 20.6 % del 2013 è passato all’11,5 %. Non glielo dite, per carità, sennò è capace che gli piglia pure un coccolone.
A due giorni dalla presentazione delle liste, con un incomprensibile quanto autolesionista blitz, da Roma, in Forza Italia veniva defenestrato il coordinatore regionale, il senatore Remigio Ceroni. La storia è questa: a livello nazionale la responsabilità nella composizione delle liste veniva assegnata, per l’Italia centrale agli uomini del presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani. Il quale, affidava il coordinamento regionale temporaneo, al suo uomo di fiducia, Marcello Fiori. Il responsabile nazionale degli enti locali e il promotore delle centinaia di club forzisti. Praticamente e sulla carta una macchina da guerra elettorale. Ma anche candidato capolista nel listino proporzionale Marche nord. Pare che, d’accordo con Fiori, tre coordinatori provinciali si siano recati a Roma per protestare vigorosamente contro le scelte di Ceroni. Che tuttavia erano passate, senza esitazioni, al vaglio di una riunione di coordinamento regionale. Quindi anche di loro stessi. L’unica coordinatrice che si è rifiutata di prestarsi a questa sorta di ammutinamento è stata quella di Macerata, Lorena Polidori. Nonostante sia stata sollecitata ripetutamente dai rivoltosi, fino al limite dello stalking. E infatti, a operazione avvenuta, è stata del tutto esautorata e messa definitivamente in un angolo dalla improvvisata e rinnovata classe dirigente.
Le liste presentate da Ceroni venivano dunque cestinate e completamente riscritte. Obiettivo minimo, portare a casa almeno quattro parlamentari: i tre del proporzionale tra Camera e Senato, più l’uninominale Senato di Ascoli. Nel quale veniva imposto il nome dell’imprenditrice ed ex consigliera regionale Graziella Ciriaci. Così come nel collegio uninominale di Pesaro veniva candidata un’altra imprenditrice, Anna Renzoni, classe 1941. Poiché dalla composizione delle liste si possono dedurre molte cose, in questo caso la lettura, in filigrana, che si potrebbe dare è che gli uomini di Tajani avessero un duplice obiettivo: intanto piazzare in Parlamento i loro uomini e donne; poi gettare le basi, sin da queste elezioni politiche, per la rielezione, attraverso le preferenze (ma anche con risorse economiche) del loro capocorrente a Strasburgo nelle europee del 2020. Ma mal gliene incolse. Perché a consuntivo il raccolto di Forza Italia si è rivelato del tutto infruttuoso: un solo senatore e un solo deputato, peraltro eletto al fotofinish con i resti di un misero uno per cento. So bene che a pensare male si fa peccato, ma nessuno mi toglie dalla testa che Ceroni, da vecchio leone ferito a morte, abbia voluto dare l’ultima zampata, in risposta a tutti i cospiratori, facendo votare il Movimento 5 Stelle nel collegio senatoriale di Ascoli, dato nei pronostici come blindato al centrodestra. I voti che dividono la Ciriaci da Palazzo Madama sono infatti solo 2.500: praticamente una miseria.
La campagna elettorale è stata assolutamente deprimente. Pochissime le persone presenti ai rari incontri. Per lo più le stantie e ormai vintage cene elettorali. L’unico bagno di folla, che rimandava agli antichi fasti di berlusconiana memoria, è stato capace di metterlo in piedi – ironia della sorte – proprio lo stesso Ceroni che ha voluto congedarsi dai suoi elettori, definitivamente (ma non ne sono poi troppo sicuro) ringraziandoli, con una serata a Lido di Fermo. Ma che al tempo stesso si è rivelata anche una dimostrazione di straordinaria capacità di mobilitazione, rispetto al nuovo corso. Come ad ammonire: “guardate che per raggiungere le mie capacità, dovete mangiare ancora tante pagnotte.” Il resto è storia nota: un partito senza identità che non ha saputo caratterizzarsi e farsi preferire, nel campo del centrodestra, alla Lega di Salvini. Che ne ha scimmiottato pedissequamente temi e comportamenti. Anzi talvolta lo ha pure sorpassato. Come nel caso di Macerata città, con la candidata Pantana (che non a caso è stata doppiata dalla Lega) in termini di facile giustizialismo e intolleranza. Così che quelli che un tempo erano fedelissimi elettori, stavolta hanno votato Lega, svuotando il partito.
Ne escono massacrati tutti quelli della corrente di Tajani. Prima di tutto Fiori che, tra l’altro non è riuscito nemmeno a farsi eleggere in Parlamento. Potevano tranquillamente aspettare e lasciare il cerino in mano a Ceroni. Invece si sono intestati tutta la sconfitta sin dalla sua genesi. Il risultato è che Forza Italia nelle Marche, non ha più un vertice, né organigramma. Colonnelli, sottufficiali e truppa stanno abbandonando la sgangherata e pericolante caravella per salire, in massa, nel più comodo transatlantico della Lega. Che, per inciso, ha registrato tanti eletti locali. Con un bollettino dei naviganti che segna tempesta. Non a caso ad Ascoli è già partita una feroce resa dei conti che sta già pregiudicando la leadership del sindaco Castelli. Che sembrava, fino a pochi giorni fa, il candidato naturale alla guida del centrodestra per le regionali. Ci vorrebbe subito un commissario regionale nel partito che sappia mediare e gestire la situazione. Ma nessuno, in queste condizioni, verrebbe qui. Se non per punizione. Oggi, parafrasando Diaz, possiamo affermare che i resti di quella che fu una delle più potenti organizzazioni elettorali del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.
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Io a Brini non gli dico niente, speriamo che non legga l’articolo così non scopre di essere stato smascherato. Certo a saperlo prima che la sua stravittoria elettorale faceva riferimento alle comunali e non alle precedenti del 2013… Solo un piccolo appunto, con questa mossa ha messo in discussione il titolo di politico civitanovese più birbone che gli viene costantemente conteso dall’ex vice sindaco.
Quando i partiti e chi per loro sono centri di potere non democratico, i risultati si vedono. Le perplessità su Forza Italia e sul PD di Renzi le ho sempre avute.
Intervengo perchè sono anni che in questo giornale non sono una gradita ospite, mentre sono sempre apprezzati commenti o considerazioni volti a denigrare da sempre la mia persona. Per rispondere un pò me lo lasci dire in simpatia a questo articolo, vorrei rimembrare che il dato di Forza Italia Macerata è uno dei più alti della Regione Marche , con l’unico collegio uninominale vinto dal centro destra, con il risultato più basso tra l’altro del movimento cinque stelle. Il fatto che la Lega abbia preso questa volta più voti di Forza Italia sta nella logica di quanto è avvenuto in Italia in questi ultimi anni con il governo Renzi che ha ovviamente esasperato le persone con la sua politica delle menzogne: aumento della povertà ed aumento della presenza di immigrati. I fatti tragici di Macerata hanno oggettivamente dato una spinta a livello Nazionale a chi da anni giustamente ha parlato di un’invasione da parte degli immigrati senza esserci quell’integrazione di cui tanto parlava la Presidente della Camera Laura Boldrini. Che poi, io , venga definita da questo giornale “Giustizialista ed intollerante” direi che ne vado fiera del fatto che sono più di tre anni che denuncio sistematicamente questo degrado che sta subendo Macerata a causa di un’amministrazione che non ha saputo controllare il fenomeno migratorio, dimostrandosi troppo tollerante con le associazioni che si occupano di accoglienza, senza avere il coraggio di dire basta, perchè il Sindaco può decidere di non aderire a questi famosi progetti Sprar del Ministero dell’Interno. E’ grave ribadisco che il Sindaco, la Giunta e la Maggioranza non abbiano speso una parola di solidarietà per quanto accaduto alla povera Pamela, come è grave che il Sindaco e la sua maggioranza non abbiano partecipato alla Fiaccolata per Pamela. Ormai Macerata viene definita la città dello spaccio facile e questo se permette caro Giornalista non è giustizialismo o intolleranza, ma a me non sta bene affatto, per questo motivo chiedo le dimissioni del Sindaco Carancini. So che è scomodo quello che dico, ma è la verità che tanta gente condivide.
Ora per ritornare sulla questione del Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, vorrei ricordarLe che è stato il primo, lo scorso marzo appena eletto, oltre che a dedicare la sua nomina ai terremotati della nostra Regione, a portare concretezza per l’arrivo dei soldi dall’Europa per la ricostruzione. Il resto sono chiacchiere da bar che non ci interessano, come non abbiamo badato a chi ha deciso di andarsene perchè non più rassicurato da una poltrona. Buon lavoro.
Non capisco come mai PD e Forza Italia hanno perso voti, eppure hanno sempre governato bene.
Il PD (da non confondere con il PCI)? Peggio della Democrazia Cristiana, che sarebbe da rimpiangere. Almeno la DC prendeva e qualcosa dava, invece il PD non dà (quasi) niente.