Morgoni, contro-monito al vescovo:
«Nella Lega simpatizzanti di Traini,
la Chiesa dovrebbe preoccuparsi»

POLITICHE 2018 - L'analisi di Mosnignor Marconi sulla vittoria del Carroccio a Macerata lascia perplesso il parlamentare rieletto nel Pd: «Il loro programma più chiaro? Le proposte che ho sentito sono confuse e pericolose»

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Mario Morgoni

 

di Federica Nardi

«Il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, ha detto che la Lega ha vinto perché le candidature, a differenza degli altri schieramenti, erano territoriali. Ma non è vero. Nel Pd erano tutte territoriali, nessun paracadutato: Corradini, Manzi, Carrescia e io». A parlare Mario Morgoni, uno dei pochi eletti dem di questa tornata elettorale. La replica arriva dopo l’intervento del vescovo di Macerata che nella trasmissione “Gioco a Premier” di Rai Radio 1 ha fornito la sua analisi del voto maceratese, attribuendolo anche alla chiarezza del programma leghista il successo dei candidati del Carroccio. Morgoni chiede a Marconi più prudenza nell’analisi. «L’accreditamento nei confronti della Lega, che ha succhiato voti nella pancia dell’elettorato che simpatizza per Traini forse questo dovrebbe essere una grande preoccupazione. Per le istituzioni, per la politica e anche per la chiesa – commenta Morgoni -. Dobbiamo essere non osservatori neutrali e freddi, ma cercare di capire dove ci sono ferite e lacerazioni profonde del tessuto civile. Anche a Macerata da parte della Lega non ho sentito proposte, solo soluzioni tipo “armiamo le persone”, “ripuliamo”. Fare rastrellamento casa casa? Militarizzare una città? Queste le proposte che ho sentito. Sono confuse e pericolose, non chiare e decise».

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Il vescovo Nazzareno Marconi

E sempre sul fronte candidati, «non scordiamoci – aggiunge Morgoni – che qualche mese fa era candidato anche Luca Traini con la Lega, per il Consiglio comunale di Corridonia. Qualche riflessione bisogna farla quindi sull’autorevolezza delle candidature e su dove pesca un partito che, ammettiamolo senza ipocrisia, ha avuto tanti voti per chi ha simpatizzato per Traini, lo sparatore solitario. Questo penso che induca in tutti, tanto più chi ha responsabilità nella Chiesa, a una riflessione seria anche sulle valutazioni che si fanno sul voto dato alla Lega». La visione di Matteo Salvini che giura sul Vangelo, per Morgoni, «non è coerente. Il motto della Lega è “prima gli Italiani”. Il nostro è “prima gli ultimi”. Del resto, anche il Vangelo, qualcosa sugli ultimi accenna. Loro danno priorità alla razza, al censo, alla religione. Un principio che ha avuto grande successo. Ecco, questo ha pesato e non il radicamento territoriale». Capitolo a parte il sisma. «Il vescovo dice che dopo 2 anni la ricostruzione è ferma – conclude Morgoni -. Ma lui sa benissimo che il terremoto ha portato una drammaticità mai conosciuta da questi territori. Non certo tutto è stato fatto, bene e con tempestività. Però negare in assoluto che si sia fatto è un po’ troppo. Ingeneroso e inveritiero».

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