Arrivano a 24 ore dalla fine dello spoglio le prime dichiarazioni del segretario regionale del Pd Francesco Comi, sulla débacle che ha travolto il partito dopo il voto di domenica. Comi segue l’esempio del premier nazionale Matteo Renzi, parla di sconfitta e sottolinea il caso Pesaro che lo stesso Renzi ha eretto a caso emblematico e dimostrativo della crisi del partito. «Da domani riunirò i segretari provinciali – precisa Comi – e consulterò il gruppo dirigente regionale. È mia intenzione, parallelamente al percorso indicato dal Segretario nazionale che con determinazione ha annunciato l’apertura di una fase nuova prevedendo anche le sue dimissioni, convocare Assemblea e Direzione regionale, dove mi presenterò dimissionario, per preparare al meglio la nuova fase, un nuovo segretario e rafforzare il governo regionale e il partito su tutto il territorio. Per quanto mi riguarda sono grato a tutto il partito per l’esperienza stupenda che mi ha onorato di fare in questi anni. È tempo di pensare tutti insieme alla nostra Regione superando divisioni e contraddizioni del recente passato»
Sottolinea poi il dato politico: «Nessuno di noi vuole archiviare questa sconfitta netta derubricandola a incidente di percorso. È del tutto evidente che serve una discussione seria nel Partito per comprendere le ragioni profonde di questa sconfitta e ricostruire una nuova proposta politica. Sono stati fatti troppi errori. Non possiamo più permettercene. Sono grato a tutti i volontari e soprattutto ai candidati per il loro generoso e prezioso contributo. Tutti hanno dato il massimo. Il dato è politico ed è evidente soprattutto a Pesaro, la nostra roccaforte, dove il nostro miglior ministro, Marco Minniti, ha perso contro un “non candidato” espulso dal suo stesso partito alla vigilia del voto (Cecconi del Movimento 5 Stelle ndr)».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Queste dimissioni, peraltro differite, dovevano arrivare almeno due anni fa.
Trovo esagerate le dimissioni del Segretario regionale, le candidature sono state imposte dall’alto e poca colpa hanno i vertici locali se non sono state digerite dall’elettorato marchigiano. Luca Ceriscioli docet.
hanno giocato a briscola col morto e ha vinto il morto.
Un regno diviso al suo interno è destinato a finire. Renzi a cavalcato le divisioni interne fino ai livelli periferici. Tutte queste divisioni hanno dato un’immagine di un partito in cui non c’era più spazio alla pluralità, ma solo al pensiero unico. Questo è stato il grave difetto di Renzi. L’ultima sconfitta è stata la conclusione di una serie di sconfitte precedenti in cui Renzi non ha mai fatto una seria autocritica.
Quelli del PD: gente dimessa.
Comi, non è che a simpatia stia meglio di Renzi, però non dovrebbe mettersi al suo livello e parlare di dimissioni. Forse non se ne saranno accorti ma sono stati dimessi ambedue. Hanno giocato , uno la carta dell’ambizione ( Comi ), l’altro della perseverante stupidità di non aver capito che era solo la sua a rimarcarsi mentre quella degli italiani andava scemando. Hanno perso e non si rifaranno mai.