Innocent Oseghale portato via dai carabinieri
«Il macabro epilogo che ha coinvolto la povera Pamela accentua ancor più la situazione di degrado e la mancanza di sicurezza nella città». Sono le parole dell’associazione onlus Penelope Marche, che si occupa di assistenza e sostegno alle famiglie di persone scomparse, sull’omicidio della 18enne Pamela Mastropietro, fatta a pezzi e ritrovata mercoledì mattina a Casette Verdini in due valigie. La onlus punta il dito innanzitutto contro la comunità di recupero dove Pamela era ospite.
Pamela Mastropietro
«La scomparsa e l’omicidio perpetrato nei riguardi della giovane romana che era ospite della comunità per curare la sua dipendenza da stupefacenti – scrivono i rappresentanti di Penelope – richiama alla luce i diversi casi di scomparsa che avvengono nel nostro Paese dalle strutture di recupero che hanno lo scopo di sostenere ed aiutare i soggetti malati attraverso un programma di disintossicazione e riabilitazione. La struttura che ha in carico il malato, sia maggiorenne che minorenne, deve espressamente prevedere un’assistenza e una vigilanza, diurna e notturna, più incisive al fine di un maggior controllo degli ospiti così da evitare fughe improvvise. Le comunità cui vengono affidati i soggetti malati dovrebbero, inoltre, predisporre sistemi e cancelli di sicurezza». L’associazione poi parla del ruolo delle istituzioni e del fatto che il 29enne nigeriano Innocent Oseghale, in carcere con l’accusa di omicidio, fosse già stato arrestato per spaccio e avesse il permesso di soggiorno scaduto. «Critichiamo aspramente e con fermezza il ruolo delle istituzioni locali – aggiunge la onlus – in quanto l’extracomunitario secondo quanto previsto dalla legge, doveva abbandonare il nostro Paese. Compito del prefetto era l’adozione del decreto di espulsione dello straniero dal territorio italiano. Esprimiamo piena vicinanza alla famiglia di Pamela in questa gravissima circostanza che l’ha colpita auspicando nella giustizia e in una pena esemplare per il crimine commesso e sollecitando che vengano accertate le responsabilità di eventuali complici nel delitto».
Rilievi nell’appartamento di via Spalato
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Ha perché adesso vale anche il permesso di soggiorno non lo sapevo.
Speriamo soprattutto che, oltre alla pena esemplare del colpevole (o dei colpevoli), venga solertemente applicata la legge a proposito delle espulsioni dei non aventi diritto, specialmente se già incriminati per altri reati.
Osservazioni e critiche tutte pienamente condivisibili da parte dell’associazione Penelope.
L’orrendo delitto, come mai accaduto dalle nostre parti, del macellaio nigeriano non è altro che la punta di un “iceberg” del problema immigratorio che parti politiche, molto interessate, stanno da anni volutamente travisando e sminuendo in nome di un buonismo e paternalismo ipocrita come solo la sinistra sa essere. Chiunque obbiettivamente e senza essere razzista può notare che le nostre cittadine sono cambiate di molto in peggio in tema di sicurezza ed ordine pubblico proprio a causa di immigrati e clandestini quando avevamo una fisiologica quota di delinquenza nostrana seppur inaccettabile anch’essa. Allora, mi ripeto, abbiamo come cittadini un diritto/obbligo il prossimo 4 marzo a ribaltare questa politica fallimentare simile ad un virus conosciuto come “boldrinite acuta” che imperversa e siccome c’è una disparità di vedute sull’utilità o meno dei vaccini, esiste una terza possibilità per estirpare questo “virus” che è quello di premiare con il voto le forze politiche che da sempre hanno le idee chiare sull’argomento.
La onlus punta il dito innanzitutto contro la comunità di recupero dove Pamela era ospite. «La scomparsa e l’omicidio perpetrato nei riguardi della giovane romana che era ospite della comunità per curare la sua dipendenza da stupefacenti – scrivono i rappresentanti di Penelope – richiama alla luce i diversi casi di scomparsa che avvengono nel nostro Paese dalle strutture di recupero che hanno lo scopo di sostenere ed aiutare i soggetti malati attraverso un programma di disintossicazione e riabilitazione. La struttura che ha in carico il malato, sia maggiorenne che minorenne, deve espressamente prevedere un’assistenza e una vigilanza, diurna e notturna, più incisive al fine di un maggior controllo degli ospiti così da evitare fughe improvvise. Le comunità cui vengono affidati i soggetti malati dovrebbero, inoltre, predisporre sistemi e cancelli di sicurezza»
In un Paese civile il Prefetto si dimetterebbe.
Condivido l’opinione del sig. Castellucci ma sono scettico che il solo cambio di voto modifichi di tanto le cose…chi aveva a “cuore ” che l’Italia venisse invasa ( il portafogli non ha colore politico) ha gia’ talmente mischiato le carte che per trovare una soluzione al problema chissa’ quanto tempo e leggi ci vorrebbero per chi davvero avesse voglia di riordinare le cose….
I tori sono usciti dalla stalla da un pezzo
Quali sono queste istituzioni locali? Quale è la legge da applicare?
Per Bartolacci. E’ un tantino esagerato. A questo punto allora si dovrebbe dimettere il ministro degli interni, che dà disposizioni ai prefetti.
Giusto sig. Paolucci, purtroppo sarà dura cambiare le cose ma l’unica arma democratica e civile che abbiamo a disposizione come cittadini è soltanto il voto.
Iacobini e la Prefetta…che ha richiesto altri 1000 soldatini,,,penso che le dimissioni siano decisamente poca cosa…andrebbe radiata senza possibilita’ alcuna di accedere a forme pensionistiche a spese delle nostre tasche a vita!!!