di Leonardo Giorgi
Una comunità terapeutica che assomiglia a un piccolo paesino, con una chiesa, campi da calcio e basket, sette famiglie e almeno 61 ragazzi stabilmente sul posto, oltre a un’altra sessantina che vivono lì durante il giorno. Pamela Mastropietro, fin da ottobre, viveva nel Pars di Corridonia. Una struttura per il recupero e la reintegrazione delle persone con dipendenze. E’ da qui che, nel pomeriggio di lunedì, si è allontanata senza far sapere niente a nessuno. Tempo dieci minuti e i suoi compagni danno l’allarme: Pamela è sparita. Vengono subito allertati i carabinieri e i responsabili della comunità iniziano a cercarla immediatamente. E’ scappata e la fermata del bus più vicina dista tre chilometri. Possibile che qualcuno le abbia dato un passaggio. E’ quanto emerge dal nostro giro all’interno della Pars.
L’educatore Josè Berdini del Pars è devastato (“un povero Cristo” ammette) e non vuole entrare nei dettagli della tragedia che ha portato alla fine della 18enne. Ma offre un punto di vista diverso all’intera vicenda. «Quando si parla di una 18enne – spiega Berdini – non bisogna sottovalutare l’energia che una giovane può mettere nel voler raggiungere qualcosa. Inoltre nel nostro territorio si fa finta di niente, ma la provincia è invasa dalla droga. La cultura dello sballo è stata da un pezzo sdoganata e tanta gente, legata alla mafia, ci vede un grande affare. Di queste cose in Italia non si parla, ma anche per questo i ragazzi si avvicinano a questo mondo con facilità».
Pamela, fuggendo dalla comunità, ha lasciato soldi e cellulare. Ma non avrebbe potuto fare altrimenti: una volta entrati al Pars i propri averi vengono messi in cassaforte e i contatti con l’esterno vengono mediati tramite i responsabili. «Quando qualcuno vuole andarsene e provare a riflettere, noi chiamiamo le rispettive famiglie e ci assicuriamo che una persona arrivi a destinazione, o la vengono a prendere o la portiamo noi». Pamela non era troppo diversa da altri ragazzi che vivono al Pars. «Tutte queste persone – sottolinea il responsabile – vengono qui con un grande dolore, con un grande vuoto. Questo buco viene riempito dalla vita “del poter far tutto”». In effetti, visitando il profilo Facebook di Pamela, basta scorrere un po’ per leggere la scritta “Tutti dipendiamo da qualcosa per dimenticare il dolore”. Forse con la speranza di dare sollievo a questo dolore, è certo che la ragazza, la domenica mattina, si era incamminata per andare a messa nella chiesa del posto, insieme a responsabili e compagni. A circa metà strada Pamela è però tornata indietro, rientrando nella sua stanza. Chissà se sarebbe tornata indietro anche durante la sua ultima fuga, se non avesse incontrato la persona sbagliata. «Questo – ammette Berdini – ce lo stiamo chiedendo in continuazione».
«Senza norme e investimenti adeguati – si legge nella seconda nota diffusa dal Pars dopo l’articolo di questa mattina pubblicato su Cronache Maceratesi -, senza un’azione coerente ed efficace di tutti gli organismi e il sostegno di mass media e opinione pubblica, la battaglia contro la droga non si può vincere».
Prima della comunità e dei problemi di dipendenza però, Pamela era una ragazza come tante altre della sua età. Residente a Roma, frequentava l’istituto Luigi Petroselli. «Pamela era una ragazza stupenda, piena di vita e di sogni» ricorda lo zio Marco Valerio Verni, legale della famiglia, che stasera tornerà a Roma in attesa degli esiti finali dell’autopsia. Sognava di diventare estetista Pamela, come la mamma, e sui social network aveva migliaia di amici. Tanti i messaggi di cordoglio che sono arrivati nelle ultime ore sul suo profilo online. «Riposa in pace piccola, ora non sentirai più dolore, sei con gli angeli per sempre» scrive l’amica Sabrina. «Senza parole piccola, spero con tutto il cuore che ti sarà fatta giustizia» si legge nel messaggio di Fabiana. Altrettanti i post di rabbia per l’impensabile fine della 18enne. «Questi bastardi devono morire, non meritavi questa morte. Avevi una bellissima vita davanti»
Purtroppo le comunità, Pars inclusa, non possono trattenere nessuno...a meno che o minore o su ordine del Tribunale...
E un dolore per tutti noi per ITALIA Ciao Piccola R.I.P.
Leggere poi commentare. Non è difficile. È scappata e loro hanno avvertito i carabinieri.
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Da anni alcune persone della nostra provincia lanciano l’allarme droga e cercano di richiamare le attenzioni di chi deve reprimere il traffico della droga. Dice giustamente Josè Berdini la cultura dello sballo oramai sdoganata è un affare per la mafia e altri loschi individui. Sono d’accordo ma io aggiungerei altro, e vedrei nel lasciar correre il disagio che creano i locali notturni ignorato da alcune amministrazioni siano conseguenza di questa cultura e causa di questa cultur al tempo stesso. Io da anni vedo al mattino uscire dalle discoteche giovani in stato confusionale, da alcool e droghe, e quando ho segnalato che alcuni vespasiani della città erano centro di spaccio e d centro per “farsi” locali dove a volte il sangue era sparso ovunque , a terra siringhe , nessuno è intervenuto sottovalutazione? non lo so , ma so che se si volesse far qualcosa la mappa dove “si fanno” nella mia città è facile da tracciare, luoghi dove ogni qual volta vado per lavoro recupero decine di siringhe.Se i punti del farsi sono fissi , i pusher non sono poi molto lontani . Forse ciò che dico è banale, ma gli ocenai sono fatti di goccie e se fermiamo le goccie prima che arrivino agli oceani forse saremo un passo più avanti. Altra cosa non dico di chiudere le discoteche, ma chi ci vive attorno gà soffro, sffrono le loro prorpietà, che aspettiamo a intervenire, e poi diciamolo lo sballo non può essere volano di crescita economica come molti politici bipartisan dicono.
Droga ,satana .sto satana va spedito a casa sua
Amicizie sui social network? Conoscenze, forse, compagnie per un giorno.
Basta leggere che cosa è l’amicizia nel De amicitia di Cicerone:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2486062.html.
Venite a smontare l’h.h. a porto recanati e il river .