«Pazienti in attesa nei pronto soccorso,
apriamo il quarto modulo a Civitanova
Ma è la nostra ultima risorsa»

L'ASSESSORE regionale alla sanità Filippo Saltamartini: «Una ventina di persone erano rimaste fuori, ora ne rimangono dieci. Il problema è la mancanza di medici. Il sesto modulo non potrà essere aperto altrimenti dovremmo chiudere altri ospedali. Nel quinto i trasferimenti dall'Umbria con il loro personale». A San Severino stop al reparto di lungodegenza, rabbia dei sindacati

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La situazione nei container allestiti fuori dall’ospedale di Macerata questo pomeriggio. Nella foto l’arrivo di un paziente contagiato dal Covid

 

di Giovanni De Franceschi (foto di Fabio Falcioni)

La situazione sta arrivando al limite: i pronto soccorso sono pieni, l’attività ordinaria negli ospedali è stata ridotta con la chiusura di alcuni reparti per permettere l’apertura del quarto modulo al Covid center e manca personale sanitario. Questo il quadro della situazione nel Maceratese in piena seconda ondata, che viene confermato a Cronache Maceratesi dall’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini. La coperta insomma è troppo corta, se si tira da una parte si rischia di rimanere scoperti dall’altra e viceversa.

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Filippo Saltamartini, assessore regionale alla Sanità

«Il nostro problema – sottolinea l’assessore – non è la mancanza di posti letto ma di medici, in particolare anestesisti, pneumologi ed internisti. Tra i pronto soccorso di Civitanova e Macerata c’erano una ventina di pazienti rimasti fuori in attesa di sistemazione, cinque sono stati trasferiti a Marche Nord, cinque a Torrette e per gli altri 10 apriamo il quarto modulo del Covid center di Civitanova. Ma per aprirlo, visto proprio la mancanza di specialisti, abbiamo dovuto ridurre ulteriormente l’attività ordinaria degli ospedali, per non sporcarli. Perché è questo che prevede il piano pandemico a cui ci stiamo attenendo». Ma quanti specialisti mancano all’appello? «Il problema degli organici degli ospedali – risponde Saltamartini – è che vengono stilati sulla base di una funzionalità normale, non di guerra. E in guerra più personale c’è e meglio è, quindi difficile indicare un numero».

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Il Covid center di Civitanova

Quanto al Covid center di Civitanova, c’è poi la questione umbra. La regione guidata da Donatella Tesei ha un grave problema di carenza di posti letto e così in sostanza ha chiesto aiuto alle Marche. «Sabato – racconta Saltamartini – c’è stato un sopralluogo del direttore del Servizio sanitario umbro, la struttura è ovviamente apparsa idonea per le loro esigenze. Noi abbiamo dato la disponibilità a cedere un modulo, purché il personale sia umbro. Ancora non abbiamo ricevuto una risposta». Anche la struttura progettata da Guido Bertolaso, ora consulente per l’emergenza sanitaria proprio dell’Umbria, potrebbe presto essere riempita. Al momento tre moduli sono già occupati con 42 pazienti (14 in intensiva e 28 in sub-intensiva) e si sta aprendo il quarto modulo per i 10 pazienti rimasti fuori dai pronto soccorso di Macerata e Civitanova. Dunque se uno dei moduli dovesse essere “ceduto” all’Umbria, ne rimarrebbe disponibile soltanto un altro.

Covid_Cointainer_FF-9-325x217Ma così non rischieremmo di trovarci presto in difficoltà? «Il punto è che il sesto modulo noi non potremmo aprirlo – ammette Saltamartini – proprio perché c’è carenza di personale. Se lo aprissimo dovremmo chiudere gli altri ospedali». E se dovessero servire altri posti letto oltre al quarto modulo che si sta aprendo? «A quel punto – dice l’assessore regionale – saremmo costretti a “invadere” gli ospedali normali, ricreando come la scorsa primavera percorsi sporchi e percorsi puliti. Cosa che vorremmo evitare, per questo stiamo testando la disponibilità anche di cliniche private». Oltre ai 42 ricoveri del Covid center, a cui se ne aggiungeranno nelle prossime ore altri 10, in provincia ci sono anche 43 persone ricoverate all’ex Malattie infettive di Macerata a cui aggiungere quelle ricoverate nei due pronto soccorso di Macerata e Civitanova, ormai pieni: oltre una quarantina.

Covid_Cointainer_FF-12-325x217Quanto sia al limite la situazione nel Maceratese, lo testimonia anche la Cgil che parla della chiusura del reparto di lungodegenza dell’ospedale di San Severino, proprio perché serve personale al Covid center, con una chiamata lampo arrivata in giornata. «Siamo venuti a conoscenza che in queste ore chiuderanno i reparto di lungodegenza del nosocomio – dicono John Palmieri segretario Fp-Cgil e Sonia Prosperi delegata sanità Fp-Cgil Macerata – per reperire ulteriore personale da inviare al Covid Center di Civitanova per l’apertura di un nuovo modulo, nello specifico 6 infermieri e 6 oss.  Non più lontano di ieri è pervenuta una disposizione di servizio al Responsabile del reparto Medicina di San Severino da parte del direttore Sanitario dell’Area Vasta 3, nella quale si invitava a dimettere/trasferire i pazienti degenti (32 ricoverati totali al 15 novembre) fino ad arrivare ad un massimo di 20 ricoverati presso la struttura settempedana».

Covid_Contairer_FF-14-325x217«Il personale interessato al trasferimento – denunciano i due sindacalisti – è stato avvisato in tarda mattinata di oggi, con un preavviso esiguo e raccapricciante, gli è stato comunicato di presentarsi alle 16 al Covid center per la formazione, ed alcuni di essi dovranno svolgere il turno di notte. Non sono più accettabili le modalità con cui vengono prese queste decisioni: viene messa a repentaglio la sicurezza dei malati e degli operatori sanitari.  Peraltro sono in forte aumento i casi di contagio tra gli stessi, si rischia il collasso dell’intero sistema. Vengono lasciati aperti gli ospedali, ma a quale prezzo? I servizi sono ridotti all’osso, il personale è esausto, lavora spesso su doppi turni saltando il riposo, ed è sempre più ridotto nei numeri ed ancora una volta ne subisce le conseguenze assieme ai cittadini. Il Covid Center è una struttura dell’Asur Marche, deve quindi farsi carico del personale per poterne garantire il funzionamento, attingendo anche dalle altre Aree Vaste. La Cgil chiede assunzioni straordinarie ed immediate a tempo indeterminato in deroga alle disposizioni vigenti: il tempo stringe ed il sistema non reggerà ancora per molto». Secondo i calcoli fatti proprio da Cgil, Cisl e Uil e resi noti durante la manifestazione di sabato al Covid center, sarebbero almeno 500 gli operatori, tra medici e infermieri, che mancherebbero all’appello nelle Marche.

 

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