Bruno Mandrelli
Nel coro di voci pro e contro che si è levato dopo l’omelia di don Andrea Leonesi, interviene anche Bruno Mandrelli, avvocato di Macerata ed ex consigliere del Pd.
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di Bruno Mandrelli
Vivessimo in un periodo noioso lo si capirebbe pure. Ma noioso non è: tra il Covid 19 e le elezioni presidenziali americane, la disfatta del centro sinistra alle elezioni amministrative e l’abrogazione della Ztl, di argomenti di conversazione ce ne sono sin troppi.
Eppure dobbiamo prendere atto che dopo la povera Pamela, dopo Traini, dopo il risalto dato al fatto che Macerata è la terza città d’Italia per l’emigrazione intellettuale giovanile in rapporto ai suoi abitanti, ancora una volta conquistiamo la prima pagina del Corriere della Sera con Don Paragone (così Massimo Gramellini definisce il vicario del vescovo di Macerata don Andrea Leonori nel sui Il Caffè del 5 novembre).
C’è da chiedersi se, come città, non abbiamo fatto qualcosa di male e di cui pentirsi per meritare tanta attenzione.
Scherzi a parte, credo si debba ringraziare tutti coloro che sono intervenuti civilmente sulla questione ed in particolare la dott.ssa Garbati, obiettrice di coscienza, per il pubblico, civile, educato intervento su Cronache Maceratesi fatto sull’argomento, rispetto al quale non ho nulla da aggiungere: è un intervento che da speranza, magari anche nei pessimisti Leopardiani, sul fatto che ci sia ancora possibilità di convivenza civile, nel rispetto delle opinioni altrui, senza fanatismi e senza estremismi di ritorno che servono a ben poco.
Credo tra l’altro che vada sempre ricordata la differenza tra l’imporre qualcosa a qualcuno, magari con un Dpcm perché con un decreto legge si perde troppo tempo, e la libertà di fare o non fare, sulla base dei propri convincimenti e nel rispetto delle leggi vigenti.
Del pari è bene ricordare che non siamo soli nell’universo e che uno degli elementi da tenere sempre in considerazione è che ciò che è vietato da noi ma permesso in un altra nazione magari a noi limitrofa, come sempre finisce per rendere più libero chi ha mezzi e risorse e meno libero chi di tali mezzi e risorse non dispone.
Una società giusta è quella che tende ad eliminare le diseguaglianze, nella libertà e nella giustizia sociale.
Una società giusta è quella che riconosce alle donne i diritti delle donne, con scelte a volte molto spesso dolorose e drammatiche, senza blasfemi (mi si passi il termine) accostamenti tra l’interruzione di gravidanza come prevista dalla legge ed i reati – gravissimi – nei confronti di minori e magari anche bambini.
Una società giusta è quella che riconosce il diritto all’obiezione di coscienza e che magari si pone il problema di come agire per far si che, nel rispetto di tale diritto, non vi siano più ospedali ove tutti i medici sono obiettori di coscienza, limitando quindi nei fatti la libertà della donna. Penso che un intervento normativo o di altro tipo sul punto sia da auspicare.
Magerada caput mundi!
Effettivamente..
70 anni di baciamani ai vescovi, questo AVETE fatto di male.
Una parte della Chiesa fa un'enorme fatica a riconoscere alla donna pari dignità. Certo, a parole lo fa, addirittura asserendo di elevarla rispetto all'uomo. Nella realtà non è così. La discussione sull'aborto non è solo una questione di etica e di scienza, ma si caratterizza ancora per una malcelata volontà di sottomettere la donna, di considerarla principalmente per il suo ruolo riproduttivo. Quasi a non perdonargli il fatto che la natura l'abbia resa quasi creatrice avendo, come un dio, potere di dare o negare una vita in potenza. Quello che alcuni di coloro che si schierano contro le leggi degli Stati che consentono l'interruzione della gravidanza non vogliono intendere è che non esiste un pensiero unico su ciò che debba intendersi per "inizio della vita". Scienza e filosofia si interrogano e danno le loro risposte, opinabili ma rispettabili. Fede e religione si interrogano meno. Opinabile e rispettabile anche questo. Ciò che non è accettabile è che qualcuno pretenda che uno Stato individui come reato un comportamento che, per le proprie legittime convinzioni, ritiene essere un peccato.
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