«Isolate e disertate la parrocchia dell’Immacolata in ogni modo finché non saranno formalizzate delle scuse all’intera comunità cittadina. Macerata non è don Leonesi. Siamo molto più di questo». L’invito arriva da Alberto Cicarè, consigliere comunale di Strada Comune e Potere al Popolo, il quale condanna le parole pronunciate dal vicario generale della Diocesi di Macerata che nella sua omelia ha paragonato l’aborto con la pedofilia.
Prosegue Cicarè: «L’omicidio di Oseghale. L’attentato di Traini. Le forzature di Pignataro. E adesso, gli sproloqui contro tutte le donne da parte di don Leonesi. Macerata si sta abituando a finire in prima pagina per motivi tristi, se non drammatici. Non ne possiamo più.
Ci siamo presi del tempo per commentare le parole pronunciate da don Leonesi, vicario del vescovo Marconi e parroco della frequentata chiesa dell’Immacolata. Riteniamo assolutamente inopportune le affermazioni pronunciate da Leonesi: è di cattivo gusto il richiamo alla Polonia; è terribile l’attacco frontale contro il diritto all’aborto, che garantisce la libertà di scelta della donna e la sua tutela contro gli abusi; ma fin qui, potremmo dire che non condividiamo la posizione ma non sorprende che un membro della curia decida di usare il proprio pulpito per fare politica e proselitismo. Ma altre cose le troviamo semplicemente inaccettabili per una comunità come quella che abita la nostra città. Una città, Macerata, che da troppi anni vede politici e personaggi pubblici speculare con aggressività e odio».
Cicarè definisce «inaccettabile è il tono con cui Leonesi si rivolge a cittadine e cittadini trattati alla stregua di stupidi ignoranti. Inaccettabile è la banalizzazione prossima all’insulto con cui si colpisce il movimento femminista e che da decenni lotta per i diritti delle donne e delle minoranze. Inaccettabile è sostenere che l’aborto sia peggiore della pedofilia: un paragone che sembra fatto proprio per “alleggerire” crimini commessi contro i bambini dentro l’istituzione ecclesiale. Crimini che proprio Papa Francesco sta piano piano facendo emergere senza paura.
Ancor di più, se possibile, è inaccettabile quanto dichiarato rispetto alla figura della donna, che “deve essere sottomessa al marito”. Un’affermazione che nessuna donna può accettare. La donna sottomessa al marito: un’idea che è la matrice di ogni violenza contro le donne: la pretesa di inferiorità e subalternità a una figura maschile da cui dipendere. Dichiarazioni che infangano la lotta per l’emancipazione femminile ma anche il lavoro che i centri anti-violenza, le attiviste, i volontari portano avanti anche a Macerata tutti i giorni. In questo senso, le dichiarazioni del vescovo Marconi risultano alla stessa stregua totalmente inconcepibili, perché giustificano e legittimano la violenza verbale di Leonesi, tacendo la gravità delle affermazioni sulla donna e sulla pedofilia».
Gli attivisti di Strada Comune e Potere al Popolo, assieme al loro consigliere comunale Alberto Cicaré, chiedono «alle istituzioni cittadine di dissociarsi e condannare fermamente le dichiarazioni di Leonesi contro le donne; in particolare, si chiede al sindaco Sandro Parcaroli e all’assessore Francesca D’Alessandro (assessore con delega alle pari opportunità) di esporsi pubblicamente condannando l’accaduto che sta macchiando l’immagine della città di Macerata in tutta Italia. Invitiamo le cittadine e i cittadini a partecipare al presidio indetto da Non Una di Meno per sabato 7 novembre alle 15.30 in Piazza Vittorio Veneto. Cambiamo parrocchia, rifiutiamoci di cambiare, non ascoltiamo omelie pronunciate da Leonesi. Per fortuna, esiste un mondo cristiano molto migliore di questo. Molto. Macerata è molto più di questo. Siamo molto meglio di questo. Il riscatto di Macerata non potrà che passare da una nuova, coraggiosa, primavera civile e culturale in ogni campo».
Striscione di fronte al Duomo «Nessuna omelia sul corpo delle donne»
Ottimo!!! La Stasi in parrocchia quando la mandate? E poi i Cristiani beccati in Chiesa li crocifiggete o li rinchiudere in qualche gulag della Siberia? Uno che parla di libertà in questo modo non ha la minima idea di cosa vuol dire questa parola! Il bello è che un non Cattolico (forse ateo?) decide chi va in chiesa e cosa si deve dire!!!
Dopo quest'articolo resto senza parole, in primis per come la società sia piena di "leoni da tastiera" ed in secondo luogo dalle dichiarazioni rilasciate da Cicarè, una persona che stimavo. Pensavo di vivere in una società libera dove è possibile dire la propria idea.
Tutti dicono ciò che vogliono, perché la.chiesa non lo può fare?
Presente!
Macerata era....ora purtroppo non lo è più, per colpa di pochi!
ma la cosa è semplice, Cicarè ci faccia una lista di quello che si può o non si può pensare, di quello che si può e non può dire, di quello che si può o non si può credere. Se sei nella lista puoi stare fra i buoni altrimenti ti devi chiudere in casa e devi ringraziare se non ti vengono a prendere. Qua il problema è più esteso del già complesso tema dell'aborto (che è già una guerra di religione), qua si discute se esporre una propria opinione è ancora lecito oppure no. Pretendere che tutti la pensino nella stessa maniera è sbagliato, impedire a chi la pensa diversamente di poter esporre la sua posizione è fascismo. Si procede rapidamente all'istituzione di una quantità preoccupante di reati di opinione. Io sono preoccupato.
noto che tutti quelli che sono contro l'aborto sono già nati. Ronald Reagan
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Francamente questo invito mi sembra eccessivo.
Ma Cicaré prima delle elezioni non era andato dal Vescovo? Come giustifica il comportamento attuale nei confronti del di lui vice senza arrampicarsi sugli specchi?
Eccolo li il bravo ragazzo stimato da tutti che si prodiga per i bisognosi ,che vuole un tetto per chi si trovera’ escluso dai progetti bloccati e poi,e poi pretende di ordinare cosa e’ giusto o sbagliato a mo di dittatura ,ebbene si.Meditate tutti quelli che lo hanno votato.
Alcuni suoi slogan per le elezioni citavano “A VOLTE NON SONO LE PERSONE CHE CAMBIANO, MA E’ LA MASCHERA CHE CADE”quando si dice la coerenza!
Bravo Don Andrea ! Siamo con te, assolutamente !
Non erano abituati a chi faceva riscoprire le leggi del Vangelo, che è per la Vita eterna e per la vita terrena per tutti, embrioni compresi.
Rimangono frastornati pure dai loro slogan inutili e ormai incompresi e che non portano voti.
Si aspettano che i fedeli abbandoneranno a frotte l’Immacolata dopo il “pronunciamento” sudamericano. Mi ricorda tanto i nazisti, pardon, i bolscevichi che ti impedivano di esprimere le idee e se potevano ti facevano la pelle, o ti mettevano in campi di sterminio o di rieducazione. Sperano in Zan di tappare la bocca a sacerdoti e a fedeli…
Lo sa il giovane comunistoide quanti religiosi ortodossi e cattolici furono uccisi dai bolscevichi, prima, e dai comunisti di Stalin, poi?
E…bravo Alberto! come direbbe un grande scrittore del secolo scorso, cristiano senza chiesa e socialista senza partito (I.S.), “pane al pane, vino al vino” o ancor prima, e cioè l’ebreo di Nazareth: «Sia (…) il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno». E mi riferisco al fatto che come un qualsiasi prete, in democrazia, ha tutto il diritto di parlare e di pronunciare le “sue” verità, comprese equiparazioni “maligne”, così un rappresentante del popolo (comunale e d’opposizione, esigua e solitario) ha lo stesso sacrosanto diritto e dovere di controbattere, seppure a volte per slogan, a certi toni da crociati ritardatari saecolorum, e ricordare che un uomo difficilmente potrà entrare in simbiosi e comprendere il dramma di una donna che arriva a “concepire” il gesto fatale, l’estrema ratio. Al catechismo, da piccolo, mi dicevano:”non giudicare e non sarai giudicato”: ma che strano catechismo hai fatto caro don Leonesi? Forse era un seminario Cepu? Forse della Bibbia ti affascinava solo il Dio degli eserciti e rigettavi il Dio dell’Amore? Ad un uomo non si chiede di giudicare ma si chiede un po’ di empatia, se laico, e ancor più, se cristiano, un po’ di quella virtù teologale, chiamata carità, e gridata da Paolo ai Corinzi: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se (…)”. O se non si possiede una delle due, consiglio, democraticamente, il silenzio, altrimenti continuo a pensare che lei e la sua folla osannante “in presenza” e “a distanza”, compreso il suo emerito capo, caro don Leonesi, abbiate più di una trave nei vostri occhi; inutile scagliarvi contro la pagliuzza degli altri. E qui anch’io mi taccio, nella speranza (altra virtù teologale) che il vostro e il mio cembalo non suoni a vuoto.
Sembra che Stalin cambio idea, quando nel seminario teologico ortodosso dove studiava, cominciarono ad entrare clandestinamente gli studi sull’evoluzione darwiniana.Stalin che era piuttosto intelligente capì subito la situazione mentre ancora oggi milioni di persone non l’hanno capita e chi è più fantasioso gioca con demoniache presenze.
Massimiliano, veramente Reagan disse: ”Noto che tutti quelli che sono a favore dell’aborto sono già nati”
Cicarè informati: il diritto all’aborto non esiste, esiste invece il diritto universale alla vita. L’aborto è una piaga, un abominio, una calamità per l’Italia in emergenza denatalità. Abbiamo una legge relativa all’aborto, che se venisse applicata alla lettera, eviterebbe la costante strage giornaliera di bambini uccisi, frullati nel ventre materno, per lo più. T’informo anche che tu puoi sparare tutte le cavolate che ho letto fino ad ora, perché tua mamma ha fatto una scelta di vita a quei tempi ed oggi c’è chi te le pubblica. Certo che se fosse stata in cinta di questi tempi, con questa cultura della morte dominante, con questa confusione su cosa è diritto e cosa è reato, con le forti pressioni che le sarebbero arrivate da ogni dove, chissà come sarebbe andata a finire… probabilmente non avrebbe mai scoperto che fare la mamma è il mestiere più bello del mondo. Un lavoro sociale da retribuire. C’è già una proposta di legge in tal senso, già depositata in Parlamento, con tanto di fondi già individuati, in attesa di votazione, denominata Reddito di Maternità, che risolverebbe anche il problema delle nascite zero in Italia.
Ho sempre pensato che prima di esprime un’opinione, vadano compresi i contenuti.
Pertanto vorrei limitarmi a fare una sintesi di ciò che ho letto ed ascoltato esimiendomi dal dare il mio personale parere perché forse non ho capito bene il motivo per cui è stato sollevato questo gran polverone dopo una predica infrasettimanale, e quindi sono aperta a rimproveri e puntualizzazioni:
– la Chiesa Cattolica (compreso il suo Pontefice riformista) ha sempre considerato l’aborto come un omicidio (su questo si può essere d’accordo o meno, ma non sul contenuto del precetto)
– la stessa Chiesa ha sempre condannato la pedofilia come atto gravissimo e devastante per chi ne è vittima (anche qui ci possono essere stati preti pedofili, perdonati forse, ma mai giustificati da encicliche o catechismi vari e tanto meno da Papa Francesco)
– di fronte a ciò che è considerato peccato, qualora il pentimento sia sincero, la Chiesa insegna che il Dio di Abramo (non dico Gesù che è buono per definizione, ma parlo anche di quel Signore degli eserciti, apparentemente vendicativo e crudele) è pronto a perdonare tutto tranne il peccato contro lo Spirito Santo.
– don Andrea ha puntualizzato in modo personale un punto di vista approvato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, senza negare la possibilità di perdono in entrambe le situazioni (per lo meno questo è ciò che ho capito io)
– sul discorso della donna sottomessa al marito, consiglierei di leggere “sposati e sii sottomessa” di Costanza Miriano (così si può imparare a sorridere di una esternazione tanto provocatoria quanto facilmente fraintendibile), perché sintetizzarne qui il contenuto è improponibile.
per il resto – e qui interviene il mio personale parere – il covid, oltre a seminare dolore, ha costretto il governo a mettere in discussione la libertà personale di ciascuno di noi. Penso che nessun altro debba arrogarsi il diritto di dire alla popolazione ciò che deve fare, se e dove può andare a messa, così come non deve essere minata la libertà di parola, specie nell’ambito di un percorso religioso che rimane nella sfera più intima dell’essere umano.
Per Sagripanti. Ignazio Silone ‘Vino e pane’.
Il libro di Silone racconta il ritorno a casa di Pietro Spina, giovane intellettuale borghese che aveva abbandonato la città per seguire l’ideale rivoluzionario. Nelle vicende del personaggio, diviso fra paura e coraggio, braccato e quindi costretto a vivere nascosto riemergono i motivi cari a Silone: il dibattito sulla rivoluzione, la fede, la giustizia, l’indagine sulla società dei semplici, sulle reazioni al fascismo, il richiamo della terra natale e della memoria.
@ Rapanelli
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Ore che sei in pensione stai studiando teologia?
Dimmi quando prenderai i voti che faremo una grossa festa….
Per Aldo Iacobini: ottimo riassunto. Caro Iacobini, la lettura integrale dell’opera siloniana (unico autore integralmente letto), in gioventù e oltre, ha segnato i miei anni (insieme ad altri libri certo); ha segnato il mio cristianesimo (eretico) e alcune considerazioni sul mio comunismo o socialismo (ancor più eretico). Nel romanzo il vino e il pane sono gli elementi più vistosi di un ritorno all’essenzialità, alla vita autentica, tanto che Pietro Spina arriverà a preferire il contatto, dopo un rifiuto iniziale, con alcuni cafoni invece dei suoi compagni di partito, fermi all’ortodossia di partito (siamo negli anni delle grandi purghe staliniane). Significativo poi il fatto che il protagonista, Pietro Spina, braccato dalla polizia fascista, si travesta proprio da prete (e diventa don Paolo Spada), inseguendo involontariamente il suo vecchio maestro di liceo, quel don Benedetto (presentato all’inizio del libro), confinato in uno sperduto villaggio della Marsica e messo da parte dalla Chiesa, perché in contrasto con il clima di nazionalismo e imperialismo imperante (siamo alla vigilia della guerra d’Etiopia e lui si rifiuta di benedire il gagliardetto della milizia), preferendogli un giovane prete, un certo don Piccirilli, parroco molto ambizioso e confidente (diciamo pure che cerca di spiare le parole “sovversive” di don benedetto) della curia vescovile…ecco mi fermo, ma grazie che mi hai riportato a certi ricordi.