Un intero laboratorio artigianale bloccato dal Covid ma soprattutto dalle procedure. «Siamo incastrati – spiegano i titolari che preferiscono rimanere anonimi – abbiamo scoperto di essere malati facendo test rapidi a nostre spese ma poi nessuno ci ha più contattato. Noi di nostra spontanea volontà abbiamo chiuso, sanificato e stiamo aspettando di avere un tampone negativo per riaprire ma intanto i giorni passano e nessuno si preoccupa di noi». Nel mondo del lavoro sono tante le difficoltà. «Ognuno dei nostri dipendenti, positivi e non, ha una storia diversa. Non c’è una procedura unica. Il medico di base non fa un certificato per la quarantena da Covid quindi si è obbligati a prendere ferie o a inventarsi una malattia. Invece per i positivi, dopo 21 giorni, posso essere reinseriti anche senza tampone. Siamo in balia di un sistema che non funzionava prima e non funziona ancora».
Neanche in famiglia è semplice. «La seconda settimana di ottobre mia figlia si è ammalata – racconta una mamma della provincia di Macerata – Ho chiamato l’Asur, mi hanno detto che i tempi di attesa erano lunghissimi così ho fatto test a pagamento ed è risultata positiva. Il mio medico ha avvisato l’Aur che ci ha contattato per conoscere i sintomi e ha stabilito la quarantena per la nostra famiglia. Terminata la quarantena avevo bisogno di un certificato per poter riammettere me e mio marito a lavoro e i bimbi a scuola. All’Ufficio igiene nessuno ha risposto per due giorni e noi non potevamo andare di persona essendo in quarantena. Finita la quarantena sono andata personalmente e nel giro di due minuti mi hanno inviato una mail con i certificati. Quello che mi chiedo è non potrebbero collegare le varie fasi? Come si hanno gli esiti dei tamponi negativi non possono partire di conseguenza le mail con il certificato? Quando ho chiesto del tampone a mia figlia si sono messi le mani nei capelli e mi hanno detto “Ma ancora non sono venuti?”. Perché tutta questa disorganizzazione?».
Nel frattempo la figlia positiva è rimasta in isolamento. «A oggi nessuno è venuto a fare il tampone a mia figlia a casa ma l’ho portata io al container. E siamo dovute andare in auto insieme. L’unica cosa che c’è da augurarsi è di non ammalarsi di non prendere il covid altrimenti si entra in un vortice da brivido».
Intanto oggi l’assessore regionale Filippo Saltamartini ha annunciato che sono in arrivo 17mila tamponi e l’obiettivo è quello di arrivare a processarne 5mila molecolari, 1500 rapidi e 5500 antigenici rapidi al giorno»
(a.p.)
Marche a corto di tamponi, Saltamartini: «Ora ne arrivano 17mila»
Confermo!!!!I tempi si dilatano enormemente, se sei stato a contatto con un positivo poi che ti vengano a fare il tampone a casa te lo sogni, il dottore non ti può fare il certificato, a casa con i tuoi familiari non sai se rischi di contagiarli o no e passano una marea di giorni........
Domanda? Ma perché dovrebbero venire a fare i tamponi a domicilio se un soggetto è asintomatico o lievemente sintomatico? Scusate, ma quanto personale credete ci sia in organico x effettuare tamponi domiciliari? I test in drive sono organizzati proprio x ottimizzare i tempi ed è possibile x positivi e in quarantena uscire x l'effettuazione dei test di controllo.
Se un'attività ha un protocollo covid (obbligatorio) e viene rispettato anche in caso di positività di un dipendente non deve chiudere in quanto non possono esistere contatti stretti in ambito lavorativo. A parte la sanificazione non devono fare nulla. Infine il tampone rapido deve essere sempre confermato dal molecolare
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