Si pensa a far costruire sulla Carrareccia
E Valleverde è una cattedrale nel deserto

IL CASO - Conferenza dei servizi al Comune di Macerata per la variante necessaria a un istituto finanziario. E a pochi chilometri c'è la lottizzazione di Piediripa rimasta abbandonata. Dunque per legge non si potrebbe fare. Un'altra situazione urbanistica che grida vendetta dopo quella della Nuova Via Trento

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L’avvocato Giuseppe Bommarito

 

di Giuseppe Bommarito

Mentre è in pieno corso la sfida, più o meno genuina, delle primarie del centrosinistra che i protagonisti vorrebbero proiettate solo verso il futuro, continuano ad emergere tematiche di rilievo impostate dall’attuale amministrazione, anche di natura urbanistica, che francamente lasciano perplessi o, per meglio dire, sconcertati. Clamorosa, ad esempio, è la vicenda di una variante urbanistica richiesta poche settimane addietro tramite il cosiddetto Suap (Sportello unico per le attività produttive) da un ente finanziario che andrebbe ad incidere, per un insediamento produttivo da realizzarsi su un’area agricola (previo mutamento di destinazione d’uso) sita lungo la cosiddetta “Carrareccia”, tra Piediripa e Sforzacosta. Una vicenda in ordine alla quale – diciamolo subito – il comportamento dell’amministrazione comunale e degli uffici preposti grida semplicemente vendetta.

Per meglio comprendere la faccenda è indispensabile qualche breve richiamo normativo. La norma chiave è costituita dalla legge regionale n. 22/2011 (capo III, art. 11, c. 1, lettera “a”) che prevede, per ovvie esigenze di economia del suolo, che non si possa procedere a nuove varianti che portino ad ulteriori espansioni di aree edificabili in zona agricola, salvo il caso in cui sia stata già completata per almeno il 75 percento l’edificazione delle aree già esistenti con medesima destinazione urbanistica d’uso.

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La riunione si è svolta a Palazzo Conventati

In pratica, la legge dice, con ovvietà disarmante, che, se vi sono nel territorio comunale aree già pronte destinate ad insediamenti produttivi, non è possibile costruire in zona agricola insediamenti di questa natura. Ebbene, nel caso specifico cosa è successo? Intanto va detto che l’ufficio tecnico ha dato pubblicità, con un manifesto del tipo “Il Comune di Macerata rende noto…”, alla richiesta di variante dell’ente finanziario (ai fini delle osservazioni dei soggetti eventualmente interessati, con termine di scadenza al 7 gennaio scorso) proprio nel pieno contesto delle festività natalizie, con gli uffici chiusi anche in alcuni giorni non festivi, nel chiaro intento di renderne poco probabile la lettura e ardua in ogni caso la predisposizione delle osservazioni per il pochissimo tempo a disposizione e per le ferie di molti professionisti specializzati. E nemmeno – va aggiunto – aveva inserito sull’apposito sito tutta la documentazione utile. Per visionare tutta la documentazione occorreva, dunque, per chi aveva interesse ad opporsi alla variante in questione, accedere agli atti, dai quali emergeva un’ulteriore sorpresa. Il fascicolo contenente l’intera documentazione recava un appunto a firma proprio del dirigente così testualmente formulato: “Procedere con urgenza!!!” ed evidentemente diretto al responsabile del procedimento Suap, scavalcato nelle sue competenze.

La fretta, però, fa i gattini ciechi, tanto che né il responsabile del Servizio Tecnico né il responsabile dello specifico Suap si sono accorti che la pratica in questione avrebbe richiesto l’immediata archiviazione, stante la presenza a Macerata nella vicina e tuttora desolata lottizzazione produttiva Valleverde di decine di lotti inutilizzati, costati un occhio della testa nel decennio passato ai soggetti consorziati, che ancora se li tengono sul groppone. Eppure il Comune di Macerata, nella persona del dirigente del procedimento Suap, è riuscito incredibilmente e falsamente ad attestare, per far andare avanti la pratica nel modo ambiguo sopra descritto, “la mancanza di aree destinate all’insediamento di impianti produttivi, ovvero l’insufficienza delle aree esistenti”. Disattenzione, eccessiva fretta, volontà di favorire qualcuno? Chi può dirlo? Certo, un po’ più di attenzione sarebbe stata necessaria per evitare un palese falso ideologico e magari l’amministrazione si sarebbe pure accorta che analoga richiesta era già stata presentata da parte dell’ente finanziario in questione nel febbraio 2017, ma, dopo una sospensione in conferenza dei servizi, non più coltivata.

Ieri, comunque si è tenuta la conferenza dei servizi per decidere sulla questione (che non doveva nemmeno essere convocata, visto che l’istanza, come sopra detto, doveva essere archiviata “de plano” per totale mancanza dei presupposti). In tale occasione se ne sono viste delle belle, anche perché i consorziati del famigerato Consorzio Valleverde, rappresentati dal loro tecnico e dal loro legale e giustamente imbufaliti, avevano già inviato diffide e prospettato pesanti azioni risarcitorie nei riguardi del Comune ove fosse stato consentito all’ente finanziario protagonista delle vicenda di mutare, con un procedimento del tutto illegittimo, la destinazione di un’area agricola (presumibilmente acquistata come tale), così evitando in tal modo di andare ad insediarsi nei lotti liberi della lottizzazione produttiva appunto di Valleverde (tecnicamente è il PP1), ove naturalmente dovrebbe accollarsi in quota parte i costi delle opere di urbanizzazione sinora realizzate sostanzialmente a vuoto e anticipati con grande fatica dagli stessi consorziati. La conferenza dei servizi, nel cui ambito anche la Provincia di Macerata si è espressa in maniera sostanzialmente negativa, si è conclusa con un nulla di fatto, essendosi il responsabile del procedimento riservato di decidere.

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Una parte della lottizzazione Valleverde a Piediripa

A questo punto, in attesa dei prossimi sviluppi, occorre però rinfrescare per i lettori la scellerata operazione Valleverde promossa e gestita negli anni passati proprio dal Comune di Macerata, sacrificando sino ad oggi del tutto inutilmente una delle più belle aree periferiche della periferia maceratese, dove poteva essere creato uno stupendo percorso verde verso l’Abbazia di San Claudio, per realizzarvi invece, almeno nelle intenzioni, un insediamento produttivo di notevoli dimensioni (a detta dei nostri lungimiranti amministratori, addirittura il più grande ed importante delle Marche) del quale sin dall’inizio mancavano con ogni evidenza le ragioni ed i presupposti. Tant’è che su 67 lotti produttivi e commerciali-direzionali ivi previsti, ad oggi gli insediamenti effettivi si contano sulle dita di una mano, tra i quali il più rilevante è sicuramente quello della Cgil di Macerata, che, a sua volta, rappresenta un caso quasi da manuale di snaturamento della “destinazione urbanistica produttiva” del nuovo insediamento.

I lavori sull’area di Valleverde hanno infatti interessato un’area assurdamente enorme – frutto di un palese, voluto e strumentale sovradimensionamento, finalizzato ad ingigantire le opere di urbanizzazione da realizzare – di oltre 57 ettari, di cui 18 ettari occupati da strade, verde e parcheggi, e i restanti 39 ettari per circa il 60% destinati ad insediamenti produttivi (per 43 lotti), da vendere in gran parte a mercato libero. E proprio con il miraggio di fare il più grande affare della loro vita i proprietari delle aree rientranti nel previsto insediamento, in gran parte coltivatori diretti, erano stati a suo tempo indotti ed esortati dai vertici del Consorzio appositamente costituito e dallo stesso Comune di Macerata ad entrare nell’operazione Valleverde, anziché farsi espropriare le aree in questione, come altrimenti avrebbe fatto l’ente comunale. Certo, erano altri tempi, quando la disponibilità di un’area utilizzabile per insediamenti abitativi o produttivi e vendibile a prezzi liberi equivaleva ad avere un piccolo tesoro in cassaforte, per cui, sia pure con enormi sacrifici, i proprietari delle aree si sono fatti carico delle costosissime opere di urbanizzazione, arrivate a superare addirittura gli undici milioni di euro (ben oltre la previsione iniziale). Il tutto, almeno sino ad oggi, per realizzare chilometri e chilometri di strade che oggi, scarsamente manutenute dal Comune, sono il paradiso dei podisti maceratesi, e parcheggi enormi invasi dalle erbacce, mentre l’affare, quello vero, lo hanno fatto solamente l’impresa che ha realizzato appunto le inutili opere di urbanizzazione, la Socab s.r.l. di Porto San Giorgio, e la manciata di professionisti che tutta l’operazione l’aveva ben studiata e congegnata.

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Le costruzioni della Nuova via Trento

A corti discorsi, il Comune di Macerata, con una progettualità che ha evidentemente lasciato molto a desiderare, prima si è fatto promotore a livello istituzionale di questo grande insediamento produttivo Valleverde, poi ha convinto i vari proprietari delle aree a costituire essi stessi – onde evitare dolorosi espropri – il Consorzio necessario per appaltare le opere di urbanizzazione, i cui costi sono stati fatti lievitare in maniera abnorme, ed oggi, nonostante gli importi ingentissimi di cui ogni consorziato si è fatto carico per tali opere, attesta addirittura in un documento ufficiale che non esistono a Macerata aree disponibili a destinazione produttiva. Insomma, l’amministrazione ha trattato i consorziati, gente che in qualche caso si è pure rovinata economicamente per far fronte alla propria quota parte di opere di urbanizzazione, come desparecidos. Oltre il danno, anche la beffa!
Certo, dirà qualcuno, questa vicenda di Valleverde sparita nei meandri della memoria amministrativa non racconta niente di nuovo, giacché la mancanza di trasparenza dell’amministrazione comunale in materia di urbanistica è notoria, e se ne è avuta riprova innumerevoli volte, da ultimo – tanto per rimanere nella più stretta attualità – nella storiaccia della Nuova Via Trento s.p.a., che di recente ha visto la condanna del Comune a pagare circa quattro milioni di euro per atti caranciniani anche omissivi del tutto illegittimi.

Ma anche qui ci sono novità, che dovrebbero far saltare sulla sedia tutti coloro che hanno a cuore un minimo di legalità. Basti dire che, nel tentativo di ridurre l’entità del risarcimento (e della conseguente responsabilità erariale dello stesso sindaco) dovuto alla Nuova Via Trento s.p.a. (società che nel frattempo inizia ad essere assediata con richieste risarcitorie per centinaia di migliaia di euro dai privati che a suo tempo hanno acquistato appartamenti che, per le omissioni dell’amministrazione, oggi sono fortemente svalutati a livello commerciale), ha approvato, con un bel giro di valzer, una delibera che consentirebbe la sanabilità della palazzina ”C”, quella vetrata, a forma di nave, utilizzando la normativa del piano casa regionale, normativa che invece lo stesso Comune, sostenendo esattamente il contrario, aveva in precedenza ritenuto non applicabile per finalità analoghe, sempre nei riguardi della Nuova Via Trento s.p.a., per il contiguo piano di recupero concernente il fabbricato realizzato all’inizio di via dei Velini.



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