Mandrelli sul caso piscine:
«Serve una Commissione d’indagine,
la transazione va approfondita»

MACERATA - Il consigliere autosospeso dal Pd, a distanza di tre anni torna a chiedere un’analisi da portare poi in Consiglio comunale «per non ripetere gli stessi errori». Al vaglio anche il parere dell’avvocato. «I lavori formalmente erano iniziati o no? Le penali di oltre 1 milione di euro si potevano chiedere? Perché la ditta si è tenuta il terreno per quattro anni? Penso sia utile per tutti capire cosa è successo»

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Bruno Mandrelli in Consiglio comunale. Alle sue spalle il sindaco Carancini (foto Falcioni)

 

di Federica Nardi

«Ma i lavori erano formalmente iniziati o no? E quindi le penali di oltre 1 milione di euro si potevano chiedere? E politicamente: non era prioritario riprendersi il terreno invece di aspettare due anni per una transazione che aggiunge poco più di 100mila euro alla fidejussione? Magari avremmo già finito le piscine». Così Bruno Mandrelli, consigliere autosospeso dal Pd, torna sul caso delle piscine mai realizzate dalla Fontescodella spa, che ora sta pagando al Comune circa 700mila euro dopo una transazione approvata dalla giunta ma che ha bypassato il Consiglio comunale. Interpellato da CM, dopo tre anni dalla prima volta chiede nuovamente «una commissione d’indagine sul caso piscine che permetta all’assise di parlarne. Bisogna approfondire per capire se era la soluzione migliore possibile. E’ utile per tutti, sarebbe sbagliato non farlo e spero che il Pd se ne interessi».

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Fabio Paci, presidente della Fontescodella spa

Firmata la transazione, sull’amministrazione Carancini si sono riversate le accuse dell’opposizione che non l’hanno trovata vantaggiosa sotto il punto di vista economico. Gli attacchi sono arrivati anche alla moglie del sindaco, avvocatessa, per aver difeso un’altra azienda dei fratelli Paci, (Fabio Paci è presidente dell’inadempiente Fontescodella spa). Mandrelli sul lato economico la pensa allo stesso modo. Solo che ormai la transazione è firmata e i pagamenti avviati, non resta quindi altro che capire che cosa è successo è perché. «In modo che non accada più e non si ripetano gli stessi errori», ribadisce il consigliere. La questione piscine è stata anche la prima crepa nei rapporti tra Comune e università di Macerata con quest’ultima che si è ritirata dal progetto una volta capito che le piscine non sarebbero state realizzate. Dai documenti della prima Commissione consiliare e dal parere dell’avvocato Alessandro Lucchetti, che sarebbe stato fondamentale per decidere se procedere con la transazione o andare in causa con la ditta, emerge una questione che per Mandrelli è fondamentale: la possibilità o meno di chiedere le penali per il ritardo dei lavori. Nel caso in questione parliamo di circa 1 milione e 100mila euro. Cifra da aggiungere eventualmente alla fidejussione che era circa di 580mila euro. La questione compare per la prima volta nel verbale della prima Commissione del 18 ottobre 2018. Assenti il sindaco Romano Carancini e l’assessore ai Lavori pubblici Narciso Ricotta, per la giunta si presenta Marco Caldarelli, assessore al Bilancio. E’ la segretaria comunale Claudia Tarascio a sottolineare che nel caso di inadempimento totale, come nel caso delle piscine, è discutibile parlare di penali, dato che i lavori non ci sono mai stati. Anche l’avvocato Lucchetti rimarca la questione nel parere, spiegando che “la previsione normativa circoscrive la penale al ritardo nell’esecuzione del contratto” ma nel caso specifico “non ricorre il ritardo nell’esecuzione in quanto l’esecuzione è mancata completamente”. Ma nello stesso parere si ricorda che “le aree sono state consegnate in data 14.05.2015, da cui decorrono, pertanto, i 576 giorni naturali e consecutivi per l’ultimazione dei lavori”. Insomma, i lavori, da un punto di vista formale, sono iniziati oppure no? E, domanda conseguente, la transazione è conveniente o no? «Io non la trovo vantaggiosa – dice Mandrelli -. Ma questo dovrebbe uscire dal lavoro della commissione d’indagine. Quando la chiesi nel 2016 non trovai molto consenso. C’era la convinzione che la vicenda si sarebbe definita in tempi brevi. Ora con la transazione direi che sarebbe utile approfondire tutta la vicenda e portare i risultati in Consiglio comunale. Capire ad esempio perché si sono tenuti i terreni per quattro anni e perché siamo tornati nella disponibilità del terreno solo dopo la transazione. C’è anche la riflessione politica: perché due anni per una transazione che ci dà 125mila euro in più rispetto alla fidejussione? Non sarebbe stato prioritario riprendersi i terreni? Potevamo risparmiarci tutto questo e magari aver già finito la nuova piscina? Rispetto alle domande sollevate per esempio da Giuseppe Bommarito (leggi l’articolo) si risponde con un muro di gomma e invece io penso sia sbagliato non approfondire».



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