Sfrattiamo la burocrazia,
sabato tutti a gridare “Io sono Peppina”

LETTERA 22 - L'assessore Sciapichetti sul caso di "nonna terremoto" mette una pezza che è peggiore del buco. Possibile che la legge che fa demolire la casetta di legno sia una legge sbagliata? E come si spiega che a Macerata si fa sgomberare un piano di un albergo un anno dopo il terremoto? Di chi sono le responsabilità e soprattutto verranno perseguite? Di fronte al nulla che si è fatto nel dopo sisma c’è da chiedersi se gli enti servono ancor a qualcosa. Anzi sono un freno a ciò che possono fare i privati grazie alle assicurazioni

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Peppina Fattori, 95 anni

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Carlo Cambi

 

di Carlo Cambi

“Io sono Peppina”. Senza se e senza ma. Invito perciò tutti a mobilitarsi sabato mattina, quando diverrà operante il sequestro della casetta di legno di San Martino di Fiastra, a stringere con un cordone di scudi umani ”nonna terremoto” per dare noi lo sfratto a una burocrazia proterva, a una gestione del post-sisma inconcludente e cialtrona. Dicono che la legge non ammette deroghe, ebbene sabato mattina andiamo a San Martino di Fiastra per autodenunciarci: siamo i terremotati fuorilegge. Stanchi di promesse, stanchi di vessazioni, stanchi – com’è per la zona franca – di uno Stato gabelliere che tutto prende e nulla dà, che si appropria della beneficenza per fare con quei soldi opere che ha per legge –una legge che evidentemente vale solo per i più deboli – l’obbligo di fare con il suo bilancio alimentato dalle nostre tasse. Stanchi di uno Stato e soprattutto di una Regione il cui presidente è vicecommissario all’emergenza che in un anno ha raggiunto questi brillanti risultati: il 10% di macerie smaltite, 110 casette consegnate su 1843 ordinate, ancora 3100 persone negli alberghi, neppure il 20% delle stalle terminate e l’inverno è prossimo!

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L’assessore Angelo Sciapichetti preso di mira ieri sera dalla trasmissione “Dalla vostra parte” di Rete 4

Per dirlo, affermarlo, forse gridarlo, scrivo questa mia letterina all’assessore regionale Angelo Sciapichetti che prezzemola sui temi e nei luoghi del terremoto sperando di porre una pezza alle deficienze della Regione, ma ogni pezza è peggiore del buco. Prezzemola, ma non dice nulla su queste cifre che sono un atto d’accusa pesante come la montagna di macerie che ancora opprimono il respiro dei nostri giorni. Il terremoto – almeno nelle Marche – ha decretato l’inutilità, anzi la dannosità dello Stato. Come scrisse – si parva licet – Cicerone a Catilina : “Quousque tandem –Sciapichetti – abutere patientia nostra?”. Fin quando abuserà della nostra pazienza? Fin quando Sciapichetti pensa siamo disposti a tollerare magheggi meschini e piccole bugie per consentirvi di sfuggire alle vostre responsabilità?

Scrivo questa letterina anche sollecitato dall’elegante arguzia di un carissimo collega, Giancarlo Liuti, che pone un sottile quanto immenso interrogativo da queste pagine: nella vicenda di Peppina c’è legalità o illegalità? Afferma Liuti: “Ogni società civile si fonda sul principio di legalità, ossia sulla censura di qualsiasi comportamento non rispetti le leggi in vigore”. Su questo principio che però ha un ulteriore presupposto e cioè che al qualsiasi va aggiunto da chiunque commesso si fonda anche l’azione del Procuratore Capo di Macerata che dice nel caso di “nonna terremoto”: quell’abuso non è sanabile e dunque la legge deve fare il suo corso. Posizione obbligata per il magistrato. E bene fa il dottor Giorgio a ribadirla. A condizione però che la legge sia eguale per tutti! In capo al Procuratore sta l’obbligatorietà dell’azione penale e secondo il Codice la notitia criminis si forma anche con semplici informazioni, allora mi viene da esortare il Procuratore Giorgio a fare un giro nei dintorni di Peppina per verificare se ci sia solo il suo abuso. Ho visto con i miei occhi una discarica in pieno parco dei Sibillini, ho visto container dove la gente precariamente vive e lavora, ho visto disboscamenti sospetti, ma forse mi sto sbagliando io. Tempo fa leggevo che il 70% delle scuole maceratesi non è a norma, ma i nostri ragazzi ci vanno lo stesso. Non so perché non scattino sequestri preventivi. E mi chiedo: se la strada della Valnerina è chiusa da un anno non c’è la fattispecie di interruzione di pubblico servizio? E per quanto tempo può durare la sospensione del diritto di proprietà? Penso a chi ha la casa che nessuno gli ricostruisce a Visso o a Sant’Angelo sul Nera o a Gualdo o a Caldarola o a Ussita dove abbiamo visto la più plastica delle applicazioni distruttive della burocrazia, ma che la legge gli impedisce di fruire per ragioni di sicurezza. Mi auguro – sono certo che lo farà – che il dottor Giorgio si attivi per valutare quante omissioni siano state commesse o quante volte con vuote promesse delle “autorità” sia stato violato l’articolo 661 del Codice Penale: abuso della credulità popolare. Matteo Renzi – una minima legge ad personam? – depenalizzò il reato a sanzione amministrativa però pesantuccia. Dice la norma: “Chiunque, pubblicamente, cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità popolare è soggetto, se dal fatto può derivare un turbamento dell’ ordine pubblico, alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 15.000”.

sciapichetti-rete4Ho fatto questa premessa perché vorrei invitare Angelo Sciapichetti a non abusare della credulità popolare. La soluzione che è stata proposta a Nonna Peppina è un esproprio visto che si suggerisce di abbattere una grande casa in pietra per salvare una casetta provvisoria in legno. Sciapichetti fa anche il sopracciò su Facebook e forse ha perso un’ulteriore buona occasione per tacere. Sa lui, come sanno tutti, che tra le quattro regioni, le Marche sono le più inadempienti. Risulta che Vasco Errani – a proposito la sua successora De Micheli nulla ha da dire su nonna terremoto? – abbia accusato in una riunione Luca Ceriscioli di non aver combinato nulla. Forse a Errani – magno cum gaudio – quello sfogo ha agevolato l’uscita.
Vorrei segnalare al mago Sciapichetti – perché ha escogitato una soluzione col trucco per nonna Peppina – che noi terremotati siamo messi male e ci siamo anche un po’ rotti i cabasisi come direbbe Montalbano che se indagasse su nonna Peppina concluderebbe che lei è la vittima e per due volte: del terremoto e di uno Stato cieco e prepotente. Io personalmente sono sfollato, ma ho un’assicurazione stipulata con Allianz che mi rifonde i danni. La quale Allianz non ha fatto una piega: ha verificato, mi ha chiesto un computo metrico, ha fatto la sua perizia e mi ha liquidato. Ci ho messo meno a far valere il contratto di assicurazione che ad avere la visita delle mitiche squadre Aedes che ancora – ad un anno dal terremoto – non hanno finito i controlli. Ma per la legge è tutto a posto. Vero Sciapichetti? Ebbene io denuncio che lo Stato mi sta danneggiando. Lo Stato che non mi fa detrarre l’assicurazione per la mia casa non tirerà fuori un euro. E’ solo grazie all’iniziativa privata se io posso sperare di avere una mia casa e dirò per inciso che gli italiani dovrebbero tutti assicurarsi. Ma ecco il paradosso: io ho soldi miei, io ho casa mia, ma non posso ricostruirla perché lo Stato mi impone di fare la gara d’appalto, di scegliere la ditta tra quelle accreditate dal Commissario, mi mette i bastoni tra le ruote. Se lo Stato fa valere la sua protervia contro Peppina perché io vengo leso nei miei diritti? Perché non posso far lavorare con i miei soldi gli artigiani di Macerata contribuendo – sia pur in esigua parte – a risollevare qualche azienda terremotata? Perché si lede la mia libertà? Ma questo stesso Stato mi chiede ora dei soldi. Come? L’Eni – di cui è azionista il Tesoro – è venuta a staccare coattivamente luce e gas da casa mia quando è stata dichiarata inagibile, ma ora mi chiede gli arretrati di canoni e balzelli di un anno in cui nulla è stato erogato. E’ una truffa, ma la legge, quella stessa legge che condanna Peppina non mi tutela.

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I manifestanti a casa di Peppina

Ho citato questo fatto personale per esemplificare come sul terremoto la peggiore sciagura sia proprio la presenza dello Stato e nelle Marche della Regione.
Vede caro Sciapichetti lei ha commesso nella vicenda di nonna Peppina due errori. Non può da uomo delle istituzioni suggerire di aggirare la legge per avere consenso, ma al contempo ha l’obbligo di agire se ritiene che vi sia una tutela da esercitare per un cittadino. Invece di inventare furbizie si assuma la responsabilità politica di impegnare Luca Ceriscioli – vicecommissario al sisma – a usare i suoi poteri per stabilire una deroga invocando lo stato di necessità per consentire a nonna terremoto di usare la sua casetta. Il fatto è che Luca Ceriscioli di essere vicecommissario al terremoto se l’è ricordato solo quando voleva estendere il cratere anche al pesarese e doveva dare incarichi ai parenti degli amici.

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Luca Ceriscioli

Ora caro Sciapichetti è inutile che lei strepiti su Facebook: come al solito siete arrivati tardi e male. L’inefficienza, la farraginosità e contraddittorietà delle procedure, la totale paralisi in cui a tutt’oggi si trova la ricostruzione fa si che il cittadino ritenga non più vigente il principio di autorità. Lei caro Sciapichetti come tutta la giunta regionale, con il Commissario alla ricostruzione e la burocrazia ottusa ed esosa di questo Pese può essere chiamato in correità con Peppina ammesso che il suo sia un vero abuso.
Perché – è qui vorrei rispondere al quesito posto da Liuti – il principio di legalità si fonda sui giudizi di valore. Ebbene se lo Stato e la Regione sono inadempienti, se attorno alla casa di nonna terremoto giacciono le macerie mai rimosse, il bosco è sdrucito, i rifiuti ammassati non c’è la percezione di bene ambientale su cui si fonda il vincolo paesistico e dunque si ritiene in buona fede che si possa edificare un rifugio temporaneo, come- tra l’altro – il buon senso suggerisce e l’inefficienza pubblica impone. Peraltro l’articolo 54 del Codice Penale così recita: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato…”.  Chiedo: è prevalente il diritto di nonna terremoto a una vita dignitosa nella sua proprietà, o è prevalente l’astratto vincolo paesistico in un contesto che lo Stato medesimo ha degradato? E’ lo stesso Stato che ha multato i pastori sepolti dalla neve abbandonati senza stalle e che si difendevano dai lupi, che ha montato meno del 10% delle casette, che butta via i soldi per costruire scuole dove non abita più nessuno perché nessuno si è dato pena di tutelare il vero bene ambientale: l’essere umano.
E’ ammissibile che lo Stato che vuole cacciare nonna terremoto dichiari inagibile un piano di un albergo – come capita a Macerata – un anno dopo il sisma? Sciapichetti che ha da dire? Non c’è nessun colpevole per un tale abnorme ritardo? Vedi caro Liuti la legge per essere tale deve essere riconosciuta dai cittadini come un valore comune, se è a geometria variabile diventa arbitrio. E contro l’arbitro in democrazia ci si ribella. Per questo “io sono Peppina” e spero che sabato saremo in tanti a gridarlo a San Martino di Fiastra.



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