Sisma, per chi suonano le campane?
Rintocchi per uno Stato morto

UN ANNO DOPO - Dalla celebrazione ufficiale all'alba di ieri ad Amatrice, alle vittime dimenticate. Cosa è successo all'Italia? Si è passati dal vigore dell'ex presidente Pertini dopo l'Irpinia alle frasi di circostanza di Mattarella. E in 50 anni abbiamo speso inutilmente 240 miliardi per i terremoti, un decimo del debito pubblico. Nel frattempo il governo annaspa: circa 40mila sfollati, paesi fantasma, casette che non arrivano e montagne di macerie da rimuovere. Ma la priorità è dare il benservito a Errani, reo di essere passato con Bersani, e continuare a far gestire la non ricostruzione e governatori filo renziani

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Carlo Cambi

 

di Carlo Cambi

Hanno fatto rintoccare prima dell’alba le campane di Amatrice per 249 volte, tante quante le vittime del terremoto del 24 agosto di un anno fa – per le 48 di Arquata e Pescara del Tronto solo silenzio, del resto sono fin da quella notte morti di serie B – e poi ci sono state le dichiarazioni ufficiali, il Generale Cordoglio a braccetto con la Sovrana Speranza, e il padrone dell’hotel Roma che ringrazia per la ricostruzione del “tempio dell’amatriciana” e ricorda tra due guanciali (quello del letto e quello del maiale) i “sette poveri morti del mio albergo” mentre l’ondivago e prezzemolante sindaco Sergio Pirozzi confida che lui non riesce a entrare nella zona rossa causa eccesso di pathos, poi si commuove. Pirozzi sa che a seconda delle inquadrature delle telecamere bisogna o piangere, o essere solidali, oppure lanciare invettive contro tutto e tutti perché non si è fatto abbastanza. Insomma un’altra giornata a maccheroni e vino, a sceneggiata, a da passa a nuttata!

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Matteo Renzi con il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi

Nessuno che abbia avvertito come i rintocchi di Amatrice ieri notte suonavano sì a morto, ma per lo Stato. Invece dei nomi delle vittime si sarebbero dovute rileggere le dichiarazioni dell’allora presidente del consiglio Matteo Renzi. Disse il giorno dopo :“Non lasceremo indietro nessuno, ricostruiremo tutto, nessuno deve andare via da qui”. E poi come al solito il coniglio che esce dal cilindro : “Casa Italia è un piano straordinario di messa in sicurezza e di riqualificazione dell’edilizia”. Renzi annunciò anche chi se ne sarebbe dovuto prendere cura: De Vincenti, allora sottosegretario, e Giovanni Azzone come presidente, nume tutelare Renzo Piano. Il 31 ottobre dopo il secondo terremoto promise: “Casette entro Natale ad Amatrice, subito i container per evitare la deportazione, entro l’estate casette per tutti e poi ricostruiremo dov’era e com’era”. Il 2 novembre ci riprovò: “Più poteri alla protezione civile, basta burocrazia”. Ma non c’è solo Renzi. C’è anche il nostro amato Presidente della Repubblica che nelle zone del sisma ha fatto la spola passando da un “non vi lasceremo soli” ad un “ricostruzione priorità nazionale” per aggiungere poi un severissimo monito “scuole e lavoro priorità” fino ad arrivare ad un Sergio Mattarella davvero arrabbiato che dice a Vasco Errani nominato da Renzi commissario (politico) straordinario e revocato da Gentiloni causa adesione dell’ex governatore dell’Emilia Romagna ai bersaniani: “Grazie ma ora avanti con forza”.

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Sandro Pertini

 

Possibile che nessuno avverta il senso dell’inadeguatezza e del ridicolo? Che è accaduto all’Italia per passare da Sandro Pertini che nel 1980 dopo il terremoto dell’Irpinia denunciò i ritardi dei soccorsi e disse : “Chi ha mancato deve pagare” ai silenzi presidenziali di oggi? Era il 26 novembre e a reti unificate il Presidente della Repubblica si chiese come primo degli italiani: “Si provveda seriamente per le vittime del terremoto e chi ha sbagliato paghi”. Il nostro attuale Presidente della Repubblica va a un anno di distanza nelle zone del sisma e ripete come un disco rotto: lavoro e scuola sono la priorità. Hanno spiegato a Mattarella che i bambini nelle zone del terremoto non ci sono più? Che è stata fatta una deportazione di massa? Che il lavoro non c’è perché i paesi sono morti? Cos’è successo all’Italia dal 1980 a oggi perché vi sia questa abissale distanza tra due Presidenti della Repubblica, l’uno che difende i politici inadempienti coprendoli con un velo di comprensione, l’altro che chiede che vengano arrestati, l’uno che di fronte al disastro del post terremoto ripete frasi di circostanza e l’altro che di fronte alle vittime gridò: “Credetemi, il miglior modo di ricordare i morti è pensare ai vivi!”?

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Sergio Mattarella a Pescara del Tronto

Ma ora si commemorano le vittime ad Amatrice. Delle migliaia di vivi che a un anno dal sisma aspettano una casa ancorché di legno chi dice qualcosa? Del fatto che ci sono ancora nelle zone del sisma l’80% delle macerie, che non c’è nessun piano di rilancio economico, che ci sono ancora oltre 40mila verifiche dei danni da fare, che si sono susseguite 35 ordinanze commissariali contraddittorie chi si occupa e preoccupa? Già ma bisogna salvaguardare l’unità nazionale. Potrebbe Sergio Mattarella in quanto primo degli italiani spiegare agli italiani come mai tutti e tre gli esperti che hanno avuto a che fare col terremoto hanno deciso di lasciar perdere? Pertini allora chiese che venisse rimosso chi non faceva il proprio dovere, l’attuale Presidente ha solo preso atto che il vertice operativo sul post terremoto è acefalo, distrutto, dissolto. Prima Titti Postiglione lascia il posto di responsabile delle emergenze alla Protezione Civile, poi Fabrizio Curcio quello di capo della Protezione Civile, infine Vasco Errani presentato da Renzi come l’uomo della provvidenza quando serviva a costruire il consenso dentro il Pd ora rimosso perché cerca gloria con Pier Luigi Bersani, se ne sono andati e continuano a ripeterci che entro l’anno- ma quale anno?- sarà tutto a posto. Intanto scopriamo che gli ultimi tre terremoti sono costati 39 miliardi, che nella storia repubblicana ne abbiamo cacciati 240 (al vecchio conio fanno 460mila miliardi, un decimo del debito pubblico) tra macerie, ricostruzioni mancate, tangenti (tante) e che continuiamo a pagare un’accisa per l’Irpinia mentre si ripete Casamicciola e basta una scossa del quarto grado per fare dei morti com’è successo a Ischia.

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Paolo Gentiloni

Si è fatta la commemorazione ad Amatrice, ma nessuno che abbia chiesto conto del com’è possibile che un qualsiasi rappresentante delle istituzioni possa affermare che esiste un abusivismo edilizio di necessità. Scrisse Jean Jaques Rousseau dopo il terribile terremoto di Lisbona: “Dopotutto non è la natura che ha ammucchiato là ventimila case di sei o sette piani”. Nel 1980 Pertini chiese che fossero licenziati coloro i quali a nome dello Stato non facevano né il loro dovere, né rispettavano le leggi; oggi dal Colle solo silenzio! E questo a marcare una distanza ormai abissale che si è creata tra i cittadini, la politica e le istituzioni. Vorremmo sapere a un anno dal primo terremoto se Sergio Mattarella ha intenzione di ratificare la nomina di un nuovo Commissario straordinario di governo all’emergenza – che nel frattempo è diventata un’eccezionale normalità – come annunciato da Paolo Gentiloni senza chiedere date certe e azioni certe.

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Claudio De Vincenti

Si dice che siano in ballo o Maria Elena Boschi (con quale esperienza?) o proprio il ministro Claudio De Vincenti che ironia della burocrazia sovrintende alla “coesione territoriale”. Ma De Vincenti è anche il responsabile di Casa Italia l’organismo creato da Renzi che avrebbe dovuto impedire casi come quello di Ischia. Ebbene Casa Italia ha una dotazione di due miliardi, costa una ventina di milioni all’anno, e per ora ha finanziato solo tre progetti. Nel frattempo il ministero dell’Economia preoccupato di far cassa sta pensando di tagliare gli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni edilizie anti-sismiche.

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Maria Elena Boschi

Ma De Vincenti è anche l’uomo che allora sottosegretario – dopo le prime scosse di Amatrice e Arquata – volle infilare alcuni comuni abruzzesi nel decreto sulla no tax area di cui non sa più nulla. Perché abbiamo imparato che sul terremoto il Governo usa nello scrivere i provvedimenti un nuovo tempo verbale: il futuro incerto. La priorità oggi non è ricostruire, non è domandarsi se l’inverno che arriva darà finalmente una stalla ai pochissimi allevatori rimasti in montagna e una casa ancorché di legno agli ancora 40mila sfollati, l’importante non è chiedersi se quei paesi fantasma torneranno alla vita o abbiamo perduto per sempre l’Appennino centrale, no oggi l’importante è dare il benservito ad Errani (a proposito gli verranno concessi i 60mila euro di premio per i risultati raggiunti?) e consentire ai quattro governatori di regione di stretta osservanza renziana di continuare a gestire la non ricostruzione. Ma Mattarella forse tutto questo non lo sa!



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