Sferisterio, chiude la stagione dei record:
“Scritta la lirica del terzo millennio in Italia”

GIU' IL SIPARIO - Francesco Micheli prende commiato da Macerata paragonandosi a uno chef che in questi sei anni ha inventato una ricetta unica. Numeri al di sopra di ogni aspettativa: incasso di 1.250.000 euro e 31.460 spettatori paganti. Il sindaco Carancini confessa: "Con Francesco siamo passati da un litigio clamoroso a una dichiarazione d'amore. La cosa più importante che ci lascia è la credibilità"

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ALLO SFERISTERIO – Da sinistra: Antonio Pettinari, Romano Carancini, Francesco Micheli, Luciano Messi, Stefania Monteverde e Marco Scarponi

 

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Il sovrintendente Luciano Messi

 

di Maria Stefania Gelsomini 

Lacrime di commozione ma anche di gioia per l’addio a Francesco Micheli. Con un incasso lordo di 1.250.000 euro e un totale di 31.460 spettatori paganti, il Macerata Opera Festival 2017 si conferma la stagione dei record, superando tutte le precedenti (da quando il teatro presenta l’attuale pianta). E le cifre snocciolate dal sovrintendente Luciano Messi sono ancora parziali perché mancano i dati dell’ultima Aida di stasera. Francesco Micheli se ne va all’apice dei suoi sei anni di direzione artistica, e non lascia in eredità macerie come altri illustri predecessori ma una solida impalcatura per il futuro.

Una stagione quasi sold-out nonostante le preoccupazioni, i dubbi e le paure post-sisma, che ha consolidato e ampliato il risultato del 2016 (lo scorso anno l’incasso fu di 1.216.000 euro, gli spettatori paganti 30.175). Fatto mai verificatosi a memoria di sovrintendente il tutto esaurito nelle quattro serate della tanto discussa, amata e odiata Turandot, l’opera che si contende con la Traviata del 2012 (che tornerà nel 2018 ed è attualmente in scena in Messico) i numeri più alti: quell’edizione del capolavoro verdiano diretto da Hanning Brockhaus ha avuto il migliore incasso con 455.885 euro e questa Turandot la segue a ruota con 449.000 euro, ma la batte sugli spettatori con un totale di 8.987 presenze paganti contro le 8.083 di Traviata. E la Turandot 2017 è stata la miglior inaugurazione di sempre, classificandosi in terza posizione assoluta per la maggior presenza di spettatori con 2.283 paganti, dietro solo all’ultima recita di Aida del 2014 (2.299 spettatori) e a una recita di Traviata dello stesso anno (2.302 spettatori).

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Francesco Micheli con il sindaco Romano Carancini

Si danno i numeri a fine stagione ma non sono poi tanti, perché nell’ultima conferenza stampa di Francesco Micheli prevalgono le parole: i ricordi, i risultati raggiunti, le prospettive per il futuro, il racconto di un percorso a ostacoli ma sempre in ascesa, l’orgoglio di una rivoluzione che ha incanalato il teatro in una direzione ben precisa, che la compatta squadra dello Sferisterio vorrà mantenere a tutti i costi nonostante il cambio di capitano (che, si è ribadito oggi, verrà scelto tra una rosa di quattro nomi). C’è commozione, si parla di famiglia, di passione, di comunità, di una squadra di 500 persone in cui tutti, dal vertice fino all’ultima maestranza, sono indispensabili.

Micheli prende commiato da Macerata paragonandosi a uno chef che in questi sei anni ha inventato una ricetta all’italiana, anzi alla marchigiana, anzi alla maceratese: “abbiamo scritto la manifestazione lirica del terzo millennio in Italia”. Ora, da chef, ritorna semplicemente ad essere uno degli ingredienti. Pochi, buoni e sani. Ma quali sono? Il principale è il territorio, come a Pieve Torina, come la cantina Muròla di Urbisaglia (“mai visto un posto più bello in vita mia”) come il ciauscolo, perché la bellezza, la musica, il piacere di stare insieme sono più potenti del terremoto. Secondo ingrediente l’opera organica, una nuova fase in cui è un cantiere attivo collettivo e democratico, è performante, è interazione. Terzo ingrediente: i giovani, che affollano il loggione, e discutono d’opera. Ma non è solo portarli in teatro, è offrire uno sguardo sull’opera che corrisponde a quello con cui i giovani guardano il mondo oggi, con disincanto, passione, trasversalità, velocità di connessione, con rispetto ma senza pregiudizi. Quarto ingrediente è Shi, che dimostra l’importanza di scrivere opere nuove, e quanto non sia scontato che un pubblico pagante riempia un teatro al chiuso di luglio e d’agosto per veder un’opera sconosciuta dedicata a Padre Matteo Ricci. Quinto ingrediente è lo stesso Micheli, un ingrediente “che se manca lo senti, ma se esageri allappa”, che rivendica per sé un giusto ruolo e una giusta presenza, meno accentratrice e meno ingombrante. Sesto ingrediente il CdA dell’Associazione Sferisterio, i cui componenti Micheli ringrazia uno ad uno, con una menzione speciale per l’unica donna, Orietta Varnelli. I ringraziamenti si sprecano, dalla classe politica locale che agisce sempre “con disinteresse personale” a tutte le persone di Macerata che lo fermano per strada e lo salutano dandogli del tu come ad uno di famiglia. Quei cittadini che, secondo Micheli, saranno il comitato di controllo della qualità del futuro MOF.

SferisterioOpera_Carancini_Micheli_Messi_FF-4-325x217“Più che subire gli eventi – esordisce Carancini – il Macerata Opera Festival ha saputo trascinare lo stato d’animo di una terra che ha vissuto momenti difficili.” Questa in sintesi l’analisi del sindaco: “ciò che emerge, al di là dei numeri, è che lo Sferisterio ormai va oltre, sa attraversare e attrarre generazioni e pubblici diversi, ed è la maturità di questo teatro, che ha saputo affrontare e superare una situazione complicata e il cambiamento che sta avvenendo con serenità, saldezza di nervi e lucidità. Possiamo andare avanti con l’auspicio che il 2018 sia ancora migliore grazie a progetti nuovi e creativi, e all’aiuto di Francesco Micheli”. Eh sì perché “con Micheli”, confessa il primo cittadino, “siamo passati da un litigio clamoroso a una dichiarazione d’amore”, ma ora che i giochi sono fatti e i risultati acquisiti si sta tutti più rilassati, almeno per un po’. “Non piangerò – prosegue – ma la sua partenza è stata una botta! La cosa più importante che ci lascia è la credibilità dello Sferisterio, e un’identità fortissima. La sua uscita non è negativa in sé, il futuro può darci molte opportunità se sapremo dare valore aggiunto alla nostra squadra, perché al di fuori di questo teatro c’è un campo aperto enorme. Rispetto al passato c’è una sterminata possibilità di crescere sul territorio”.

Di successo straordinario parla anche il presidente della Provincia Tonino Pettinari: “il Mof è un evento culturale di riferimento a livello nazionale e internazionale, con continue conferme dal 2012 a oggi. È una realtà straordinaria di cui essere fieri, che quest’anno ha visto un coinvolgimento ancora maggiore del territorio e dei giovani, dopo la cancellazione di molti gruppi specialmente dall’estero a causa del terremoto, e la presenza di molti ospiti illustri. Quest’anno il Mof si è integrato così tanto con il territorio che è stato capace di interpretarne, promuoverne le eccellenze, ed essere vicino alle popolazioni più sofferenti, a partire dai concerti in cantina fino all’evento di Pieve Torina. Il Festival appartiene ormai in senso totale a questa comunità, si chiude una stagione ma non questo sentimento, che è il suo valore aggiunto.”
SferisterioOpera_Messi_Monteverde_FF-1-325x217Di valorizzazione del rapporto fra Sferisterio e futuro dei teatri della città e del territorio è tornata a parlare Stefania Monteverde, assessore alla cultura impegnata nel progetto triennale di Macerata 2020, la candidatura a capitale della cultura italiana, che riassume l’eredità della direzione di Micheli definendola “un’impresa di comunità, che ci apre al futuro e apre nuove prospettive, dalla stagione invernale al Lauro Rossi, alla cogestione dei teatri, alla crescita dei servizi tecnici”.
Grande soddisfazione infine anche per Marco Scarponi, presidente dell’Anffas Macerata, charity partner del MOF che compie i suoi primi 50 anni e grazie a questa collaborazione rafforza la sua presenza sul territorio: “la nostra presenza ci porta a pensare a Macerata anche come la capitale della cultura dell’inclusione”.

(foto di Fabio Falcioni)

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Francesco Michele con Marco Scarponi, presidente dell’Anffas

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